Lessico


Donnola
Mustela nivalis

  

Mustela deriva dal latino mus che significa topo, ma anche ratto, in quanto ha le fattezze di un ratto, ma è più lunga. Nivalis significa bianco come la neve, e verosimilmente l'aggettivo è riferito al candido mantello invernale delle popolazioni alpine.

Donnola è un termine del sec. XIII, dal latino tardo domnula, diminutivo di domna, signora, per le forme aggraziate, da donnina. Mustela nivalis è un carnivoro della famiglia Mustelidi, lungo 15-27 cm, con coda corta (4-9 cm); ha abito estivo bruno chiaro-giallastro, biancastro nella parte inferiore, e invernale candido (popolazioni alpine).

Vive dal piano alla montagna e si nutre di prede varie, in particolare Roditori (topi, arvicole, ecc.), Uccelli e loro uova, Rettili, talora anche Insetti; attacca in certi casi anche polli, lepri e conigli. Vivacissima, è più attiva di notte. Ha 4-7 piccoli per parto. È diffusa in Europa, Asia paleartica e Africa settentrionale; in Italia è presente ovunque.

Mustela Italice nominatur donnola vel ballottula
Conrad Gessner - Historia animalium I - 1551

Mustela candida / Donnola
acquarello di Ulisse Aldrovandi

A Impronta zampa anteriore: lungh. ~1,4 cm -- largh. ~1 cm
P Impronta zampa posteriore : lungh. ~1,4 cm -- largh. ~1 cm
www.ermesambiente.it

Mustela lutreola
Linnaeus, 1761

Grazie alla Russia
sono disponibili solamente le immagini del cranio di Mustela lutreola
per poterle paragonare con quella del cranio in mio possesso

al fine di una difficile diagnosi differenziale se il mio cranio è di donnola o di faina

Male, RUSSIA, St.-Petersburg Province
St.-Petersburg suburbs, village Tosno, 5 XI 1936 (S.U.Stroganov leg.)
http://szmn.sbras.ru

Eccidio
nella notte fra martedì 4 marzo
e mercoledì 5 marzo 2008
sotto l'egida del Dio Marte

Vittime
6 adulti e 9 pulcini nati il 31 dicembre 2007

Superstiti
le pulciotte Bluette e Blanchette

In base all'ecatombe perpetrata si propende per l'opera di una faina

Un cranio che posseggo da anni, verosimilmente di faina,
trovato sotto l'alloro presso casa.
Ho provato a inserirlo attraverso la rete elettrosaldata la cui maglia è di cm 5x10.
Non credevo ai miei occhi: ci passa comodamente.

Il gallo barrato che si era ripreso quasi completamente
dalla paralisi agli arti inferiori dovuta verosimilmente alle onde elettromagnetiche.

Con calma veniamo a capo dell'impronta e dei peli della faina

L'amico Franco Omodeo procede all'inumazione

Bluette e Blanchette
nate il 31 dicembre 2007
le uniche due superstiti dell'eccidio
fotografate mercoledì 31 luglio 2008

Donnola

La donnola (Mustela nivalis), è un mammifero della famiglia dei Mustelidi lunga circa 30 centimetri di cui 4 di coda. Ha il corpo snello ricoperto da un pelame soffice di colore fulvo sul dorso e grigio bianco sul ventre. Ha zampe corte, unghie aguzze e orecchie larghe. Sono segnalati casi di donnole appartenenti a popolazioni montane, che durante l'inverno cambiano pelo assumendo una colorazione completamente o parzialmente bianca come l'Ermellino.

È diffusa in tutta Europa, in Asia, America del nord e Africa. In Italia, secondo alcune fonti, sarebbero presenti tre sottospecie simpatriche, cioè coesistenti nello stesso territorio: la nivalis (Linnaeus, 1776), la boccamela (Bechstein, 1800), e la vulgaris (Erxleben, 1777). Tale suddivisione è incerta e si ritiene che in realtà tutte le popolazioni farebbero parte della sottospecie vulgaris. Altre fonti distinguono la sottospecie minuta, continentale, dalla boccamela, mediterranea, presente nell'Italia meridionale e centrale e nelle isole. Quest'ultima si differenzierebbe per la taglia maggiore e per il mantello più chiaro.

