Lessico
Charles Plumier
Nessuna
biografia in italiano
neppure nel web
Traduzione di una versione francese grazie a Fernando Civardi
29 aprile 2008
Il Padre Charles Plumier, nato a Marsiglia il 20 aprile 1646 e morto il 20 novembre 1704 a Santa Maria presso Cadice, è un botanico e viaggiatore francese.
Suo papà Jean Plumier e sua mamma Madeleine Roussel erano dei semplici artigiani. Dopo aver acquisito una buonaistruzione secondaria, entra a 16 anni nell'ordine dei Minimi, ordine mendicante fondato da San Francesco di Paola nel 1435,e il 22 dicembre 1663 fa la sua professione di fede. Dedicatosi agli studi della matematica e della fisica, si distingue inoltre come eccellente pittore.
Prosegue gli studi a Tolone presso Padre Magnan, ove impara la geometria e il modo di lavorare le lenti degli strumenti ottici. Plumier viene mandato poi al monastero di Trinità dei Monti a Roma ove studia botanica sotto la direzione di due membri della sua congregazione, in particolar modo di Silvio Boccone (1603-1704). Al suo rientro in Francia viene chiamato al convento di Bormes e studia le erbe nelle isole d'Hyère, nel Midi e nel Delfinato. Conosce Pierre Joseph Garidel per mezzo del quale fa la conoscenza di Tournefort (1656-1708) che accompagna nelle sue escursioni botaniche. Esplora anche, da solo, le coste della Provenza e della Linguadoca.
Il primo viaggio
Luigi XIV aveva incaricato Michel Bégon di trovare uno scienziato naturalista per un viaggio d'esplorazione nelle Americhe. Infatti Bégon conosceva tali regioni in quanto era stato intendente delle isole d'America dal 1682 al 1685. Bégon che era allora intendente delle galere a Marsiglia, propose Joseph-Donat de Surian (farmacista, chimico, erborista e medico di Marsiglia). Ma quest'ultimo, pur avendo vasta conoscenza della chimica e una particolare capacità per l'erboristeria, non aveva sufficienti cognizioni nel campo della botanica. Pertanto si unisce a Charles Plumier che era anche un valente disegnatore. La partenza avviene nel 1689. Plumier assolse molto bene il suo incarico, riunendo una gran quantità di disegni e un notevole erbario.
Il secondo viaggio
Il re, molto soddisfatto del suo lavoro, nomina Plumier botanico del re e lo rimanda nel 1693 alle Antille. Di ritorno dalla missione, pubblica il suo primo libro; "Descrizione delle piante d'America".
Il terzo viaggio
Il terzo viaggio, realizzato nel 1695, lo condurrà in Guadalupa, Martinica, Santo Domingo e in Brasile. Al ritorno nel 1703, pubblicherà"Nova plantarum Americanarum genera" con la descrizione di 106 nuovi generi.
Il quarto viaggio
Questo viaggio gli sarà fatale. Fagon, medico del re, desideroso di conoscere meglio la china d'America (genere Cinchona) in Perù, lo incarica di una nuova missione. Va a Santa Maria presso Cadice per raggiungere Los Rios, viceré del Perù. Indebolito dai suoi viaggi precedenti, muore il 16 novembre 1704. È sepolto in un convento dei Minimi nelle vicinanze di Cadice. Il suo "Trattato sulle felci" apparirà, postumo, nel 1706.
Il botanico
Plumier è uno specialista della flora delle Antille e considerevoli sono le sue scoperte. È lui che per primo diede alle piante il nome di diverse personalità. La begonia per Bégon, la fucsia per Leonhart Fuchs, la lobelia per Mathias de Lobel, la magnolia per Pierre Magnol.... Egli ha dato della cocciniglia del Messico una bella descrizione: "la cocciniglia del Messico si aggrappa a vari tipi di alberi, gli indiani le coltivano sulle piante che si chiamano oppontium". Ma è Garidel con Emeric, medico, cheevidenzierà in modo sperimentale e con un rigore strettamente scientifico la vera natura del chèrmes che verrà classificato tra gli insetti perché fino ad allora si era creduto che il colorante rosso che si estraeva dalla cocciniglia provenisse dal vegetale.
Egli ci lascia numerosi manoscritti e più di 6.000 disegni, di cui 4.000 di vegetali (i restanti rappresentando la fauna americana). Le sue raffigurazioni dei pesci della Martinica sono utilizzate dal conte di Lacépède (1756-1825) e da Marcus Elieser Bloch (1723-1799). Le sue pubblicazioni di scienze naturali gli valgono l'ammirazione dei contemporanei, particolarmente quella di Georges Cuvier (1769-1832). Tournefort e Linneo (1707-1778) gli dedicano il genere Plumeria della famiglia delle Apocynaceae.
La città di Marsiglia gli ha dedicato il nome di una via. Anche la città di Rochefort gli ha dedicato il nome della via ove si trova un centro per la conservazione della begonia. Per certo Bégon, dopo la sua partenza da Marsiglia, fu nominato intendente della marina a Rochefort.
