Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallina

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Et genus omne avium mediis e partibus ovi, | Ni sciret fieri, quis nasci posse putaret? Ovidius 15. Metam.[1] Ova inter animal et non animal veluti ambigere videntur, Caelius. Ova e quibus mares nascentur, gallina gerit in parte ventris dextra: e quibus foeminae, in sinistra, Physiologus. Quonam modo ova in utero increscant, et quomodo adhaereant, explicat Aristoteles lib. 3. cap. 2. de gener. anim.[2] Gallinis porro tertia die ac nocte postquam coepere incubare, indicium praestare incipiunt, (Vide etiam infra ubi de incubatione seorsim agetur.) At maiorum avium generi plus praetereat temporis, necesse est. minori autem minus sufficit. Effertur per id tempus luteus humor ad cacumen, qua principium ovi est: atque ovum detegitur ea parte, et cor quasi punctum sanguineum in candido liquore consistit: quod punctum salit iam, et movetur, ut animal. Tendunt ex eo meatus venales sanguigeri duo tortuosi ad tunicam ambientem utranque, dum augetur. Membrana etiam fibris distincta sanguineis, iam {album liquorem}[3] <luteum> per id tempus {circundat} <circumdat>[4], a meatibus illis venarum oriens. Paulo autem post, et corpus iam pulli discernitur, exiguum admodum primum et candidum, conspicuum capite et maxime oculis inflatis, quibus ita permanet diu. sero enim decrescunt oculi, et se ad ratam contrahunt proportionem. Pars autem inferior corporis, nullo membro a superiore distingui, inter initia cernitur. Meatuum, quos ex corde tendere diximus, alter ad ambiendum album liquorem fertur, alter ad luteum velut umbilicus. Origo itaque pulli in albumine est, cibus per umbilicum ex luteo petitur.

E tutta quanta la popolazione degli uccelli nasce dalla parte centrale di un uovo, | chi lo penserebbe, se non sapesse che avviene così? Ovidio Metamorfosi XV. Le uova sembrano quasi trovarsi a metà strada tra un essere vivente e non vivente, Lodovico Ricchieri. Le uova da cui nasceranno dei maschi la gallina le porta nella parte destra dell'addome: a sinistra quelle da cui nasceranno le femmine, Physiologus. Fino a che punto le uova si accrescono nell'utero e in che modo vi rimangono attaccate lo spiega Aristotele nel III libro capitolo 2 del De generatione animalium. Dunque nelle galline – le uova - cominciano a mostrare un indizio al terzo giorno e alla terza notte dopo che hanno cominciato a covare (vedi anche sotto, quando si tratterà in particolare dell'incubazione). Ma per le specie di uccelli di maggiori dimensioni è necessario che trascorra una maggiore quantità di tempo. Ma a un uccello più piccolo è sufficiente di meno. Durante questo intervallo di tempo il liquido giallo si sposta verso il polo acuto dove si trova il principio dell’uovo: e l’uovo viene scoperto in quell’area, e il cuore si presenta nel liquido candido come una chiazzetta di sangue: e questa chiazza già si solleva e si muove, come un essere vivente. Da esso si dipartono due condotti venosi tortuosi pieni di sangue che, mentre aumenta di dimensioni, si dirigono verso ambedue le membrane avvolgenti. Anche una membrana costellata di fibre sanguigne in questo momento già circonda il tuorlo, originandosi da quei condotti venosi. Ma poco dopo si riesce già a vedere il corpo del pulcino, dapprima molto piccolo e bianco, con la testa grande, e con gli occhi molto sporgenti coi quali rimane a lungo così. Infatti gli occhi si rimpiccioliscono tardivamente e si riducono alla giusta dimensione. All’inizio non si riesce a distinguere la parte inferiore del corpo da quella superiore tramite alcuna parte anatomica. Dei condotti che abbiamo detto dipartirsi dal cuore uno si dirige a circondare l’albume, l’altro si porta al tuorlo come un cordone ombelicale. Pertanto l’origine del pulcino si trova nell’albume, il nutrimento viene fornito dal tuorlo attraverso il cordone ombelicale.

