Lessico


Ovazione

L'ovazione (in latino ovatio) o piccolo trionfo (in greco πεζὸς θρίαμβος) era una cerimonia in cui nell'antica Roma venivano resi gli onori a un generale vittorioso. Anche se aveva minor rilievo del trionfo, la cerimonia non era di fatto meno solenne.

L'origine della parola è stata controversa fin dall'antichità. La maggior parte degli autori vi vede la radice latina ovis, pecora, animale sacrificale alla fine della cerimonia. Elio Dionisio di Alicarnasso la fa derivare dalla parola greca εὐοῖ (euòi, in italiano evoè), grido di gioia delle baccanti, Festo dalla parola ovantes, a sua volta derivata dal grido gioioso "O! O!", che indicava i soldati esultanti che tornavano vittoriosi dalla battaglia.

L'ovazione, decretata dal Senato romano, veniva concessa quando la guerra era di minore importanza o non era stata dichiarata contro uno stato, quando il nemico non era degno della Repubblica – come i pirati o i liberti – o quando il conflitto si era concluso con poco o nessun spargimento di sangue o non c'era stato pericolo per l'esercito stesso. Poteva essere accordata anche a un generale che aveva condotto una campagna vittoriosa nel corso di una guerra non ancora conclusa.

Questa cerimonia venne istituita nell'anno 503 aC con il console Publio Postumio Tuberto per la sua vittoria riportata contro i Sabini ed è proseguita durante tutta la Repubblica. Si venne rarefacendo con i primi imperatori fino a cadere in disuso.

Forse l'ovazione più famosa della storia è quella che Marco Licinio Crasso festeggiò dopo la sua vittoria nella terza guerra servile. L'ultima ovazione nota è una cerimonia in onore di Aulo Plauzio, vincitore dei Britanni sotto l'imperatore Claudio.

Il generale al quale era dedicata l'ovazione non entrava in città su una biga trainata da due cavalli bianchi, come si soleva durante le celebrazioni del trionfo, ma camminava invece indossando la toga praetexta di un magistrato (una toga con una striscia color porpora, a differenza dei generali trionfanti, che indossavano la toga picta, che era completamente viola e ornata con ricami d'oro).

Il generale trionfante portava inoltre sulla sua fronte la corona ovalis, una corona di mirto (pianta sacra a Venere), in luogo della corona triumphalis di alloro. Il Senato romano non precedeva il generale, né di solito i soldati partecipavano alla parata.

Alcune personalità romane che hanno ricevuto l'ovazione

Publio Postumio Tuberto nel 503 aC per il suo successo sui Sabini

Gaio Aquillio Tusco, console nel 487 aC per il suo successo sugli Ernici

Aulo Manlio Vulsone nel 474 aC, per aver posto termine alla guerra contro i Veienti

Tito Veturio Gemino Cicurino nel 462 aC per il suo successo sugli Equi

Il console Numerio Fabio Vibulano nel 421 aC per il suo successo sugli Equi

Marco Manlio Capitolino nel 392 aC per la sua vittoria sugli Ernici

Il dittatore Claudio nel 362 aC

Marco Fabio Ambusto nel 360 aC per il suo successo sugli Ernici

Manio Curio Dentato, nel 270 aC, per la sua vittoria contro i Lucani

Marcello, nel 210 aC, per la sua vittoria su Annibale e la presa di Siracusa (il Senato, ingannato dalle calunnie, rifiutò di concedergli il trionfo)

Gaio Claudio Nerone nel 207 aC per il suo successo contro Asdrubale, in compagnia di Marco Livio Salinatore che ricevette gli onori del trionfo

Lucio Cornelio Lentulo nel 200 aC al suo rientro dalla Spagna dov'era stato proconsole

Marco Fulvio Nobiliore nel 191 aC per il suo successo contro gli Oretani

Lucio Manlio Acidino Fulviano nel 188 aC per il suo successo sui Celtiberi in Spagna

Marco Perperna nel 135 aC, per il suo successo sugli schiavi in Sicilia

Marco Licinio Crasso, dopo la terza guerra servile; entrando in città rigettò sdegnosamente la corona di mirto, ottenendo un decreto senatoriale per indossare la corona di alloro

Cicerone, nel 50 aC, di ritorno dal suo governatorato in Cilicia

Publio Vatinio nel 46 aC, per il suo successo in Illiria su Marco Ottavio, un sostenitore di Pompeo

Augusto due volte, nel 40 aC dopo la battaglia di Filippi e nel 36 aC dopo la guerra in Sicilia

Nerone Claudio Druso Germanico, genero di Augusto, per le sue campagne in Germania

Tiberio che, sotto il regno di Augusto, ricevette un'ovazione eccezionale che gli permise di entrare a Roma in un carro, un onore che non era stato mai concesso a nessuno

L'imperatore Caligola nel 40, dopo una campagna grottesca tornò a Roma con i soli onori dell'ovazione, poco prima della sua morte

Aulo Plauzio nel 47 ricevette l'ultima ovazione conosciuta dopo la sua campagna contro i Britanni. L'imperatore Claudio lo accompagnò sul Campidoglio tenendolo per mano.