Fuchsia
a destra - Gesneria a sinistra
Charles Plumier - Plantarum Americanarum - 1755
Charles Plumier (April 20, 1646 - November 20, 1704) was a French botanist, after whom the genus Plumeria, or Frangipani (originally named Plumiera) is named. Born in Marseille, at the age of sixteen he entered the religious order of the Minims. He devoted himself to the study of mathematics and physics, made physical instruments, and was an excellent draughtsman, painter, and turner.
On being sent to the French monastery of Trinità dei Monti at Rome, Plumier studied botany under two members of the order, and especially under the Cistercian botanist, Paolo Boccone. After his return to France, he became a pupil of Joseph Pitton de Tournefort, whom he accompanied on botanical expeditions.
He also explored the coasts of Provence and Languedoc. His work began in 1689, when, by order of the government, he accompanied Surian to the French Antilles. As this first journey proved very successful, Plumier was appointed royal botanist. In 1693, by command of Louis XIV of France, he made his second journey, and in 1695 his third journey to the Antilles and Central America. While in the West Indies, he was assisted by the Dominican botanist Jean-Baptiste Labat. In 1704, when about to start on his fourth journey, intending to visit the home of the true cinchona tree in Peru, he was taken ill with pleurisy and died at Puerto de Santa Maria near Cadiz.
He is considered one of the most important of the botanical explorers of his time. All natural scientists of the 18th century spoke of him with admiration. Tournefort and Linnaeus named in his honour the genus Plumiera, which belongs to the family Apocynaceae and is indigenous in about forty species to Central America. It is now called Plumeria, with the name of Plumeroideae, for its first sub-family. The standard botanical author abbreviation Plum. is applied to the species he described.
Plumier identified and described the Fuchsia, which he discovered on the island of Hispaniola in the Caribbean in 1696-7. He published his first description of the Fuchsia (Fuchsia triphylla, flore coccineo) in 1703. The French explorer and botanist Louis Feuillée was one of his pupils.
His first work was Description des plantes de l'Amérique (Paris, 1693); it contained 108 plates, half of which represented ferns. This was followed by Nova plantarum americanarum genera (Paris, 1703-04), with 40 plates; in this work about one hundred genera, with about seven hundred species, were redescribed. At a later date, Linnaeus adopted in his system, almost without change, these and other newly described genera arranged by Plumier. Plumier left a work in French and Latin ready to be printed entitled Traité des fougères de l'Amérique (Paris, 1705), which contained 170 excellent plates. The publication "Filicetum Americanum" (Paris, 1703), with 222 plates, was compiled from those already mentioned. Plumier also wrote another book of an entirely different character on turning, L'Art de tourner (Lyons, 1701; Paris, 1749); this was translated into Russian by Peter the Great. The manuscript of the translation is at St. Petersburg.
At his death Plumier left thirty-one manuscript volumes containing descriptions, and about 6,000 drawings, 4,000 of which were of plants, while the remainder reproduced American animals of nearly all classes, especially birds and fish. The botanist Herman Boerhaave had 508 of these drawings copied at Paris; these were published later by Burmann, Professor of Botany at Amsterdam, under the title: "Plantarum americanarum, quas olim Carolus Plumierus detexit", fasc. I-X (Amsterdam, 1755-1760), containing 262 plates. Plumier also wrote treatises for the Journal des Savants and for the Mémoires de Trévoux. Through his observations in Martinique, Plumier proved that the cochineal belongs to the animal kingdom and should be classed among the insects.
This article incorporates text from the entry Charles Plumier in the public-domain Catholic Encyclopedia of 1913.
Clematitis
indica latifolia
Description des plantes de l'Amérique - 1693
Le père Charles Plumier, né le 20 avril 1646 à Marseille et mort le 20 novembre 1704 à Santa Maria près de Cadix, est un botaniste et un voyageur français.
Charles Plumier est né à Marseille le 20 avril 1646 de Jean Plumier et Madeleine Roussel, simples artisans. Après un bon enseignement secondaire, il entre dans l'ordre des Minimes à 16 ans et fait sa profession de foi le 22 décembre 1663. Il se consacre à l'étude des mathématiques et de la physique, il est également un excellent peintre.
Il continue ses études à Toulon auprès du père Magnan; il apprend la géométrie et la façon de polir les lentilles des instruments d'optique. Plumier est envoyé à Rome au monastère de Trinità dei Monti. Il étudie la botanique sous la direction de deux membres de sa congrégation, notamment de Paolo Silvio Boccone (1633-1704). À son retour en France, il est nommé au couvent de Bormes et herborise dans les îles d'Hyères, le Midi et le Dauphiné. Il fait la connaissance de Pierre Joseph Garidel qui lui fait connaître Tournefort (1656-1708) et l'accompagne lors de ses excursions botaniques.Il explore également seul les côtes de la Provence et du Languedoc.
Premier voyage
Louis XIV avait chargé Michel Bégon de trouver un savant naturaliste pour un voyage d'exploration aux Amériques. En effet Bégon connaissait ces régions puisqu'il avait été intendant des îles d'Amériques de 1682 à 1685. Bégon, alors intendant des galères à Marseille, propose Joseph-Donat de Surian (pharmacien, chimiste, herboriste et médecin de Marseille). Mais ce dernier qui avait de grandes connaissances en chimie et un don pour herboriser n'avait cependant pas assez de connaissances dans le domaine de la botanique. Il s'adjoint donc Charles Plumier qui était également un dessinateur habile. Le départ a lieu en 1689. Plumier s'acquitta fort bien de sa mission en constituant une masse énorme de dessins et un herbier remarquable.