Die iam decimo pullus totus perspicuus est, et membra omnia patent. Caput grandius toto corpore est. oculi capite grandiores haerent. quippe qui fabis maiores per id tempus emineant nigri, nondum cum pupilla. quibus si cutem detrahas, nihil solidi videris, sed humorem candidum rigidumque admodum refulgentem ad lucem, nec quicquam aliud. ita oculi et caput. Iam vero et viscera eo tempore patent: et alvi intestinorumque natura perspicua est. Venae etiam illae a corde proficiscentes, iam sese iuxta umbilicum constituunt. Ab ipso autem umbilico vena oritur duplex. Altera tendens ad membranam ambientem vitellum, qui eo tempore humet, et largior, quam secundum naturam est: altera permeans ad membranam ambientem eam, qua pullus operitur, et eam quae vitellum, humoremque interiectum continet[5]. dum enim pullus paulatim increscit, vitellus seorsum in duas partes secatur. quarum altera locum tenet superiorem, altera inferiorem, et medius humor candidus continetur. nec partem inferiorem a vitello liquor deserit albus, qualis ante habebatur. Decimo die albumen exiguum iam, et lentum: crassum, pallidulum novissime inest. Sunt enim quaeque locata hoc ordine. prima, postremaque ad testam ovi membrana posita est, non testae ipsius nativa, sed altera illi subiecta. liquor in ea candidus est. deinde pullus continetur obvolutus membrana, ne in humore maneat. mox pullo vitellus subiacet, in quem alteram ex venis prorepere dictum est, cum altera albumen ambiens petat. Cuncta autem ambit membrana cum humore, specie saniei. Tum vero membrana alia circa ipsum foetum, ut dictum est, ducitur, arcens humorem. sub qua vitellus alia obvolutus membrana. in quem umbilicus a corde, ac vena maiore oriens pertinet: atque ita efficitur, ne foetus alterutro humore attingatur.

Ormai al decimo giorno il pulcino è tutto quanto visibile e sono visibili tutte le parti del corpo. Il capo è più grande di tutto il resto del corpo. Gli occhi continuano a essere più grandi del resto della testa. Più grandi rispetto alle fave, in questo periodo sono prominenti e di colore nero, non ancora forniti di pupilla. Se ne asporti il rivestimento, non scorgerai nulla di solido, bensì un liquido bianchissimo e consistente assai risplendente alla luce, e null’altro. Così sono gli occhi e la testa. Ma in quel periodo sono già visibili anche i visceri, e la conformazione dello stomaco e delle anse intestinali è riconoscibile. Anche quelle vene che si diramano dal cuore ormai si dispongono vicino al cordone ombelicale. E dallo stesso cordone ombelicale si originano due vene. Una delle due si dirige alla membrana – allantoide - che avvolge il tuorlo che in questo momento è idratato ed è più grande di quanto lo sia naturalmente: l'altra che si dirige verso quella membrana avvolgente dalla quale è coperto il pulcino – amnios, e che avvolge quella che contiene il tuorlo e il liquido frapposto. Infatti, mentre il pulcino va gradualmente accrescendosi, il tuorlo si suddivide distintamente in due parti. Una delle quali occupa lo spazio superiore, l’altra quello inferiore, e in mezzo è contenuto un liquido bianchissimo. E l’albume non viene a mancare nella parte inferiore rispetto al tuorlo, così come era in precedenza. Al decimo giorno l’albume è ormai scarso e appiccicoso: denso, e infine tendente all’opaco. Ogni cosa si trova disposta in questo ordine. Addossate al guscio dell’uovo si trovano una prima e una seconda membrana che non è quella appartenente al guscio, ma l’altra che è sottostante alla prima. In essa si trova del liquido bianchissimo. Quindi è contenuto il pulcino avvolto da una membrana affinché non rimanga nel fluido. Quindi al disotto del pulcino si trova il tuorlo verso il quale si è detto dirigersi una delle due vene, mentre l’altra si dirige verso l’albume circostante. Tutte queste cose le avvolge una membrana con un liquido dall’aspetto viscoso. Quindi, come si è detto, c’è una seconda membrana disposta intorno allo stesso feto che lo protegge dal liquido. Al di sotto di questa avvolto dall’altra membrana si trova il tuorlo. Verso il quale si dirige il cordone ombelicale che nasce dal cuore e dalla vena maggiore: e ne consegue che il feto non viene toccato da nessuno dei due fluidi.

