| 
           
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  | 
      
Nella maggioranza degli uccelli si sviluppano solo l’ovaio
  e l’ovidutto di sinistra, mentre quelli di destra sono presenti allo stato
  vestigiale. Però l’ovaio di destra può essere stimolato ad accrescersi
  sino a trasformarsi in un organo maturo se l’altra gonade viene asportata
  dopo il 30°
  giorno di vita. Se nel pollo l’ovariectomia sinistra è praticata più
  precocemente, essa è seguita dalla formazione di un ovotestis a destra, che
  in alcuni casi può presentarsi come un testicolo funzionante.
L’ovaio di sinistra raggiunge
  il massimo sviluppo quando la gallina si trova in attività riproduttiva.
  Presenta forma irregolare, simile a quella di un grappolo d'uva: gli acini
  sono rappresentati dai follicoli oofori i quali si staccano in
  modo più o meno distinto dalla superficie dell'organo. I follicoli più
  grandi sono ben rilevati e sono uniti al resto dell'ovaio mediante il
  peduncolo. Nella gallina in ovulazione sono costantemente presenti da 4
  a
  6
  follicoli
  di diametro superiore a 30 mm, che da soli sono sufficienti
  a determinare l'aumento del peso ovarico durante il periodo riproduttivo.
L’ovaio è contenuto nella cavità addominale, sospeso
  alla volta di tale cavità attraverso un corto mesovario, doppia lamina
  peritoneale nel cui contesto sono presenti anche fibrocellule muscolari lisce.
  Dorsalmente contrae rapporti con il rene sinistro e con parte del destro, con
  l’aorta e con la vena cava. Ventralmente è contornato dal sacco aereo
  addominale sinistro che, portandosi verso destra, va a saldarsi al mesovario,
  sicché la gonade viene a essere contenuta nella tasca ovarica.
 
  
Fig.
  VIII. 1 - Ovaio di gallina a piccolo ingrandimento.
  fo = follicolo ooforo
  
Lo sviluppo dell'ovaio diventa significativo al
  raggiungimento della maturità sessuale che in genere si verifica dopo 18-20
  settimane
  dalla nascita. Inizialmente l’accrescimento dell'organo è relativamente
  lento, per ricevere una rapida spinta all’avvicinarsi della maturità quando
  il suo peso sarà di 40-60 g.
A occhio nudo in un ovaio maturo si possono contare 2.500
  follicoli
  di varie dimensioni; ma l’osservazione microscopica ne indica oltre 12.000
  e calcoli teorici depongono per valori che oscillano intorno al milione.
L'ovaio è costituito
  essenzialmente da due distinte porzioni:
  · 
  
  corticale,
  che si trova in superficie e che accoglie i follicoli oofori in vario stadio
  di maturazione
  · 
  
  midollare,
  che è profonda e in cui abbondano i vasi sanguigni.
La superficie della gonade è rivestita dall’epitelio
  germinativo, tra le cui cellule sono accolti numerosissimi oogoni in attesa
  dei processi maturativi.
I follicoli oofori hanno parete piuttosto
  complessa costituita da più strati che si rendono ben manifesti durante la
  maturazione: sino a quando sono di piccole dimensioni rimangono nello spessore
  della corticale e man mano che la maturazione prosegue vanno sempre più
  sollevandosi sulla superficie dell'organo, cui restano sempre vincolati dal
  peduncolo. Per la presenza del peduncolo, negli uccelli le caratteristiche del
  follicolo sono del tutto particolari.

Fig. VIII. 2 - Struttura del follicolo ooforo
La parete di un follicolo prossimo all'ovulazione
  appare costituita dai seguenti strati, che così si susseguono a partire dallo
  strato più profondo:
  · 
  
  membrana
  vitellina: deriva dalla membrana plasmatica dell’oocita e si
  presenta come una rete grossolana di fibre; apparentemente, dopo la
  fecondazione subisce scarse modificazioni
  · 
  
  zona
  radiata: si rende evidente nei follicoli che hanno raggiunto un
  diametro superiore a 7 mm; ha uno spessore di 5
  mm ed è composta da pliche della
  membrana vitellina in cui si immette il citoplasma oocitario; proiezioni della
  membrana perivitellina si spingono tra queste pliche e possono anche essere
  assunte dall’oocita
  · 
  
  membrana
  perivitellina: è una sottile zona acellulare, probabilmente secreta
  dalla soprastante membrana granulosa; ha una struttura amorfa, anche se può
  contenere dei corpuscoli in prossimità della zona radiata; si fa più
  evidente nei follicoli prossimi all'ovulazione
  · 
  
  membrana
  granulosa: è composta da elementi cellulari che nei follicoli
  molto piccoli o in quelli maturi sono disposti in un solo strato, mentre ne
  presenta più strati nei follicoli di medie dimensioni; all'esterno poggia su
  una spessa e ben evidente membrana basale amorfa
  · 
  
  teca
  interna: complessa è la sua costituzione; la parte più
  profonda, contigua alla membrana basale amorfa, è composta da connettivo
  lasso con prevalenza di fibre collagene; nella regione intermedia abbondano i
  fibroblasti, mentre in quella esterna si trovano numerose cellule a citoplasma
  vacuolizzato - le cellule luteiniche - ricche di lipidi e con funzione
  endocrina
  · 
  
  teca
  esterna: è costituita da connettivo lasso che comprende molti
  fibroblasti forniti di granuli posti a ridosso della membrana cellulare
  · 
  
  tunica
  superficiale: è fornita dallo stroma ovarico; si tratta di un
  connettivo lasso molto vascolarizzato
  · 
  
  epitelio
  germinativo: si trova applicato alla superficie esterna del follicolo e talora può mancare.
Sulla superficie libera dei follicoli di diametro
  maggiore a 4 mm si distingue una regione più chiara, povera di vasi: lo stigma.
  È questo il punto in cui il follicolo si rompe al momento dell'ovulazione in
  modo da permettere la deiscenza dell'uovo. Dopo l'ovulazione le pareti del
  follicolo collabiscono e nonostante non diano origine a un corpo luteo come
  nei mammiferi esse si mantengono attive per un certo tempo secernendo ormoni
  steroidei. Queste strutture sono indicate come follicoli
  postovulatori e regrediscono rapidamente in circa 6 giorni.
Non tutti i follicoli giungono a maturazione: una quota
  notevole, in differenti stadi di sviluppo, degenera e viene riassorbita. Si
  tratta dei follicoli atresici, i quali danno luogo a
  peculiari quadri morfologici che variano a seconda delle dimensioni del
  follicolo colpito dall'atresia. In quelli più grandi spesso il vitello
  fluisce fra le teche, dove viene riassorbito.
Nello stroma ovarico - sia nella porzione corticale che
  midollare - si trovano gruppi di cellule
  interstiziali
  a funzione endocrina. Questi elementi possono avere origine dalle cellule
  luteiniche della teca interna dei follicoli postovulatori e atresici, oppure
  direttamente dai cordoni sessuali secondari della gonade embrionale.
I compiti dell'ovaio consistono
  nella produzione delle cellule germinali femminili e in una complicata
  attività endocrina da cui dipendono funzioni molto importanti, quali la
  vitellogenesi e la regolazione dello sviluppo dell'ovidutto.
Nella formazione e nella maturazione dei gameti femminili
  si distinguono tre fasi successive: moltiplicazione, accrescimento,
  maturazione.
La moltiplicazione interessa gli oogoni il cui
  numero aumenta per normale mitosi, probabilmente limitata al solo periodo
  embrionale. Quando quest’attività è terminata, gli oogoni sono pronti alle
  fasi successive e vengono indicati come oociti.
L'accrescimento  si identifica con la deposizione
  nel citoplasma di un'enorme quantità di materiale di riserva - il vitello - che
  sarà utilizzato dall'embrione. L'accrescimento comprende tre fasi:
  · 
  
  un
  periodo di mesi o anni in cui i fenomeni procedono con estrema lentezza e
  portano alla deposizione soprattutto di grassi neutri
  · 
  