Deuxième voyage
Le roi, très satisfait du travail réalisé, nomma Plumier botaniste du roi et le renvoie en 1693 aux Antilles. Au retour de cette mission, il fait publier son premier livre: "Description des plantes d'Amérique".
Troisième voyage
Il réalise en 1695 un troisième voyage qui le conduira en Guadeloupe, Martinique, Saint-Domingue et au Brésil. De retour en 1703, il publiera "Nova plantarum Americanarum genesa" où il décrit 106 nouveaux genres.
Quatrième voyage
Ce quatrième voyage lui sera fatal. Fagon, médecin du roi, désirant mieux connaître le quinquina d'Amérique au Pérou, le charge d'une nouvelle mission. Il se rend à Sainte-Marie prés de Cadix pour rejoindre Los Rios, vice roi du Pérou. Affaibli par ses précédents voyages, il décède le 16 novembre 1704. Il est inhumé dans un couvent des Minimes prés de Cadix. En 1706, après sa mort, paraîtra son "Traité des fougères".
Le botaniste
Plumier est un spécialiste de la flore des Antilles et ses découvertes sont considérables. C'est lui qui le premier a donné aux plantes le nom de personnalités diverses: Le bégonia pour Bégon, le fuchsia pour Leonhart Fuchs, le lobélia pour Mathias de Lobel, le magnolia pour Pierre Magnol... Il a donné de la cochenille du Mexique une belle description: "la cochenille s'attache contre diverses sortes d'arbres, les indiens les cultivent sur les plantes qu'on nomme oppontium". Mais, c'est Garidel avec Emeric, médecin, qui mettra en évidence de façon expérimentale et avec une rigueur toute scientifique la véritable nature du Kermès qui sera classé parmi les insectes car jusqu'alors on croyait que le colorant rouge que l'on tirait de la cochenille provenait du végétal.
Il laisse derrière lui de nombreux manuscrits et plus de 6 000 dessins, dont 4 000 de végétaux (le reste représentant la faune américaine). Ses illustrations de poissons de la Martinique sont utilisées par le comte de Lacépède (1756-1825) et par Marcus Elieser Bloch (1723-1799). Ses publications naturalistes lui valent l'admiration de ses contemporains notamment celle de Georges Cuvier (1769-1832). Tournefort et Linné (1707-1778) lui dédient le genre Plumeria de la famille des Apocynacées.
La ville de Marseille a lui a donné le nom d'une rue. La ville de Rochefort a également donné le nom d'une rue où se trouve un centre de conservation du bégonia. En effet Bégon, après son départ de Marseille, fut nommé intendant de la marine à Rochefort.
Il genere Plumeria appartiene alla famiglia delle Apocynaceae comprendente 1500 specie suddivise in 424 generi di piante erbacee perenni, oppure legnose, proprie delle regioni a clima caldo, tra le quali possiamo annoverare l'oleandro (Nerium oleander), lo strofanto salvacuori (Strophanthus kombe e gratus) e la pervinca (Vinca major e minor).
Il termine apocynum che ha dato il nome alle Apocynacee deriva dal greco apò = lontano kynós = dal cane, in quanto è una pianta dalla quali i cani vanno tenuti lontani, e non solo i cani, tutti quanti i quadrupedi. Ne parla Plinio in Naturalis historia XXIV,98: Apocyni semen ex aqua — frutex est folio hederae, molliore tamen, et minus longis viticulis, semine acuto, diviso, lanuginoso, gravi odore — canes et omnes quadripedes necat in cibo datum.
Difficile identificare questo apocynum. Magari Plinio intendeva l'Apocynum androsaemifolium – androsaemi significa che emette un liquido rosso come il sangue di un uomo, andrós+haîma, come puntualizza Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) - detto spreading dogbane in inglese (spargitore di veleno del cane). Nonostante il rompicapo cui mi sono sottoposto, non mi è stato possibile stabilire se secondo i più illustri botanici del 1500 Plinio si riferisse effettivamente all'Apocynum androsaemifolium oppure a qualche altra pianta. Di conforto non sono stati neppure i tre Apocynum descritti da Charles de L'Écluse (1526-1609) in Rariorum plantarum historia (1601) al quale rimanda un esimio commentatore di Plinio, il gesuita Jean Hardouin (1646-1729), nel suo Caii Plinii Secundi naturalis historiae libri XXXVII (1685).
In base a quanto riferisce Charles Estienne (1504?-1564) sembrerebbe trattarsi dell'Apocynum androsaemifolium e parrebbe corrispondere all'apókynon di Dioscoride che era contemporaneo di Plinio. Salvo si trattasse dell'Apocynum venetum, originario dell'Asia centrale e arrivato fino alla costa adriatica, considerato velenoso.
