Lessico


Fuoco persiano
Ignis Persicus

In mancanza di una descrizione della sintomatologia del fuoco persiano, si riportano alcune possibilità diagnostiche, lasciando a ciascuno la possibilità di scegliere fra herpes zoster, gangrena, ergotismo, carbonchio etc. La prima citazione - elaborazione del glossario ricavato dall'opera di Jacme D'Agramont (1348) - parla di sègol che in catalano significa segale ed è molto indicativa per essere il foc sagrat o foc pèrsic, capace di causare gangrene, null'altro che il nostro ergotismo.

1348 - Catalogna

Jacme D'Agramont - Regiment de preservació de pestilència (Lleida, 1348)

Foch salvatge 'ergotisme, malaltia cutània, amb granulació vermella, habitualment lligada a la ingestió d'aliments que tenen per base el sègol i que arribava a produir gangrenes'. També anomenada 'foc sagrat' (ignis sacer), 'foc pèrsic' (ignis persicus), 'foc volant', 'foc volatge', 'foc de Sant Marçal' i 'foc de Sant Antoni'. Aquest darrer sant era l'advocat d'aquest terrible mal transmissible.

Un llibre destacable per a la medicina de l'època. El fet que el primer llibre escrit a Europa sobre la Pesta Negra s'hagi elaborat a Lleida posa de manifest que, a l'antic Estudi General de Lleida, hi havia el caliu científic adient per a formar i atraure personalitats de relleu com a professors; en aquell moment l'Estudi no admetia professores, ni dones com a alumnes. El metge i mestre en arts Jaume d'Agramunt fou un d'aquells brillants professors, però no l'únic durant aquells anys d'esplendor de l'Estudi.La Universitat de Lleida, com a hereva de l'antic Estudi General, que va fer possible el treball científic que donà lloc a l'obra que presentem, no podia restar insensible davant la importància que va tenir aquest manuscrit. Especialment, quan es compleixen 650 anys de l'estrall de la Pesta Negra, un dels esdeveniments que va colpir més les consciències de la població.

Jaume Porta i Casanellas
Rector de la Universitat de Lleida/Lérida
Lleida, octubre del 1998

1751 - Italia

Ludovico Antonio Muratori (Vignola 1672 - Modena 1750)
Dissertazioni sopra le antichità italiane, postumo, 1751-55

Dissertazione xvi: Diverso una volta dalla lebbra fu il fuoco sacro, male che per tanti secoli si provò nell’Italia e in altre occidentali provincie. Molta è ben la sua antichità, da che ne fanno menzione Lucrezio, Vergilio e Seneca il Tragedo. Per sollievo di chi n’era attaccato, in Vienna del Delfinato fu eretto uno spedale sotto il nome di Santo Antonio Abbate nel secolo XII, e quivi ebbe origine l’Ordine de’ Frati di Santo Antonio: instituto che si propagò poi per la Francia, Italia ed altri paesi, dove si trovavano persone colpite da questo male, giacché ad esse caritativamente servivano que’ Religiosi. Vedesi tuttavia in Milano, in Bologna, in Modena e altrove la chiesa di Santo Antonio Abbate, destinata ad essi Frati ed infermi. E dura anche a’ dì nostri non già questo morbo, ma il nome d’esso morbo; e chi vuoi augurare ad altrui un male terribile, gli desidera il fuoco di Santo Antonio. Ascoltisi ora Sigeberto, che nella sua Cronica all’anno 1089 così scrive: Annus pestilens, maxime in Occidentali parte Lotharingiae, ubi multi sacro igne interiora consumente computrescentes, exesis membris instar carbonum nigrescentibus, aut miserabiliter moriuntur, aut manibus et pedibus putrefactis truncati, miserabiliori vitae reservantur; multi vero nervorum contractione distorti tormentantur. In Francia, che specialmente ne fu afflitta nel secolo XII, si chiamavano Ardenti, perché si sentivano come presi da un fuoco scorrente per le loro membra. Nella Vita di Santa Dimpna vergine appresso i Bollandisti si legge: Habet ignis ille apud Archiatros plura nomina: dicitur quippe Ignis Sacer, Ignis Persicus et Ignis Infernalis. Et est qui Esther dicitur Graeco vocabulo, cioè Tizzone. E che fosse diverso il male di San Lazzaro [lebbra] dal morbo di Santo Antonio, lo fa conoscere la Storia Miscella Bolognese da me data alla luce, mentre nota puniti da Dio coloro che tante iniquità commisero nel sacco di Piacenza l’anno 1447, con dire: Ad alcuni soldati venne il male di Santo Antonio, ad alcuni il male di San Lazzaro. Fra tanti benefizj che la somma bontà di Dio ha compartito a’ nostri tempi, si dee ben aggiugnere quello ancora d’aver fatto cessare affatto questi due orribili e sporchi malori; poiché qualche caso raro a nulla monta. Vero è che a quelli n’è succeduto un altro, cioè il morbo gallico, ma questo è più mite, e non vi mancano rimedj; e quel che è più, sel guadagna solamente chi scapestrato si dà in preda ai vizj.

1679 - Amsterdam

Steven Blanckaert (o Blanckaart, Blankaart, Stephanus Blancardus, 1650-1702)
Lexicon medicum
/ Ioann. Henrici Schulzii (Schulze, Johann Heinrich, 1687-1744) Opera Insigniter Auctum Et Emendatum, Nunc Denuo Recognitum Variisque Accessionibus Locupletatum Curante Mich. Gottl. Agnethlero (1719-1752). Praefationem Praemisit Andreas Elias Büchner
Halae Magdeburgicae: Apud Io. Gottl. Bierwirth, 1748

ignis persicus idem quod gangraena, sumitur etiam pro carbunculo, seu antbrace.

1931 - Londra

George Barger, Ergot and Ergotism: A Monograph
London, Gurney and Jackson (1931)

Ergotism in the Middle Ages. — The chronicles of the eleventh and twelfth centuries, particularly in France, mention epidemics of a disease which they call fire, often "holy fire" or ignis sacer, and sometimes arsura, clades or pestis igniaria, feu sacre, or mal des ardens. In the thirteenth century this fire became associated with St. Anthony and St. Martial, and was also known as ignis Beatae Virginis, invisibilis or infernalis. References to it became rarer and ceased in the fourteenth century, until it was identified in the eighteenth as gangrenous ergotism. The name ignis sacer had already been used by ancient writers (e.g. Lucretius) for an entirely different disorder, a chronic skin disease or erysipelas, and was also used in the fourteenth and subsequent centuries as a synonym for ignis persicus or anthrax. These and various other sources of confusion in the nomenclature misled some epidemiologists, until Fuchs [1834] cleared up the matter by basing his inquiry on the symptoms mentioned in the chronicles.