Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Matthaeus[1] enim dixit: Amen dico tibi quia in hac nocte antequam Gallus cantet, ter me negabis. Lucas[2] autem, dico tibi, Petre, non cantabit hodie Gallus, donec ter abneges, nosse me: Ioannes[3] autem: Amen, amen dico tibi, non cantabit Gallus donec ter me neges.

Infatti Matteo disse: In verità ti dico che durante questa notte prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte. E Luca, O Pietro, ti dico che oggi il gallo non canterà finché tu non abbia rinnegato tre volte di conoscermi. E Giovanni: In verità, in verità ti dico, il gallo non canterà finché tu non mi abbia rinnegato tre volte.

Divus Augustinus[4] hanc tractans difficultatem, sic eam putat dissolvendam, ut dicantur tres Evangelistae dixisse trinam Petri negationem futuram ante Galli cantum, quia ante {illam} <illum> coepta fuit, et in ipso etiam animo consummata, ut sic sit dictum: Ter me negabis, quomodo si alicui diceretur; Antequam cantet Gallus ad me scribes epistolam, in qua mihi ter {convitiaberis} <conviciaberis>. Id enim vere quis dixerit, etiamsi epistola non fuerit absolvenda ante omnem cantum Galli, sed ante cantum Galli incoepta.

Sant’Agostino, discutendo di questo passo difficile, ritiene che debba essere risolto nel modo seguente, dicendo che i tre Evangelisti affermarono che una triplice negazione di Pietro si sarebbe verificata prima del canto del gallo, in quanto fu intrapresa prima di esso e venne anche consumata all’interno dell’animo stesso, tanto che si potrebbe dire così: Mi rinnegherai tre volte, come se a qualcuno venisse detto: Prima che il gallo canti mi scriverai una lettera in cui mi insulterai per tre volte. Qualcuno potrebbe giustamente affermare che, anche se la lettera non doveva essere ultimata prima di un qualunque canto del gallo, tuttavia fu iniziata prima del canto del gallo.

Quo vero dilucidiora haec videantur D. Augustini verba ascribere non gravabor, quae talia sunt. Diversis <enim> verbis, et verborum ordine eandem explicaverunt sententiam dixisse Dominum, quod antequam Gallus cantaret, ter eum Petrus esset negaturus. Rursus si totam trinam negationem ante peregisset, quam cantare Gallus inciperet superfluo dixisse Marcus deprehenderetur ex persona Domini. Amen dico tibi quia tu hodie in nocte hac prius quam Gallus bis vocem dederit, ter me negaturus es. Quid enim attinebat dicere prius quam bis, quando si ante primum Galli cantum tota illa trina negatio compleretur simul, et ante secundum, et ante tertium, et ante omnes Galli cantus eiusdem noctis completa inveniretur, quae ante ipsum primum impleta probaretur. Sed quia ante primum Galli cantum coepta est illa trina negatio, attenderunt illi tres, non quando eam completurus esset Petrus, sed quanta futura esset, et quando coeptura, id est, quia trina, et quia ante Galli cantum, quamquam in animo eius, et ante primum Galli cantum, peracta sit tota illa trina negatio: tamen affectione animi, et timore Petri ante primum tota coepta est. Nec interest quantis morarum intervallis trina voce enunciata sit, cum cor eius etiam ante primum Galli cantum tota possiderit: tam magna scilicet formidine imbibita ut posset Dominum non solum semel, sed et iterum, et tertio interrogatus negare. Et rectius diligentiusque attendentibus, quomodo iam moechatus est mulierem in corde suo, qui eam viderit ad concupiscendum: sic Petrus quandocumque verbis {a}ederet timorem, quem tam vehementem animo conceperat, ut perdurare possit usque ad tertiam Domini negationem, tota trina negatio ei tempori deputanda est, quando eum trinae negationi sufficiens timor invasit. Ex quo etiam, si post primum Galli cantum {inciperet pulsatio interrogationibus potuere} <inciperent, pulsato interrogationibus pectore,> verba illa negationis erumpere, nec si<c> absurde, atque mendaciter ante Galli cantum ter negasse diceretur, quando, et ante Galli cantus timor obsederat mentem, qui eam posset usque ad tertiam negationem perducere. Multo minus igitur movere debet, quia trina negatio etiam trinis negantis vocibus ante Galli cantum coepta, etsi non ante primum Galli cantum peracta est. Tanquam si alicui diceretur, hac nocte antequam Gallus cantet, ad me scribes epistolam, in qua mihi ter conviciaberis: non utique si eam ante omnem Galli cantum finiret, ideo dicendum erat, falsum fuisse praedictum. Marcus ergo de ipsarum vocum intervallis planius elocutus est, qui dixit ex persona Domini. Priusquam bis Gallus vocem dederit, ter me negaturus es. Ita gestum esse apparebit, cum ad eundem locum narrationis Evangelicae venerimus, ut etiam illic ostendatur Evangelistas sibi congruere. Si autem quaeruntur ipsa omnino verba, quae Petro Dominus dixerit, neque {invenire} <inveniri> possunt, et superfluo quaeruntur, cum sententia eius, propter quam cognoscendam verba proferuntur, etiam in diversis Evangelistarum verbis possit esse {novissima} <notissima>. Sive ergo diversis sermonum Domini locis commotus Petrus singillatim ter enunciaverit praesumptionem suam, et ter ei Dominus suam negationem praedixerit, sicut probabilius {indicatur} <indagatur>: sive aliquo narrandi ordine possint omnium Evangelistarum commemorationes in unum redigi, quibus demonstretur semel Dominum praedixisse Petro praesumenti, quod eum negaturus esset, nulla hic Evangelistarum repugnantia deprehendi poterit, sicut nulla est. Hactenus D. Augustinus.