Vive nelle cavità del terreno o dei tronchi degli alberi, fino ad altitudini di circa 2800 metri. Si trova sia nei campi che nei boschi anche se frequentati dall'uomo. Costruisce la sua tana in zone pietrose o anche in gallerie scavate nel terreno. Essendo un carnivoro, va a caccia, spesso di notte, alla ricerca di conigli, lepri, topi e uccelli di piccola taglia. Quando vive in vicinanza dei fiumi, non disdegna piccoli insetti, rane e anche qualche biscia.

Si riproduce spesso anche due volte l'anno e la gestazione dura circa cinque settimane. La nidiata media è di circa 3/6 cuccioli, a seconda della disponibilità di cibo nella zona in cui vive la madre. I piccoli vengono allattati per circa due mesi e diventano indipendenti all'età di circa quattro.

Least Weasel

The Least Weasel (Mustela nivalis) is the smallest member of the genus Mustela, and indeed in the entire order Carnivora. In Britain the Least Weasel is known simply as the Weasel, and this is the original use of the word. In zoological use, "weasel" on its own is now more usually applied to the genus, and in North America it is used as a common name for a number of species. However, most literary references to weasels are in fact to the Least Weasel. The sinister Weasels of The Wind in the Willows, for example, are Mustela nivalis.

North Weasel (Mustela nivalis nivalis), North-Scandinavia, Russia, North-America
South Weasel (Mustela nivalis vulgaris), South Europe and Middle Asia
Dwarf Weasel (Mustela nivalis minuta), North-Scandinavia

The Least Weasel is found throughout the northern parts of Europe, Asia and North America, except for Ireland, Iceland and eastern Canada; it extends as far south as North Africa. It has been introduced into New Zealand and Australia. The North American population was formerly classified as a separate species, Mustela rixosa, but it is now thought that the distinction cannot be maintained. They are generally found in farmlands, meadows, brushy areas and woodland edges. Through much of its European range, the Least Weasel overlaps with the somewhat larger but otherwise similar Stoat.

Like all weasels, the Least Weasel is a slender animal with a long tail and short legs, enabling it to follow its prey — mostly small rodents — into their burrows. They also kill hares, which can be more than 100 times their own size. Its fur is reddish-ginger, brighter than that of most other weasels, with white belly fur; in the northern parts of its range it moults to pure white in winter, as camouflage with the snow (which is why it goes by the name of Snow Weasel in some northern regions, and is called Snow Mouse in Norway and Sweden). It is rarely more than 23 centimeters (9 in) long. Although most active at night, weasels are sometimes seen during the day.

Least Weasels are highly solitary, and even mating does not occur without a fight. Females can breed several times in a year when food is plentiful. Perhaps because of their small size, Least Weasels have an even greater reputation for ferocity than the other weasels, and there are many references to them in the popular cultures of different countries. Traditional Inuit lore held the Least Weasel in great respect because of its pugnacious nature, and the capture of one was regarded as an omen of good luck. In classical and medieval European mythology, it is sometimes said that the only thing which can kill a basilisk is a weasel (by which is meant Mustela nivalis), though it would be killed in the conflict as well. The earliest record of this claim is in Pliny's Naturalis Historia, book 8, par. 33. It was repeated by Isidore of Seville in his Etymologiae, and subsequently by many medieval bestiarists.

Comadreja
Mustela nivalis

La comadreja es un carnívoro pequeño y huidizo, de cuerpo alargado y esbelto, cabeza aplanada, ligeramente achatada, hocico corto, cuello largo, ojos pequeños, orejas cortas y redondas, cola larga de color uniforme, y patas cortas y redondas dotadas de cinco dedos con uñas filosas. Sus movimientos son ágiles y en cierto modo nerviosos. La coloración de la parte superior va desde el marrón oscuro al color canela y la inferior, conocida como babero, es blanca. Se han descrito ejemplares albinos (Castells y Mayo, 1993).

