Vincenzo Tanara
Uovo = Solitario
Una
trovata etimologica assai singolare
Lo afferma candidamente Vincenzo Tanara in
L'economia del cittadino in villa
pagina 205 - edizione veneziana del 1661
Libro III – il cortile
"La
parola d'ovo in Greco vuol dir Solitario,
perche le Galline, come hò detto, lo fanno volontieri
in luogo scuro, e remotto."
In greco
antico l'uovo era detto ᾠόν – øón
– che in greco moderno suona αὐγό oppure ὠόν – avgó, øón. L'etimologia di øón
è assai discussa e rimane insoluta. Ma la poetessa Saffo per definire l'uovo usava l'eolico ὤϊον, che si pronuncia óion. Tutti questi
sostantivi sono di genere neutro.
In greco antico l'aggettivo solitario suonava οἰόβατος - oióbatos - da οἶος solo e βαίνω camminare (óios e báinø). Evidentemente il nostro Tanara si è avvalso del neutro dell'aggettivo óios, che suona óion, e l'ha confuso con l'uovo di Saffo, anch'esso pronunciato óion.
Oppure si
è affidato a quanto riferito da Aldrovandi a pagina 190, ripreso
da pagina 451
di
Gessner, i quali riportano ciò che viene sancito dall'Etymologicon magnum
e che
discorderebbe dall'interpretazione di Tanara, in quanto nell'etimologico
suonerebbe così: "Ma i Greci dicevano øón simile a oîon,
cioè solitario. Infatti - le uova - vengono deposte uno alla volta."
Una mente flessibile e arguta quella del nostro Tanara!
Il
marchese Vincenzo Tanara nacque a Bologna agli inizi del 1600 e morì a
Bologna tra il 1665 e il 1669.
Cacciatore per passione e soldato presso varie corti italiane, dal 1624
fu magistrato a Bologna. Si impegnò negli studi dopo aver scoperto la
biblioteca Sforza essendo al servizio di Francesco Sforza (1562-1624) del ramo
di Santa Fiora, uomo d'armi creato cardinale nel 1583 da Gregorio XIII. Da
allora il marchese si dedicò alla stesura di alcuni scritti, che amò
redigere rifugiandosi nei propri possedimenti di campagna. L’economia del
cittadino in villa (1644, II edizione ampliata 1648), suddivisa in 7
libri, fu concepita dal Tanara prendendo ispirazione dal suo soggiorno rurale
e dalla conduzione pratica della sua tenuta. L’economia è un testo
importante perché ci racconta una nuova visione dell’agricoltura, non più
votata alla sussistenza, ma alle esigenze di mercato e ai calcoli di profitto.
Particolarmente interessanti anche gli incisi e i commenti sulle ricette
culinarie: espliciti e diretti, dettati dalle personali predilezioni
gastronomiche e dalle funzioni di buon padre di famiglia.