Ma dal momento che queste parole di Sant’Agostino sembrano abbastanza chiare, non proverò rincrescimento nel citarle così come sono. Infatti essi - gli Evangelisti - esposero con parole diverse e con una diversa sequenza di parole la stessa frase che il Signore disse, e cioè che prima che il gallo cantasse Pietro l’avrebbe rinnegato tre volte. Inoltre se avesse condotto a termine anche la terza negazione prima che il gallo cominciasse a cantare, Marco verrebbe messo in imbarazzo personalmente dal Signore per aver parlato al di là della realtà. In verità ti dico che oggi durante questa notte prima che il gallo abbia emesso il canto per due volte, mi avrai rinnegato tre volte. Infatti che importanza aveva dire prima della seconda volta, dal momento che tutta quanta quella triplice negazione si sarebbe completamente compiuta, e si sarebbe ritrovata completata sia prima del secondo che prima del terzo che prima di tutti quanti i canti del gallo di quella stessa notte, in quanto si sarebbe dimostrata pienamente attuata prima del primo canto stesso. Ma poiché quella triplice negazione è stata iniziata prima del primo canto del gallo, quei tre Evangelisti hanno fatto attenzione non a quando Pietro l’avrebbe condotta a termine, ma di che entità sarebbe stata, e quando sarebbe stata iniziata, cioè, in quanto sarebbe stata triplice e prima del canto del gallo, nonostante tutta quanta quella triplice negazione fosse stata ultimata nel suo animo e prima del canto del gallo: tuttavia tutta quanta fu iniziata prima del primo canto dalla disposizione d’animo e dalla paura di Pietro. Né importa a quanti intervalli di tempo sia stata enunciata a causa di un triplice canto, dal momento che tutta quanta possedeva il suo cuore anche prima del primo canto del gallo: era certamente impregnata da una così grande paura che, interrogato, egli era in grado di rinnegare il Signore non solo una volta, ma una seconda, e una terza. E per coloro che un po’ meglio e con maggior diligenza prestano attenzione, è come quando in cuor suo ha ormai compiuto adulterio con una donna colui che l’ha guardata per concupirla: così Pietro in qualsiasi momento dichiarerebbe la paura che aveva concepito così forte nell’animo da riuscire a resistere fino alla terza negazione del Signore, tutta quanta la triplice negazione è da imputare a quel tempo in cui una sufficiente paura della terza negazione lo invase. Per cui se anche quelle parole di rinnegamento, essendo stato il suo cuore colpito dai dubbi, avessero iniziato a erompere dopo il primo canto del gallo, non si potrebbe dire in modo così assurdo e mendace che aveva negato tre volte prima del canto del gallo, dal momento che anche prima dei canti del gallo la paura aveva occupato la mente la quale poteva condurla fino alla terza negazione. Pertanto deve scuotere molto meno, in quanto la triplice negazione fu iniziata prima del canto del gallo anche con una triplice voce di colui che nega, anche se non è stata compiuta prima del primo canto del gallo. Come se a qualcuno venisse detto, questa notte prima che il gallo canti mi scriverai una lettera in cui mi insulterai tre volte: non necessariamente se l’avesse terminata prima di qualunque canto del gallo, pertanto bisognava dire che era stato predetto il falso. Pertanto Marco ha parlato più chiaramente a riguardo degli intervalli degli stessi canti, in quanto l’ha detto prendendolo dal Signore in persona. Prima che il gallo abbia cantato per la seconda volta, mi avrai rinnegato tre volte. Risulterà chiaro che le cose si sono svolte così quando saremo giunti allo stesso versetto della narrazione evangelica, affinché anche costì venga dimostrato che gli Evangelisti concordano fra loro. Infatti se vengono indagate a fondo le parole stesse che il Signore avrebbe detto a Pietro, non possono neppure essere trovate, e vengono indagate inutilmente, in quanto la sua affermazione, per conoscere la quale vengono addotte le parole, anche nelle diverse parole degli Evangelisti potrebbe essere arcinota. Oppure pertanto Pietro commosso da diversi passaggi dei discorsi del Signore potrebbe aver espresso singolarmente tre volte la sua temerarietà, e tre volte il Signore gli avrebbe predetto la sua negazione, come con maggior probabilità viene scoperto: oppure attraverso un qualche ordine di narrazione il ricordo di tutti gli Evangelisti potrebbero venir fatti diventare una cosa sola, attraverso il quale si potrebbe dimostrare che il Signore solo una volta predisse a Pietro che prevedeva che in quanto lo avrebbe rinnegato, non si sarebbe potuto cogliere a questo proposito nessun contrasto degli Evangelisti, come non ne esiste alcuno. Sin qui le parole di Sant’Agostino.

