Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Marcus
itaque rei in Petro gestae, ut ab ipso Petro audierat, accuratam
praescribens historiam, utriusque Galli cantus meminit, cuius mentionem
facit et Iuvenalis[1]
dicens{.}<:> Quod
tamen ad cantum Galli facit ille secundi Proximus
ante diem caupo sciet. Per
cantum Galli secundi intelligens secundum cantum Galli, et per hoc
describere volens tempus illud, quod Gallicinium dicitur. Reliqui vero
tres Evangelistae posteriores tantum Galli cantus meminerunt, ut qui sit
praecipuus, et a quo pars noctis dicatur Gallicinium: proinde idem ab
omnibus est significatum, nempe ter Petrum negaturum ante tempus illud
noctis, quod Gallicinium dicitur, quod tempus secundum communem quidem
loquendi modum simpliciter notatur per Galli cantum: secundum
accuratiorem vero loquendi rationem, notatur per secundum Galli cantum. |
Pertanto
Marco, ricostruendo una storia accurata di ciò che accadde in Pietro
così come lo avrà sentito dallo stesso Pietro, ha fatto menzione di
ambedue i canti del gallo, dei quali fa menzione anche Giovenale
dicendo: Tuttavia quello che fa in prossimità del canto
del secondo gallo Il prossimo oste lo saprà prima dello spuntar del
giorno. Volendo
intendere per canto del secondo gallo il secondo canto del gallo, e
volendo descrivere attraverso ciò quel periodo di tempo che viene detto
gallicinium - il canto del gallo, l’alba. Ma gli altri tre
Evangelisti hanno fatto menzione solo dei successivi canti del gallo, in
quanto sarebbe il principale e dal quale la parte di notte verrebbe
detta gallicinium: pertanto da parte di tutti è stata detta la
stessa cosa, e cioè che Pietro avrebbe rinnegato per tre volte prima di
quel periodo della notte che viene detto gallicinium, quel
periodo di tempo che secondo il modo di parlare comune viene designato
come canto del gallo: in base a un modo di parlare più accurato viene
designato come secondo canto del gallo. |
Ex
praedictis, et sequenti Marci narratione patet, quod cum hic dicitur
apud eum, Priusquam Gallus bis vocem dederit, illud bis accipiendum esse
pro duabus diversis vicibus, et temporibus, non autem simpliciter, ut
duplicatum significet sonum. Cum emphasi autem apud Marcum dicit Dominus
Petro: Tu hodie, tu, inquit, singulariter, qui prae aliis te
singulariter putas constantiorem, non quidem post aliquot dies, sed
hodie, im<m>o in nocte hac praesenti, idque diu ante finem eius,
nimirum ante Gallicinium, praeterquam quod cum aliis, me derelicto,
fugies, etiam negabis, idque non semel tantum, sed ter in tam brevi
temporis spatio. Quomodo autem Petrus erat Dominum negaturus, explicatur
a Luca[2]
cum dicit: Donec ter abneges, nosse me, id est, donec abneges, quod
noveris me. Haec itaque ille de eiusmodi Evangelistarum
discrepantia. |
Dalle
cose anzidette e dalla successiva narrazione di Marco risulta evidente
che quando in questo suo versetto viene detto “Prima che i gallo abbia
cantato due volte”, quel due volte va inteso nel senso di due
diverse volte di seguito e due diversi momenti, e non semplicemente come
se significasse un suono raddoppiato. Infatti in Marco il Signore dice a
Pietro con enfasi: Tu oggi, dice, proprio tu che ti reputi
particolarmente più saldo rispetto agli altri, non tra qualche giorno,
ma oggi, anzi, in questa stessa notte, e a lungo prima della sua fine,
cioè prima del gallicinium, a parte il fatto che dopo avermi
abbandonato te ne fuggirai con gli altri, mi rinnegherai pure, e ciò
non una sola volta, ma tre volte in un così breve intervallo di tempo.
