Coiterpullus
1564
Il Pulcino di Volcher Coiter
Trascrizione
di Fernando Civardi
Traduzione di Elio Corti
Revisione della traduzione di Fernando Civardi
Traduzione iniziata l'11 aprile e terminata l'8 giugno 2010
Si ringrazia PRAVDA.Ru per le fotografie dell'embrione
Elogio
di William Harvey
all'embriologia di Volcher Coiter
Il testo
latino è tratto da
Guilielmi Harveii Opera omnia
A Collegio Medicorum Londinensi edita – mdcclxvi
Exercitatio decimaquarta. - De
generatione foetus ex ovo gallinaceo.
14°
esercizio - La generazione del
feto da un uovo di gallina
[240] Aristoteles olim, nuperque Hieronymus Fabricius, de generatione et formatione pulli ex ovo, accurate adeo scripserunt, ut pauca admodum desiderari videantur. Ulysses Aldrovandus tamen ovi pullulationem ex suis observationibus descripserit; qua in re, ad Aristotelis auctoritatem potius, quam experientiam ipsam collimasse videtur. Quippe eodem tempore Volcherus Coiter Bononiae degens, eiusdem Ulyssis, praeceptoris sui, ut ait, hortatu, quotidie ova incubata aperuit, plurimaque vere elucidavit, secus quam Aldrovando factum est; quae tamen hunc latere non poterant. Aemilius Parisanus quoque, medicus Venetus, explosis aliorum opinionibus, novam pulli ex ovo procreationem commentus est. |
Un tempo Aristotele, e recentemente Girolamo Fabrizi, scrissero in maniera talmente accurata a proposito della generazione e della formazione del pulcino dall'uovo, che pochissime cose sembrerebbero ritenute necessarie. Tuttavia Ulisse Aldrovandi avrebbe descritto la generazione del pulcino dall'uovo in base alla sue osservazioni; sembra che a questo proposito abbia volto lo sguardo all'autorità di Aristotele anziché all'esperienza vera e propria. Effettivamente nello stesso periodo Volcher Coiter, che abitava a Bologna, su incitamento, come afferma, dello stesso Ulisse suo maestro, aprì ogni giorno delle uova incubate e davvero chiarì molte cose, diversamente da quanto è stato fatto da Aldrovandi, tutte cose che a costui non avrebbero potuto rimanere sconosciute. Anche Emilio Parisano, medico a Venezia, dopo aver disapprovato le idee degli altri, ha inventato una nuova generazione del pulcino dall'uovo. |
Externarum et internarum principalium
humani corporis partium tabulae
autore Volchero Coiter Frisio Groeningensi
inclytae Reipublicae Noribergensis Medico Physico et Chirurgo
Norimbergae in officina Theodorici Gerlatzeni
MDLXXIII
[32 |
Sull'inizio e l'evolversi della generazione delle uova dei gallinacei e sulla sequenza della formazione del pulcino gallinaceo. |
Postquam in fine tabularum de internis humani corporis partibus, quae ad brutorum generationem et foetuum partes peculiares pertinent, attigi, quo ex abundanti et nunc discrimen hac in parte inter quadrupeda et volatilia dignoscatur, et etiam quidam Philosophi, sese ex scrupolosis in scholis ubique agitatis quaestionibus atque ambiguitatibus omnibus facilius explicare queant: operae praetium esse duxi hic subtexere, quae in generatione, et formatione pullorum gallinaceorum animadverti. incipiam a prima ovorum generatione, descendam ad ovi absolutam perfectionem, et ultimo recensebo historice, quidnam singulis diebus, dum inter incubationem formantur et animantur pulli, novi procreetur. Ne lector, qui quid naturalium rerum scriptores qui sunt Hippoc: Aristoteles et Plinius de procreatione pullorum gallinaceorum, tradidere, legit, ullibi[1] offendatur, vel in veritatis exquisita cognitione assequenda remoretur, dissentiunt enim inter se autores: deinde ne quispiam vel historiae meae obscuritate, vel prolixitate, vel etiam ob sententiarum contrarietatem inter legendum implicetur haesitetque, placuit in fine brevibus huius materiei scriptorum sententias adiicere. |
Dopo
che alla fine delle tavole relative alle parti interne del corpo umano
mi sono occupato di ciò che riguarda sia la generazione degli animali
privi di ragione che le parti caratteristiche dei feti, ho ritenuto
che valesse la pena aggiungere a questo punto quanto ho osservato
durante la generazione e la formazione dei pulcini di gallinaceo, in
modo che qui venga fatta una completa distinzione tra quadrupedi e
volatili, e che anche alcuni filosofi possano liberarsi più
facilmente da tutte le scabrose problematiche e ambiguità discusse
ovunque nelle scuole. Comincerò dall'inizio della generazione delle
uova, passerò al perfezionamento finale dell'uovo e per ultimo
esaminerò cronologicamente ciò che di nuovo quotidianamente si crea
mentre nel corso dell'incubazione i pulcini si formano e prendono
vita. Affinché il lettore, che ha letto quanto gli scrittori di cose
naturali hanno tramandato a proposito della generazione dei pulcini di
gallinaceo, i quali sono Ippocrate |
Ova in plerisque avibus generationis primordium ab avibus faeminis sumere, Zephyria, sive hypenemia, id est subventanea, quae alias sterilia et irrita vocantur, et absque maris semine excusa sunt, demonstrant. circa brumam itaque in gallinis communibus sub diaphragmate, ubi cava vena ex iocinore prodiens, diaphragma perrumpit, sensim ac pedetentim, multi parvi et subflavi globuli ex mero vitello conflati, cumulatim ob ventris brevitatem acervantur, ac colliguntur, minime secundum ventris longitudinem, ut in viperis et serpentibus oviparis, monilis ex corallis sive magnis margaritis conflati instar, iuxta intestina utrinque extenduntur. Eo in loco fovendis ovis aptissimo, dorsi in primis, deinde circumpositarum partium ligamenta dilatata atque expansa, singulis ovis, singulas membranas venis arteriisque refertas, ut inde nutrimentum augmentumque acciperent, impartiunt. globuli in principio pauci et parvi numero et quantitate aucti, maiores et inferiores primo, post reliqui ad priorem uterum protruduntur, ex hoc ad secundum, a secundo perfecta prorumpunt: qua vero ratione, nunc per utriusque uteri explicationem declarabo. |
Le uova zefirine, o piene di vento, cioè subventanea, che talora vengono dette sterili e infruttuose e che sono state prodotte senza il seme del maschio, dimostrano che le uova nella maggior parte degli uccelli prendono origine dagli uccelli femmina. Pertanto durante il periodo invernale nelle galline comuni, al di sotto del diaframma, là dove la vena cava proveniente dal fegato oltrepassa il diaframma, pian piano e lentamente molti piccoli globuli giallastri composti da solo tuorlo vanno accumulandosi e raccogliendosi a causa della brevità dell'addome, ma non secondo la lunghezza dell'addome come accade nelle vipere e nei serpenti ovipari, nei quali sono disseminati dappertutto accanto agli intestini come una collana fatta di corallo o di grandi perle. In tale zona, assai adatta per nutrire le uova, i legamenti dilatati ed espansi, innanzitutto del dorso e poi delle strutture che stanno intorno, dispensano a ciascun uovo una propria membrana ricolma di vene e arterie in modo che ne riceva nutrimento e sviluppo. I globuli, in un primo tempo piccoli e pochi, dopo essere aumentati di numero e dimensione, dapprima quelli più grandi e posti più in basso, successivamente i rimanenti, vengono spinti nel primo utero, da questo nel secondo, dal secondo fuoriescono delle strutture ultimate. In che modo, adesso lo chiarirò attraverso la spiegazione di ambedue gli uteri. |
In gallinis duo reperiuntur uteri, quorum alter elatior existit, et lati intestinuli in gyros circumvoluti formam representat, albo colore praeditus, vacuus, et dorso annexus a me inventus est. Superiori regione pertingebat ad imperfectorum ovorum cumulum, sub diaphragmate a dorsi ligamento dependentem, cui beneficio tenuissimae membranae alligatus erat. hic deprehendere non potui foramen, per quod inchoata ova vel ovorum seminaria, in hunc ingrediantur uterum. Constat autem primus uterus ex duabus tunicis interna nimirum, et externa, interna est alba, multis rugis referta, sic enim ante iustum tempus ova non elabuntur, externa similis est peritonaeo, quae a vena cava ramos venarum satis insignes, ab aorta arterias multas ad uterum ducit. in hoc ova valde augentur et albumen consequuntur. |
Nelle galline si rinvengono due uteri, uno dei quali è posto più in alto e rassomiglia nella forma a un piccolo intestino allargato che si avvolge in anse, che da me è stato trovato essere dotato di colore bianco, vuoto e attaccato al dorso. Superiormente si estendeva fino all'ammasso delle uova imperfette che sotto il diaframma pendeva da un legamento del dorso cui l'utero era unito grazie a una membrana sottilissima. Qui non fui in grado di trovare il foro attraverso il quale le uova abbozzate, ossia i piccoli semi delle uova, riescono a entrare in questo utero. Inoltre il primo utero è costituito da due tuniche, cioè interna ed esterna. Quella interna è bianca e dotata di molte pliche, e infatti così le uova non fuoriescono prima del momento giusto. Quella esterna è simile al peritoneo e fornisce all'utero dei rami venosi abbastanza grandi che provengono dalla vena cava nonché molte arterie che provengono dall'aorta. In esso le uova si ingrandiscono parecchio e acquisiscono l'albume. |
Alter
et inferior uterus, per quem galli semen immittitur, longitudine
adaequat dimidium digitum, consequitur orificium angustum et strictum,
quod ad crassitiem ovi perfecti dilatatur, uterus vero hic laxe ovum
comprehendit. Substantia eius est crassa atque ex propria impropriaque,
sive a peritonaeo mutuata, conflatur tunica. externa haec peritonaei,
tenuis atque plurimis venis arteriisque conspicuis intertexta est.