Verum eiusmodi eius solutionem non esse convenientem ex eo patere vult Cornelius Iansenius[5] Episcopus Gandavensis, quod tres illi Evangelistae, qui dicunt Dominum dixisse, Petrum negaturum se ter, antequam Gallus cantaret, postea ostensuri impletam fuisse Domini praedictionem, omnes tres Petri negationes narrent ipso opere impletas priusquam tradant Gallum cecinisse. Unde, inquit, patet eos non illo sensu accepisse, quod nunc dicunt, Dominum dixisse Petrum se negaturum ante Galli cantum: quia ante eum trina negatio erat incipienda, sed quia ante eum erat consummanda. Proinde omissis aliis rationibus, quibus quidam student conciliare Evangelistas, dicendum est tres Evangelistas de illo loqui cantu Galli, qui ab hominibus maxime solet observari, a quo scilicet ultima noctis pars, quae quarta olim dicebatur vigilia, dicitur Gallicinium[6]. Duabus enim potissimum vicibus Galli in nocte canere {consuevernnt} <consueverunt>: semel non diu post medium noctis, et secundo, cum iam adhuc duo, aut tres, vel circiter noctis horae supersunt: quoniam in cantu perseverant usque ad tempus, quod conticinium[7] dicitur, a quo secundo cantu quarta noctis vigilia [264] dicitur Gallicinium.

In verità Cornelis Jansen vescovo di Gand è dell’avviso che siffatta sua soluzione risulta chiaramente non essere adatta per il fatto che quei tre Evangelisti, i quali affermano che il Signore disse che Pietro l’avrebbe rinnegato tre volte prima che il gallo cantasse, i quali successivamente avrebbero dimostrato che la predizione del Signore si era pienamente realizzata, tutti e tre narrano che le negazioni di Pietro si erano proprio realizzate prima di riferire che il gallo avesse cantato. Per cui, dice, risulta chiaro che essi non lo intesero in quel senso, in quanto ora dicono che il Signore disse che Pietro l’avrebbe rinnegato prima del canto del gallo in quanto la triplice negazione doveva iniziare prima di esso, ma perché doveva essere condotta a termine prima di esso. Pertanto, messe da parte le altre elucubrazioni con le quali alcuni si sforzano di mettere d’accordo gli Evangelisti, bisogna dire che i tre Evangelisti parlano di quel canto del gallo che per lo più viene abitualmente preso in considerazione da parte degli esseri umani, e precisamente quello grazie al quale l’ultima parte della notte, che un tempo veniva detta quarto turno di guardia, viene denominata gallicinium - canto del gallo, alba. Infatti i galli hanno preso l’abitudine di cantare due volte di seguito durante la notte: una volta non molto dopo la mezzanotte, e la seconda volta quando ormai rimangono ancora due, o tre ore, o all’incirca, della notte: poiché sono perseveranti nel cantare fino a quel momento che viene detto conticinium - il momento del silenzio, la prima parte della notte -, e dal secondo canto il quarto turno notturno di guardia viene detto gallicinium.


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[1] Matteo 26:34: Ait illi Iesus amen dico tibi quia in hac nocte antequam gallus cantet ter me negabis.

[2] Luca 22:34: Et ille dixit dico tibi Petre non cantabit hodie gallus donec ter abneges nosse me.

[3] Giovanni 13:38: Respondit Iesus: "Animam tuam pro me ponis? Amen, amen dico tibi: non cantabit gallus donec me ter neges".

[4] De consensu Evangelistarum III,2,7-8. (Aldrovandi) - Le correzioni sono fatte in base al testo pubblicato in www.augustinus.it.

[5] Commentariorum in suam concordiam ac totam historiam evangelicam partes quatuor III,33

[6] Aldrovandi parla del gallicinium anche a pagina 204 e 249.

[7] Aldrovandi parla del conticinium anche a pagina 204 e 249.