Matisconae/Matiscone
= Mâcon
capoluogo del dipartimento di Saône-et-Loire, 60 km a N di Lione
Il nome Plumeria commemora il botanico francese Charles Plumier, vissuto dal 1646 al 1704, che pubblicò parecchie opere sulle piante americane. Il genere comprende circa 50 specie, rappresentate da arbusti o alberelli la cui coltura a scopi decorativi risale a vecchia data, essendo sempre stati molto apprezzati per la delicata fragranza dei loro fiori. Infatti gli Spagnoli importarono queste piante, originarie dell’America tropicale, nelle Antille, dove ora sono naturalizzate, e già all’inizio del 1700 una di queste specie, Plumeria acutifolia, era diffusissima anche nelle Indie Orientali, dove venne chiamata pianta del tempio in quanto veniva coltivata appunto intorno ai templi indù.
Sono piante fornite di latice, con rami piuttosto morbidi e carnosi, a foglie alterne, grandi e picciuolate, localizzate, nella maggior parte dei casi, solo nella parte terminale dei rami. I fiori, grandi, hanno la corolla gamopetala, divisa in cinque lobi oblunghi, riuniti in un lungo tubo cilindrico, con stami inseriti alla base dei lobi.
La sistematica di questo genere non è motto precisa e infatti certe forme sono da alcuni autori considerate specie autonome, mentre da altri sono considerate varietà. Nella coltivazione a scopo ornamentale si trovano relativamente poche specie, conosciute anche col nome di frangipane, la cui origine è piuttosto dubbia.
Infatti taluni fanno derivare frangipane dal francese franchipanier/frangipanier, latte coagulato, riferendolo all’abbondante latice che, in seguito a lesione, fuoriesce dai rami e coagula molto facilmente. Altri invece propendono per la derivazione dal nome di un profumiere italiano che nel Medio Evo compose un profumo i cui numerosi ingredienti, nell’insieme, avevano l’aroma dei fiori di queste piante.
Ma le ricerche relative al profumiere italiano medievale sono alquanto discordanti. Il Medio Evo, iniziato nel 476 con la deposizione di Romolo Augustolo, ebbe termine nel 1492 con la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo.
Frangipane è assente nel Vocabolario dell'Accademia della Crusca del 1691.
Nel Dictionnaire étymologique di Noël & Carpentier (Paris, 1839) troviamo Frangipane ma non Franchipanier/Frangipanier.
Da questo dizionario possiamo dedurre che l'inventore del profumo - e del dolce anch'esso frangipane - fu merito del nipote di Muzio Frangipane. Il nonno Muzio aveva combattuto per Carlo IX di Francia (1550-1574) e l'anonimo nipote era stato maresciallo di campo delle armate di Luigi XIII (1601-1643).
Vediamo chi erano i Frangipane. Nobile famiglia rornana (nei documenti medievali Fraiapane, Fraiampane, in latino Fraiapanis, Frangipanius) che faceva risalire la sua origine all’antica gens Anicia e collegava il suo nome a una leggendaria distribuzione di pane fatta da un suo antenato ai poveri durante una carestia. A partire dagli inizi del sec. XI, in cui la famiglia appare per la prima volta (1014), divenne a poco a poco sempre più influente, specie nella politica ecclesiastica, e andò allargando i suoi possedimenti fuori Roma (furono suoi feudi Cisterna, Terracina e Astura); in Roma occuparono il Palatino con la Turris chartularia presso l’arco di Tito e il Settizodio, onde anche il cognome de’ Settesoli. La famiglia Frangipane durò fino al XVII secolo, col titolo marchionale, cioè di marchese. Da un ramo della famiglia romana sarebbero derivati i Frangipane del Friuli e i Frangipane (Frankopan) di Veglia, isola del Mare Adriatico nel golfo del Quarnaro, politicamente inclusa nella Croazia. Questi ultimi, signori della Croazia dal 1271, si distinsero nelle guerre contro i Mongoli (sec. XIII) e contro i Turchi (sec. XV).
Per completezza, perché più di tanto non è dato sapere, possiamo aggiungere che la nonna dell'anonimo nipote profumiere, moglie di Muzio, si chiamava Giulia, figlia di Maddalena (ca.1523-1583) di Piefrancesco de' Medici. Maddalena aveva sposato Roberto, figlio di Filippo Strozzi, con il quale andò a vivere in Francia e solo in seguito a Roma. La bisnonna Maddalena fu madre di otto figli (sette femmine, tra cui Giulia, e per ultimo un maschio, Leone).
I
monumenti a Muzio e ai figli Roberto e Lello Frangipane
scolpiti da Alessandro Algardi intorno al 1638.
Cappella Frangipane - Chiesa di San Marcello al Corso – Roma
www.romeartlover.it
Muzio
Frangipane
1541-1588
L'abate
Roberto Frangipane fu un uomo di cultura
e uno dei consiglieri di Enrico III (1551-1589)
fratello di Carlo IX di Francia.
Lello
Frangipane morì nel 1600 all'età di 26 anni in Croazia
dove era stato inviato da papa Clemente VIII come supporto per gli Asburgo
al fine di contenere un attacco degli Ottomani.
Muzio Frangipane venne immortalato dallo scultore italiano Alessandro Algardi (Bologna 1595-Roma 1654) con un busto che si trova nella Cappella Frangipane nella chiesa di San Marcello al Corso di Roma. Assieme a quello di Muzio si trovano anche quelli dei figli Roberto e Lello, scolpiti da Algardi intorno al 1638 quando i 3 Frangipane erano già morti. Magari l'anonimo nipote di Muzio era figlio di Lello (non credo di Roberto, essendo abate), oppure di Mario, un altro figlio di Muzio.