Interna sive propria crassior est, multo et minoribus paucioribusque
vasis perfusa. Uterus hic secundus terminatur ad glandulas duas, quae
renum in avibus vicem subire existimantur, isthic habet strictum
orificium sphincteris instar, quod a secundo utero excipitur, haud
dubie {sphinctir} <sphincter> hic dilatatur et constringitur
rursus, dum ovum ingreditur, [33 |
L'altro
utero, quello inferiore, attraverso il quale viene immesso il seme del
gallo, in lunghezza raggiunge mezzo dito, possiede un orificio piccolo
e stretto che si dilata adeguandosi al volume dell'uovo ultimato. Ma
questo utero contiene comodamente l'uovo. La sua struttura è spessa
ed è composta da una tunica propria e da una che non è sua in quanto
derivata dal peritoneo. Questa tunica esterna del peritoneo è sottile
ed è intessuta di moltissime vene e di arterie di grandi dimensioni.
Quella interna, o propria, è più spessa ed è irrorata da vasi molto
più piccoli e molto meno numerosi. Questo secondo utero finisce in
corrispondenza di due ghiandole che negli uccelli si ritiene svolgano
la funzione di reni. In questo punto possiede un orificio stretto
simile a uno sfintere che appartiene al secondo utero, e senza dubbio
questo sfintere si dilata e si restringe nuovamente quando l'uovo
entra e quando l'uovo è entrato. Il compito di questo secondo utero
è quello di disidratare l'uovo e farlo talmente indurire con il suo
calore in modo che acquisisca il guscio. A dire il vero a me non è
noto se qui venga trasmesso all'uovo il prolifico seme del gallo. Il
collo dell'utero è abbastanza lungo e spesso. Sin qui a proposito
dell'origine delle uova e il raggiungimento del loro completamento.
Adesso si parlerà della formazione del pulcino o sviluppo del feto. A
questo punto bisogna notare che i pulcini di gallinaceo, come pure
degli altri uccelli, si formano più lentamente o più rapidamente in
base alla loro natura, alla stagione, alla regione, all'assiduità
dell'incubazione. Columella |
Equidem anno 1564. mense Mayo Bononiae, instigante me Philosophiae ordinariae professore excellentissimo, viro ut variarum scientiarum artiumque sic Philosophiae, et in primis vero naturalis partis scientia eximio, Doctore Ulysse Aldruando, promotore et praeceptore meo perpetua observantia colendo, et aliis doctoribus studiosisque cohortantibus, mandavi duas Gallinas glocientes, sive ad incubationem proclives seligi, earumque singulis 23. ova subiici: atque istis comitantibus, singulis diebus unum, quo haec duo praecipue cerneremus, nimirum originem venarum, atque quid primo in animali gignebatur, aperui. |
Quanto
a me, nel mese di maggio dell'anno 1564, a Bologna, su incitamento del
Dottor Ulisse Aldrovandi |
In primi diei ovo vidi luteum consequutum circulum album, non admodum magnum, in cuius medio eiusdem coloris punctum sive orbiculum, ex circulo fluebant duo germini[2], quorum alter crassior et longior altero existebat, vitellus fluidior, atque recentis ovi luteum. |
Nell'uovo del primo giorno ho visto che il tuorlo aveva acquisito un cerchio bianco, non molto spesso, al cui centro c'era un punto o dischetto dello stesso colore. Dal cerchio scaturivano due prolungamenti, uno dei quali era più spesso e lungo dell'altro. Il tuorlo era più fluido del giallo di un uovo deposto da poco. |
Secundo
die
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Secundo die vidi duas tenuissimas pelliculas, ceu membranas, quarum altera putamini immediate adhaesit, altera aliquantisper a putamine dissita substantiam ovi involvebat, in cacumine enim spatium exiguum fuit vacuum. Vitellus elatus erat ad cacumen, ut Aristoteles inquit tertio die fieri. Vitelli media pars candidior reliqua parte cernebatur. in medio conspexi quid semini simile. punctus et circulus inventi sunt, sub membrana involvente ovi substantiam, atque fibris quibusdam sanguineis aspersi. album ut vitellus aliquanto liquidior solito. substantia alba vitro similis, quam vulgus semen galli existimat, aliquanto durior extitit. |
Il secondo giorno ho visto due sottilissime pellicole o membrane, una delle quali subito aderì al guscio, l'altra un tantino separata dal guscio avvolgeva la sostanza dell'uovo. Infatti in corrispondenza del polo acuto esisteva un esiguo spazio vuoto. Il vitello si era spostato verso il polo acuto, come Aristotele dice accadere al terzo giorno. La parte centrale del tuorlo appariva più chiara della rimanente parte. Al centro vidi un qualcosa simile a un seme. Il punto e il dischetto sono stati trovati al di sotto della membrana che avvolge la sostanza dell'uovo e cosparsi da alcuni filamenti color sangue. L'albume, così come il tuorlo, era un po' più liquido del solito. La sostanza bianca simile al vetro, che la gente comune ritiene essere il seme del gallo, era un pochino più dura. |
Tertio
die
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Tertio die in albumine nulla fuit deprehensa mutatio, at punctus, sive globulus sanguineus in vitello ante inventus, iam in albumine potius repertus, manifeste pulsabat, fundebatque unum venae ramum, ut ex colore iudicare quivimus, qui in duos scissus, multos emisit ramusculos, qui circuli modo pulsantem punctum ambiere. hi ramusculi suffulciebantur membrana tenuissima, quae tum munere, tum substantia secundinam exprimebat. Tres itaque hic repertae sunt membranae, quarum prima putamini {asscribitur} <ascribitur>, secunda ovi universae substantiae, tertia secundinae. |
Il terzo giorno non fu notato alcun cambiamento a livello dell'albume, ma il punto, o globulo sanguigno, trovato precedentemente nel tuorlo, adesso invece riscontrato nell'albume, pulsava in modo evidente e dava origine a un ramo venoso, come abbiamo potuto giudicare dal colore, il quale, dopo essersi diviso in due rami, aveva emesso molti rametti che avevano contornato a mo' di cerchio il punto che pulsava. Questi rametti erano sostenuti da una membrana sottilissima che per quanto riguarda sia la funzione che la struttura rappresentava la membrana del secondamento - l'allantoide. Pertanto in questo stadio sono state trovate tre membrane, la prima delle quali viene attribuita al guscio, la seconda a tutta quanta la sostanza dell'uovo, la terza alla secondina. |
Quarto
die
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Quarto die pertudi ovum ab obtusiori parte, et primo occurrit spatium adeo vacuum, ut articulum digiti priorem facile admiserit. album instar aquae, ob tenuitatem diffluebat, globulus et reliqua maiora reperta sunt, pulsabat autem globulus, vasa minime. ab altero latere globuli tres sibi mutuo coniuncti, colore translucidi, vitro simili reperti. ab altero duo rami, sive vasa arteriis non dissimilia extitere, quae tamen non pulsabant. Albumine effuso in conspectum prodiit vitellus satis liquidus, et hinc inde sanguine quoquo modo conspersus. |
Il quarto giorno ho bucato l'uovo in corrispondenza del polo ottuso e per prima cosa si è presentato uno spazio così vuoto da accogliere facilmente la falange distale di un dito. L'albume che sembrava acqua defluiva a causa della sua scarsa consistenza, il globulo sanguigno e le altre strutture sono state trovate di dimensioni maggiori. Inoltre il globulo pulsava, i vasi molto poco. Dal lato opposto sono stati trovati tre globuli uniti tra loro di colore traslucido simile al vetro. Dall'altro lato c'erano due rami o vasi non dissimili da arterie, che tuttavia non pulsavano. Dopo che l'albume fu uscito venne alla vista un tuorlo abbastanza liquido e qua e là cosparso di sangue in modo non uniforme. |
Quinto die deprehendimus secundam membranam totius ovi substantiam ambientem, et multis venis perfusam, ita a putaminis membrana liberam et validam, ut absque offensione cum ovi substantia extrahi potuerit. aperta hac membrana, globulum sanguineum pulsantemque vidi profundius solito subsidisse. sumpsi utriusque gallinae quinti diei ovum, et in altero apparuit tantum globulus pulsans adhuc informis, sanguine utcunque circumfusus cum suis venis, ut ante dictum est. globuli a latere existentes colore tendebant ad nigrum habebantque in medio minores adhuc globulos, qui coniuncti cerebrum quoquo modo {representarunt} <repraesentarunt>, tertius globulus, non nisi in magnitudine mutatus fuit. In albumine visae sunt partes dissimilares, quarum quaedam tenues ad candorem accedentes, quaedam crassiores. Vitellus facillime cum albumine confundebatur. In altero ovo manifeste caput pulli apparuit pro ratione corporis maximum, et in eo utrinque a lateribus unus oculus subniger, qui in medio perlucidus conspiciebatur, in medio oculorum tertius globulus, a capite dependebat reliquum corpus oblongum, non longe a capite cor vel orbiculus pulsans situs, unde et venae visae sunt primam ducere originem. nullum hic potui deprehendere hepatis vestigium, ita interna erant confusa. |
Il quinto giorno abbiamo osservato che la seconda membrana circondava la sostanza di tutto l'uovo e che era invasa da molte vene, così libera dalla membrana del guscio e tanto resistente da poter essere estratta senza danni insieme alla sostanza dell'uovo. Aperta questa membrana, vidi che il globulo sanguigno e pulsante si era abbassato più a fondo del solito. Avevo preso un uovo del quinto giorno di ambedue le galline e anche nell'altro si vedeva solamente il globulo pulsante ancora informe, circondato comunque da sangue con le sue vene, come prima si è detto. I globuli che si trovavano dall'altro lato nel colore tendevano al nero e in mezzo a loro avevano dei globuli ancora più piccoli, i quali, uniti fra loro, in un certo senso imitavano un cervello. Il terzo globulo era diverso solo riguardo le dimensioni. Nell'albume si vedevano delle parti tra loro dissimili, alcune delle quali poco dense tendenti al candido, altre più dense. Il tuorlo si mescolava assai facilmente con l'albume. Nell'altro uovo si notava in modo evidente la testa del pulcino che era assai grande in rapporto al corpo, e da ambo i lati della testa c'era un occhio nerastro che al centro appariva assai chiaro. In mezzo agli occhi c'era un terzo globulo. Dalla testa si staccava la rimanente parte assai lunga del corpo, non lontano dalla testa c'era il cuore o un dischetto che pulsava, dal quale si sono viste trarre origine anche le vene. In questo stadio non sono stato in grado di identificare un indizio del fegato tanto erano indistinti i visceri. |
