Lessico


Cartamo
Carthamus tinctorius

da Pierandrea Mattioli
Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Materia Medica
Venetiis, apud Valgrisium, 1554

Lo kníkos di Dioscoride, in latino cnicus, che in Ippocrate, Aristotele e Teofrasto è scritto knêkos, dovrebbe corrispondere al cartamo, Carthamus tinctorius. Per Pierandrea Mattioli “è notissima pianta, e chiamasi in Italia volgarmente zaffarano Saracinesco, quantunque gli spetiali, imitando gli Arabi lo chiamano Carthamo. Usano alcuni il suo fiore ne i cibi in vece di zaffarano. Il semo solo è quello, che s’adopera nell’uso della medicina. Enne di due spetie domestico cioè, e salvatico come recita Teofrasto al 4. cap. del 6 lib. dell’historia delle piante [...] Solve il Carthamo (diceva Mesue) la flemma per di sotto, e parimente per vomito, e similmente l’acquosità del corpo, e vale alle infermità, che si generano da quelle, come dolori colici, e simili. Al che giova parimente messo ne i clisteri. Mondifica, conformato in lettouario, il petto, e’l polmone, e rischiara la voce: aumenta il suo uso il seme humano. Il suo fiore tolto con acqua melata, giova al trabocco di fiele. Questo tutto del Carthamo scrisse Mesue.” (pag. 804, Discorsi, 1585 – commento al capitolo 189 del libro IV di Dioscoride, Del Cnico)

Il Carthamus tinctorius è un’erbacea annua della famiglia Composite, detta anche zafferano bastardo o zafferanone, originaria dell'Asia occidentale, che cresce spontanea nelle nostre regioni. È una pianta alta fino a 1 m, glabra, a fusti eretti, ramificati, con numerose foglie ovali alterne spinose e capolini giallo-rossastri, contenenti due sostanze coloranti, una gialla, solubile in acqua, l'altra rossa, insolubile, detta cartamina, usata in passato per tingere seta, lana e cotone. I frutti sono acheni che ricordano quelli del girasole, usati come becchime per gli uccelli e per trarne olio commestibile. I capolini, ricchi di cartamina, vengono talvolta usati per sofisticare lo zafferano.

La coltura del cartamo va assumendo progressivamente interesse per l'estrazione dell'olio soprattutto in alcuni Stati degli USA (California, Arizona, Kansas), in Asia (Iran, India, Pakistan, Israele) e in Africa (Tunisia). L'interesse suscitato è in relazione alle caratteristiche dell'olio ottenibile – la cui resa varia dal 30 al 40% – costituito prevalentemente da acidi grassi insaturi (93%).

Tra i sottoprodotti del cartamo sono da annoverare i panelli, decorticati e non, dotati di un tenore proteico rispettivamente del 35 e del 20%, utilizzati nell'alimentazione del bestiame. – Panello: diminutivo di pane; sottoprodotto dell'industria olearia ottenuto dalla pressatura di semi e frutti oleosi (per es. soia, arachidi, cocco).

Da un punto di vista chimico i panelli contengono un'elevata percentuale di proteine nobili, cellulosa, lipidi, glucidi, sali minerali, le vitamine del gruppo B ed enzimi (lipasi, proteasi, maltasi, glucosidasi, invertasi). Per il loro contenuto in amminoacidi essenziali i panelli costituiscono un elemento fondamentale nell'alimentazione del bestiame e insieme a crusche, farine, carrube e polvere di latte formano i mangimi composti.