Nessuna data di nascita e di morte di Muzio è reperibile nel web che lo cita a iosa. Magari queste date stanno scritte nella lapide sottostante al busto e vedrò se in qualche modo ne verrò a capo. Sappiamo comunque che il 15 marzo 1572 il castello di Nemi (33 km a SE di Roma., 521 m slm, sui Colli Albani, a dominio dell'omonimo lago) passò da Francesco Cenci a Muzio Frangipane, la cui famiglia lo detenne fino alla propria estinzione operandovi ristrutturazioni.
Grazie a Roberto Piperno - al quale dobbiamo lo splendido sito www.romeartlover.it - il 26 aprile 2008 con un suo sopralluogo in San Marcello è stato possibile appurare attraverso la lapide che Muzio morì nel 1588 e che visse 47 anni, vixit annos XLVII. Laonde per cui 1588 - 47 = 1541. Riassumendo: Muzio Frangipane nacque nel 1541 e morì nel 1588.
Nel Nouveau dictionnaire de la langue française di Louis Dochez (Paris, 1860) troviamo che frangipane è innanzitutto un dolce, solo in seconda istanza un profumo. Il frangipanier è un termine botanico che identifica un arbusto americano che fornisce un latice assai caustico, senz'altro una Plumeria.
Ma, grazie al web, dobbiamo aggiungere un terzo Frangipani, Mauritius, un monaco italiano prioniere della profumeria, del quale manca qualsiasi nota biografica. Ecco il testo del web alla voce frangipane une crème à base d'amandes:
Il existe
plusieurs théories quant à l'origine du mot frangipane, mais on s'accorde au
moins sur le fait qu'il vient du nom propre italien, Frangipani. Soit:
- D'un marquis italien du XVII siècle qui aurait inventé le parfum de la
frangipane, pour cacher l'odeur du cuir des gants et des souliers;
- Un pâtissier italien du XVI siècle, à l'origine d'une liqueur parfumée
au goût de frangipane;
- Mauritius Frangipani, un moine italien pionnier de la parfumerie.
In Glossaire de botanique di Alexandre de Théis (Paris, 1810) a proposito dell'origine del nome Plumeria troviamo che invece il termine francese frangipanier corrisponde solamente a un profumo inventato da un italiano che si chiamava Frangipani, senza altre notizie storiche relative all'inventore del profumo. Frangipanier, secondo de Théis, indicava anche la Plumeria pudica che emette un profumo squisito.
Il Dizionario di Italiano Zingarelli (2008) non riporta frangipane, ma solo frangipani: [dal n. del nobile romano M. Frangipane; 1834] s.m. inv. Albero ornamentale tropicale, con grandi fiori bianchi (Plumiera alba) o rosei (Plumiera rubra) dal profumo simile a quello del gelsomino.- Si tratta quindi di un termine databile al 1834, quando comparve nei testi scritti.
L'Enciclopedia De Agostini (1995) ha solo frangipane, termine del sec. XIX; dal nome del marchese Muzio Frangipane.
Anche il Vocabolario Treccani (2000) ha solo frangipani e colloca Muzio Frangipane nel Medio Evo: frangipani s.m. dal nome del nobile romano Muzio Frangipane, a cui è attribuita, in epoca medievale, la composizione di un profumo che risultò poi simile all'odore dei fiori di Plumeria rubra.
Anche Dictionary.com, ricorrendo a diversi dizionari a noi contemporanei, attribuisce a Muzio Frangipane anziché a suo nipote l'origine del termine frangipani, entrato nell'uso inglese nel 1860-65: 1. a perfume prepared from or imitating the odor of the flower of a tropical American tree or shrub, Plumeria rubra, of the dogbane family. 2. the tree or shrub itself. 3. also frangipane; a creamy pastry filling flavored with almonds. [Origin: 1860–65; Frangipane, after Marquis Muzio Frangipane or Frangipani a 16th-century Italian nobleman, the supposed inventor of the perfume].
Anche Linda's Culinary and Food Dictionary and Glossary (http://whatscookingamerica.net) dà il merito a Muzio per l'invenzione del dolce: Frangipane - Also know as frangipani. A creamy pastry filling flavored with almonds that is usually baked in a sweet pastry crust with fruit or puff pastry pithiviers. - History: The history of frangipane is traced to a 16th-century Italian nobleman named Marquis Muzio Frangipani, who introduced almond perfume-scented gloves that were all the rage. Pastry chefs tried to capture this popular scent in desserts; hence the birth of frangipane. Later, when the perfume was added to an almond cream dessert, the resulting delicacy was also dubbed frangipane. Today it is most often used to refer to an almond-flavored pastry cream.
Fine della bagarre, che tuttavia rimane tale e quale, senza alcuno spiraglio che ci indichi la soluzione del dilemma etimologico.
