Anche questa parola deriva dal greco, e precisamente da parthénos, che significa vergine.
Nell’antica Grecia la Vergine per antonomasia era la dea Atena, detta Minerva dai Romani,
Dea della Sapienza, che da un elevato piedistallo accoglie coloro che da sud
entrano in Pavia, ‘unica
Vergine della città’, ribadiscono gli Anziani
alle Matricole, ‘quia marmorea,
perché di marmo’.
La nascita di un nuovo essere senza l’intervento del
maschio si verifica sia negli invertebrati che nei vertebrati. Lo sviluppo
dell’embrione può anche venir innescato da stimoli artificiali, sia fisici
che chimici; ciò sta a dimostrare che lo spermatozoo non è strettamente
indispensabile, e che l’uovo è autosufficiente. Lo testimonia Cristo.
Nel caso che l’uovo di un uccello venga fecondato, lo zigote continua a suddividersi mentre percorre l’ovidutto, ma il processo di suddivisione non interessa tutto quanto l’uovo, poiché impedito dall’enorme massa del tuorlo. All’atto della deposizione, in corrispondenza del polo animale galleggia un piccolo gruppo di cellule, appena visibile a occhio nudo: è la discoblastula.
L’esame microscopico permette di distinguere una
componente superficiale, l’ectoblasto,
e una componente profonda, l’endoblasto.
Il brusco abbassamento della temperatura cui l’uovo va incontro dopo la
deposizione, è in grado di bloccare ogni ulteriore sviluppo dell’embrione,
che riprenderà solo quando posto in ambiente a temperatura adeguata,
variabile da specie a specie.
I ricercatori del passato furono concordi nell’affermare
che in alcune uova non fecondate erano osservabili modificazioni della
discoblastula simili a uno sviluppo partenogenetico; ma non si trovarono mai d’accordo
su come e perché tale sviluppo avesse luogo. Molti embrioni legati a un
processo di partenogenesi non riescono a nascere, probabilmente per un’anomala
divisione di cellule aploidi, tetraploidi, o con vari gradi di aneuploidia,
che diventano la causa fondamentale della morte della discoblastula. Non
sempre gli individui che riescono a nascere sono maschi diploidi; anche se
raramente, si osservano alcune femmine anch’esse diploidi.
Ricerche condotte presso il Dipartimento di Agricoltura di Beltsville, nel Maryland, hanno dimostrato che il virus del vaiolo del pollo (poxvirus), quello del sarcoma di Rous (retrovirus) e quello della pseudopeste (paramixovirus), posseggono tutti un’accentuata influenza sulla partenogenesi osservabile nei tacchini BSW, Beltsville Small White.
Gli stessi virus, inattivati con β-propiolattone e poi inoculati in tacchine vergini da precedenti contatti virali, sono provvisti di effetti partenogenetici in uova non fecondate, documentabili macroscopicamente.
Anche
la selezione spinta si è dimostrata capace di incrementare la predisposizione
alla partenogenesi nei tacchini BSW; tutti i tacchini sottoposti a
selezione erano anche vaccinati annualmente contro il vaiolo, e nell’arco di
tempo che va dal 1952 al 1963 il livello medio di partenogenesi salì dal
16,7% al 40% e oltre.
Essendo rimasto senza esauriente spiegazione il ruolo
giocato dai fattori genetici e dal virus del vaiolo, lo studio fu proseguito
impiegando 32 tacchine mature, non vaccinate, di ceppo Pozo Gray (PG), nel
quale l’incidenza della partenogenesi era notoriamente bassa. Le tacchine
furono suddivise in 2 gruppi di 16; un gruppo fu vaccinato contro il vaiolo, l’altro
no. I risultati hanno dimostrato che anche i fattori genetici oltre al
poxvirus giocano un ruolo attivo nella partenogenesi, e che l’influenza del
virus si manifestava anche nelle discendenti di tacchine vaccinate.
La natura dell’azione del poxvirus sulle uova di tacchino non fecondate non è stata ancora stabilita con certezza. Si è visto tuttavia che con l’impiego di questo DNA-virus la percentuale d’incidenza della partenogenesi in uova delle stesse femmine aumentava in modo spiccato, superando i valori registrati nelle uova deposte prima della vaccinazione.
Si potrebbe suggerire l’ipotesi secondo cui il virus svolgerebbe il ruolo di organizzatore e di stimolatore della
proliferazione cellulare. L’effetto del virus, inoltre, pare persistere
nelle figlie e nelle nipoti anche se non vaccinate. Il prolungarsi dell’effetto
suggerisce che l’eredità in tali soggetti possa essere in qualche modo
alterata da parte del virus, consentendo a un certo numero di femmine la
produzione di uova tra le quali alcune hanno una forte predisposizione allo
sviluppo partenogenetico.
Studi simili sono stati condotti anche sul pollo e si è potuto osservare che
anche in questo caso, su certi ceppi, l’inoculazione del poxvirus incrementa
l’incidenza di partenogenesi macroscopicamente osservabile. Anche nel caso
del pollo, visto che non tutte le razze presentano il fenomeno della
partenogenesi, e che in quelle che la presentano essa incide in percentuale
variabile, si può dedurre che intervengano dei fattori genetici razziali o
addirittura di ceppo. Per esempio, l’Araucana non mostrò partenogenesi,
mentre il massimo lo raggiunse il ceppo Beltsville di Cornish scura.