Vicesimo die iam pullus si quis putamine secto solicitet, movet intus sese, pipitque aliquantulum: et iam ab eodem die plumescit, quoties ultra vicesimum exclusio protelatur. ita positus est, ut caput super crus dextrum admotum ilibus, alam super caput positam habeat, quinetiam membrana, quae pro secundis habetur, post ultimam testae membranam, ad quam alter umbilicus pertendit, evidens per id tempus est, pullusque in eadem iam totus locatur. et altera quoque membrana, quae et ipsa vicem secundarum praestat, vitellumque ambit, ad quem alter umbilicus procedit, latius patet. Oritur umbilicus uterque a corde, et vena maiore, ut dictum est. Fit autem per id tempus, ut umbilicus alter, qui in secundas exteriores fertur, compresso iam animante absolvatur: alter, qui adit vitellum, ad pulli tenue intestinum annectatur. Iam et pullum ipsum multum humoris lutei subit: atque in eius alvo fecis aliquid subsidit luteum. excrementum etiam album eodem tempore pullus emittit, et in alvo quiddam album consistit. Demum vitellus paulatim absumitur totus membrorum haustu, ita ut si pullo decimo die post excluso rescindas alvum, nonnihil adhuc vitelli comperias.

Al ventesimo giorno ormai il pulcino, se uno lo sollecita dopo aver rotto il guscio, si muove all'interno e pigola un pochino: e già a partire da tale giorno inizia a ricoprirsi di piumino tutte le volte che la schiusa si protrae al di là del ventesimo giorno. È posizionato in modo tale da avere la testa sopra la zampa destra che è accostata al fianco, l’ala che è disposta sopra alla testa, e in questa fase è ben visibile anche la membrana, considerata come placenta, che si trova dopo la membrana più interna del guscio, alla quale si dirige uno dei due cordoni ombelicali, e il pulcino si trova ormai tutto quanto al suo interno. E anche l’altra membrana, anch’essa con funzioni di placenta e che circonda il tuorlo, verso il quale si dirige l’altro cordone ombelicale, è più ampiamente visibile. Ambedue i cordoni prendono origine dal cuore e dalla vena maggiore, come si è detto. A questo punto accade che quel cordone ombelicale che si porta alla placenta più esterna si stacca dall’essere vivente che ormai sta nello stretto: l’altro, che va verso il tuorlo, rimane attaccato all’intestino tenue del pulcino. Ora parecchio tuorlo penetra nel pulcino stesso: e nel suo intestino rimane un qualche residuo giallo. Nello stesso periodo il pulcino emette anche una secrezione bianca e nell’intestino è presente un qualcosa di bianco. Infine tutto il tuorlo viene gradualmente consumato in quanto viene utilizzato dalle varie parti del corpo, tant’è che se tu tagliassi l’intestino dieci giorni dopo che il pulcino è nato, troveresti ancora qualche traccia di tuorlo.

Umbilico vero absolvitur pullus, nec quicquam praeterea haurit. totus enim humor, qui in medio continebatur, absumptus iam est. Tempore autem supradicto pullus dormit quidem, sed non perpetuo, quippe qui excitetur interdum, et movens sese respiciat, atque pipiat. Cor enim eius cum umbilico, ut spirantis reflat et palpitat. Sed avium ortus ad hunc modum ex ovo agitur, Haec omnia Aristot, de hist. anim. 6. 3.[6] Quae etiam Albertus in suis de animalibus libris paraphrasi [paraphrase] reddidit, quam in praesentia relinquo.

Il pulcino si stacca dal cordone ombelicale e non riceve più nulla. Infatti tutto il liquido che era contenuto nell’uovo è già stato assorbito. Nel suddetto periodo il pulcino sì che dorme, ma non in continuazione, dal momento che ogni tanto si sveglia e muovendosi dà un’occhiata intorno e si mette a pigolare. E il suo cuore insieme al cordone ombelicale si solleva come in un soggetto che respira, e palpita. Orbene la nascita degli uccelli dall'uovo si svolge in questo modo. Tutte queste cose le scrive Aristotele nella Historia animalium VI,3. Cose che Alberto ha parafrasato nei suoi libri sugli animali e che per ora tralascio.

Omnibus ovis medio vitelli parva inest velut sanguinea gutta, quod esse cor avium existimant, primum in omni corpore id gigni opinantes: in ovo certe gutta salit, palpitatque. Ipsum animal ex albo liquore ovi corporatur. Cibus eius in luteo est. Omnibus intus caput maius toto corpore: oculi compressi capite maiores. In crescente pullo, candor in medium vertitur, luteum circumfunditur. Vicesimo die, si moveatur ovum, iam viventis intra putamen vox auditur. Ab eodem tempore plumescit, ita positus: ut caput supra dextrum pedem habeat, dexteram vero alam supra caput. Vitellus paulatim deficit. Aves omnes in pedes nascuntur, contra quam reliqua animalia, Plin.[7]