In che modo Pietro avrebbe rinnegato il Signore viene chiarito da Luca
quando dice: Finché non avrai negato per tre volte di conoscermi, cioè,
finché non avrai negato che potresti conoscermi. Pertanto queste
sono le sue parole - di Cornelis Jansen
- a proposito di siffatta discrepanza tra gli Evangelisti. |
Ad
eiusmodi negationis mysticum sensum explicandum Iacobus Vitriacensis[3]
Cardinalis sic scribit. Permissus est Petrus negare, ut in Ecclesiae
principe remedium poenitentiae conderetur, et nemo auderet de sua
virtute confidere. Post resurrectionem satisfecit, cum ipsum se amare
confessus est. Ante Galli cantum, dum adhuc tenebrae sunt, in ascensu
negat Petrus, postquam Gallus cantavit, cum iam tenebrae sunt, Petrus
poenituit. Gallus,
id est, praedicator somnolentos increpat, dicens. Evigilate,
iusti, et nolite peccare. Post
eius vocem multi prius factis Christum negantes poenitent, et flent
amare. Quam noxia pravorum colloquia, quae Petrum negare cogunt, qui
inter discipulos Christum confessus est Dei filium, intus autem in
societate impiorum poenitet. Ter autem Christum negavit, primum ad vocem
ancillae, et cantavit Gallus, secundo negat ad vocem alterius ancillae,
et ad vocem calefacientium se ad prunas: tertio ad vocem servi principis
sacerdotum, qui erat cognatus Malchi[4],
et tunc Gallus iterum cantavit. Tertia igitur negatio est inchoata ante
Galli cantum et consummata est, antequam Gallus bis cantaret: primo
simpliciter negat Petrus, dicens: Non novi hominem, et non sum
discipulus eius. |
Allo
scopo di spiegare il significato mistico di tale negazione il cardinale
Jacques de Vitry
scrive così. A Pietro è stato concesso di negare affinché venisse
fondato nel principe della chiesa il rimedio della penitenza e nessuno
osasse affidarsi alla propria virtù. Dopo la resurrezione pagò il fio
quando ammise apertamente che lui lo amava. Prima del canto del gallo,
quando ci sono ancora le tenebre, Pietro rinnega per elevarsi, dopo che
il gallo ebbe cantato, quando le tenebre ormai se ne stanno andando,
Pietro si pentì. Il gallo, cioè il predicatore, esorta i sonnolenti
dicendo: Svegliatevi, o giusti, e smettetela di peccare. Dopo il
suo richiamo molti che prima rinnegavano Cristo con i fatti si pentono e
piangono amaramente. Quanto sono funeste le conversazioni dei malvagi
che costringono Pietro a rinnegare, il quale in seno ai discepoli ha
apertamente dichiarato che Cristo è figlio di Dio, ma dentro di sé fa
penitenza in seno alla comunità degli empi. Infatti ha rinnegato per
tre volte, la prima al richiamo di un’ancella, e il gallo cantò, la
seconda rinnega al richiamo di un’altra ancella e al richiamo di
coloro che stavano scaldandosi presso un fuoco: la terza al richiamo di
un servo del capo dei sacerdoti che era parente di Malco, e in quel
momento il gallo cantò di nuovo. Pertanto la terza negazione ha avuto
inizio prima del canto del gallo ed è stata condotta a termine prima
che il gallo cantasse per la seconda volta: dapprima Pietro rinnega
semplicemente dicendo: Non conosco l’uomo, e non sono un suo
discepolo. |
Non
solum enim negat Christum, sed se negat esse Christianum, vel discipulum
eius: secundo cum iuramento negavit: tertio coepit
anat<h>ematizare, quia perseverare in peccato dat incrementum
scelerum, et qui modica spernit, cadit in maiora. Spiritualiter
autem prima ancilla titubatio est: secunda consentio, tertius vir, id
est, operatio, sic perficitur trina negatio. Ad vocem ancillae negat,
qui carnis delectatione mortaliter peccat. Ad vocem calefacientium se ad
prunas negat, qui per avaritiam peccat, qui se turpi quaestu calefieri
desiderat, vel qui exemplo cupiditatis alienae a via veritatis deviat.
Ad vocem cognati Malchi negat, qui vitio elationis contra Deum peccat. Malchus
enim rex interpretatur. Potentum enim cognatum est vitium elationis. Hucusque
ille. |
Infatti
non solo rinnega Cristo, ma rinnega di essere cristiano, o suo
discepolo: la seconda volta ha rinnegato con un giuramento: la terza
volta cominciò a imprecare, perché perseverare nel peccato causa un
incremento dei delitti, e chi disprezza le cose moderate precipita nelle
cose più gravi. Ma da un punto di vista spirituale la prima ancella
rappresenta la titubanza: la seconda rappresenta l’assentire, il terzo
uomo è la messa in atto, e così viene portata a termine la triplice
negazione. Rinnega al richiamo dell’ancella colui che pecca
mortalmente a causa del piacere della carne. Rinnega al richiamo di
coloro che stanno scaldandosi al fuoco colui che pecca a causa
dell’avarizia, colui che desidera riscaldarsi con un turpe guadagno, o
chi sull’esempio della cupidigia altrui si allontana dalla via della
verità. Rinnega al richiamo del parente di Malco colui che pecca nei
confronti di Dio per il vizio dell’arroganza. Malco infatti viene
