Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Veteres videntur eas agnovisse, et Varro[1] earum meminit his verbis. Gallina [338] Africana, vel Numidica varia est, quemadmodum quas Romani Gibberas appellant, quas interpretati sumus Gallos Indicos[2]: Columella[3], et Plinius[4] Numidicam dicunt. Omnium domesticarum, seu cicuratarum volucrum formosissimae sunt, quamvis alias nulla in pennis alia, quam nigri, et albi coloris sit diversitas: sed hi ita mixti sunt, ut albae maculae per nigra spatia sparsae elegantissime, ac ineffabiliter suos ordines servent.

Pare che gli antichi le conoscessero, e Varrone le ha ricordate con queste parole: La gallina africana, o della Numidia, è picchiettata, come quelle che i Romani chiamano gibbose, che io ho interpretato come Galli Indiani - i tacchini: Columella e Plinio la chiamano numidica. Sono le più belle di tutti i volatili domestici, o addomesticati, anche se d’altra parte a livello delle piume non esiste nessun colore diverso dal nero e dal bianco: ma questi colori sono miscelati in modo tale che le macchie bianche disseminate tra gli spazi neri conservano in modo assai elegante e ineffabile la loro disposizione ordinata.

Aves sunt quo ad mores cum villaticis Gallinis nostris similes: terram eodem modo pedibus vertunt. Tibiae pedes, atque ungues item similes, sed tibias habent longiores. Haec vero inter eas, et nostrates differentia est, quod cum tam Gallis nostris, quam Gallinis cauda sit surrecta, hae semper demissam habeant, ut Perdices, ac Coturnices: quare etiam quibusdam Perdices terrae novae vocitantur. Loco eodem manere nesciunt: in quaerendo sibi victu admodum solicitae ac industriae, qua in re nostrat<i>um etiam naturam sapiunt, unde huc illuc perpetuo {divagantur} <devagantur>.

Per quanto riguarda il comportamento, sono uccelli simili alle nostre galline di fattoria: rivoltano la terra con le zampe in modo identico. Le gambe, i piedi e le unghie sono parimenti simili, ma hanno le gambe più lunghe. Tra esse e le nostre galline intercorre la seguente differenza, e cioè che mentre sia nei nostri galli che nelle nostre galline la coda è rivolta in alto, esse ce l’hanno sempre abbassata, come le pernici e le quaglie: per cui da alcuni vengono pure denominate pernici del Nuovo Mondo. Non sono capaci di rimanere nello stesso posto: sono estremamente attive e premurose nel procurarsi il cibo, cosa in cui rispecchiano pure l’istinto delle nostre galline, per cui vagano perennemente qua e là.

Nulla evidens nota est, qua marem a faemina distinguas. Utrique enim eadem maculae sunt, et albedo eadem circa oculos ac denique eadem supra eosdem rubedo. Crista carent, sed eius vice callositatem in vertice quandam habent coloris c{a}erei, qua parte camelopardalim referre ex primo intuitu videntur, qui scilicet dum currit, caput tenet erectum, et eundem fere cum iis colorum varietatem habet. Habent vero insuper peculiarem sibi, ac propriam quandam notam. Nam quemadmodum Galli Indici pilorum quendam acervum ante ventriculum, ita illae supra caput similem obtinent, sed qui in anteriori parte reflectuntur a prima vertebra, aut osse colli procedendo per posteriorem capitis partem.

Non esiste alcuna caratteristica in base alla quale tu possa distinguere il maschio dalla femmina. Infatti ambedue hanno le stesse macchie e lo stesso biancore intorno agli occhi e infine al disopra degli stessi  lo stesso rossore. Sono privi di cresta ma al suo posto sulla sommità del capo hanno come una callosità di colore cereo e a prima vista in questo distretto sembrano ricordare una giraffa, la quale cioè, quando corre, tiene il capo eretto e ha la stessa screziatura di colori che hanno queste galline. In verità hanno in più una caratteristica peculiare e specifica. Infatti, come i Galli Indici - i tacchini - hanno un ciuffo di peli - il granatello o pennello - davanti al gozzo, così esse ne hanno uno simile sopra la testa, ma questi peli sono piegati sul davanti a partire dalla prima vertebra, o osso del collo, avanzando lungo la zona posteriore della testa.