Sexto
die
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Sexto
die praeter reliqua, quae omnia fuere maiora, vidimus ab obtusiore
parte post[3]
membranarum sive pellicularum primo albumen, haerebat enim luteum in
fundo, in albumine pullus vivus animatus, et omnibus suis partibus
adumbratus fluctuabat, caput pro ratione [34 |
Il
sesto giorno oltre alle rimanenti formazioni, che erano tutte quante
più grandi, per prima cosa dal lato ottuso abbiamo visto l'albume al
di là delle membrane o pellicole, infatti il tuorlo aderiva al fondo
dell'uovo. Il pulcino vivo e vegeto, e abbozzato in tutte le sue
parti, fluttuava nell'albume, possedeva una testa grandissima in
rapporto al corpo, non aveva nulla di più perfezionato e più grande
eccetto gli occhi. Infatti mi fu possibile, ma con una certa difficoltà,
distinguere negli occhi tutte le tuniche e i liquidi tra loro. Per
cui, non senza motivo, Firmiano Lattanzio |
Septimo
die
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Septimo die omnia manifestius sese visui obtulere, primo pelliculae tres, praesertim tertia secundina dicta, venas suffulciens, et omnem liquorem circundans. emisso liquore candido cum flavo, animal exiguum et rudi minerva efformatum prodiit. caput illi erat caeteris corporis partibus tum maius, tum perfectius, dignoscebatur et craneum et rostrum exquisitius, reliquum corpus cum membris informatum. ex visceribus nullum quasi potui distinguere, tum quia ventri thoracique inclusa erant, tum quia intus necdum veram et manifestam delineationem consequuta erant, undique enim confusa cernebantur. |
Il settimo giorno tutto si rese più chiaro alla vista, in primo luogo le tre pellicole, soprattutto la terza, detta secondina, che sorregge le vene e circonda tutto il liquido. Dopo aver fatto uscire il liquido bianco insieme a quello giallo, uscì un animale piccolo e foggiato in modo grezzo. La sua testa era sia maggiore che più perfezionata rispetto alle rimanenti parti del corpo. Sia il cranio che il becco li si vedeva essere migliori. Il resto del corpo con le membra era informe. Non mi fu possibile distinguere quasi nessuno dei visceri, sia perché erano racchiusi nel ventre e nel torace, sia perché internamente non avevano ancora raggiunto un abbozzo vero ed evidente. Infatti dappertutto li si vedeva in modo confuso. |
Octavo
die
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Octavo die inveni omnes partes maiores magisque delineatas, et crura et alas, ita, ut iam pulli effigiem demonstrarit. validiori motu in ovi albumine se ipsum volvebat. Praeter haec reperi venas satis conspicuas, in pulli umbilicum immissas. |
L'ottavo giorno trovai tutte le parti più grandi e meglio delineate, sia le gambe che le ali, tanto da mostrare già l'aspetto di un pulcino. Si rigirava nell'albume dell'uovo con un movimento più vigoroso. Oltre a queste cose trovai delle vene abbastanza grandi che entravano nell'ombelico del pulcino. |
Nono vidi secundinam venarum tum multitudine, tum magnitudine auctam, denique et copia sanguinis solito turgidiorem, transudaverat etiam sanguinis tenuissimi nonnihil, post secundinam visui occurrit pullus fluitans in albo et utrinque a lateribus vitelli dimidium, tanque vitellus in duas aequales partes dissectus fuisset, vasa umbilicalia multo erant maiora. Pullo exempto detraxi membranam propriam immediate pullum cingentem, ne scilicet in humore periret. Iam omnibus partibus absolutus et poris latis, ex quibus pennarum primae radices prorupturae erant, undequaque conspiciebatur. caput omnium maximum extitit, oculi vero perfectissimi et suis palpebris donati. In capite vidi tres globulos transparentes, et simul avium cerebrorum figurae efformantes. Inferiores omnes a collo partes, ad integram naturalemque figuram perductae. foris in pectore e cordis regione pulsatio apparuit, cor suam habebat formam et colore subalbido praeditum, pulsabat etiam extra pullum diu. iecur subpallidum, ventriculus, intestina, costae et omnia alia viscera admodum fluida atque flaccida reperiebantur. albuminis duplex substantia, et singulae singulis propriis membranis compraehensae erant. Altera portio fuit translucida et pullum ei innatantem continebat. altera lenta, crassa et pallida tanquam excrementitia albuminis portio in fundo ovi haesit. |
Il nono giorno vidi che la secondina era aumentata sia per la moltitudine delle vene sia per la loro grandezza, e inoltre era più turgida del solito per l'abbondanza di sangue, e che aveva anche trasudato un pochino di sangue assai diluito. Dopo la secondina mi cadde sotto gli occhi il pulcino che fluttuava nell'albume e che su ambo i lati c'era metà del tuorlo, come se il vitello fosse stato diviso in due parti uguali. I vasi ombelicali erano molto più grandi. Dopo aver tolto il pulcino rimossi la specifica membrana che cinge direttamente il pulcino, in modo tale che non morisse nel liquido. Lo si vedeva già ultimato dappertutto in ogni parte e con dei pori larghi dai quali stavano per prorompere le prime radici delle penne. La testa era la più grande di tutte le parti, inoltre gli occhi erano del tutto perfetti e forniti delle loro palpebre. Sulla testa vidi tre globuli trasparenti e che messi insieme avevano l'aspetto del cervello degli uccelli. Tutte le parti che si trovano più in basso del collo avevano raggiunto un aspetto completo e naturale. All'esterno a livello del petto comparve una pulsazione dovuta a dove di trova il cuore. Il cuore possedeva la sua forma ed era dotato di un colore biancastro, e pulsava a lungo anche se posto all'esterno del pulcino. Il fegato piuttosto pallido, lo stomaco, gli intestini, le coste e tutti gli altri visceri erano molto molli e flaccidi. La sostanza dell'albume era duplice e ciascuna era circondata dalla sua specifica membrana. Una delle due porzioni era traslucida e conteneva il pulcino che vi galleggiava, l'altra era viscosa, densa e pallida e aderiva sul fondo dell'uovo come se fosse la porzione escrementizia dell'albume. |
Decimi
diei ovum
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Decimi diei ovum habebat secundinam solito aliquanto robustiorem, venas sanguine foris irroratas. Foetus vitello tanque pulvinari instratus omnibus partibus absolutus: femora dorsum et clunes erant primis radicibus pennarum obductae. corpus vel venter pulli capite aliquando maior, contrarium asserit Aristoteles. In oculis omnes tunicas, omnes humores, et externa velamenta utpote palpebras, atque membranam qua nictitant, vidi. cerebrum suos habebat anfractus et gyros, cor vero naturali figura et colore candido, ut partes spermaticae, praeditum: pulmo ac costae erant efformatae. in ventre inferiori iecur ab albo colore ad rubicundum tendebat, ventriculus atque intestina candidissima. prodibant ex foetus ventre iuxta anum duo vasa umbilicalia ad vitellum tendentia. exempto pullo deprehendimus maiorem partem albuminis absumptam, et quod super erat, crassum excrementum extitisse, a vitello vero parum vel nihil abscessisse. |
L'uovo del decimo giorno aveva la secondina alquanto più consistente del solito e all'esterno aveva delle vene in cui scorreva sangue. Il feto, steso sopra al tuorlo come se fosse un cuscino, era ultimato in tutte le parti. Le cosce, il dorso e le natiche erano ricoperti dalle parti iniziali delle piume. Il corpo o addome del pulcino era finalmente più grande della testa. Aristotele asserisce il contrario. Negli occhi ho visto tutte le membrane, tutti i liquidi e i rivestimenti esterni o palpebre, nonché la membrana con la quale ammiccano. Il cervello aveva i suoi solchi e le sue circonvoluzioni, e per di più il cuore era dotato del suo aspetto normale e di colore candido come le aree riproduttive. Il polmone e le coste erano formate. Nell'addome inferiore il fegato dal colore bianco tendeva al rossiccio, lo stomaco e gli intestini erano bianchissimi. Dal ventre del feto in prossimità dell'ano uscivano due vasi ombelicali che si dirigevano verso il tuorlo. Rimosso il pulcino abbiamo notato che la maggior parte dell'albume era stata consumata, e ciò che restava era un denso escremento. Ma dal tuorlo poco o nulla era scomparso. |
Undecimo die nullam, nisi quae in magnitudine est, cognovimus differentiam, manifestius atque caput, creverat, pennae subpullularant. foetus in albo et tenui liquore, vitello incumbens, natabat. sub vitello haesit crassum et viscidum albumen. |
All'undicesimo giorno non abbiamo riscontrato alcuna differenza se non per quanto riguarda le dimensioni. Anche la testa era cresciuta in modo alquanto evidente, le piume erano cresciute un pochino. Il feto adagiato sul tuorlo fluttuava nel liquido bianco e tenue. Al di sotto del tuorlo aderiva l'albume che era denso e viscido. |
Duodecimo
die
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Duodecimo
die, praeter caetera consideravimus membranas et humores, membranae
fuerunt quatuor, quarum prima roboris gratia putamini concessa est,
ita enim valide putamen fragilissimum unitum conservat, ut ovum recens,
et crudum ne a robustissimo viro, si acutiores partes utraque manu
comprimantur, quidem rumpi queat. secunda totam ovi substantiam ambit
deprimitur et constringitur, pro ovi imminutione, et contractione et
hac ratione inhibet partium ovi, quae facile commotione, cum omnia
liquidiora incubationis tempore redduntur, fieri potuit, confusionem.