  una
  fase intermedia di circa 60 giorni con accumulo di proteine
  · 
  
  un
  periodo terminale di appena 7-11 giorni, culminante con l’ovulazione,
  durante il quale viene aggiunta al citoplasma la massa del vitello molto ricco
  di grassi, per cui in pochi giorni l’oocita passa da 0,5
  g
  a 19
  g
  di peso.
Gli oociti che iniziano l’accrescimento presentano nel
  citoplasma, a ridosso del nucleo, il    corpo di Balbiani,
  costituito da citomembrane, strutture di Golgi, vescicole di varie dimensioni
  e mitocondri. Nella matrice citoplasmatica abbondano fini granuli, gocciole
  lipidiche e strutture filamentose.
Negli oociti che hanno raggiunto 0,3
  mm
  di diametro il corpo di Balbiani si disperde nel citoplasma e i suoi
  componenti vanno ad applicarsi all'interno della membrana cellulare. In tale
  zona si trovano anche vescicole di Golgi, mitocondri, gocciole lipidiche e
  alcuni organuli caratteristici indicati come lining bodies 
  [1]
   e fusi vitellini. Questi ultimi, con le gocciole
  lipidiche, rappresentano il primo vitello.
Durante la seconda fase di sviluppo dell’oocita - da 2
  a
  6
  mm
  di diametro - comincia la sintesi del vitello vero.
  Il nucleo dell’oocita assume posizione eccentrica e nel citoplasma si
  formano numerosi vacuoli forniti di membrana. In alcuni di questi inizia la
  deposizione di granuli e di gocciole osmiofile
  [2]
  ,
  molto ricche in proteine: si tratta del vitello bianco.
  Dal citoplasma scompaiono le gocciole lipidiche e compaiono dei granuli, forse
  di glicogeno, concentrati sotto la membrana cellulare.
Negli oociti ad accrescimento rapido l’accumulo di
  vitello diventa massivo e si interrompe probabilmente solo con l’ovulazione.
  Gran parte del materiale destinato a essere deposto nel citoplasma proviene
  dal fegato e penetra nell’oocita con modalità non ancora precisate. Secondo
  alcuni esso si limita a diffondere dai vasi tecali per giungere passivamente
  alla cellula uovo; secondo altri quest'ultima interverrebbe attivamente
  attraverso fenomeni di pinocitosi.
Nella cellula matura il vitello o tuorlo
  occupa il citoplasma e appare composto di grosse sferule del diametro di 25-150
  mm distribuite in una fase
  continua. Sia in queste che nella fase continua sono contenuti numerosissimi
  granuli più piccoli dotati di un diametro di 2 mm. Il meccanismo di formazione
  di questo vitello, indicato come vitello giallo,
  non è ben noto. È stato suggerito che le sferule derivino dalla progressiva
  trasformazione delle vescicole citoplasmatiche circondate da membrana. Le
  tappe iniziali del processo richiedono la vicinanza dei mitocondri che però
  successivamente vanno a concentrarsi nel polo animale dell’oocita.
Con la vitellogenesi si
  verificano modificazioni nella composizione chimica del vitello: dapprima è
  ricco di grassi neutri, quindi di proteine nella fase di vitello bianco,
  infine, quando diventa giallo, contiene soprattutto grassi.
| 
           Stadi
          di sviluppo dell'oocita e della deposizione del vitello  | 
      |||
| 
           Stadio  | 
        
           Diametro
          in mm  | 
        
           Aspetto citologico  | 
        
           Tipo di vitello  | 
      
| 
           1  | 
        
           0,05¸0,2  | 
        
           Corpo di Balbiani  | 
        
           Principalmente
          gocciole lipidiche di grassi neutri  | 
      
| 
           
           
            | 
        
           0,2¸0,3  | 
        
           Corpo di Balbiani disperso  | 
      |
| 
           
           
            | 
        
           0,3¸1  | 
        
           Lining bodies e fusi vitellini  | 
      |
| 
           2  | 
        
           2¸3  | 
        
           Vacuoli citoplasmatici  | 
        
           Deposizione
          principalmente di proteine, ma anche di alcuni lipidi (vitello bianco)  | 
      
| 
           3  | 
        
           3¸6  | 
        
           Sfere di vitello  | 
      |
| 
           4  | 
        
           6¸9  | 
        
           Inizia la formazione del vitello vero  | 
        
           Grande
          quantità di lipidi (vitello giallo)  | 
      
| 
           
           
            | 
        
           9¸35  | 
        
           Rapido accumulo del vitello  | 
      |
| 
           da
          Botte & Pelagalli  | 
      |||
Durante la maturazione
  propriamente detta si giunge alla formazione del pronucleo femminile aploide.
  Le tappe comprendono la  meiosi 1ª e la
  
    meiosi 2ª.
  La prima divisione meiotica consiste nella riduzione del numero cromosomico e
  conduce a un patrimonio aploide a partire da una costituzione diploide, detta
  perciò divisione
  riduzionale, mentre la meiosi seconda determina la separazione dei
  cromatidi e rappresenta la divisione equazionale.
La divisione riduzionale, dalla quale prendono origine un
  oocita secondario e un globulo polare, avviene 2 ore
  prima dell'ovulazione, anche se i fenomeni che portano a essa sono già
  individuabili 24 ore prima. Questa fase della meiosi sarebbe
  controllata dall'ormone luteinizzante, LH.
  
Fig.
  VIII. 3 - Oogenesi e spermatogenesi.
F
  prodotti della prima divisione meiotica che stanno separandosi
 G
  prodotti
  della seconda divisione meiotica
 H
  risultato finale della meiosi:
  nella femmina si ottengono un uovo e 3
  corpuscoli polari,
  mentre il maschio produce quattro spermatozoi.
La divisione equazionale si
  verifica nell'ovidutto, quindi dopo l’ovulazione, e sembra richiedere l’intervento
  dello spermatozoo. Alla fine della divisione equazionale si ha l’espulsione
  di un secondo globulo polare e la formazione di un pronucleo femminile che è
  pronto a fondersi con il nucleo dello spermatozoo.
Il vitello giallo è composto
  per il 50% da acqua; il rimanente 50%
  è
  rappresentato da lipidi e proteine in proporzione 2:1
  che rappresentano i solidi. Nei granuli è contenuto il 23%
  dei
  solidi: una fosfoproteina, la fosvitina,
  e due lipoproteine ad alta densità, le lipovitelline.
  A queste ultime è legata gran parte degli ioni calcio e ferro.
Se il tuorlo viene centrifugato, nel sopranatante troviamo oltre a
  gran parte dell'acqua un complesso di proteine tra le quali
  predomina una lipoproteina a bassa densità -
  LDF  = low density fraction -
  che rappresenta il 65% dei solidi del sopranatante e il 95%
  dei
  lipidi. Il 10% delle proteine è costituito dalle levitine,
  che hanno strette somiglianze con alcune proteine del sangue (globuline,
  glicoproteine e albumina). Tralasciamo la dettagliata composizione del tuorlo,
  compito dei testi di fisiologia. Dobbiamo invece accennare al contenuto in colesterolo
  che è pressoché costante nelle uova deposte da ogni gallina, oscillando da 4
  a
  10
  mg/g
  di uovo, potendo variare a seconda delle razze e del ceppo. Le uova a guscio
  bianco hanno un contenuto in colesterolo minore rispetto a quelle a guscio
  marrone, mentre il tasso maggiore è raggiunto nell’uovo di Araucana.
Sul contenuto in colesterolo può influire il ritmo della
  deposizione, per cui le buone ovaiole danno uova con meno colesterolo. Altro
  fattore importante è l’alimentazione, ma di questo parleremo in seguito a
  proposito della selezione di linee caratterizzate da uova a basso tenore di
  colesterolo.
Gran parte dei componenti del
  vitello  giallo  è sintetizzata dal fegato
  sotto l’influsso degli steroidi sessuali, essenzialmente estrogeni.
  Il fegato riversa i componenti nel sangue e di qui vengono trasferiti
  all'oocita in accrescimento.
Nelle cellule epatiche sono state recentemente individuate
  modificazioni morfologiche e biochimiche certamente connesse alla
  vitellogenesi. Durante questo periodo il contenuto in grassi raddoppia e tutte
  le strutture legate alla sintesi proteica si fanno più evidenti. Inoltre nel
  plasma sono state messe in evidenza delle complesse fosfolipoproteine che
  per composizione richiamano l’LDF e la fosvitina del tuorlo.
Negli
  uccelli lo sviluppo postnatale delle gonadi e la loro attività nella vita
  adulta sono controllati dall'apparato endocrino attraverso l’asse
  ipotalamo-ipofisario,
  sul quale agisce un complicato insieme di fattori esogeni. Anche per il pollo
  si verifica qualcosa di analogo a quanto accade all’uomo e che è
  stigmatizzato nei Carmina Burana. Infatti il testo medievale, basato
  sull’esperienza e del tutto ignaro del gioco ormonale, è piuttosto
  categorico:
Tempore
  brumali, vir patiens,
  Animo vernali, lasciviens.
Latino facile facile: d’inverno, quando c’è la bruma,
  l’uomo se ne sta quieto, ma quando la primavera incalza si dà alla pazza
  gioia. In modo non diverso si comportano i nostri riproduttori.
Pare che negli uccelli, come nei mammiferi, la rottura del
  follicolo, seguita dall’ovulazione, si verifichi secondo due modalità:
  provocata e spontanea.
L’ovulazione provocata è
  presente nella femmina di piccione, che depone due uova con l’intervallo di
  un giorno e con una cadenza ciclica della durata di 35-40 giorni.
  Questa deposizione naturale necessita di un evento esterno: coito, eccitamento
  visivo. Se alla femmina di piccione vengono sottratte le uova così deposte -
  rispettando cioè modalità e sequenza - dopo 8 giorni deporrà altre 2 uova e
  continuerà con la stessa cadenza ravvicinata se esse vengono sistematicamente
  rimosse dal nido. Possiamo pertanto concludere che entrano senz’altro in
  gioco fattori nervosi attivi sull’ipofisi anteriore, e possiamo anche
  arguire che l’attività ipofisaria spontanea non sarebbe in grado di
  comandare un’ovodeposizione ravvicinata.
Questo tipo di ovulazione è
  caratteristico della gallina, la cui attività preipofisaria spontanea è in
  grado di regolare l’ovodeposizione senza intervento di stimoli esterni.
  Bisogna aggiungere che, sia nella gallina, sia in altri animali da cortile a
  deposizione spontanea come l’anatra, certi fattori esterni, in particolare la
  luce,
  sono in grado di accrescere in modo notevole l’attività ipofisaria e di
  anticipare la deposizione in femmine prepuberi, o di far deporre le femmine
  adulte al di fuori della normale stagione sessuale. La deposizione può essere
  stimolata con
  