La coltivazione delle Plumerie nei nostri climi presenta alcune difficoltà poiché esse sono delicate e temono le basse temperature intorno ai 4°C. Tuttavia in alcune località della Sicilia questi alberelli prosperano tranquillamente all’aperto e anche in altre zone dell’Italia Meridionale è possibile farle sopravvivere fornendo loro gli opportuni ripari invernali. Specie coltivate:
Plumeria acutifolia
Plumeria acutifolia ha le foglie piuttosto lunghe e sottili (circa cm 30 per 7-8 di larghezza), lungamente affusolate alla base; è forse la specie più coltivata nelle zone tropicali, per il gradevole profumo dei fiori bianchi col centro giallo, che in queste località sbocciano in continuazione per quasi tutto l’anno.
Plumeria alba ha le foglie strette, oblunghe, lanceolate, di consistenza coriacea e arrotolate lungo i margini; la pagina inferiore è leggermente tomentosa. I fiori sono color bianco-crema, con delicate sfumature gialle at centro.
Plumeria lutea (sin. P. jamesonii) è alta circa m 1,50 con poche foglie alla terminazione dei rami e con fiori gialli dalle intense sfumature rosse.
Plumeria rubra è un alberello alto circa m 6, con ampie foglie ellittiche e rigide, lunghe fino a cm 20-30 per 8-10 di larghezza; i fiori, che sbocciano in estate, sono raccolti in cime terminali e hanno le corolle di circa cm 10 di diametro; i colon variano dat rosso al rosa con una chiazza gialla al centro. L’intensità del loro profumo supera quella del gelsomino e della tuberosa. La specie è originaria del Messico, della Guiana, dell’Ecuador.
Plumeria tricolor è un alberello di circa m 4-5 con foglie ovate, oblunghe, con le estremità molto assottigliate; i fiori sono biancogiallastri con la gola di un bel giallo vivo e i margini spesso rosati.
Le Plumerie richiedono condizioni ambientali piuttosto costanti in tutte le stagioni dell’anno, cosa che non si verifica nei nostri climi, e si rende perciò necessaria la coltura in serra, almeno per un certo periodo. Le temperature ideali per queste piante, infatti, dovrebbero oscillare tra i 18°C dell’inverno e i 27°C del!’estate; in pratica però, nelle località dove il clima è sufficientemente mite, si può anche fare a meno della serra purché si ripari bene la pianta nella stagione fredda, e non la si esponga troppo all’aperto, durante l’estate, se il sole è eccessivamente forte.
Si impiega un terriccio molto ricco di sabbia e di torba fibrosa, o una buona terra di brughiera, in cui si invasano gli esemplari tra febbraio e aprile. Durante l’estate si possono praticare innaffiature frequenti, mentre in inverno sarà preferibile lasciare le piante quasi all’asciutto. Inoltre, da marzo in poi, fino alla comparsa dei boccioli fiorali, è consigliabile eseguire vaporizzazioni sulla chioma. La fioritura è anche favorita da una posizione in piena luce e a essa può seguire una moderata potatura per eliminare i getti più disordinati o quelli che tendono a soffocare la chioma.
La moltiplicazione si esegue esclusivamente per talee, prelevando i germogli lignificati, lunghi cm 5-7, in febbraio o marzo. È essenziale lasciar sgocciolare tutto il latice ed essiccare bene la superficie di taglio, anche per qualche giorno, prima di porre a radicare queste talee in una terrina contenente uno strato poco profondo di sabbia, che non deve mai essere eccessivamente bagnata in quanto le Plumerie sono soggette al marciume dovuto alla troppa umidità.
Ulteriori notizie e curiosità
Vediamo cos'altro c'è da orchestrare a proposito di questa Apocynacea. Spesso una denominazione botanica è sopraffatta da un nome popolare; ma l’appellativo Frangipani ha praticamente sostituito quello scientifico di Plumeria. Ecco una breve cronistoria della curiosa origine del nome così come la racconta la Grande Enciclopedia del Giardinaggio (Curcio, 1973): Caterina de’ Medici (1519-1589), diventata regina di Francia (1560), chiamò a sé il marchese italiano Muzio Frangipane che stava riscuotendo un grande successo con un profumo da lui ottenuto e commerciato con il suo stesso nome. Tale complessa fragranza ricavata da spezie, musco e radici di violetta fu riconosciuta identica a quella dei fiori di Plumeria e il nome di Frangipane, pronunciato all’inglese, soverchiò quello scientifico.
Tuttavia in Sicilia, dov’è coltivata sui balconi di Palermo con un guscio d’uovo quale protezione invernale delle gemme da fibre, viene chiamata Pomèlia e tutto lascerebbe supporre un'errata pronuncia del nome scientifico.
Però c’è un’altra allettante ipotesi. Nelle isole Hawaii, dove la Plumeria è diffusissima e largamente utilizzata per la confezione delle tipiche collane di fiori, il nome indigeno è Puamèlia o anche Pumèli. Si è tentati di supporre che un marinaio o un viaggiatore siciliano abbia portato a casa la pianta dalle Hawaii diffondendo, insieme alla conoscenza dell’arbusto, anche ii nome che aveva appreso dai nativi di quelle lontane isole.