Tertia praebet venis arteriis sustentaculum atque stabilimentum,
arteriis enim atque venis est referta, extrinsecus sanguine subtili
conspersa totum ovum circundat, et secundinae munere fungitur. [35 |
Il dodicesimo giorno, oltre ad altre cose, prendemmo in considerazione le membrane e i liquidi. Le membrane erano quattro, la prima delle quali grazie alla sua consistenza si era unita al guscio. Infatti mantiene integro il guscio fragilissimo a tal punto che un uovo fresco e crudo non può essere rotto se le due estremità appuntite vengono compresse con entrambe le mani, salvo si tratti di un uomo assai forte. La seconda membrana circonda tutta la sostanza dell'uovo e si deprime e si contrae conformemente alla riduzione e alla contrazione dell'uovo, e in questo modo impedisce il mescolarsi delle parti dell'uovo, il che può facilmente accadere a causa dello scuotimento, dal momento che tutti i componenti diventano più liquidi durante l'incubazione. La terza membrana offre un sostegno e un appoggio alle arterie e alle vene. Infatti è ricolma di arterie e di vene, esternamente è cosparsa di sangue non denso, circonda tutto l'uovo e funge da secondina. Alla terza faceva seguito la membrana che è propria del pulcino e che insieme al pulcino conteneva non poca acqua. A me è parso che questa tunica o membrana si dilatasse in prossimità dell'ombelico e che avvolgesse i vasi ombelicali. Per quanto riguarda il pulcino, era più grande e più solido, ed era ricoperto da piume più grandi. All'estremità del becco superiore e inferiore aderiva lassamente qualcosa di bianco, che le donne dicono impedisca di mangiare i cereali, motivo per cui e non appena i pulcini sono nati asportano questa formazione bianca. |
Decimo
tertio die
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Decimo tertio vidimus substantiae ovi minorem quantitatem, pullum maiorem atque magis pennatum: nihil praeter haec peculiare. |
Il tredicesimo giorno abbiamo visto che la sostanza dell'uovo era in quantità minore, che il pulcino era più grande e più impiumato. Nulla di particolare eccetto queste cose. |
Decimo quarto die, quantum ovi albumini abscesserat, tantum pullo augmenti accessit. erat etiam totus parvis pennis contectus. liquor pellucidus, crassus et viscosus, minori quantitate solito, propria membrana, ut et vitellus pellicula vasis referta, continebatur. Umbilici vasa visa sunt mihi numero quinque esse, quorum una vena membranam tertiam sive secundinam, cui multos ramos impartiebatur, petebat: duae vero aliae venae per tunicam vitellum investientem disseminabantur. praeter has venas, repperi inter vasa umbilicalia duas arteriolas, anfractuose vermium instar, ad vitellum tendentes, insertionem animadvertere non potui. |
Il quattordicesimo giorno il pulcino ebbe un incremento pari a ciò che di albume era scomparso. Era pure tutto quanto ricoperto da piume piccole. Il liquido trasparente, denso e vischioso, in quantità minore del solito, era contenuto nella rispettiva membrana così come il tuorlo in una pellicola ricolma di vasi. A me è parso che i vasi ombelicali fossero cinque, dei quali una vena era diretta alla terza membrana o secondina, alla quale forniva molti rami. Ma altre due vene si distribuivano attraverso la tunica che riveste il tuorlo. Oltre a queste vene trovai tra i vasi ombelicali due arteriole che, tortuosamente come se fossero vermi, si dirigevano verso il tuorlo. Non fui in grado di individuare la loro inserzione. |
Decimo
quinto die
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Decimo quinto die vasa undique per secundinam diffusa fuere, et adeo tenues habebant tunicas, ut levi cultelli contactu vulnerabantur, effluxit sanguis valde rubicundus et tenuis. haec vasa sive venae, ab uno ramo satis crasso per medium chorii longe extenso prodiere. dissecta secundina, effluxit aquosi seri non parum. deinde vesicula sive membrana in conspectum venit, in qua haerebat foetus in aqua natans, et simul vitellus propria membrana conclusus. haec membrana secundinae, ut in foetu humano amnios chorio, annexa erat. vitellus in duas partes manifeste divisus, cohaerebat vix spatio dimidii digiti latitudinis, una tamen utrique parti fuit membrana, quae ex umbilico sive cute pulli enata fuit. reliqua superioribus respondebant. |
Il quindicesimo giorno i vasi si erano distribuiti ovunque attraverso la secondina e avevano delle tuniche tanto sottili che venivano lesi da un lieve contatto del coltello. Ne uscì un sangue molto rosso e poco denso. Questi vasi, o vene, provenivano da un ramo abbastanza spesso che si estendeva per un lungo tratto attraverso la parte centrale del corion. Tagliata la secondina, ne defluì non poco siero acquoso. Quindi divenne visibile la vescicola o membrana alla quale aderiva il feto che fluttuava nell'acqua, e contemporaneamente il tuorlo racchiuso nella sua membrana. Questa membrana era fusa alla secondina come nel feto umano l'amnios si fonde con il corion. Il tuorlo, chiaramente diviso in due parti, aderiva soltanto per una larghezza di mezzo dito. Tuttavia da ambo le parti c'era una membrana che era spuntata dall'ombelico o cute del pulcino. Il resto corrispondeva a quanto prima descritto. |
Decimo
sexto die
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Decimo sexto vidi crassam viscosamque albuminis partem undequaque fere absumptam, et arteriae pulsantis ramum dissipatam {iter} <inter> membranam vitellum cingentem. membrana pulli et lutei eadem erat. alia quae augeri debuere, maiora, quae imminui oportuit minora sunt visa: inter caetera venter multo erat solito tumidior et crassior: in ventre viscera plurimum incrementi sumpserant. In ventriculo repperi substantiam chylosam, cuius tamen maior portio fuit in fine stomachi, iuxta ventriculum. extra ventrem pendebant vasa duo vermium instar, quae potius intestinis, quam arteriis assimilabantur. |
Il sedicesimo giorno vidi che la parte densa e vischiosa dell'albume ovunque era stata quasi consumata e che il ramo dell'arteria pulsante l'aveva dispersa in mezzo alla membrana che avvolge il tuorlo. La membrana del pulcino e del tuorlo era uguale. Le altre strutture che dovevano aumentare erano più grandi, quelle che dovevano ridursi apparivano più piccole. Tra le altre cose il ventre era molto più gonfio e grande del solito. All'interno dell'addome i visceri avevano assunto dimensioni assai grandi. Nello stomaco trovai una sostanza simile al chilo, la cui porzione maggiore si trovava tuttavia dove termina l'esofago nello stomaco. Al di fuori dell'addome pendevano due vasi simili a vermi che sembravano più intestini che arterie. |
Decimo
septimo die
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Decimo septimo die vidi et inter tertiam et quartam, et inter quartam et pullum substantiam aquosam, sed paucam, deinde ex umbilico vidi prodire arteriam unam, tres venas, et apophysim ab intestinis ad vitellum. venarum duae ingrediebantur venas mezeraicas, tertia ad cavam, arteria magna trascendens ventriculum, inserebatur in cor, ut alias vidi. Intestina extra umbilicum aliquo usque propendere, et meatus ex intestinis ad ovi vitellum pervenire vidi. faeces durissimae, nimirum putaminis instar, inter membranam quartam, et pullum deprehendebantur. in ventriculo repertum est chyli non parum cum aqua permixtum: vitelli non parum in ventrem attractum fuit. positus, situs descriptioni Aristotelis respondebat. |
Il diciassettesimo giorno vidi, sia tra la terza e la quarta membrana sia tra la quarta e il pulcino, una sostanza acquosa, ma poca. Quindi vidi uscire dall'ombelico un'arteria, tre vene e un'escrescenza che dagli intestini era diretta al tuorlo. Due delle vene entravano nelle vene del mesentere, la terza nella vena cava. Una grossa arteria superando lo stomaco si inseriva al cuore, come avevo visto altre volte. Ho visto che gli intestini sporgevano un po' al di fuori dell'ombelico e che delle aperture raggiungevano il tuorlo dell'uovo partendo dagli intestini. Si scorgevano delle feci durissime come il guscio tra la quarta membrana e il pulcino. Nello stomaco venne trovato non poco chilo commisto ad acqua. Non poco tuorlo era stato attirato nell'addome. La disposizione e la collocazione corrispondeva alla descrizione di Aristotele. |
Decimo
octavo die
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Decimo octavo deprehendi inter membranam quartam et pullum, quid excrementi veri ex pullo. quarta membrana involvebat luteum et pullum. pullus fuit totus plumosus et ventricosus. Separata pulli membrana, repperi propriam vitelli membranam multis venis refertam, atque media ex parte cum vitello iam in longum exproducto, in ventrem raptam. viscosum, et album, cuius mentio est facta, omnino absumptum fuit. In pullo ventriculus, qui admodum creverat, continuit et parum serosi humoris et plurimum materiei candidae casei instar, quod credidimus chylum esse: tale etiam quid ex intestinis effluxit. |