  
  l’alimentazione: proteine animali e vegetali, alcuni sali, olio di
  fegato di merluzzo
, da non scordare il cibo sminuzzato che favorisce la
  digestione.
Una volta raggiunta la maturità sessuale, l'attività
  dell'ovaio diventa ciclica. Nella gonade di una gallina sono costantemente
  presenti 4-6 oociti nella terza fase di accrescimento tra loro
  legati in via gerarchica. Di norma ogni giorno un follicolo compie il proprio
  ciclo ovulatorio e un altro follicolo viene richiamato dalla schiera di oociti
  in attesa di intraprendere l’accrescimento. Così l’ovulazione è
  quotidiana e ogni ciclo possiede una pausa.    La durata della sequenza è
  caratteristica della razza e talvolta dell'individuo.
  È ovvio che le sequenze più lunghe sono particolarmente ricercate nelle
  razze allevate per la produzione di uova. Le analisi ormonali e le indagini
  sperimentali hanno permesso di chiarire, almeno in linea generale, i
  meccanismi endocrini che sovrintendono all’attività ciclica dell'ovaio.
La nuova ovulazione segue di 30
  minuti
  la deposizione appena avvenuta, salvo che l’uovo sia stato deposto nel tardo
  pomeriggio. In tal caso le nuova ovulazione viene rinviata al primo mattino
  del giorno successivo. Da notare tuttavia che l’ovulazione non dipende dal
  fatto meccanico dello sgravarsi, poiché si verifica a intervalli regolari
  anche se l’uovo precedente è stato tolto prematuramente dall’utero.
L’ora della deposizione dipende dall’illuminazione:
  una gallina che fa l’uovo ogni 26
  ore,
  deporrà alle 8, 10, 12, 14, 16, e deporrà per 5
  giorni
  di seguito, quindi riprenderà a deporre la mattina di dopodomani. Se si
  rovesciano le condizioni d’illuminazione -
  oscurando il giorno e illuminando la notte - si ottiene uno spostamento
  di mezza giornata sull’ora della deposizione. Se l’illuminazione è
  continua la gallina può ovulare e deporre in qualunque ora del giorno e della
  notte. Dal punto di vista ormonale l’ovulazione è provocata dall’ormone
  luteinizzante ed è arrestata dalla prolattina. Se la deposizione è
  troppo precoce rispetto alla norma, si osservano uova con guscio molto
  sottile, addirittura solo membranaceo.
Da notare inoltre che la gallina è in grado di deporre
  uova feconde per un certo tempo dopo il suo isolamento:
  da 15-20
  giorni
  sino a 32 giorni dall’ultima copula.
Lo sviluppo dei follicoli
  ovarici è indotto dalle gonadotropine ipofisarie: FSH
  (follicolostimolante) e LH (luteinizzante). Tuttavia il
  ruolo specifico di questi due ormoni è ancora poco chiaro, ma si ritiene che
  l’LH induca l’attività steroidogenica della gonade e sia primariamente
  responsabile dell'ovulazione, mentre pare che l’FSH causi soprattutto l’accrescimento
  dei follicoli. L’immissione in circolo della quantità di gonadotropine
  necessarie a indurre la maturazione dell'ovaio nell'animale in accrescimento
  è determinata da specifici fattori rilascianti elaborati dai nuclei
  ipotalamici e inviati all'adenoipofisi attraverso il sistema vascolare
  ipotalamo-ipofisario. Questa connessione neuroendocrina acquista particolare
  significato se si tiene conto che l’ipotalamo riceve afferenze da altri
  centri nervosi cui fanno capo diversi sistemi sensoriali capaci di percepire
  parecchie modificazioni chimico-fisiche dell'ambiente, come luce e
  temperatura.
L’FSH, con il contributo dell'LH, avvia l’accrescimento
  del follicolo nell'animale che si approssima alla prima ovulazione. Sotto l’influsso
  dell'LH il follicolo elabora estrogeni
  che, immessi in circolo, raggiungono il fegato e vi inducono la sintesi dei
  composti destinati a formare il vitello. Man mano che il follicolo si
  accresce, esso produce progesterone che attraverso l'ipotalamo
  è in grado di stimolare, un giorno prima della prevista ovulazione, un centro
  ciclico dal quale dipende il rilascio episodico di una notevole quantità di
  LH (effetto feedback
  [3]
  