Plumeria obtusa
Kingdom:
Plantae
Division: Magnoliophyta
Class: Magnoliopsida
Order: Gentianales
Family: Apocynaceae
Genus: Plumeria
Species 7-8 including:
Plumeria alba
Plumeria inodora
Plumeria obtusa
Plumeria pudica
Plumeria rubra (also known as acuminata and acutifolia)
Plumeria stenopetala
Plumeria stenophylla
Plumeria (common name Frangipani; syn. Himatanthus Willd. ex Roem. & Schult.) is a small genus of 7-8 species native to tropical and subtropical Americas. The genus, originally spelled Plumiera, is named in honor of the seventeenth-century French botanist Charles Plumier, who traveled to the New World documenting many plant and animal species. The common name "Frangipani" comes from an Italian noble family, a sixteenth-century marquess of which invented a plumeria-scented perfume.
The genus consists of mainly deciduous shrubs and trees. P. rubra (Common Frangipani, Red Frangipani), native to Mexico, Central America, and Venezuela, produces flowers ranging from yellow to pink depending on form or cultivar. From Mexico and Central America, Plumeria has spread to all tropical areas of the world, especially Hawaii, where it grows so abundantly that many people think that it is indigenous there.
Plumeria is related to the Oleander, Nerium oleander, and both possess poisonous, milky sap, rather similar to that of Euphorbia. Each of the separate species of Plumeria bears differently shaped leaves and their form and growth habits are also distinct. The leaves of P. alba are quite narrow and corrugated, while leaves of P. pudica have an elongated oak shape and glossy, dark green color. P. pudica is one of the everblooming types with non-deciduous, evergreen leaves. Another species that retains leaves and flowers in winter is P. obtusa; though its common name is "Singapore", it is original from Colombia.
Plumeria obtusa
Plumeria flowers are most fragrant at night in order to lure sphinx moths to pollinate them. The flowers have no nectar, and simply dupe their pollinators. The moths inadvertently pollinate them by transferring pollen from flower to flower in their fruitless search for nectar.
Plumeria species are easily propagated by taking a cutting of leafless stem tips in spring and allowing them to dry at the base before inserting them into soil. They are also propagated via tissue culture both from cuttings of freshly elongated stems and via aseptically germinated seed.
In Mexico, the Nahuatl (Aztec language) name for this plant is "cacalloxochitl" which means "crow flower." It was used for many medicinal purposes such as salves and ointments.
Depending on location, many other common names exist: "Kembang Kamboja" in Indonesia, "Temple Tree" or "Champa" in India, "Kalachuchi" in the Philippines, "Araliya" or "Pansal Mal" in Sri Lanka, "Champa" in Laos, "Lantom" or "Leelaawadee" in Thai. Many English speakers also simply use the generic name "plumeria".
They are now common naturalised plants in southern and southeastern Asia, and in local folk beliefs provide shelter to ghosts and demons. The scent of the Plumeria has been associated with a vampire in Malay folklore, the pontianak. They are associated with temples in both Hindu and Buddhist cultures, though Hindus do not use the flowers in their temple offerings.
In several Pacific islands, such as Tahiti, Fiji, Hawaii and Tonga, Plumeria is used for making leis. In modern Polynesian culture, it can be worn by women to indicate their relationship status - over the right ear if seeking a relationship, and over the left if taken.
P. alba is the national flower of Nicaragua and Laos, where it is known under the local name "Sacuanjoche" (Nicaragua) and "Champa" (Laos).
In the book "A Varanda do Frangipani" by Mozambican author, Mia Couto, the shedding of the tree's flowers serves to mark the passage of time, and the conclusion sees the protagonists submerging into the tree's roots as the ultimate solution to fix their shattered world.
In Bangladeshi culture most white flowers, and particularly plumeria, are associated with funerals and death.
Plumeria
profumo esotico di Sicilia
di Lukrezio
giovedì 1 marzo 2007
In tempi di tropicalizzazione del Mediterraneo, non è raro vedere qualche pianta tropicale su balconi e giardini, perfettamente acclimatata! Ma la Plumeria (conosciuta anche come "Frangipani" o "Pomelia") le ha battute sul tempo; giunta in Europa fin dalla metà del '700 per mano degli inglesi, si è poi diffusa in Sicilia, dove si è acclimatata perfettamente.
Arrivata inizialmente a Palermo, nell'antichissimo Orto Botanico, dove tutt'oggi ne esistono degli esemplari vecchissimi, si è poi diffusa per tutta l'area palermitana per poi essere presente in tutte le coste della Sicilia. Immaginando di passeggiare per le vie di una splendida Palermo dei primi '900, saremmo stati ammaliati dal loro profumo dolce, delicato e agrumato, richiamando alla mente note speziate di cannella, vaniglia, rosa selvatica e gelsomini.
Non vi era nobile palazzo che non ospitasse sui balconi, affacciati sul prospetto principale, vasi di "Pomelia"... ricoperta in estate di fiori morbidi e carnosi, di un bianco panna e con un raggio di sole nel loro cuore! Nei giorni di festa poi, tanti ragazzini, vendevano alle nobildonne, che passeggiavano per il centro di Palermo, mazzetti di "Pomelie" confezionati con nastrini e merletti.
Col tempo questa prima varietà di acutifolia ha iniziato a caratterizzarsi per fiori sempre più grandi, petali arrotondati e completamente sovrapposti quasi a formare un cerchio chiuso; si è iniziato così a identificarla come una varietà a sé stante, la Plumeria Palermitana.