Al centro del tuorlo di ogni uovo si trova come una piccola goccia di sangue che si crede sia il cuore degli uccelli, in quanto si ritiene che questo venga generato per primo in qualunque organismo: nell’uovo sicuramente quella goccia si solleva e palpita. L’animale stesso prende corpo dal liquido bianco dell’uovo. Il suo alimento si trova nel tuorlo. All’interno dell’uovo tutti i pulcini hanno la testa che è più grande dell’intero corpo: gli occhi chiusi sono più grandi della testa. Man mano che il pulcino cresce il bianco passa al centro e il giallo si dispone all’intorno. Al ventesimo giorno, se l’uovo viene scosso, già si sente dentro al guscio la voce dell’essere vivente. A partire dallo stesso momento comincia a mettere il piumino, ed è disposto in modo tale da avere la testa sopra alla zampa destra e l’ala destra sopra alla testa. Il tuorlo diminuisce gradualmente. Tutti gli uccelli nascono di podice, al contrario di tutti gli altri animali, Plinio.

Principio (inquit Aristot. de generat. anim. 3. 2.[8]) corde constituto, et vena maiore ab eo distincta, umbilici duo de vena eadem pertendunt, alter ad membranam, quae luteum continet: alter ad membranam cui secundarum species est, qua animal obvolutum continetur: quae circa testae membranam est.

All'inizio (dice Aristotele in De generatione animalium 3,2) quando il cuore si è formato e la vena maggiore se ne è differenziata, da questa stessa vena si dipartono due cordoni ombelicali, uno dei quali si dirige verso la membrana che contiene il tuorlo: l’altro verso quella membrana che ha l’aspetto di una placenta – allantoide - dentro la quale è contenuto l’animale ricoperto: la quale si trova nei pressi della membrana del guscio.


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[1] Metamorphoses XV 385-390: Iunonis volucrem, quae cauda sidera portat, | armigerumque Iovis Cythereiadasque columbas | et genus omne avium mediis e partibus ovi, | ni sciret fieri, quis nasci posse putaret? | Sunt qui, cum clauso putrefacta est spina sepulcro, | mutari credant humanas angue medullas.

[2] De generatione animalium III,2 753b 18-754a 17: Per la presente indagine basta che risulti chiaramente che, costituitosi per primo il cuore e a partire da esso la grande vena, due cordoni ombelicali si tendono dalla vena: l’uno verso la membrana che avvolge il giallo, l’altro alla membrana simile a corion che avvolge tutt’attorno l’animale, e questo è disposto intorno, sotto la membrana del guscio. Per mezzo di uno di essi l’animale riceve l’alimento dal giallo, il giallo infatti diventa più abbondante perché, riscaldandosi, si fa più liquido. Come per le piante, in effetti occorre che l’alimento, pur avendo consistenza corporea, sia fluido, e sia gli animali che si formano nelle uova sia quelli che si formano in altri animali vivono in un primo tempo la vita di una pianta, perché stando attaccati ricevono da un altro essere il primo accrescimento e l’alimento. L’altro cordone ombelicale si tende verso il corion avvolgente. Si deve supporre che tra gli animali che nascono dalle uova e il giallo c’è lo stesso rapporto che esiste tra gli embrioni dei vivipari, quando si trovano nella madre, e la madre (poiché infatti gli animali che nascono dalle uova non sono nutriti compiutamente nella madre, ricevono una parte di questa) e il rapporto dei primi con la membrana esterna sanguigna è come quello dei secondi con l’utero. Nello stesso tempo intorno al giallo e al corion, che è l’analogo [754a] dell’utero, sta il guscio dell’uovo, come se si avvolgesse lo stesso embrione e tutta la madre. Le cose stanno così perché l’embrione deve stare nell’utero e in rapporto con la madre. Ora, mentre nei vivipari l’utero è posto nella madre, negli ovipari al contrario è come se si dicesse che è la madre nell’utero. Perché ciò che si produce dalla madre, cioè l’alimento, è costituito dal giallo. E causa di questo è il fatto che l’alimentazione completa non avviene nella madre. Nel corso della crescita, prima cade il cordone ombelicale diretto al corion perché da questa parte deve uscire l’animale, successivamente la parte restante di giallo e il cordone teso verso il giallo, perché il nato deve ricevere immediatamente alimento, dato che né poppa dalla madre, né può procurarsi subito da sé l’alimento; perciò il giallo con il cordone ombelicale si dispone all’interno e attorno sta la carne. Gli animali che nascono esternamente da uova compiute nascono in questo modo sia nel caso degli uccelli sia nel caso dei quadrupedi che depongono uova dal guscio duro. (traduzione di Diego Lanza)

[3] Aristotle says yolk. (Lind, 1963) – Infatti Aristotele dice “il giallo”. L'errore è tratto dalla traduzione di Teodoro Gaza del 1498.