Il diciottesimo giorno tra la quarta membrana e il pulcino osservai un po' di vero escremento proveniente dal pulcino. La quarta membrana avvolgeva il tuorlo e il pulcino. Il pulcino era completamente impiumato e dotato di addome. Dopo aver separato la membrana del pulcino trovai che la membrana appartenente al tuorlo era dotata di molte vene e che nella parte centrale, insieme al tuorlo che ora si era allungato, era stata trascinata nell'addome. La sostanza bianca e vischiosa, di cui si è fatta menzione, era stata completamente consumata. Nel pulcino lo stomaco, che si era parecchio ingrandito, conteneva sia un po' di liquido sieroso sia parecchia sostanza bianca come il formaggio che abbiamo pensato essere chilo: infatti qualcosa di uguale fuoriuscì dagli intestini. |
Undevigesimo die pullus habuit caput deorsum inclinatum sub dextra ala et dextro crure reconditum. aquosus humor erat imminutus ubique, verae faeces inveniebantur inter tunicam quartam et pullum, sic et aquosus humor, quo pullus totus madebat. vitelli membrana conspicue visa est a cute pulli pronasci, atque ex contractione huius membranae vitellum intus rapi, atque absorberi, ut etiam fere absorptus erat. praeter hanc impropriam membranam, obtinuit et propriam multis venis et arteriis refertam. in ventre vidimus ea, quae ante, sed perfectiora, nihil vitelli (ut Albertus magnus vult) in intestinis deprehendi. habebat iam testes, cristam, gallus enim erat, praeterea audivimus pipientem. |
Il
diciannovesimo giorno il pulcino aveva la testa inclinata verso il
basso, nascosta sotto l'ala e la zampa destra. Il liquido acquoso era
ovunque ridotto. Delle vere feci si rinvenivano tra la quarta tunica e
il pulcino, così pure del liquido acquoso dal quale tutto quanto il
pulcino era bagnato. La membrana del tuorlo la si vedeva chiaramente
avere origine dalla cute del pulcino e che per contrazione di questa
membrana il tuorlo veniva trascinato internamente e assorbito, come
ormai era stato quasi del tutto assorbito. Oltre a questa membrana
impropria, il tuorlo aveva anche la sua che era dotata di molte vene e
arterie. Nell'addome abbiamo visto le stesse cose di prima ma più
perfezionate, negli intestini non trovai alcuna traccia di tuorlo
(come afferma Alberto Magno |
Vigesimo
die fuit pullus effectus, et in putamine quatuor reperiebantur
membranae sive tunicae, in una parte sibi mutuo annexae, quarum duae
interiores, multas venas et arterias continebant. [36 |
Il ventesimo giorno il pulcino era completamente formato e nel guscio si rinvenivano quattro membrane o tuniche, tra loro fuse da un lato. Le due più interne possedevano molte vene e arterie. Per quanto riguarda il pulcino, all'interno vedemmo tre vasi ombelicali, due dei quali parvero essere arterie, uno una vena. Il foro ombelicale era chiuso, tuttavia fu possibile aprirlo facilmente immettendovi uno specillo. Dopo aver aperto il foro con un coltello, uscì il tuorlo rivestito dalla sua tunica e con forma allungata. La quantità del tuorlo era di poco inferiore e subito si rese visibile. Aderiva agli intestini stessi grazie a un canale che partiva dagli intestini. L'arteria ombelicale, di cui si è fatta menzione nell'uovo del 17° giorno, fu vista pulsare molto più chiaramente rispetto a prima e inserirsi nel cuore. Due vene si impiantavano in rami della vena porta lontano dal fegato. Dallo stomaco sezionato defluì del chilo più giallo del solito con poca acqua. Dal gozzo usciva dell'acqua e dall'intestino retto uscivano delle feci verdognole. Il colore del fegato tendeva più a un colore giallo che rossiccio, il polmone era rossiccio. |
Hippocratis sententia. |
Pensiero
di Ippocrate |
Hippoc: in libro de natura pueri[4] sic tradit, volucris ex ovi luteo nascitur hoc modo. Incubante matre ovum calescit, et quod in ovo inest a matre movetur, calescens autem id, quod in ovo inest, spiritum habet, et alterum frigidum ab aere per ovum attrahit. ovum enim adeo rarum est, ut spiritum, qui attrahitur, sufficientem ei, quod intus est, transmittat: et augescit volucris in ovo, et coarticulatur modo eodem ac consimili, velut puer, quemadmodum iam antea a me relatum est. Nascitur autem ex luteo ovi volucris, alimentum vero et augmentum habet ex albo, quod in ovo est. atque hoc iam omnibus manifestum factum est, qui animum adverterunt. Ubi autem deficit alimentum pullo ex ovo, non habens id sufficiens, unde vivat, fortiter movetur in ovo uberius alimentum quaerens, et pelliculae circum dirumpuntur, et ubi mater sentit pullum vehementer motum, putamen excalpens ipsum excludit. atque haec fieri solent in viginti diebus, et manifestum est, quod ita se habent. Ubi enim excusa est volucris, nullus humor in ovi testis inest, qui sane memorabilis existat, expensus enim est in pullum. Itidem Hippo: eodem in loco paulo ante sic inquit. Si quis ova viginti, aut plura, quo pulli ex ipsis excludantur gallinis duabus, vel pluribus subiicere velit, et singulis diebus a secunda exordiendo, usque ad ultimam, qua excudetur pullus ex ovo, subtrahere, ac videre, inveniet omnia se habere iuxta meum sermonem, quomodo volucris naturam ad humanam conferre oportet. Quod enim pelliculae ex umbilico tentae sunt, et reliqua, quae de puero dicta sunt, sic se habere in ovo volucris reperies, ab initio in finem. atque si quis nondum vidit, mirabitur in volucris ovo umbilicum inesse. atque haec sic habent, et sic a me relata sunt. |
Ippocrate nel trattato De natura pueri così dice. Un uccello nasce dal giallo dell'uovo in questo modo. Quando la madre cova l’uovo si riscalda, e ciò che si trova dentro all’uovo viene mosso dalla madre. Mentre ciò che si trova nell’uovo si riscalda, esso ha una respirazione, e attraverso l’uovo attrae altra aria fredda dall’atmosfera. Infatti l’uovo è talmente poroso da trasmettere l’aria che viene attratta in quantità sufficiente a ciò che si trova all’interno: e l’uccello si accresce dentro all’uovo, e muove le articolazioni in modo uguale e del tutto simile a come fa un bambino, allo stesso modo di come già precedentemente è stato da me riferito. Inoltre l’uccello nasce dal giallo dell’uovo, ma riceve l’alimento e l’accrescimento dal bianco che si trova nell’uovo. E ciò è già apparso chiaro a tutti coloro che hanno fatto attenzione. Quando però al pulcino viene a mancare l’alimento che proviene dall’uovo, non avendolo in quantità sufficiente per vivere, forse si muove dentro all’uovo cercando alimento più abbondante, e le membrane che si trovano all’intorno si rompono, e quando la madre percepisce che il pulcino si muove con veemenza, lo fa uscire dando delle beccate al guscio. E abitualmente tutto ciò accade nel giro di venti giorni, ed è risaputo che le cose stanno così. Quando infatti l’uccello è uscito, all’interno dei gusci d’uovo non si trova liquido degno di nota, infatti è stato impiegato per il pulcino. Parimenti Ippocrate nello stesso trattato poco prima dice quanto segue. Se qualcuno volesse mettere sotto a due o più galline venti o più uova affinché ne nascano dei pulcini, e tutti i giorni a cominciare dal secondo fino all'ultimo volesse togliere e osservare in che modo un pulcino nasce dall'uovo, troverà che tutte le cose avvengono secondo quanto ho detto di come la natura di un uccello deve essere avvicinata a quella umana. Infatti troverai che le membrane si dipartono dall'ombelico e le rimanenti cose dette a proposito del bambino si presentano allo stesso modo nell'uovo di un uccello, dall'inizio alla fine. E se qualcuno non le ha ancora viste, rimarrà meravigliato dal fatto che nell'uovo di uccello è presente l'ombelico. E le cose stanno così, e sono state da me riferite in questo modo. |
Plinii sententia. |
Pensiero
di Plinio |
Plinius lib: decimo capite 53. de tempore et generatione incubatus avium his verbis scribit. A coitu decem diebus ova maturescunt in utero. vexatae autem gallinae et columbae penna evulsa, aliave simili iniuria, diutius. Omnibus ovis medio vitelli parva inest velut sanguinea guttula, quod esse cor avium existimant, primum in omni corpore id gigni opinantes. In ovo certa est gutta, ea salit palpitatque. ipsum animal ex albo liquore ovi corporatur. cibus eius in luteo est. omnibus intus caput maius toto corpore. Oculi compressi capite maiores. Increscente pullo, candor in medium vertitur, luteum circumfunditur. Vicesimo die, si moveatur ovum, iam viventis intra putamen vox auditur. Ab eodem tempore plumescit, ita positus, ut caput supra dextrum pedem habeat, dexteram vero alam supra caput. Vitellus paulatim deficit. Aves omnes in pedes nascuntur, contra quam reliqua animalia. |
Plinio nel libro X capitolo 53 scrive con queste parole a proposito del tempo e della generazione dovuta all'incubazione degli uccelli. Dopo l’accoppiamento le uova giungono a maturazione nell’utero in 10 giorni. Ma più lentamente se le galline e le colombe vengono tormentate con una penna che è stata strappata, o se vien fatta loro qualche altra violenza simile. Al centro del tuorlo di ogni uovo si trova come una piccola goccia di sangue che si crede sia il cuore degli uccelli, in quanto si ritiene che questo venga generato per primo in qualunque organismo. Nell’uovo esiste sicuramente quella goccia, essa si solleva e palpita. L’animale stesso prende corpo dal liquido bianco dell’uovo. Il suo alimento si trova nel tuorlo. All’interno dell’uovo tutti i pulcini hanno la testa che è più grande dell’intero corpo. Gli occhi chiusi sono più grandi della testa. Man mano che il pulcino cresce il bianco passa al centro e il giallo si dispone all’intorno. Al ventesimo giorno, se l’uovo viene scosso, già si sente dentro al guscio la voce dell’essere vivente. A partire dallo stesso momento comincia a mettere il piumino, ed è disposto in modo tale da avere la testa sopra alla zampa destra e l’ala destra sopra alla testa. Il tuorlo diminuisce gradualmente. Tutti gli uccelli nascono di podice, al contrario di tutti gli altri animali. |