  positivo). Il follicolo intanto è diventato particolarmente sensibile all'LH
  e come risposta a questo ormone acquista la capacità di ovulare. In seguito
  all'ovulazione la sintesi di progesterone decresce rapidamente e quindi il
  ciclo si ripete, interessando il secondo follicolo della gerarchia e così
  via.
Da quanto detto risulta evidente che a livello ipotalamico
  vanno distinti due centri funzionali. Il primo, spesso indicato come centro tonico, sostiene il rilascio di
  gonadotropine necessarie allo sviluppo dei follicoli, mentre l’altro, il centro
  ciclico, interviene solo in rapporto all'ovulazione ed è
  stimolato dal progesterone.
Le determinazioni dei livelli ematici di LH e di
  progesterone sembrano rendere plausibile il modello ormonale illustrato, ma,
  prima dell'aumento della gonadotropina, si osserva anche un significativo
  incremento del testosterone circolante. Va aggiunto che la sensibilità
  ipotalamica al progesterone deve essere opportunamente risvegliata dagli
  estrogeni perché si abbia un adeguato rilascio di LH. Recentemente è stato
  suggerito che vari corticoidi potrebbero in qualche modo interferire nella
  sequenza.
Molti fattori possono
  interferire in modo abbastanza vario con lo sviluppo e con l’attività della
  gonade. A titolo d'esempio: l’insufficiente alimentazione
  determina un ritardo dello sviluppo postnatale che si riflette inevitabilmente
  sulla maturazione sessuale.
Più diretti e critici sono gli effetti del fotoperiodo,
  cioè delle ore di luce giornaliere. Negli uccelli che vivono in regioni
  temperate l’incremento del fotoperiodo in primavera e il decremento nella
  tarda estate o nell'autunno agiscono da regolatori per l’attività delle
  gonadi. In linea generale l’allungamento del fotoperiodo si comporta da
  stimolante, mentre il suo accorciamento funziona da inibente. Tali fenomeni
  sono abbastanza evidenti negli animali allo stato libero, mentre acquistano
  minor valore nelle specie domestiche, in particolare nel pollo, che è stato
  selezionato da soggetti viventi ai tropici. Ciò nonostante, in tutti gli
  uccelli domestici l’incremento del fotoperiodo può anticipare la comparsa
  della maturità sessuale, mentre la riduzione è in grado di ritardarla. Inoltre
  i
  regimi fotoperiodici interferiscono con la carriera riproduttiva. Ad
  esempio, fotoperiodi brevi e costanti di 6 ore diminuiscono la produzione totale di uova; nel
  tacchino e nella quaglia sono richieste almeno 10 ore
  giornaliere di luce per avere uno sviluppo normale della gonade e una buona
  produzione di uova.
Nella pratica zootecnica sono stati introdotti particolari
  programmi di luce da somministrare in vari periodi della vita, al fine di
  contemperare le esigenze di un buon sviluppo corporeo con una sufficiente resa
  produttiva. Esiste ormai la possibilità di scegliere tra un numero di uova
  elevato e basso, in questo caso fornite di guscio più robusto.
Il meccanismo d’azione della luce implica l’interessamento
  sia di centri nervosi che dell'epifisi, i quali vanno a regolare i centri
  ipotalamici produttori dei fattori rilascianti.
Nella maggioranza degli uccelli si sviluppa solo l’ovidutto
  sinistro. Il destro si atrofizza precocemente e nell'adulto se ne possono
  osservare dei residui. L'ovidutto presenta variazioni di volume imputabili
  alla riproduzione, molto evidenti nei riproduttori stagionali, mentre nella
  gallina questo aspetto riveste scarsa importanza. In fase ovulatoria l’ovidutto
  svolto della gallina ha una lunghezza di 50-80 cm
  con un peso di oltre 70 grammi.
L'ovidutto è un condotto convoluto a pareti spesse posto
  tra l’ovaio e la cloaca, in rapporto superiormente con l’ovaio e,
  caudalmente a questo, con il rene sinistro e con la volta della cavità
  pelvica; stretti rapporti si stabiliscono anche con il sacco aereo addominale
  sinistro.
In direzione anteroposteriore presenta cinque tratti,
  distinguibili per i caratteri morfologici e per la struttura istologica:
  infundibolo, magnum, istmo, utero e vagina. Tutto l’ovidutto è sospeso alla
  volta della cavità addominale da un legamento peritoneale che lo ingloba e
  che si continua ventralmente.
Fig. VIII. 4 - Schema di ovidutto di gallina
Non sono rispettate le reali lunghezze dei vari segmenti
Infundibolo
  - Rappresenta l’estremità craniale dell'ovidutto. È paragonabile a un
  largo imbuto schiacciato lateralmente e disposto in prossimità del polo
  posteriore dell'ovaio. Possiede dei prolungamenti nastriformi, le fimbrie, che
  si spingono tra i follicoli in accrescimento per rendere più agevole la
  raccolta degli oociti al momento dell'ovulazione. Nel punto di giunzione con
  il segmento successivo si trovano delle strutture tubulari, le fossette
  ghiandolari, dove vengono immagazzinati gli spermatozoi.
Magnum
  - Come dice il nome è il tratto più lungo dell'ovidutto: nella gallina varia
  da 20
  a
  48
  cm.
  Ha pareti spesse e descrive diverse anse. Lo spessore della parete è dovuto
  al gran numero di ghiandole che diminuiscono nell'ultimo tratto, in
  prossimità dell'istmo.
Istmo
  - Appare come una breve e ristretta regione lunga 4-12 cm
  nella gallina; si distingue per il colore più chiaro.
Utero
  - Appare come un’espansione a forma di sacco e nella gallina è lungo circa 10
  cm.
  Le pliche della mucosa hanno andamento longitudinale, trasversale e obliquo,
  sì da conferire alla superficie interna un aspetto irregolare per la
  sporgenza di lamelle alte alcuni millimetri. Anche nel punto di giunzione tra
  utero e vagina si trovano delle formazioni tubulari che servono a
  immagazzinare gli spermatozoi, le fossette spermatiche.
Vagina
  - Rappresenta il tratto terminale dell'ovidutto, diretta continuazione dell’utero:
  caudalmente si apre sulla parete sinistra dell'urodeo che è un tratto della
  cloaca. Lunga 4-12 cm nella gallina, assume una
  caratteristica forma a S.
Nella parete dell'ovidutto si
  distinguono diversi strati, due dei quali sono muscolari, ma a noi interessano
  essenzialmente quelli deputati all’attività secretoria. L’epitelio
  mucoso, costituito da cellule cilindriche, presenta sia elementi ciliati che
  secernenti. La proporzione relativa dei due tipi cellulari è
  variabile, ma in genere 6 cellule secernenti circondano una cellula ciliata.
  La corrente prodotta dalle cilia è diretta verso la vagina, ma nel magnum si
  trovano regioni in cui il movimento è inverso e le cellule ciliate
  favorirebbero la progressione degli spermatozoi. Le cellule secernenti, di
  tipo caliciforme, elaborano soprattutto mucine che vengono liberate durante il
  passaggio dell’uovo.
Alla mucosa sono associate
  
  
  ghiandole pluricellulari che hanno forma di docce ghiandolari o di vere
  ghiandole tubulari. Le prime, disposte essenzialmente nell'infundibolo,
  appaiono come solchi di elementi secernenti compresi tra le pliche mucose
  secondarie. Le ghiandole tubulari si aprono nelle depressioni delimitate dalle
  pliche secondarie e sono diffuse in tutto l’ovidutto. Le loro cellule
  secernenti sono alte e ricche in granuli di secreto liberati con meccanismo di
  secrezione apocrina
  [4]
  .
Nella vagina le ghiandole sono limitate al tratto iniziale
  e acquistano particolare importanza in quanto sarebbero in grado di garantire
  la vitalità degli spermatozoi per oltre 14
  giorni;
  il loro secreto è ricco in colesterolo e suoi esteri.
La funzione dell'ovidutto
  consiste essenzialmente nel fornire alla cellula uovo un insieme di involucri
  concentrici: l’albume, le membrane testacee e il guscio, oltre a consentire
  la progressione dell'uovo mediante opportune contrazioni peristaltiche. Del
  guscio abbiamo già parlato estesamente nel capitolo riguardante le uova blu
  dell’Araucana (vol.I –  IX.4.)
Nell’uovo deposto l’albume -
  o bianco d’uovo - si presenta come una sostanza vischiosa traslucida il cui
  peso corrisponde a circa 2/3
  dell’intero
  uovo, formata quasi esclusivamente da proteine e acqua in proporzione 1:8.
  Vi si trovano disciolti anche zuccheri e minerali. Nell’uovo ormai deposto l’albume
  non è omogeneo, essendo costituito da strati distinti che procedendo dal
  tuorlo sono i seguenti:
  · 
  
  calazifero
  - 2,7%
  -
  dal quale partono 2 cordoncini ritorti, le calaze
  [5]
  ,
  orientate verso ciascun polo dell’uovo e che hanno la funzione di mantenere
  l’ovulo in posizione centrale
  · 
  
  sottile
  interno  - 17,3% - fluido
  · 
  
  
  
  gelatinoso
  
  
  
  - 57% - denso per la presenza di
  mucina
  · 
  
  
  sottile esterno  
   - 23% - di nuovo fluido.
Il rivestimento albuminoso viene applicato al tuorlo
  durante il passaggio attraverso l’ovidutto. I meccanismi che ne controllano
  la sintesi sono noti solo in parte.
Come abbiamo già accennato,
  disciolti nella componente acquosa dell'albume si trovano anche zuccheri e
  ioni minerali; molti di questi sono legati a proteine.
  