Ovatio

by William Ramsay
on page 846 of William Smith's
A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, John Murray, London, 1875

Ovatio, a lesser triumph; the terms employed by the Greek writers on Roman history are εὔα, εὐαστής, πεζὸς θρίαμβος. The circumstances by which it was distinguished from the more imposing solemnity - Triumphus - were the following. The general did not enter the city in a chariot drawn by four horses, but on foot; he was not arrayed in the gorgeous gold embroidered robe, but in the simple toga praetexta of a magistrate; his brows were encircled with a wreath not of laurel but of myrtle; he bore no sceptre in his hand; the procession was not heralded by trumpets, headed by the senate and thronged with victorious troops, but was enlivened by a crowd of flute-players, attended chiefly by knights and plebeians, frequently without soldiers; the ceremonies were concluded by the sacrifice not of a bull but of a sheep (Plut. Marcell. c22; Dionys. V.47; Gell. V.6; Liv. III.10, XXVI.21).

The word ovatio seems clearly to be derived from the kind of victim offered, and we need pay little respect to the opinion of Festus (s.v. Ovantes), who supposes it to have been formed from the glad shout O! O! frequently reiterated, nor to that of Dionysius, whose system required him to trace every custom to a Grecian origin, and who therefore maintains that it is corrupted from the Bacchanalian εὔοι. Dionysius makes another mistake in assigning a laurel chaplet to the conqueror on these occasions, since all the Roman writers agree with Plutarch in representing that the myrtle crown, hence called Ovalis Corona, was a characteristic of the ovation (Festus, s.v. Ovalis Corona; Plin. H. N. XV.29; Plut.; Gell. ll. cc.). – Pliny H. N. XV,29: Bellicis quoque se rebus inseruit, triumphansque de Sabinis P. Postumius Tubertus in consulatu, qui primus omnium ovans ingressus urbem est, quoniam rem leniter sine cruore gesserat, myrto Veneris victricis coronatus incessit optabilemque arborem etiam hostibus fecit. Haec postea ovantium fuit corona excepto M. Crasso, qui de fugitivis et Spartaco laurea coronatus incessit.

In later times, the victor entered upon horseback (Serv. in Virg. Aen. IV.543), and the ovations celebrated by Octavianus, Drusus, Tiberius, &c., are usually recorded by Dion Cassius by a reference to this circumstance (Dion Cass. XLVIII.31, XLIX.15, LIV. 8, 33, LV.2). – Virg. Aen. IV.543:Quid tum? Sola fuga nautas comitabor ovantis? – Servius in Virg. Aen. IV.543: Ovantes laetantes. Abusive: nam proprie ovatio est minor triumphus. Qui enim ovationem meretur, et uno equo utitur et a plebeis, vel ab equitibus Romanis deducitur ad Capitolium et de ovibus sacrificat, unde et ovatio dicta: qui autem triumphat, albis equis utitur quattuor et senatu praeeunte in Capitolio de tauris sacrificat. Et bene duo diversa posuit 'fuga' et 'ovantes', ut gravius esset cum his qui ovarent ire fugientem.

An ovation was granted when the advantage gained, although considerable, was not sufficient to constitute a legitimate claim to the higher distinction of a triumph, or when the victory had been achieved with little bloodshed, as in the case of Postumius Tubertus, who first received this honour (Plin. H. N. XV.29); or when hostilities had not been regularly proclaimed (Festus, Gell. ll. cc.); or when the war had not been completely terminated, which was one of the ostensible reasons for refusing a triumph to Marcellus on his return from Sicily (Plut. l.c.; Liv. XXVI.21); or when the contest had been carried on against base and unworthy foes, and hence when the servile bands of Athenion and Spartacus were destroyed by Perperna and Crassus, these leaders celebrated ovations only (Florus, III.19; Plin. Gell. l.c.), although the latter by a special resolution of the senate was permitted to wear a laurel crown.

Ovation

The ovation (Latin: ovatio) was a lower form of the Roman triumph. Ovations were granted, when war was not declared between enemies on the level of states, when an enemy was considered basely inferior (slaves, pirates) or when the general conflict was resolved with little to no bloodshed or danger to the army itself.

The general celebrating the ovation did not enter the city on a biga (a chariot) pulled by two white horses, as generals celebrating triumphs did, but instead walked in the toga praetexta of a magistrate (a toga with a purple stripe, unlike generals in triumphs, who wore the toga picta that was totally purple and adorned with gold embroidery).

The honoured general also wore a wreath of myrtle (sacred to Venus) upon his brow, rather than the triumphal wreath of laurel. The Roman Senate did not precede the general, nor did soldiers usually participate in the procession. Perhaps the most famous ovation in history is that which Marcus Licinius Crassus celebrated after his victory of the Third Servile War.

There were 23 ovations during the Republic

503 BC - P. Postumius Tubertus (over Sabins)
487 BC - C. Aquilius Tuscus
474 BC - A. Manlius Volso
462 BC - T. Veturius Geminus Cicurinus
421 BC - Cn.
Fabius Vibulanus
410 BC - C. Valerius Potitus Volusus
390 BC - M. Manlius Capitolinus
360 BC - M. Fabius Ambustus
290 or 289 BC - M. Curius Dentatus
211 BC - M. Claudius Marcellus
207 BC - C. Claudius Nero
200 BC - L. Cornelius Lentulus
196 BC - Cn. Cornelius Blasius
195 BC - M. Helvius
191 BC - M. Fulvius
185 BC - L. Manlius Acidinus Fulvianus
182 BC - A. Terentius Varro
174 BC - Ap. Claudius Centho
132 BC - M. Perperna
99 BC - M. Aquilius
71 BC - M. Licinius Crassus
44 BC - Julius Caesar
40 BC - Augustus
36 BC - Augustus

During the Principate

11 BC - Nero Claudius Drusus
9 BC (approved in 11 BC) - Tiberius
20 - Drusus Julius Caesar
40 - Caligula
50 - Publius Pomponius Secundus
55 - Nero
193 - Domitian