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Aristoteles
lib: de histor: animalium lib: sexto capite secundo sic inquit. Semen
genitale volucrum omnium album, ut caeterorum animalium est. concipit
foemina, quae coierit. ovum superius ad septum transversum: quod ovum
primo minutum et candidum cernitur mox rubrum cruentumque deinde
increscens, luteum et flavum efficitur totum. Iam amplius auctum
discernitur, ita ut intus pars lutea sit, foris candida ambiat. ubi
perfectum est, absolvitur, atque exit putamine, dum paritur, molli,
sed protinus durescente, quibuscunque emergit portionibus, nisi vitio
vulvae defecerit. Iam quale certo tempore est, tale aliquando prodiit
luteum totum, qualis postea pullus est. {Gallina} <Gallo>[5]
etiam {discissa} <discisso>, talia sub septo, quo loco foeminis
ova adhaerent, reperta sunt, colore luteo tota magnitudine ovi
perfecti: quod pro ostento augures [37 |
Aristotele |
Paulo
inferius<.> Ovi generatio ab initu, et pulli rursus ovo concocto
proventus, non pari temporis spatio evenit omnibus: sed pro
magnitudine generantis interest. Ovum
gallinae consistit a coitu et perficitur decem diebus magna ex parte,
columbae paucioribus. generatio vero ex ovo omnibus volucribus
evenit, modo quidem eodem, sed tempora differunt. Capite tertio
eiusdem libri his verbis de generatione pulli in ovo, et eius
creationis ordine scribit. Gallinis porro tertia die ac nocte postquam
caepere incubare, indicium praestare incipiunt. At maiorum avium
generi plus praetereat temporis necesse est: minori autem minus
sufficit. Effertur per id tempus luteus humor ad cacumen, qua
principium ovi est: atque ovum detegitur ea parte, et cor quasi
punctum sanguineum in candido liquore consistit: quod punctum salit
iam et movetur ut animal. Tendunt ex eo meatus venales sanguigeri duo
tortuosi ad tunicam ambientem utramque dum augetur. Membrana etiam
fibris distincta sanguineis, iam {album liquorem}[6]
<luteum> per id tempus {circundat} <circumdat>[7],
a meatibus illis venarum oriens. Paulo autem post, et corpus iam pulli
discernitur, exiguum admodum primum et candidum, conspicuum capite, et
maxime oculis inflatis, quibus ita permanet diu: sero enim decrescunt
oculi, et se ad ratam contrahunt proportionem. pars autem inferior
corporis, nullo membro a superiore distingui inter initia cernitur.
Meatuum quos ex corde tendere diximus, alter ad ambiendum album
liquorem fertur, alter ad luteum velut umbilicus. Origo itaque pulli
in albumine est, cibus per umbilicum ex luteo petitur. Die iam decimo
pullus totus conspicuus est, et membra omnia patent, caput grandius
toto corpore est, oculi capite grandiores haerent: quippe qui fabis
maiores per id tempus emineant nigri, nondum cum pupilla. quibus si
cutim detrahas, nihil solidi videris, sed humorem candidum rigidumque
admodum refulgentem ad lucem, nec quicque aliud, ita oculi et caput.
Iam vero et viscera eo tempore patent, et alvi intestinorumque natura
perspicua est. Venae etiam illae a corde proficiscentes, iam iuxta
umbilicum sese constituunt. Ab ipso autem umbilico vena oritur duplex:
altera tendens ad membranam ambientem vitellum, qui eo tempore humet,
et largior, quam secundum naturam est: altera permeans ad membranam
ambientem eam, qua pullus operitur, et eam, quae vitellum humoremque
interiectum continet[8].
dum enim pullus paulatim increscit, vitellus seorsum in duas partes
secatur: quarum altera locum tenet superiorem, altera {interiorem}
<inferiorem>[9],
et medius humor candidus continetur. nec partem inferiorem a vitello
liquor deserit albus, qualis ante habebatur. Decimo die albumen
exiguum iam, et lentum, crassum, pallidulum novissime inest. Sunt
autem quaeque locata hoc ordine. prima postremaque ad testam ovi
membrana posita est, non testae ipsius nativa, sed altera illi
subiecta. liquor in ea candidus est. deinde pullus continetur
obvolutus membrana, ne in humore maneat. mox pullo vitellus subiacet,
in quem alteram ex venis prorepere dictum est, cum altera albumen
ambiens petat. Cuncta autem ambit membrana cum humore, specie saniei.
tum vero membrana alia circa ipsum foetum, ut dictum est, ducitur,
arcens humorem. sub qua vitellus, alia obvolutus membrana. in quem
umbilicus a corde. ac vena maiore oriens pertinet: atque ita efficitur,
ne foetus alterutro humore {attingatnr} <attingatur>. Vicesimo
die iam pullus, si quis putamine secto sollicitet, movet intus sese
pipitque aliquantulum: et iam ab eodem die plumescit, quoties ultra
vicesimum {excusio} <exclusio> protelatur. ita positus est, ut
caput super crus dextrum admotum ilibus, alam super caput positam
habeat. quin etiam membrana, quae pro secundis habetur, post ultimam
testae membranam, ad quam alter umbilicus pertendit, evidens per id
tempus est pullusque in eadem iam totus locatur, et altera quoque
membrana, quae et ipsa vicem secundarum praestat vitellumque ambit, ad
quem alter umbilicus< >procedit, latius< >patet. oritur
autem umbilicus uterque a corde, et vena maiore, ut dictum est. fit
autem per id tempus, ut umbilicus alter, qui in secundas exteriores
fertur, compresso iam animante absolvatur: alter, qui adit vitellum,
ad pulli tenue intestinum annectatur. Iam et pullum ipsum multum
humoris lutei subit: atque in eius alvo faecis aliquid, subsidit
luteum: excrementum etiam album eodem tempore pullus emittit, et in
alvo quiddam album consistit. Demum vitellus paulatim absumitur totus
membrorum haustu, ita ut si <pullo>[10]
decima die post excluso rescindas alvum, nonnulli adhuc vitelli
comperias. Umbilico vero [38 |
Poco oltre. Lo sviluppo dell'uovo a partire dall'accoppiamento e quindi la crescita del pulcino dall'uovo incubato, non avviene in tutti gli uccelli in un intervallo di tempo uguale: ma differisce a seconda delle dimensioni di chi l'ha generato. L'uovo della gallina si forma in seguito al coito e per lo più si completa in dieci giorni, quello di colomba in un numero di giorni minore. Ma la generazione in tutti gli uccelli si verifica dall'uovo, e nella stessa maniera, ma i tempi sono diversi. Nel terzo capitolo dello stesso trattato scrive con queste parole a proposito della generazione del pulcino nell'uovo e della sequenza del suo sviluppo. Inoltre nelle galline cominciano a mostrare un primo segno il terzo giorno e la terza notte da quando hanno cominciato a covare. Ma nelle razze degli uccelli di maggiori dimensioni è necessario che trascorra un periodo di tempo maggiore: infatti a un uccello più piccolo è sufficiente meno tempo. Durante questo intervallo di tempo il liquido giallo si sposta verso il polo acuto dove si trova il principio dell’uovo: e l’uovo viene scoperchiato in quell’area, e il cuore si presenta nel liquido candido come una chiazzetta di sangue: e questa chiazza già si solleva e si muove, come un essere vivente. Da esso si dipartono due condotti venosi tortuosi pieni di sangue che, mentre aumenta di dimensioni, si dirigono verso ambedue le membrane avvolgenti. Anche una membrana costellata di fibre sanguigne in questo momento già circonda il tuorlo, originandosi da quei condotti venosi. Ma poco dopo si riesce già a vedere il corpo del pulcino, dapprima molto piccolo e bianco, con la testa grande, e con gli occhi molto sporgenti coi quali rimane così a lungo. Infatti tardivamente gli occhi si rimpiccioliscono e si riducono alla giusta dimensione. All’inizio non si riesce a distinguere la parte inferiore del corpo da quella superiore tramite alcuna parte anatomica. Dei condotti che abbiamo detto dipartirsi dal cuore uno si dirige a circondare l’albume, l’altro si porta al tuorlo come un cordone ombelicale. Pertanto l’origine del pulcino si trova nell’albume, il nutrimento viene fornito dal tuorlo attraverso il cordone ombelicale. Ormai al decimo giorno il pulcino è tutto quanto visibile e sono visibili tutte le parti del corpo, il capo è più grande di tutto il resto del corpo, gli occhi continuano a essere più grandi del resto della testa. Più grandi rispetto alle fave, in questo periodo sono prominenti e di colore nero, non ancora forniti di pupilla. Se ne asporti il rivestimento, non scorgerai nulla di solido, bensì un liquido bianchissimo e consistente assai risplendente alla luce, e null’altro. Così sono gli occhi e la testa. Ma in quel periodo sono già visibili anche i visceri, e la conformazione dello stomaco e delle anse intestinali è riconoscibile. Anche quelle vene che si diramano dal cuore ormai si dispongono vicino al cordone ombelicale. E dallo stesso cordone ombelicale si originano due vene. Una delle due si dirige alla membrana - allantoide - che avvolge il tuorlo che in questo momento è idratato ed è più