Cum Pavonibus etiam hoc illis commune est, ut colli principium sit gracile. Plumae colli, maxime inferiores relucent, ut Palumbi torquis. Vox similis est gallinis communibus: nam clamant acriter voce alta, quemadmodum pulli recens exclusi. Perticis insident, ut nostrates: caro delicata est, ova esui apta.

Esse hanno in comune coi pavoni anche quanto segue, e cioè la parte iniziale del collo è esile. Le piume del collo, soprattutto le inferiori, luccicano come il collare del colombo selvatico. La voce è simile a quella delle galline comuni: infatti gridano con tono penetrante a voce alta, come i pulcini appena nati. Stanno appollaiate sui bastoni come le nostre galline: la carne è delicata, le uova sono adatte a essere mangiate.

Iam videmus, huius alitis cognitionem vulgo Guineam Gallinam vocanti acceptam ferre deberi. Nam si consideremus Africam, videbimus appellationem quadrare. Numidia enim, et Guinea Africae regiones sunt: {prior} <altera> in littoribus Oceani, {altera} <prior> maris mediterranei. Antiquissimi Romani Mare mediterraneum potius praeternavigabant, quam Gaditano egrederentur, nonnunquam tamen, sed rarius transfretabant. Contra Lusitani, et Normandi, aut alii maris mediterranei incolae Africae oras, quae Guineae sunt magis frequentant, quam fretum Gaditanum. Quapropter mirandum non est si eiusmodi Gallinae in Gallia, quam in Italia frequentiores reperiantur. Ad nos enim frequentius, quam in Italia naves ex his regionibus appellunt. Tales Gallinae apprime f{a}ecundae sunt, et in nutriendis pullis admodum sedulae, unde etiam facile multiplicantur, sed frequentiores evaderent, nisi frigus, utpote ex calidissima regione venientes, perhorrescerent.

Possiamo senz’altro renderci conto che la conoscenza di questo volatile è dovuta al popolo che la chiama gallina di Guinea. Infatti se prendiamo in considerazione l’Africa vedremo che l’appellativo corrisponde esattamente. Infatti la Numidia e la Guinea sono regioni dell’Africa: la seconda si trova sulle coste dell’Oceano, la prima su quelle del Mare Mediterraneo. Gli antichi Romani costeggiavano il Mare Mediterraneo anziché oltrepassare lo stretto di Cadice, tuttavia qualche volta, ma piuttosto raramente, oltrepassavano lo stretto. Invece i Portoghesi e gli abitanti della Normandia o altri abitanti del bacino del Mediterraneo frequentano maggiormente le coste dell’Africa appartenenti alla Guinea che lo stretto di Cadice. Per cui non bisogna meravigliarsi se siffatte galline si riscontrano in numero maggiore in Francia che in Italia. Infatti le navi provenienti da queste regioni approdano più frequentemente presso di noi che in Italia. Tali galline sono assai feconde e particolarmente solerti nell’allevare i pulcini, per cui si moltiplicano anche facilmente, ma sarebbero più numerose se non aborrissero il freddo, siccome sono originarie di una regione molto calda.