Fig. VIII. 5 - L’uovo: disegno schematico che mette bene in evidenza la struttura dell’albume.
| 
           Proteine
          dell'albume dell’uovo di gallina da Botte & Pelagalli  | 
      |||||
| 
           Proteine  | 
        
           %  | 
        
           g/uovo  | 
        
           Peso  | 
        
           %  | 
        
           Proprietà  | 
      
| 
           Ovalbumina  | 
        
           54  | 
        
           2,05  | 
        
           46.000  | 
        
           3  | 
        
           
           
            | 
      
| 
           Ovotransferrina  | 
        
           13  | 
        
           0,49  | 
        
           76.000÷86.000  | 
        
           2  | 
        
           lega
          Fe, Cu,
          Mn, Zn; batteriostatica  | 
      
| 
           Ovomucoide  | 
        
           11  | 
        
           0,42  | 
        
           28.000  | 
        
           22  | 
        
           inibisce
          la tripsina  | 
      
| 
           Globulina
          G2  | 
        
           4  | 
        
           0,03  | 
        
           fra 36.000  | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
      
| 
                          
          G3  | 
        
           4  | 
        
           0,16  | 
        
           e 45.000  | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
      
| 
           Lisozima  | 
        
           3,5  | 
        
           0,13  | 
        
           14.300÷17.000  | 
        
           2  | 
        
           lisa
          i batteri  | 
      
| 
           Ovomucina  | 
        
           1,5÷2,9  | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
        
           19  | 
        
           emoagglutinazione
          antivirale  | 
      
| 
           Flavoapoproteina  | 
        
           0,8  | 
        
           0,03  | 
        
           32.000÷36.000  | 
        
           14  | 
        
           lega
          la riboflavina  | 
      
| 
           Ovomacroglobulina  | 
        
           0,5  | 
        
           0,02  | 
        
           760.000÷900.000  | 
        
           9  | 
        
           
           
            | 
      
| 
           Ovoglicoproteina  | 
        
           0,5÷1  | 
        
           
           
            | 
        
           24.400  | 
        
           16  | 
        
           
           
            | 
      
| 
           Ovoinibitore  | 
        
           0,1÷1,5  | 
        
           
           
            | 
        
           46.000 - 49.000  | 
        
           6  | 
        
           inibisce
          la proteasi  | 
      
| 
           Avidina  | 
        
           0,05  | 
        
           0,02  | 
        
           68.300  | 
        
           8  | 
        
           lega
          la biotina  | 
      
| 
           non
          identificate  | 
        
           circa 0,8  | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
      
La maggior parte delle proteine
  è secreta dalle ghiandole del magnum, attività che è controllata dagli
  ormoni sessuali. Gli estrogeni e il testosterone stimolano l’accrescimento
  dell'ovidutto e la sua attività secernente, che tuttavia necessita del
  progesterone per raggiungere il potenziale normale. Almeno una proteina, l’avidina,
  è sintetizzata solo dopo stimolazione con progesterone. Altre componenti,
  come l’ovotransferrina, gli ioni e l’acqua, derivano direttamente dal
  sangue e passano nel secreto con meccanismi poco noti. L'attività sintetica
  delle ghiandole dell'ovidutto è enorme, se si pensa che il corredo di albume
  di un uovo viene prodotto nel giro di 24 ore.
  Secondo alcuni questa funzione viene stimolata anche dal tuorlo stesso man
  mano che percorre l’organo.
I tempi di percorrenza
  dell'ovidutto sono caratteristici per ciascuna regione, anche in rapporto alle
  funzioni esplicate da ciascuna. Nel pollo l’infundibolo è percorso in 15
  minuti,
  il magnum in 2-3 ore, l’istmo in un'ora e un quarto, l’utero in 20-21
  ore
  e la vagina in circa un minuto. Il tempo totale è di circa 24
  ore.
  I valori cambiano leggermente in altre specie: così il tempo totale è di 26
  ore nel tacchino e di 25 ore nella quaglia.
I meccanismi di avanzamento dell'uovo nell'ovidutto sono
  poco noti. Le differenze nella velocità di percorrenza dei vari tratti
  richiedono una fine regolazione che è stata di volta in volta imputata al
  sistema nervoso o all'apparato endocrino.
Poiché l’attività dell'infundibolo aumenta ancor prima
  che si verifichi l'ovulazione, si è supposto l’intervento degli ormoni
  ovarici, ma si è ancora lontani da una dimostrazione conclusiva. La
  sensibilità dell'ovidutto all'acetilcolina e all'adrenalina, particolarmente
  notevole per l'utero, ha fatto ipotizzare dei    sistemi di controllo nervosi.
  In effetti, ricerche citologiche dimostrano che l’innervazione dell'ovidutto
  è molto complessa e i diversi tratti presentano qualche particolarità
  distintiva.
Parimenti complicato appare il sistema che controlla la
  deposizione. Il follicolo postovulatorio interverrebbe con un ormone, peraltro
  da identificare, il quale allunga i tempi di percorrenza dell'ovidutto e
  ritarda la deposizione. Anche il sistema nervoso, comunque, è implicato in
  questa funzione: la stimolazione del telencefalo ritarda la deposizione,
  quella dell'ipotalamo l’anticipa. Va precisato, però, che le sostanze
  attive sulle funzioni del sistema nervoso vegetativo danno risultati poco
  congruenti con questa ipotesi.
In merito alla regolazione ormonale, per un certo tempo si
  è ritenuto che il progesterone fosse l’agente stimolante delle rapide
  contrazioni uterine, cui consegue la deposizione. Successivamente s’è visto
  che diversi ormoni possono accentuare le contrazioni dell'utero, compresi gli
  estrogeni, e che il livello ematico di progesterone raggiunge i valori più
  alti ben 12 ore prima dell'espulsione dell'uovo.
Un ruolo determinante nel fenomeno espulsivo potrebbe
  essere svolto dagli ormoni della neuroipofisi, ossitocina
  
  [6]
  
  e arginina-vasotocina,
  i quali stimolano i muscoli lisci. Il loro intervento è reso ancora più
  plausibile dal fatto che essi diminuiscono nell’ipofisi e aumentano nel
  sangue appena prima della deposizione. Tuttavia la distruzione enzimatica
  dell'ossitocina circolante non sembra interferire con la deposizione.
Anche le prostaglandine
  
  [7]
  