grande di quanto lo sia naturalmente: l'altra si dirige verso quella membrana avvolgente dalla quale è coperto il pulcino - amnios, e che avvolge quella che contiene il tuorlo e il liquido frapposto. Infatti, mentre il pulcino va gradualmente accrescendosi, il tuorlo si suddivide distintamente in due parti. Una delle quali occupa lo spazio superiore, l’altra quello inferiore, e in mezzo è contenuto un liquido bianchissimo. E l’albume non viene a mancare nella parte inferiore rispetto al tuorlo, così come era in precedenza. Al decimo giorno l’albume è ormai scarso e appiccicoso, denso, e infine tendente all’opaco. Ogni cosa si trova disposta in questo ordine. Addossate al guscio dell’uovo si trovano una prima e una seconda membrana che non è quella appartenente al guscio, ma l’altra che è sottostante alla prima. In essa si trova del liquido bianchissimo. Quindi è contenuto il pulcino avvolto da una membrana affinché non rimanga nel fluido. Quindi al disotto del pulcino si trova il tuorlo verso il quale si è detto dirigersi una delle due vene, mentre l’altra si dirige verso l’albume circostante. Tutte queste cose le avvolge una membrana con un liquido dall’aspetto viscoso. Quindi, come si è detto, c’è una seconda membrana disposta intorno allo stesso feto che lo protegge dal liquido. Al di sotto di questa avvolto dall’altra membrana si trova il tuorlo. Verso il quale si dirige il cordone ombelicale che nasce dal cuore e dalla vena maggiore: e ne consegue che il feto non viene toccato da nessuno dei due fluidi. Al ventesimo giorno ormai il pulcino, se uno lo sollecita dopo aver rotto il guscio, si muove all'interno e pigola un pochino: e già a partire da tale giorno inizia a ricoprirsi di piumino tutte le volte che la schiusa si protrae al di là del ventesimo giorno. È posizionato in modo tale da avere la testa sopra la zampa destra che è accostata al fianco, l’ala che è disposta sopra alla testa. In questa fase è ben visibile anche la membrana, considerata come placenta, che si trova dopo la membrana più interna del guscio, alla quale si dirige uno dei due cordoni ombelicali, e il pulcino si trova ormai tutto quanto al suo interno, e anche l’altra membrana, anch’essa con funzioni di placenta e che circonda il tuorlo, verso il quale si dirige l’altro cordone ombelicale, è più ampiamente visibile. Inoltre ambedue i cordoni prendono origine dal cuore e dalla vena maggiore, come si è detto. A questo punto accade che quel cordone ombelicale che si porta alla placenta più esterna si stacca dall’essere vivente che ormai sta allo stretto: l’altro, che va verso il tuorlo, rimane attaccato all’intestino tenue del pulcino. Ora parecchio tuorlo penetra nel pulcino stesso: e nel suo intestino rimane un qualche residuo giallo. Nello stesso periodo il pulcino emette anche una secrezione bianca e nell’intestino è presente un qualcosa di bianco. Infine tutto il tuorlo viene gradualmente consumato in quanto utilizzato dalle varie parti del corpo, tant’è che se tu tagliassi l’intestino dieci giorni dopo che il pulcino è nato, troveresti ancora qualche traccia di tuorlo. Il pulcino si stacca dal cordone ombelicale e non riceve più nulla. Infatti tutto il liquido che era contenuto nell’uovo è già stato assorbito. Nel suddetto periodo il pulcino sì che dorme, ma non in continuazione, dal momento che ogni tanto si sveglia e muovendosi dà un’occhiata intorno e si mette a pigolare. E il suo cuore insieme al cordone ombelicale si solleva come in un soggetto che respira, e palpita. Orbene la nascita degli uccelli dall'uovo si svolge in questo modo. Infatti depongono alcune uova sterili, o da sole, o uova che hanno concepito in seguito al coito. Infatti non si forma alcun feto nonostante vengano riscaldate con la cova, cosa che si è sopratutto osservata nei colombi. Le uova gemellari sono costituite da due tuorli. I quali, per non fondersi tra loro, in alcune uova creano come un sottilissimo diaframma di albume interposto. In altre i tuorli sono uniti per mutuo contatto senza alcuna separazione. Tra le galline ce ne sono di quelle che depongono tutte uova gemellari, nelle quali si è riscontrato ciò che ho detto a proposito del tuorlo. Una ne aveva deposte diciotto gemellari e le aveva fatte schiudere, eccetto quelle che (come accade) erano sterili. Dalle altre uscì un pulcino, ma i gemelli che ne nascono sono tali per cui uno è più grande, l’altro più piccolo: e infine quello più piccolo, che è nato per ultimo, degenera in un mostro. |
Aristoteles
de generatione animalium lib: 3. capite 2. quod inscribitur de ortu
eorum, quae perfectis ovis foras generantur etc. ita scribit.
Secernitur in ovo principium genitale maris ea parte, qua ovum utero
adhaeret, sitque proinde dissimile, quod bicolor est: nec plane
rotundum, sed altera parte acutius, quoniam partem eam differre
oportet, in qua principium illud continetur, quamobrem durius ea ipsa
parte est ovum, quam inferiore. principium enim operiendum
custodiendumque est. Exit etiam pars ovi acuta post. quod enim
adh<a>eret, id exire postea convenit. adhaeret autem ea parte,
qua principium continetur, et principium ipsum in parte acuta est.
Idem in plantarum etiam seminibus modus est. Principium enim seminis
adhaeret aut ramo, aut putamini, aut pulpae: ut in legumine patet. qua
enim bivalvis {fubarum} <fabarum> strues, et caeterorum id genus
coniungitur, hac principium seminis adhaeret. Sed quaeras de
incremento ovorum, quonam modo ex utero veniat. animalia enim per
umbilicum capiunt cibum: ova autem quo?
cum non modo vermium, ipsa per se recipiant incrementum. At si
quid est, quo adhaerent, id quonam transeat perfecto iam ovo?
nihil enim tale exit cum ovo, ut umbilicus cum animali. Quod enim
circiter ambit, testa perfecto iam ovo efficitur. recte igitur hoc ita
quaeritur. sed latet primo membranam mollem id esse, quod postremo
testa efficitur. perfecto enim ovo, durum ac rigidum evadit ita modice,
ut exeat adhuc molle. dolorem enim moveret, nisi ita exiret. egressum
statim refrigeratum duratur, evaporato humore quam primum, qui exiguus
inest relictaque portione terrena. Huius itaque membranae particula
quaedam umbilicaris parte acuta principio continetur tenditque parvis
adhuc veluti fistula, quod in eiectitiis inchoatis ovis patet. nam si
avis madefacta, aut alia causa inalgescens eiecit, cruentus adhuc
cernitur conceptus habensque sibi annexam appendiculam umbilicarem,
quae ovo amplius increscente obtenditur latius, atque minuitur,
perfectoque mucro exitum complet: membrana interior sub hoc umbilico
est, quae vitellum albumenque ab eo disterminat. Ubi iam ad
consummationem ventum est, ovum absolvitur totum, et umbilicus ratione
non insuper apparet. extremum enim, ultimum eius est. Partus ovorum
contra atque animalium evenit. animal enim versum in caput suumque
principium, nascitur. at ovum quasi in pedes conversum exit. cuius rei
causa quod diximus est, quod ovum ea parte, qua principium continetur,
adhaeret. Generatio avium ex ovo ita evenit, ut incubante et
concoquente ave, animal ex parte ovi secernatur, augeatur ex reliqua
parte, et conficiatur. natura enim simul et materiam animalis in ovo
reponit, et satis cibi ad incrementum. Cum enim avis intra se
perficere nequeat, cibum una parit in ovo. non iis quae forma animalis
nascuntur, cibus in alia parte paratur, quod lac vocatur, videlicet in
mammis. At avibus hoc idem in ovo natura constituit, sed contra, quam
homines putant, et Alcmaeon Crotoniates ait, non enim ovi albumen lac
est, sed vitellum, hoc enim pullis pro cibo est: illi albumen pro cibo
esse existimant, propter coloris affinitatem<.> Paulo
post. Iam naturam quoque contrariam luteum et candidum habent. luteum
namque gelu duratur et coit, calore contra humescit, quapropter cum
vel in terra, vel per incubitum concoquitur, humescit. atque ita pro
cibo animalibus {i}nascentibus est. Nec vero cum ignitur assatur
durescit quoniam naturae terrenae est, ut {caera[11]}
<cera>. Ideoque cum plus iusto calescunt, nisi ex recremento
humido sint, saniescunt, redduntur urina. At candidum gelu non
concrescit, sed magis humescit. causam ante reddidi, ignitum
solidescit: quamobrem cum ad generationem animalium concoquitur,
crassescit, ex hoc consistit animal. luteum autem pro cibo est, et
membris subinde instituendis incrementum hinc administratur. quocirca
luteum et candidum membranis inter se distinguitur, quasi naturam
habeant diversam. de his dicit se
latius in aliis locis scripsisse, pergit hoc [39 Finis |
Aristotele
nel De generatione animalium libro III capitolo 2, che tratta
della nascita di quegli animali che nascono una volta che le uova sono
ultimate etc., scrive quanto segue. Nell'uovo si distingue il
principio fecondante del maschio in quella parte con la quale l’uovo
aderisce all’utero, e perciò non è uniforme in quanto è di due
colori. Neppure è completamente rotondo, ma da un lato è più
appuntito in quanto occorre differenziare quella parte in cui è
contenuto quel principio, motivo per cui l'uovo da questa parte è più
duro rispetto a quella inferiore. Infatti il principio deve essere
ricoperto e protetto. Inoltre la parte appuntita dell'uovo esce dopo.