Tienen fama de ser feroces y agresivas. Tienen un oído y olfato muy fino. Lleva una vida solitaria y sólo durante la época reproductiva forma pequeños núcleos familiares. Cuando caza se mueve de forma rápida y silenciosa. Trepa con facilidad. Explora las cavidades que pueden ocultar presas, parándose sobre las patas posteriores para olerlas e identificarlas. Puede penetrar, en busca de sus presas, en madrigueras y oquedades con una extraordinaria facilidad, gracias a su aspecto fusiforme. Cuando avista una presa, se acerca en silencio, la ataca, la inmoviliza con las patas y la mata mordiéndole la nuca con su potente dentadura. A menudo bebe la sangre de sus víctimas en el primer momento de la caza y luego las arrastra a un lugar seguro que usa como despensa para devorarlas con tranquilidad. Algunos estudios han estimado que la comadreja puede devorar al año más de 500 presas, con un porcentaje muy alto de ratones (J.A. Montero, 2001).

A menudo sigue rutas determinadas de caza, teniendo un comportamiento muy territorialista, aunque puede recorrer en una noche más de dos kilómetros. El territorio de caza de la hembras y del macho no suelen coincidir.

La comadreja, al tener un nivel metabólico muy elevado, precisa estar cazando prácticamente todo el día, para compensar la pérdida de energía, aun cuando alcanza su mayor actividad en la noche. No hiberna. Puede cazar presas mucho mayor que ella, como ocurre con las gallinas y los conejos, que pesan quince veces mas, a los que mordisquea de forma repetida e intensa en la zona de la nunca, a la que se aferra, hasta ocasionarle la muerte por shock. Para huir corre rápidamente y, si es necesario, puede nadar.

Aun cuando no está admitido de forma unánime por la taxonomía, se considera mayoritariamente que en España se localizan dos subespecies:

Mustela nivalis nivalis (Linnaeus, 1766). La más norteña de las especies ibéricas, localizada al Norte de Sierra Morena y en Baleares.

Mustela nivalis iberica (Barret-Halmiston, 1900). La que habita en nuestra zona y en toda Andalucía. Se diferencia de la anterior por tener las patas blancas y el babero con un contorno más definido y rectilíneo que la otra especie.

Longevidad: Vida muy corta. Raramente supera los dos años de vida en libertad, aun cuando en cautividad puede vivir más de ocho años. Estudios sobre el tema han puesto de manifiesto una tasa de mortalidad del 70–80 % en el primer año (Castells y Mayo, 1993).

Celo: El periodo de celo abarca desde enero hasta principios de octubre, siendo durante la primavera la época más frecuente. Durante esta etapa, los machos se reúnen para perseguirse y pelearse, emitiendo agudos chillidos, siendo el macho vencedor el que se aparea con la hembra, a la que suele asir el cuello antes de la cópula. La cópula dura de 20 segundos a 90 minutos y se puede repetir varias veces.

Gestación: Entre 34 y 37 días.

Época de parto: La época de parto va de marzo a mediados de diciembre, siendo lo normal que nazcan entre mayo y junio.

Parto: El parto normalmente es de entre 4 y 8 crías, si bien pueden nacer hasta un total de 19. Pueden tener lugar 1 ó 2 partos anuales, o incluso 3 si las condiciones fueran favorables. Si bien la mortalidad de las crías va aumentando en los sucesivos partos anuales.

Duración de la lactancia: Las crías nacen sin pelo, con los ojos cerrados, y pesan tan sólo entre 1 y 3 gramos. Entre los días 11 y 21 contarán con la dentadura de leche, que será sustituida por la definitiva entre la 4ª y 10ª semana. Cuando las pequeñas comadrejas tengan entre 26 y 32 días, abrirán los ojos, continuarán mamando entre 4 y 12 semanas, alternando a partir de las 3 ó 4 semanas este alimento con carne. A partir del mes de vida, saldrán fuera de la madriguera para jugar, y poco después, entre la 6ª y 8ª semana, comenzarán a cazar (Castells y Mayo, 1993).

