Lessico


Evangelista Quattrami

Quattrami Fr. Evangelista, latine cognomento Quadrammus, Eucubinus, S. Theol. Doctor, an. 1564 erat in obsequio illustr. Cardinalis Ferrariensis Aloysii Aretini, Herculis II et Renatae Ludovici XII Galliarum regis prolis, Ducum Ferrariae filii; deinde an. 1593 Duci Ferrariensi, et an. 1598 Duci Mantuano a Priore Generali servire permittitur; sed praestiti obsequi genus non exprimitur. Ob singularem eius doctrinam, et variarum scientiarum copiam valde illis acceptus erat. In sequenti opere dicitur "Simplicista et distillatore del Card. d' Este". Scripsit atque typis mandavit:

1. La vera dichiaratione di tutte le metafore, similitudini, et enimmi de gli antichi filosofi Alchimisti, tanto Caldei et Arabi, come Greci et Latini, usati da loro nella descrittione et compositione dell'oro potabile, elissire della vita, quinta essenza, et lapis filosofico, ove si mostra l'errore et ignoranza (per non dir l'inganno) de gl'Alchimisti moderni. Roma, Accolti, 1587, in 4. Perdoctum opus, quod est valde rarum.

2. Tractatus perutilis atque necessarius ad Theriacam, Mitridaticumque Antidotum componendam etc. cui sequitur:

3. Tractatus de his plantis quae non nascuntur in Italia. Ferrariae, Baldinus, 1597 in 4. Perdoctum atque rarum opus partim italice partim latine conscriptum.

4. Tractatus de praeservatione ac curatione pestis Bostanico Cardinali Estensi nuncupatus. Ferrariae, 1598 in 4.(Cfr. Herrera, T. I, p. 215; Giacobilli, Catal. script. Umbriae, p. 99; Ossinger, p. 724, et Lanteri, Postr. Saec. Sex R. A., T. II, p. 406).

Era nato a Gubbio nel 1523. Entrato giovanissimo nell’Ordine degli Agostiniani, partì ancora giovane per Roma per addottorarsi in teologia. Nella alma Roma, come la chiamava, trovò anche il modo e il tempo, però, di frequentare anche lo Studio e il Collegio dei Medici, dedicandosi allo studio dei semplici e infine addottorandosi in botanica.

Ebbe poi l’incarico di alcuni priorati (Frosinone, Norcia, ecc.), incarichi che lo portarono a stretto contatto con realtà geografiche diverse che gli tornarono utili più tardi nelle campagne di erborizzazione. Gli studi botanici che aveva seguito e che continuava a coltivare, gli permisero inoltre di entrare in contatto con altri famosi botanici del tempo, ad esempio con Luigi Anguillara che era prefetto dell’Orto Botanico di Padova. Proprio con questi, e con altri botanici, fece diverse escursioni in Puglia e in Valnerina, spingendosi fino in Dalmazia, alla ricerca di piante.

Nel 1562 (o nel 1564) entrò al servizio del cardinale Luigi d’Este come semplicista e distillatore. Il cardinale aveva deciso la costruzione di una villa con annesso Giardino dei Semplici sul Monte Cavallo, cioè sul colle del Quirinale, più o meno laddove oggi si trova il Palazzo del Presidente della Repubblica. Il Quattrami si buttò a corpo morto nell’impresa, riuscendo a creare un giardino ammirato e visitato anche dai Papi, non trascurando di servire, nel frattempo, anche i cardinali Ippolito II d’Este e Alessandro Farnese. Nel 1586, anno in cui morì il cardinale Luigi, trovò anche il tempo di scrivere un trattatello sulla peste e l’anno successivo pubblicò un lavoro sull’alchimia.

Nel 1592, con l’elezione di Clemente VIII, cominciò l’alienazione dei beni romani degli Estensi, compreso il giardino di Monte Cavallo. L’anno successivo, a 70 anni, per il Quattrami fu giocoforza trasferirsi a Ferrara dove si occupò del Giardino dei Semplici di quella città. Qui, nel 1597, pubblicò il lavoro sulla teriaca, che costituisce un po’ la sintesi del suo pensiero e della sua attività semplicista.

Morto Alfonso II (1597) e passata Ferrara alle dirette dipendenze della Chiesa (1598), si vide costretto a trasferirsi a Mantova agli ordini di Vincenzo I. Non sappiamo quale fosse effettivamente l’incarico affidatogli, né quanto contribuì alla progettazione e alla gestione dei giardini ducali. Forse non si trovò bene, un po’ perché spaesato (il suo cuore era rimasto con gli Estensi), un po’ per l’ingombrante figura del Donati che era ancora vivo e che sicuramente vigilava sulla progettazione e sulla manutenzione dei giardini del Palazzo, pur non essendo suo l’incarico ufficiale di semplicista di corte.

Più che comprensibile che il Quattrami scrivesse ripetutamente a Cesare d’Este, Duca di Modena, chiedendogli una pensione che, però, con tutti i problemi che il Duca aveva di fronte, non arrivò mai. D’altronde era palese che, a 75 anni suonati, il passaggio al servizio del Duca di Mantova non fosse stato che un atto generoso di Margherita Gonzaga, la vedova di Alfonso II d’Este. Tirate le somme, il Quattrami alla corte dei Gonzaga dovrebbe essere rimasto per pochissimo tempo, forse un anno o poco più, se è del 27 gennaio 1600 la raccomandazione (ne parleremo subito di seguito) relativa all’assunzione di Fra’ Zenobio Bocchi in casa Gonzaga.

Fra’ Evangelista Quattrami nel 1602 di sicuro si trovava di nuovo a Gubbio, quasi ottantenne, dopo una vita trascorsa lontano dal convento dove era entrato giovanissimo. Appena due anni prima, a Mantova si era scontrato con una realtà generazionale nuova, cioè l’arrivo del Bocchi.

Al contrario del Quattrami, Zenobio Bocchi fu uomo di spicco per quanto concerne lo sviluppo della botanica e della scienza alla corte dei Gonzaga. Frate Minore Osservante, proveniente da una famiglia di prestigio, anche se non di grandi risorse economiche, fu compagno del reverendo Malocchi, definito imitatore di Plinio nello studio dei semplici e delle cose naturali. Malocchi fu il settimo prefetto dell’Orto Botanico pisano. Uomo di rilievo fra i botanici del tempo, tenne corrispondenza con illustri scienziati come Charles de L’Écluse (detto Carolus Clusius) e Ulisse Aldrovandi.