  sono intimamente coinvolte nel processo di ovodeposizione e la loro
  concentrazione ematica aumenta in modo significativo al momento della
  deposizione per subire una drastica caduta nel periodo immediatamente
  successivo. Inoltre l’ovodeposizione può venir differita attraverso un’immunizzazione
  passiva nei confronti della prostaglandina PGE1,
  mentre può venir anticipata dall’iniezione di prostaglandina. Le
  prostaglandine esogene sono molto più potenti dell’ossitocina nell’indurre
  l’ovodeposizione, mentre il blocco farmacologico della sintesi
  prostaglandinica inibisce contemporaneamente l’uscita dell’uovo all’esterno.
La prostaglandina PGF2a
  aumenta le contrazioni muscolari e la pressione in tutti i segmenti dell’ovidutto,
  mentre la PGE1 e la PGE2
  aumentano le contrazioni in tutti i segmenti eccetto che a livello della
  vagina dove inducono il rilasciamento della muscolatura. Queste risposte
  divergenti rappresentano un ottimo adattamento fisiologico alle due classi di
  prostaglandine, in quanto al momento della progressione dell’uovo nei tratti
  finali dell’ovidutto si verifica la possibilità del suo passaggio in
  cloaca. Pertanto secondo Hertelendy (1984) l’azione combinata di PGF2a,
  PGE1
  e PGE2
  potrebbe rappresentare il meccanismo regolatore finale dell’ovodeposizione.
Dal momento che un discreto numero di sostanze sembra
  interferire con il tempo di deposizione, si è portati a credere che questo
  processo venga di norma regolato da numerosi fattori tra loro in cooperazione.
  L'intervento della vagina sembra essere di minore importanza, anche se la sua
  dilatazione meccanica può essere all'origine dei riflessi che portano al
  rilassamento della muscolatura a livello della giunzione uterovaginale e
  quindi, successivamente, alla contrazione peristaltica dell'utero.
La deposizione da parte di una
  gallina di due uova al giorno è
  un argomento al quale abbiamo già accennato nel capitolo storico, ma ora lo
  riprendiamo sotto un profilo prettamente scientifico, facendo un rapido
  excursus della letteratura in merito.
Drew (1907) e Curtis (1914)
  descrissero la deposizione di due uova giornaliere da parte dello stesso
  soggetto, senza peraltro accennare ad anomalie del guscio. Altri studiosi che
  più tardi descrissero la doppia deposizione giornaliera rimasero
  particolarmente colpiti dal fatto che il secondo uovo aveva una forma anomala
  (Scott, 1940; Grau & Kamei, 1949;
  Weiss & Sturkie, 1952; Foster, 1970).
  L’anomalia del primo uovo deposto non è così evidente come lo è per il
  secondo. Grau & Kamei avevano notato che il primo uovo possedeva un guscio
  spesso e ruvido come la sabbia, e un guscio più spesso era stato rilevato
  anche da Foster. Uova la cui superficie si presentava rugosa come la carta
  vetrata furono riferiti anche da Jaap & Muir (1968),
  ma essi non riuscirono a stabilire se questa caratteristica riguardasse il
  primo oppure il secondo uovo. Scott notò che un uovo di consistenza
  membranacea con un’area appiattita viene causato dal contatto con un altro
  uovo a livello dell’ovidutto. L’ipotesi sostenuta da Middelkoop (1971)
  circa l’origine delle peculiarità delle due uova è la seguente: il primo
  uovo rimane nell’utero al di là dello scadere del tempo per la sua
  deposizione e il successivo uovo, scendendo lungo l’ovidutto, giunge in
  utero e preme contro l’uovo quivi ritenuto. Essendo il secondo uovo in uno
  stato di tensione ancora insufficiente, la pressione contro l’altro uovo ne
  causa la caratteristica malformazione.
Le madri dei broiler non solo depongono meno uova delle
  galline selezionate per ovodeposizione, ma le loro uova presentano una maggior
  percentuale di anomalie. Jaap & Muir hanno notato che durante i primi sei
  mesi di deposizione le galline da broiler producevano uova con doppio tuorlo
  con frequenza doppia rispetto ad altre popolazioni di galline, e che esse
  possono deporre due uova al giorno con anomalie del guscio, alcune delle quali
  si presentano membranose.
Middelkoop (1971) intraprese
  uno studio sistematico di 624 femmine di una linea pura di
  Plymouth Rock bianca, tenute in gabbie separate. A un certo punto dieci
  galline tra quelle che avevano deposto regolarmente due uova nell’arco di 24
  ore
  furono trasferite in batterie al fine di permettere la registrazione
  automatica del momento della deposizione.
Così a Middelkoop è stato possibile procedere alla
  determinazione delle caratteristiche delle singole uova. Il primo di un paio
  di uova possiede un guscio duro, cui si aggiunge un’ulteriore calcificazione
  rugosa, che talora interessa l’intera superficie, ma abitualmente si
  presenta sotto forma di banda, che ha un decorso più o meno longitudinale. La
  vera cuticola - che è lo strato organico più esterno dell’uovo - è
  presente, ma si trova al di sotto dello strato rugoso. La presenza della
  cuticola vera al di sotto della deposizione calcarea aggiuntiva sta a
  significare che questo primo uovo è completamente formato e che la
  calcificazione si è arrestata quel tanto da permettere l’apposizione della
  cuticola. Dal momento che nelle uova a guscio marrone lo strato calcareo
  aggiuntivo si presenta bianco, ciò implica pure che la formazione dell’involucro
  si è arrestata per poi riprendere.
Il secondo uovo spesso si presenta con un guscio più o
  meno molle e per lo più è caratterizzato da un’area appiattita che è più
  sottile del rimanente guscio ed è circondata da un anello di guscio
  raggrinzito, più vicina al polo acuto che a quello ottuso. Questo fenomeno
  può essere definito come guscio compresso da un lato, e non uovo
  troncato come proposto da Romanoff & Romanoff (1949), in
  quanto la prima definizione riassume sia la forma che la causa che ha condotto
  all’alterata morfologia.
Si è potuto osservare che quelle galline che spesso
  depongono due uova al giorno mostrano questa caratteristica in modo del tutto
  regolare. Impiegando un registratore automatico, Middelkoop ha potuto rilevare
  che il momento della deposizione del primo uovo corrisponde abitualmente all’inizio
  della notte fino a dopo mezzanotte. In media il secondo uovo viene deposto 15 ore più tardi, ma con un ampio margine di
  variabilità, in quanto la deviazione standard assomma a circa 5
  ore
  e mezzo.
Un dato certo al quale Middelkoop è giunto attraverso radiografie è che il cosiddetto primo uovo permane in utero molto più
  a lungo del solito. Un altro dato interessante, però di tipo comportamentale
  a conferma di quello radiologico, consiste nel fatto che si possono osservare
  galline che vanno nel nido-trappola al giusto momento della deposizione, ma
  senza risultato; durante la sera o durante la successiva notte un primo uovo
  viene deposto al suolo, per cui ciò sta a significare che il primo uovo è
  rimasto nell’ovidutto molto più a lungo del normale. Dopo la deposizione
  del primo, il secondo uovo cerca di adeguare la sua area compressa a una forma
  abituale mentre si trova in utero, dando origine talora, anziché a un’area
  appiattita, a un rigonfiamento del contorno, disposto per lo più in
  corrispondenza della zona equatoriale.
La causa più verosimile della doppia deposizione
  giornaliera consisterebbe in un troppo breve intervallo di tempo
  fra due successive ovulazioni. Sappiamo che in una sequenza
  normale l’ovulazione segue di mezz’ora la deposizione, ma si tratta di un
  intervallo che non sempre è costante, in quanto può oscillare fra 30
  minuti
  e un’ora e mezza. In linea di massima lo stimolo all’ovulazione - che
  determina l’intervallo di tempo fra due ovulazioni successive - proviene dal
  coordinamento tra il differente grado di maturità del follicolo rispetto agli
  altri follicoli e il ritmo nictemerale. Middelkoop ha potuto concludere che l’ovulazione,
  in condizioni di illuminazione naturale, può verificarsi in un momento che va
  da 10
  ore
  a partire dall’imbrunire fino a 10 ore dopo l’alba. In pratica, se
  prendiamo ad esempio il mese di marzo e il 45° parallelo nord, l’ovulazione
  può verificarsi dalle 4 del mattino alle 4 del
  pomeriggio. 
Due ovulazioni contemporanee o in rapida successione danno
  luogo a un uovo con doppio tuorlo. Ma, se un’ovulazione successiva si
  verifica prima che il precedente uovo venga deposto, ecco che il primo uovo,
  per ragioni puramente fisiologiche connesse al funzionamento dell’ovidutto,
  rimane più a lungo in utero, rivestendosi di ulteriore guscio. In questo caso
  le due ovulazioni sono separate, in media, da un intervallo di sole 20-22
  ore.
Abbiamo parlato della natura
  chimica dei componenti dell’uovo e dei meccanismi preposti alla loro
  sintesi. Vediamo ora come l’uovo è organizzato internamente.
Nell'uovo deposto bisogna
  distinguere:
  · 
  
  la
  cellula uovo, o tuorlo, o rosso d'uovo
  · 
  
  l’albume,
  o bianco d'uovo
  · 
  
  il
  guscio, che comprende anche le membrane testacee.
Anche se l’uovo acquista la
  forma e il volume caratteristici della specie, la proporzione relativa dei
  costituenti è abbastanza costante.
| 
           Percentuale
          dei componenti  
          da Botte & Pelagalli  | 
      |||
| 
           Componenti  | 
        