Haec itaque omnia Bellonius: at non video quo argumento Gallinam Africanam aut Numidicam faciat. Varronis enim verba, quae adducit, ipse invertit. Varro enim Gibberas a Meleagride, aut Africana minime distinguit, sed ita habet[5]. Gallinae Africanae sunt grandes, variae, gibberae, quas {Meleagrides} <Meleagridas> appellant Graeci, etc. Plinius ita[6]: simili modo pugnant Meleagrides, Africae, hoc est Gallinarum genus, Gibberum, variis sparsum plumis. Varro in primis Gallinas Africanas grandes vocat. Guineae, vel ipso etiam Bellonio teste, villaticas magnitudine non vincerent, nisi tibias haberent longiores: quare meo iudicio grandes, Africanas Varro dixit, ut a Villaticis distingueret. Magnitudo itaque Gallo, Gallinisque Indicis, quos idem etiam Bellonius Meleagrides esse contendit, rectius conveniet. Sed super hac re alias fusius disputavimus.

È pertanto Pierre Belon a riferire tutte queste cose. Ma non vedo con quale spiegazione possa giudicare chi è la gallina africana oppure quella della Numidia. Infatti egli stesso capovolge le parole di Varrone che riporta. Infatti Varrone non distingue assolutamente le galline gibbose dalla meleagride o dall’africana, ma si esprime così: Le galline africane sono grandi, variopinte, gibbose, che i Greci chiamano meleagrídas, ecc. Plinio si esprime così: Allo stesso modo combattono le meleagridi in Beozia. Questo è un genere di galline dell’Africa, con la testa gibbosa, rivestito di piume variopinte. Prima di tutto Varrone definisce grandi le galline africane. Le galline di Guinea, testimone anche lo stesso Belon, non supererebbero in grandezza quelle da cortile se non avessero le gambe più lunghe: per cui a mio giudizio Varrone ha definito grandi le africane per distinguerle da quelle da cortile. Pertanto la grossezza del corpo spetterà più giustamente al Gallo e alle Galline d’India - i tacchini - che anche lo stesso Belon sostiene essere Meleagridi. Ma su questo argomento in un altro punto abbiamo discusso a iosa.


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[1] Rerum rusticarum III,9,18:  Gallinae Africanae sunt grandes, variae, gibberae, quas meleagridas appellant Graeci. Haec novissimae in triclinium cenantium introierunt e culina propter fastidium hominum.

[2] I Galli Indici corrispondono al tacchino.

[3] De re rustica VIII,2,2: Africana est quam plerique Numidicam dicunt, meleagridi similis, nisi quod rutilam galeam et cristam capite gerit, quae utraque sunt in Meleagride caerulae. – VIII,12,1: De Numidicis et rusticis gallinis - Numidicarum eadem est fere quae pavonum educatio. Ceterum silvestres gallinae, quae rusticae appellantur, in servitute non fetant, et ideo nihil de his praecepimus, nisi ut cibus ad satietatem praebeatur, quo sint conviviorum epulis aptiores. § Giustamente Gessner fa notare che deve essersi verificato un qui pro quo, nel senso che in De re rustica VIII,2,2 fu trascritto galeam invece di paleam. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 382: Galea pro palea apud Columellam in Meleagridis mentione legi conijcio.

[4] Naturalis historia, X,132: In Hercynio Germaniae saltu invisitata genera alitum accepimus, quarum plumae ignium modo conluceant noctibus. in ceteris nihil praeter nobilitatem longinquitate factam memorandum occurrit: phalerides in Seleucia Parthorum et in Asia, aquaticarum laudatissimae, rursus phasianae in Colchis — geminas ex pluma aures submittunt subriguntque —, Numidicae in parte Africae Numidia; omnesque iam in Italia.).

[5] Rerum rusticarum III,9,18:  Gallinae Africanae sunt grandes, variae, gibberae, quas meleagridas appellant Graeci. Haec novissimae in triclinium cenantium introierunt e culina propter fastidium hominum.

[6] Naturalis historia X,74: Simili modo pugnant Meleagrides in Boeotia. Africae hoc est gallinarum genus, gibberum, variis sparsum plumis. Quae novissimae sunt peregrinarum avium in mensas receptae propter ingratum virus; verum Meleagri tumulus nobiles eas fecit.