Oggi in Sicilia sono diffuse principalmente 5 varietà di acutifolia: la "Palermitana a fiore tondo", la "Palermitana a fiore grande" e petali a punta, la "Palermitana rosa", la acutifolia a fiore piccolo, bianco e cuore giallo, la acutifolia a fiore medio, bianco, con cuore giallo e striature rosse sul bordo.
Non si sa se frutto di mutazioni genetiche grazie a qualche esemplare che in antichità abbia prodotto semi o se discendenze di esemplari differenti.... coltivate nell'Orto Botanico di Palermo.
La Plumeria, della famiglia delle Apocynaceae, è un arbusto originario della fascia tropicale, Caraibi, Venezuela, Messico, Guatemala, Piccole Antille, Puerto Rico, Cuba, Colombia, Tahiti, dove in condizioni ideali può anche raggiungere le dimensioni ragguardevoli di 10 metri in altezza.
Delle sue sette specie, differenti per grandezza, portamento, forma delle foglie e dei fiori, profumo e colori dei fiori, solo la rubra e la obtusa hanno catalizzato l'interesse dei collezionisti e degli ibridatori che hanno prodotto più di 300 ibridi, con colori dal bianco al lilla, passando per tutte le combinazioni possibili nelle 'Rainbow'; molto diverse anche nella forma e grandezza dei fiori, a 5 o 7 petali, che a volte sono doppi o ad ala di farfalla.
Diversi anche i significati che i vari popoli gli attribuiscono: i tailandesi usano piantarla vicino alle tombe e ai templi sacri, ma sono restii a tenerla in casa considerandola pianta sacra. I Polinesiani invece la considerano simbolo di immortalità e di buono auspicio, tanto da usarne i fiori per confezionare delle collane da regalare (o vendere...) ai visitatori in segno di amicizia e accoglienza.
Coltivazione
La sua coltivazione alle nostre latitudini non è impegnativa a patto di avere "a portata di mano": Sole, una manciata d'amore e un luogo caldo per l'inverno! Infatti il suo tallone d'Achille è il freddo.... che non deve essere mai tale da farla gelare. Ne morirebbe. Predilige i suoli sciolti e leggeri, che le assicurano un buon drenaggio per l'acqua in eccesso, prima fonte di vita ma anche di guai! Il suo ristagno le procura facilmente del marciume che aggredisce con facilità i suoi tessuti spugnosi. In pochi passi vi elenco adesso le principali note colturali per chi volesse farsi appassionare da questa pianta che porta un pizzico di tropici in casa nostra!
Usare vasi contenuti, poco profondi e possibilmente non di plastica che causerebbe la "cottura" delle radici in estate.
Preparare un terriccio sciolto con 50% di torba scura e 50% di Agriperlite che all'occorrenza può essere sostituita con miscuglio di pomice fine e sabbia grossa.
Da Giugno a Settembre annaffiare abbondantemente ma far asciugare completamente il terriccio fra una annaffiatura e l'altra.
Al risveglio vegetativo (Maggio-Giugno), usare del concime equilibrato 20-20-20 con cadenza quindicinale nelle annaffiature.
Solo quando si sarà formata una rosa di almeno 3 foglie, sostituire il concime delle annaffiature con uno per uso fogliare con alto titolo di Fosforo: 10-30-10 o 10-40-10 o 10-50-10 (usare titolatura alta solo su piante adulte) che ne stimolerà una fioritura copiosa.
Da Maggio, se le temperature lo consentono, esporre in pieno sole, per poi scegliere in Agosto una posizione tale da risparmiarle il sole cocente nelle ore centrali.
In Settembre o Novembre, quando all'abbassamento delle temperature consegue l'ingiallimento e la caduta delle foglie, diradare le annaffiature fino a sospenderle completamente.
In Autunno, ripararla al chiuso, in luogo con temperature non inferiori ai 15 gradi, non umidi, lontano da fonti di calore e spifferi freddi.
Per prevenire marciumi invernali, trattare tutte le parti del tronco con un fungicida a largo spettro, meglio se in polvere; ripetere più volte il trattamento durante tutto il periodo.
Malattie - Parassiti - Rimedi
Marciume basale causato da eccessi d'acqua. Tagliare la parte malata, far asciugare il taglio, ripiantare la talea in substrato nuovo.
Marciume
apicale causato da un fungo, principalmente in inverno a causa di umidità
fredda; tagliare al di sotto della parte marcia e disinfettare con fungicida.
Attacco fogliare da parte del ragnetto rosso a causa di poca ventilazione,
aria caldo-umida, con ingiallimento delle foglie e caduta delle stesse;
trattare con acaricida.
Attacco di Aleurodide (farfalline bianche) che depongono in massa le uova sotto le foglie che ingialliscono e si accartocciano a causa delle larve che ne succhiano la linfa; parassita molto tenace, trattabile con Confidor ogni 7 giorni.
Raramente Afidi o Cocciniglie che possono essere trattate con miscele di insetticida e olio bianco minerale.
Chiaramente non tutti gli argomenti sono stati trattati e sviscerati per pochezza di spazio, spero comunque che quanto detto vi abbia stuzzicato almeno un po' e vi sia stato di aiuto per comprendere e amare meglio questa splendida pianta!
http://plumeriashop.blogspot.com