           Guscio  | 
        
           Albume  | 
        
           Cellula uovo  | 
      
| 
           acqua  | 
        
           1  | 
        
           88,5  | 
        
           47,5  | 
      
| 
           proteine  | 
        
           4  | 
        
           10,5  | 
        
           17,4  | 
      
| 
           lipidi  | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
        
           33  | 
      
| 
           carboidrati  | 
        
           
           
            | 
        
           0,5  | 
        
           0,2  | 
      
| 
           ioni
          minerali  | 
        
           95  | 
        
           0,5  | 
        
           1,1  | 
      
| 
           altri  | 
        
           
           
            | 
        
           
           
            | 
        
           0,8  | 
      
La cellula uovo ha forma
  subsferica e in un uovo medio di 58 g
  pesa circa 19 g con un diametro di 35-40
  mm
  e un volume di 16-17 cm³. Consta di tre parti: la membrana vitellina,
  il disco germinativo e il vitello.
La
  membrana vitellina avvolge il tuorlo, ma va distinta dalla struttura omonima
  della cellula uovo contenuta nel follicolo ovarico. Di questa, infatti,
  restano solo dei frammenti in quanto si dissolve in parte prima
  dell'ovulazione. La membrana vitellina presenta una struttura complessa,
  essendo formata da due strati di derivazione ovarica - i resti della membrana
  vitellina e la membrana perivitellina - e da due strati probabilmente prodotti
  dall'infundibolo e quindi derivati dall'albume: la membrana continua e la
  membrana extravitellina.
Nell'ambito della membrana perivitellina
  si osservano delle strutture fibrose ampiamente anastomizzate a rete e
  orientate parallelamente alla superficie dell’uovo spesse 2 mm.·La membrana
  continua, spessa 50-100 mm,
  ha un aspetto granulare, mentre al suo esterno la membrana
  extravitellina appare come una rete di sottili fibrille spessa 3-9
  mm.
Nel suo complesso la membrana vitellina ha una notevole
  resistenza, specialmente verso la regione appuntita dell'uovo. È costituita
  per l'80% da acqua; il 90% dei
  solidi è rappresentato da proteine e il 3% da
  lipidi. In linea di massima le sue parti più interne somigliano al collagene,
  mentre quelle più esterne sono abbastanza simili all'albume.
La permeabilità della membrana è alquanto
  caratteristica, in quanto si lascia attraversare quasi esclusivamente da
  acqua, che viene scambiata fra tuorlo e albume.
Il disco germinativo è una piccola parte
  della cellula uovo che a causa della sua minore densità occupa il polo
  animale. Nell'uovo fecondato consta di una massa di 40.000-60.000 cellule
  derivate dalla divisione ripetuta dello zigote e prende il nome di discoblastula
  o blastoderma, che appare come un dischetto di colore grigio chiaro del
  diametro di 4 mm che riposa sulla componente bianca del vitello. Nel
  caso l’uovo non sia stato fecondato, il disco germinativo è costituito da
  citoplasma e dal nucleo femminile in degenerazione e il suo diametro è di
  circa 3,5 mm.
Il vitello rappresenta la componente
  maggiore della cellula uovo ed è strutturato in due porzioni facilmente
  distinguibili. Al di sotto del disco germinativo si trova una struttura conica
  di aspetto chiaro che si approfonda verso il centro della cellula, ove termina
  con una porzione sferica di circa 5 mm
  di diametro, la   latèbra
  
  [8]
  ,
  composta di vitello bianco, e che rappresenta appena l'1-2%
  del
  totale. Attorno alla latebra si dispone il vitello giallo.
  Si è molto discusso se questo sia presente in strati sovrapposti, dal momento
  che in molti casi appare come un'alternanza di fasce giallo-rosse di diversa
  intensità. Oggi pare assodato che tale aspetto non rispecchi una particolare
  disposizione spaziale, ma dipenda dalla ricchezza in xantofilla della dieta.
Anche l’albume presenta una
  tipica organizzazione macroscopica in quanto non è fisicamente omogeneo. Si
  distinguono due calaze e diversi strati.
Le calaze si dipartono da ciascun polo
  della cellula uovo e sono dirette secondo l’asse maggiore del guscio. Si
  tratta di strutture cordoniformi avvolte su se stesse. Verso il polo ottuso si
  dirige una sola calaza, mentre dall'altro lato ne esistono due tra loro
  intimamente ritorte. Originano a livello dello strato calazifero e terminano
  da ciascun lato nella regione dei legamenti dell'albume.
Lo strato calazifero è cospicuo, ha
  struttura omogenea ed è a stretto contatto con la membrana vitellina della
  cellula uovo.
Gli strati sottili interno ed esterno appaiono
  piuttosto fluidi e omogenei; nella loro compagine non si distinguono fibre,
  anche se sono presenti mucine.
Lo strato gelatinoso è molto ricco in
  ovomucina che conferirebbe l’aspetto di gel denso. A ciascuna estremità
  dell'asse maggiore dell'uovo si prolunga nei legamenti dell'albume connessi
  mediante mucine alle membrane testacee. Si è molto discusso
  sull'organizzazione submicroscopica di questa porzione dell'albume e
  soprattutto è dibattuta la presenza o meno di fibre.
Si tratta di due membrane
  leggermente elastiche e biancastre accollate fra loro, salvo che in
  corrispondenza del polo ottuso dell'uovo dove formano la camera d'aria.
  Quest'ultima si genera per il rapido raffreddamento dell’uovo dopo la
  deposizione, che porta alla penetrazione di aria e allo scollamento delle due
  lamine. Ciascuna membrana è composta da più strati.
La membrana interna è organizzata in almeno
  tre piani di fibre orientate in modo differente, per uno spessore totale di
  circa 22 mm.
La membrana esterna è più complessa. Ha
  uno spessore di circa 50 mm
  e possiede fibre brevi e spesse, poste in almeno 6 piani
  e orientate ad angolo retto tra piano e piano.
Per la struttura, la
  composizione chimica e la pigmentazione del guscio, si rimanda alla parte
  storica riguardante l’Araucana (vol.I – IX)
Il tuorlo è in grado di
  stimolare meccanicamente la produzione dell’albume, che infatti può essere
  ottenuto anche con sfere d’ambra, d’osso e di cera deposte all’inizio
  dell’ovidutto. Anche le feci deviate artificialmente verso l’utero vengono
  ricoperte d’albume. Le uova senza tuorlo d’origine spontanea dimostrano
  tuttavia che un corpo estraneo non è di capitale importanza per la loro
  formazione; tali uova sono costituite solo da albume e guscio, sono anche
  dette uova di gallo, e sono frequenti
  verso
  la fine del periodo depositivo.
Si pensava che le uova potessero venire deposte anche dal
  gallo, che da tali uova talora potesse nascere un basilisco. Di queste
  fantasie parleremo quando analizzeremo l’uovo secondo Aldrovandi.
Le uova senza tuorlo, sfrondate delle
  fantasie del passato - come puntualizzeremo a proposito dell’uovo secondo
  Aldrovandi - vengono fondamentalmente distinte in due classi:
  · 
  
  uova
  contenenti parassiti o altri corpi estranei con funzioni di stimolo meccanico
  · 
  
  uova
  prive di qualsiasi incluso cui possa essere attribuita la produzione abnorme
  di albume.
In questo secondo caso l’ipotesi più accreditata è
  quella secondo cui il solo accumulo di albume nella parte albuminifera del
  condotto è in grado di stimolare la formazione del rivestimento calcareo.
Esiste tutta una serie di uova anomale senza alcun
  addentellato con miti e fantasie. Infatti esistono uova
  giganti per ipertrofia dell’albume o per coesistenza di 2
  o
  più tuorli; esistono uova nane avitelline 
,
  uova a guscio sottile, a guscio spesso, con 2-3 o
  più gusci, uova contenenti parassiti, ghiaia, piume. Esistono poi le vere
  uova doppie - ovum in ovo o uovo matreshka
 - formate da un uovo che ne
  racchiude un altro.