Infatti ciò che aderisce è opportuno che esca successivamente. In
effetti aderisce con quella parte in cui è contenuto il principio, e
il principio sta proprio nella parte acuta. Anche nei semi delle
piante la modalità è la stessa. Infatti il principio del seme
aderisce o al ramo o al guscio o alla polpa, come risulta chiaro in un
legume. Infatti il principio del seme aderisce là dove la saldatura
bivalve delle fave e di altri semi di questo tipo si congiunge. Ma
circa l'aumento delle uova ci si potrebbe chiedere in quale modo si
verifichi grazie all'utero. Infatti gli animali prendono il nutrimento
attraverso il cordone ombelicale, ma le uova, da dove? Dal momento che
non si accrescono da sole come i vermi. Ma se esiste qualcosa al quale
aderiscono, in che cosa ciò si trasformerebbe una volta che l'uovo è
ormai ultimato? Infatti nulla di simile esce insieme all'uovo, come il
cordone ombelicale insieme a un animale. Infatti il guscio si forma
quando l'uovo è ultimato e lo avvolge tutt'intorno. Pertanto tutto ciò
viene correttamente indagato in questo modo. Ma non ci si accorge che
in un primo tempo la membrana molle è ciò che infine diventa guscio.
Infatti una volta che l'uovo si è completato risulta talmente poco
duro e rigido da fuoriuscire ancora molle. Infatti causerebbe dolore
se non uscisse così. Una volta uscito, dopo essersi subito
raffreddato, si indurisce in quanto il liquido si è subito evaporato
poiché dentro ve ne è poco e rimane la parte terrosa. Pertanto
qualche particella di questa membrana del cordone ombelicale dapprima
è contenuta dal lato appuntito e quando le uova sono ancora piccole
sporge come un flauto, il che è evidente in quelle abbozzate
abortive. Infatti se un uccello per il fatto di essersi bagnato o
sofferente per un altro motivo le espelle, il prodotto del
concepimento lo si vede chiaramente essere dotato di sangue e che
possiede un'appendice di cordone ombelicale che gli sta attaccata e
che man mano che l'uovo si accresce diventa più tesa e si
rimpicciolisce, e una volta che si è ultimato la punta costituisce la
conclusione. Al di sotto di questo cordone si trova la membrana
interna che separa da esso il tuorlo e l'albume. Una volta che è
ormai giunto a compimento, l'uovo viene liberato tutto quanto e
ovviamente il cordone non appare più.
Infatti l'estremità dell'uovo costituisce la parte terminale.
La fuoriuscita delle uova avviene pure in modo opposto a quello degli
animali. Infatti un animale nasce girato per la testa e la sua parte
iniziale. Invece l'uovo esce come se fosse girato per i piedi. La
causa di ciò è quanto abbiamo detto, che cioè l'uovo aderisce a
quella parte in cui è contenuto il principio. La generazione degli
uccelli dall'uovo si verifica in quanto, durante l'incubazione e la
maturazione da parte dell'uccello, l'animale si forma da una parte
dell'uovo, e aumenta e giunge a compimento ricorrendo alla rimanente
porzione. Infatti la natura colloca contemporaneamente nell'uovo la
sostanza che costituisce l'animale e cibo sufficiente alla crescita.
Infatti dal momento che l'uccello non è in grado di portare a
compimento la prole dentro di sé, contemporaneamente produce
l'alimento nell'uovo. Per coloro che nascono con la forma di un
animale si prepara del cibo, che è detto latte, solo in un altro
punto, cioè la mammelle. Ma negli uccelli la natura lo ha posto
nell'uovo, ma in un altro modo rispetto a quanto gli uomini ritengono
e rispetto a quanto dice Alcmeone di Crotone |
Fine |
[1] Ullibi non è reperibile nel latino classico. È invece presente, per esempio, in testi latini di René Descartes (1596-1650), Isaac Newton (1642-1727) e Daniel Bernoulli (1700-1782), dove assume il significato di in qualche luogo, anywhere in inglese. Si preferisce tradurre questo ullibi di Coiter con in qualche punto.
[2] Irreperibile nel latino classico il sostantivo maschile germinus, neppure come equivalente al neutro germen = germe, gemma, germoglio, pollone. Non si emenda in quanto il genere degli aggettivi correlati a germini è corretto. Probabilmente Coiter con germini intende le calaze. Non credo valga la pena emendare germini con ge{r}mini, ossia, gemini, gemelli, anche se le calaze sono due, ma sono una diversa dall'altra quanto a dimensioni.
[3] In mancanza di un accusativo correlato alla preposizione post, bisogna ammettere che post sia un avverbio seguito da un genitivo plurale: membranarum sive pellicularum.
[4] De natura pueri 29-30.
[5] Coiter doveva trovarsi in un momento di strana disattenzione: infatti non si trattava affatto di una gallina che aveva le uova sotto il setto trasverso come le hanno le femmine, bensì di un gallo!!! Penso che riusciremo a salvare sia Coiter che Aristotele dall'accusa di essere dei superficiali, quindi dei naturalisti da strapazzo. Questa gallina proviene da Teodoro Gaza (Aristotelis libri de animalibus, 1498) e questa gallina non viene corretta da Coiter con un logico gallus, nonostante abbia corretto un intraducibile suscepto di Gaza con un corretto sub septo. Non si può escludere che Gaza avesse come fonte lo stesso testo greco usato da Giulio Cesare Scaligero per il suo Aristotelis historia de animalibus (1619). Infatti anche Scaligero ha gallina, e il suo testo greco è inequivocabile per gallina, detta alektorís: Τοιαῦτα καὶ ἐν ἀλεκτορίδι διαιρουμένῃ ὑπὸ τὸ ὑπόζωμα, οὗπερ αἱ θήλειαι ἔχουσι τὰ ὠὰ. § Mario Vegetti così traduce questo passo di Aristotele: È accaduto di osservare formazioni simili all’uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d’aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità. (1971) - D'Arcy Wentworth Thompson traduce così: Cases have occurred where substances resembling the egg at a critical point of its growth - that is, when it is yellow all over, as the yolk is subsequently - have been found in the cock when cut open, underneath his midriff, just where the hen has her eggs; and these are entirely yellow in appearance and of the same size as ordinary eggs. Such phenomena are regarded as unnatural and portentous. (1910) § Si può presumere che sia Vegetti che D'Arcy Thompson si siano basati sulla versione greca del classicista e naturalista tedesco Johann Gottlob Schneider (1750-1822) che nel 1811 pubblicava a Lipsia la sua revisione dell'Historia animalium di Aristotele. Qui non troviamo la gallina, bensì il gallo (alektryøn al maschile - al femminile sarebbe la gallina), che al dativo suona alektryóni accompagnato dal maschile diairouménøi: Τοιαῦτα καὶ ἐν ἀλεκτρυόνι διαιρουμένῳ ὑπὸ τὸ ὑπόζωμα, οὗπερ αἱ θήλεια<ι> ἔχουσι τὰ ὠὰ. - Anche i tipografi tedeschi commettevano errori: θήλεια invece di θήλειαι. § Peccato non poter resuscitare Aristotele! A mio avviso è nel giusto Schneider, in quanto mi sembra una ridondanza superflua - molto cara agli antichi - parlare di un gallina sezionata sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova. È scontato che una gallina è una femmina!
[6] Aristotle says yolk. (Lind, 1963) - Infatti Aristotele dice “il giallo”. L'errore è tratto dalla traduzione di Teodoro Gaza del 1498.
[7] La traduzione di Teodoro Gaza da cui Coiter trae il testo ha circumdat.
[8] Qui Coiter decurta il testo di Aristotele e fa scomparire un vaso sanguigno, quello diretto al sacco del tuorlo. Ecco infatti come si esprime Aristotele in Historia animalium VI,3: Dal cordone ombelicale una vena si estende verso la membrana che avvolge il giallo (che dal canto suo in questo momento è fluido e più abbondante di quanto comporti la sua natura), e un’altra verso la membrana che racchiude sia la membrana in cui è contenuto il pulcino, sia quella del giallo, sia il fluido che si trova fra queste. (traduzione di Mario Vegetti) - Ma il colpevole dell'amputazione del testo è Teodoro Gaza alla cui traduzione (1498) corrisponde perfettamente il testo di Coiter.
[9] Sia Gaza nell'edizione del 1498 che Gessner in Historia animalium III (1555) riportano inferiorem.
[10] Sia Gaza nell'edizione del 1498 che Gessner in Historia animalium III (1555) riportano pullo.
[11] Tratto dall'edizione del 1498 di Teodoro Gaza.
[12] Cibum e humidum sono errori presenti nell'edizione di Teodoro Gaza del 1498.