Madurez sexual: Las hembras alcanzan la madurez sexual a los 3 ó 4 meses. Los machos estarán completamente desarrollados entre los 3 y los 6 meses, aun cuando uno y otro no suelen reproducirse hasta el año siguiente (Carolyn King).

Alimentación: Es un animal muy voraz. La principal base de su alimentación son los pequeños mamíferos (ratones, topillos, ratas, lirones, musarañas...), pero también da caza a conejos, pájaros, perdices, palomas y en menor medida a grillos, saltamontes, anfibios y reptiles. Sin olvidar las aves de corral. También puede destrozar nidos y comerse los huevos o los poyuelos. Al parecer siente predilección por la sangre de sus víctimas, siendo ésta la primera sustancia que aprovecha al cazar algún animal. De modo general los machos son mejores cazadores atreviéndose con presas más grandes, mientras que las hembras prefieren los roedores pequeños (Sheffield, 1994). También se ha descrito como especialización en la caza por sexos, que los machos suelen cazar al aire libre, mientras que las hembras lo hacen sobretodo en las galerías de roedores (Biológica, enero 1999)

Hábitats: La comadreja se adapta a todo tipo de suelos, prefiriendo los campos de cultivo y terrenos con matorral bajo, muros de piedra, matorrales cercanos a prados, en especial los terrenos no muy húmedos pero con agua cerca, rehuyendo de los bosques cerrados y de las zonas encharcadas. Normalmente vive cerca del medio humano, frecuentando construcciones humanas a menudo abandonadas. El territorio ocupando por los machos suele tener unas dimensiones aproximadas de unas 34 hectáreas, y el de las hembras unas 12 hectáreas. Dentro de ese territorio, ubica su cubil, que en verano lo suele instalar entre piedras, muros, huecos de árboles, etc., y durante el invierno es frecuente que se instale en construcciones humanas abandonadas y grutas y oquedades naturales. Tanto el macho como la hembra son territoriales y solitarios, con excepción de la época de celo, durante la cual se pueden formar grupos familiares.

Huellas: La huella es muy pequeña, aproximadamente de 1,5 cm. de largo por 1 cm. de ancho, aunque por su pequeño tamaño y poco peso del animal no suele marcarse con nitidez. Cuando lo hace (sobre barro, arcilla o nieve) marca un talón trilobulado, cinco dedos y las uñas. La huella del pie posterior es mayor que la del anterior.

Excrementos: Los excrementos o heces son largos (de hasta 6 cms. de longitud) y delgados (de 2 a 4 mm. de grosor) con numerosos retorcimientos, terminando en punta, de un color pardo oscuro o negro, que suelen depositar en letrinas sobre piedras o troncos, o a lo largo de sus senderos habituales.

Otros rastros: No es fácil localizar piezas comidas por la comadreja, aun cuando si se sorprende en los primeros momentos del ataque a una presa mayor, como los conejos, suele dejarlos abandonados, presentando la presa en la zona de la nuca unos pequeños y profundos orificios. Otros rastros muy característicos que denotan la presencia de comadrejas son los huevos comidos por este animal, los que presentan una marca muy peculiar en cuanto que el huevo suele presentar dos orificios: uno a cada extremo de la parte mas delgada del huevo.

Dimorfismo sexual: No es apreciable a simple vista, aun cuando los machos son de mayor tamaño que las hembras.

Enemigos naturales: La comadreja es presa de otros carnívoros, particularmente gato montes y gineta, así como de las grandes rapaces nocturnas y diurnas. Sobre las crías preda el lagarto, particularmente el lagarto ocelado, y las culebras.
Principales problemáticas: Aunque la especie está bien difundida, hasta no hace mucho tiempo ha sido perseguida con cebos y trampas por los campesinos, que la acusaban de matar pequeños animales domésticos, principalmente conejos y aves de corral. Esta práctica aún está arraigada en ambientes rurales, que no deparan en el beneficioso papel que desempeña la comadreja en el control de otros mamíferos que sí son dañinos como las ratas y los ratones.

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