Insolite
  uova di gallina
  dai Paralipomena
  accuratissima historiae omnium animalium (1642) di Ulisse Aldrovandi
  L'annessa didascalia riporta quanto segue:
  
1 – Ovum gallinae rotundum instar pilae
  Uovo di gallina rotondo come una palla
  2 – Ovum aliud gallinae parcum rotundum cortice
  durissimo
  Altro uovo di gallina, piccolo, rotondo, dal guscio estremamente duro
  3 – Ovum gallinae magnitudine ovi columbini
  Uovo di gallina grande come un uovo di piccione
  4 
   – Ovum gallinae monstrificum, nempe undosum, et
  rugosum
  Uovo di gallina mostruoso, ossia a superficie ondulata e rugosa
  5 – Ovum gallinae monstrosum nempe figura
  cucurbitae perticalis
  Uovo di gallina mostruoso, cioè foggiato come una zucca che si arrampica
  sulle pertiche
  

Matrioska della Bielorussia - 1996
La produzione di uova doppie è
  piuttosto rara e di esse si occupa quella branca scientifica denominata teratologia,
  che in greco significa mostruosità. Forse la più antica descrizione
  di uova doppie risale al 1250 a opera di Alberto Magno
 che
  in
  De animalibus  I,81 fa
  menzione di un uovo con due gusci
: 
Ego tamen iam vidi ovum gallinae, quod habuit duas testas, unam intra aliam, et in medio duarum testarum habuit albuginem, et intra interiorem etiam non fuit nisi albugo, et fuit ovum parvum, totum rotundum ad modum sperae. Sed hoc erat unum de naturae peccatis et monstris.
Tuttavia già vidi un uovo di gallina che aveva due gusci, uno dentro all'altro, e tra i due gusci c'era dell'albume, e all'interno di quello che stava dentro altro non c'era che albume, ed era un uovo piccolo, completamente rotondo come una sfera. Ma questo apparteneva a uno degli errori e delle anomalie della natura.
Dai casi descritti col volgere dei secoli
  risulta che vi possono essere diversi tipi di uova doppie, sia per forma che
  per grandezza. L’uovo esterno può essere più piccolo o più grande del
  normale. Quello interno è invece generalmente più piccolo del normale. L’uno
  o l’altro può essere privo di guscio, o averlo appena accennato, oppure
  sottilissimo. Spesso le uova doppie presentano forma anomala. In taluni casi
  sia l’uovo interno che quello esterno presentano la stessa anomalia. Le uova
  doppie si possono raggruppare in 4 tipi:
  · 
  
  Uovo
  completo dentro a un uovo completo: è un caso piuttosto raro. Nel
  1945 Romanoff e Hutt
 si trovarono in presenza di un eccezionale
  caso di produzione di uova doppie in serie: nel giro di tre
  mesi
  una gallina depose 10 uova doppie complete; nessun
  uovo doppio fu preceduto, nel giorno antecedente, dalla deposizione di uova;
  due uova doppie furono seguite da uova normali nei giorni successivi;
  ordinariamente la deposizione delle uova doppie era separata da un intervallo
  di due giorni.
.
  
  · 
  
  Uovo
  senza tuorlo dentro a un uovo completo: si tratta della situazione
  più frequente. In un caso descritto da Curtis nel 1916
  l’uovo
  interno presentava una struttura insolitamente complessa: quattro membrane
  concentriche separate da strati d’albume alternativamente chiaro e torbido.
  · 
  
  Uovo
  completo dentro a un uovo senza tuorlo: a questo tipo appartiene l’uovo
  completo normale fornito di una seconda serie di involucri.
  · 
  
  Uovo
  avitellino in un uovo avitellino: è il caso più raro. Dovrebbe
  corrispondere all'ovum in ovo descritto da Alberto Magno e riferito da
  Conrad Gessner a pagina 422
  di Historia animalium (1555): "Io ho visto un uovo completamente
  sferico ricoperto da due gusci, uno dentro all'altro, con dell'albume acquoso
  poco denso che si trovava tra i due gusci e senza tuorlo, e con anche un
  secondo albume dentro al guscio più interno." - Vidi ego ovum prorsus
  sphaericum, duabus testis intectum, una intra alteram, cum albumine aquoso
  tenui inter utranque absque vitello, et altero etiam albumine intra interiorem
  testam.
Oltre a questi tipi, esistono
  casi più rari e difficilmente classificabili: uova che ne racchiudono altre
  due, uovo esterno con 2 tuorli, uova provviste di 3
  serie
  di involucri, uovo interno giacente nel tuorlo dell’uovo esterno.
Alla gallina domestica spetta il primato di produrre vari
  tipi di uova doppie, anche se non mancano esempi in altri uccelli: gallina
  della giungla, anatra, oca, tacchina, struzzo. Probabilmente questo fenomeno
  può essere dovuto a una risalita dell’uovo verso la porzione prossimale
  dell’ovidutto in seguito a un movimento antiperistaltico.
  Lo 
  afferma anche Frank Lillie in The development of the chick - An introduction
  to embryology (1919): "Le uova incluse sono
  dovute ad anomale condizioni dell'ovidutto, oppure ad anomalie sia ovariche
  che dell'ovidutto. Supponendo che la normale peristalsi dell'ovidutto è
  invertita quando un uovo completamente formato vi è presente, l'uovo verrebbe
  sospinto nell'ovidutto a una distanza più o meno grande e vi incontrerebbe un
  secondo uovo. Se la peristalsi torna a essere normale, ambedue vengono
  sospinti nell'utero e quindi racchiusi in un guscio comune." 
  
  Tuttavia
  non si può escludere che a seconda dei casi l'eziopatogenesi
  sia più complessa, come si può vedere in chiusura del resoconto del Dr
  Comellini
  contenuto nella voce del lessico dedicata all'ovum in ovo
.
[1] Lining in inglese significa fodera, rivestimento interno.
[2] Il tetrossido di osmio viene usato in microscopia elettronica per le sue proprietà sia coloranti che fissative. Le sostanze proteiche e lipidiche riducono il tetrossido all’ossido minore, di colore bruno. Per cui una sostanza è più o meno osmiofila a seconda della capacità di provocare questa riduzione a ossido minore del tetrossido di osmio.
[3] Feedback: termine inglese che letteralmente significa alimenta indietro. Il termine italiano equivalente è retroazione e consiste nell’impiego dei dati in uscita da un sistema per controllare il funzionamento del sistema stesso. Nella retroazione positiva il segnale in uscita serve a intensificare quello di entrata. Nella retroazione negativa il segnale di uscita viene usato per ridurre il segnale d’entrata. Un esempio di feedback negativo: all’aumentare di una popolazione di una specie si verifica una diminuzione del cibo disponibile per ciascun individuo, per cui si ottiene una riduzione della popolazione stessa.
[4] Attraverso la secrezione apocrina le cellule liberano delle vescicole secretorie che incorporano parte della membrana cellulare e tali cellule non vanno incontro a distruzione, come avviene invece nella secrezione olocrina.
[5] Calaze: dal greco chálaza, grandine, per l'aspetto particolare dei cordoncini che nell'uovo privato di guscio ricordano due chicchi di grandine; chálaza è derivato a sua volta da una radice indeuropea che significa ghiaccio.
[6] Ossitocina è un vocabolo composto di origine greca: oxýs significa acuto e tókos è il parto, quindi è un ormone che accelera la nascita attraverso un aumento delle contrazioni uterine.
[7] Prostaglandine: prendono il nome dalla prostata nella cui secrezione sono state identificate per la prima volta. Si tratta di acidi grassi insaturi con 20 atomi di carbonio lineari contenenti all’interno un anello di ciclopentano. Sono ubiquitarie, sia nei tessuti che nei liquidi corporei, e presentano un alto grado di specificità strutturale e un ampio raggio d’azione. Fra le tante attività possedute, sono in grado di regolare la concentrazione cellulare dell’AMP ciclico e del GMP ciclico.
[8] Latèbra, che più corretto suonerebbe làtebra, deriva dal latino làteo, che significa nascondere; si tratta pertanto di un rifugio, un nascondiglio.