tradotto con re. Infatti il vizio dell’arroganza è parente dei
potenti. Fin qui le parole di Jacques de Vitry. |
Eundem
sensum ita Iansenius interpretatur, et ut videtur, dilucidius. Ut bene,
inquit, nocti tribuit scandalum discipulorum, et Petri negationem, quod
nocti conveniant peccata, et errores, ita bene finem negationum imponit
in cantu Galli, quod per hunc lux annuncietur instare, et homines a
somno excitentur, ut quo signo monentur homines surgere a somno, eodem
et Petrus moneretur agnoscere suum errorem. Petrum autem prae aliis Dei
providentia cadere gravius erat permissura, iusto quidem iudicio,
nimirum quia de se nimis praesumendo aliis praetulerat, sed tamen
propter bonum aliquod, nempe ut discerat Petrus, et nos in illo, quantae
sit temeritatis hominem considere in se ipso, quamque necessarium sit
Dei implorare gratiam, sine qua nostra dilectio, et propositum non
possit, vel ad breve tempus perseverare, etc. |
Cornelis
Jansen interpreta così lo stesso significato, e, a quanto pare, con
maggior chiarezza. Così come, egli dice, è stato attribuito alla notte
lo scandalo dei discepoli e la negazione di Pietro in quanto alla notte
si addicono i peccati e gli errori, altrettanto bene colloca la fine dei
rinnegamenti nel canto del gallo, in quanto attraverso di esso la luce
viene annunciata essere vicina, e gli esseri umani vengono svegliati dal
sonno, affinché attraverso questo segnale gli esseri umani vengano
ammoniti di destarsi dal sonno e Pietro attraverso lo stesso fosse
avvertito di riconoscere il suo errore. La provvidenza divina stava per
permettere che Pietro capitombolasse in modo più pesante rispetto agli
altri, e per un giusto motivo, e cioè perché essendo troppo
presuntuoso si era ritenuto superiore agli altri, ma tuttavia per una
buona finalità, e precisamente affinché Pietro imparasse, e noi in
lui, come sia segno di grande avventatezza il fatto che l’uomo abbia
fiducia in se stesso, e quanto sia necessario implorare la grazia
divina, senza la quale il nostro amore e proposito non potrebbe, o
perseverare a breve scadenza, etc. |
In
eandem fere sententiam ita quaerit Franciscus Georgius Venetus[5]:
Cur datus fuit Galli cantus in signum negationis Petri? An, ut Christus
vaticinaretur tanquam verus Propheta negotium hoc, sicut et multa alia,
quae ipsi superventura erant? Nam mortem, et resurrectionem suam ante
praedixerat. An cum omnia acta, et gesta Christi sint plena sacramentis,
hoc signum tradidit, ut indicaret Galli cantum, qui fit in mente omnium
peccantium, per synderesim, et portionem [265] superiorem remurmurantem? |
Secondo
quasi lo stesso punto di vista Francesco Giorgio
così si chiede: Perché il canto del gallo è stato inteso come segno
della negazione di Pietro? O forse, affinché Cristo predicesse come se
fosse il vero profeta questo evento, così come molti altri che stavano
per piombargli addosso? Infatti aveva predetto anzitempo la sua morte e
resurrezione. O forse, dal momento che tutte le azioni e le imprese di
Cristo sono piene di misteri, ha trasmesso questo segno per indicare il
canto del gallo, che si verifica nella mente di tutti i peccatori
attraverso un meccanismo di sinderesi
e una parte superiore riecheggiante? |
[1] Satira IX, 107-108: quod tamen ad cantum galli facit ille secundi | proximus ante diem caupo sciet, [...]. - Già citato a pagina 204.
[2]
Luca 22:34: Et ille dixit dico tibi Petre non cantabit hodie gallus donec ter abneges
nosse me.
[3]
Fer. 6 Paras.
(Aldrovandi)
[4]
Giovanni 18:10: Simon ergo Petrus habens gladium eduxit eum et
percussit pontificis servum et abscidit eius auriculam dextram erat autem
nomen servo Malchus. - Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il
servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si
chiamava Malco. § 18:26-27: Dicit unus ex servis pontificis cognatus eius cuius abscidit
Petrus auriculam nonne ego te vidi in horto cum illo [27] iterum ergo negavit Petrus et statim gallus cantavit. - Ma uno dei servi del
sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio,
disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". [27] Pietro
negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
[5] Aldrovandi non fornisce alcuna referenza circa l'opera di Francesco Giorgio da cui è tratta questa citazione, se cioè da In Scripturam sacram Problemata (1536) oppure da De Harmonia mundi totius Cantica tria (1525). L'unica opera a mia disposizione è De Harmonia mundi totius Cantica tria (Parigi 1545). In essa Francesco Giorgio accenna alla sinderesi e parla dei galli, ma non mi è stato possibile, nonostante il copiosissimo indice analitico, localizzare il canto del gallo inteso come la negazione di Pietro. Per cui propendo a pensare che Giorgio ne parli in In Scripturam sacram Problemata.