[4] La traduzione di Teodoro Gaza da cui Gessner trae il testo ha circumdat.

[5] Qui Gessner decurta il testo di Aristotele e fa scomparire un vaso sanguigno, quello diretto al sacco del tuorlo. Ecco infatti come si esprime Aristotele in Historia animalium VI,3: Dal cordone ombelicale una vena si estende verso la membrana che avvolge il giallo (che dal canto suo in questo momento è fluido e più abbondante di quanto comporti la sua natura), e un’altra verso la membrana che racchiude sia la membrana in cui è contenuto il pulcino, sia quella del giallo, sia il fluido che si trova fra queste. (traduzione di Mario Vegetti) – Ma il colpevole dell'amputazione del testo è Teodoro Gaza alla cui traduzione (1498) corrisponde perfettamente il testo di Gessner.

[6] Historia animalium VI,3, 561a 6-562a 21: Nelle galline, dunque, un primo segno compare dopo tre giorni e tre notti; negli uccelli più grandi di queste occorre più tempo, in quelli più piccoli meno. In questo periodo il giallo viene risalendo verso l’estremità appuntita, là dove si trova il principio dell’uovo e dove esso si schiude, e nel bianco appare il cuore, delle dimensioni di una chiazza sanguigna. Questo punto palpita e si muove come se fosse animato, e da esso si dipartono due condotti venosi pieni di sangue e avvolti a spirale, che si estendono, con l’accrescersi dell’embrione, verso entrambe le tuniche che lo avvolgono. E una membrana provvista di fibre sanguigne racchiude ormai in questa fase il giallo, a partire dai condotti venosi. Poco tempo dopo incomincia a differenziarsi anche il corpo, all’inizio piccolissimo e bianco. Si distingue chiaramente la testa, e in essa gli occhi che sono molto prominenti; questo stato perdura a lungo, perché essi diventano piccoli e si contraggono molto tardi. Nella zona inferiore del corpo non si distingue all’inizio chiaramente alcuna parte, se la si confronta con quella superiore. Dei condotti che si dipartono dal cuore, l’uno porta alla membrana periferica, l’altro verso il giallo, come se fosse un cordone ombelicale. Il pulcino deriva dunque il suo principio dal bianco, l’alimento dal giallo attraverso il cordone ombelicale. Giunto al decimo giorno il pulcino è ormai tutto quanto visibile in ogni sua parte. Esso ha ancora la testa più grande del resto del corpo, e gli occhi più grandi della testa; e tuttora privi della vista. In questo periodo gli occhi sono prominenti, più grandi di una fava e neri; se si asporta la pelle, vi si trova all’interno un liquido bianco e freddo, assai risplendente in piena luce, ma nulla di solido. Tale è dunque la situazione degli occhi e della testa. In questa fase anche i visceri sono ormai evidenti, sia la regione dello stomaco sia l’insieme degli intestini, e le vene che si vedono diramarsi dal cuore giungono ormai all’altezza dell’ombelico. Dal cordone ombelicale una vena si estende verso la membrana che avvolge il giallo (che dal canto suo in questo momento è fluido e più abbondante di quanto comporti la sua natura), e un’altra verso la membrana che racchiude sia la membrana in cui è contenuto il pulcino, sia quella del giallo, sia il fluido che si trova fra queste. Via via che il pulcino cresce, poco per volta una parte del giallo si sposta in alto, un’altra in basso, e in mezzo resta il fluido bianco; il bianco dell’uovo si trova sotto la parte inferiore del giallo, come lo era fin dall’inizio. Al decimo giorno il bianco si porta all’estremità, ed è ormai scarso, viscoso, denso e giallastro. Ogni parte si trova così disposta nel modo seguente: in primo luogo, all’estrema periferia presso il guscio c’è la membrana dell’uovo, non quella del guscio ma quella al di sotto di essa. In questa è contenuto un fluido bianco, poi il pulcino, e attorno a esso una membrana che lo isola, affinché non sia immerso nel fluido; sotto il pulcino è sito il giallo, a cui porta una delle vene menzionate, mentre l’altra va al bianco circostante. Il tutto è poi avvolto da una membrana che contiene un liquido sieroso. Poi c’è un’altra membrana, che già racchiude lo stesso embrione, come s’è detto, isolandolo dal fluido. Sotto di esso si trova il giallo avvolto in una diversa membrana (quella a cui porta il cordone ombelicale che si diparte dal cuore e dalla grande vena), in modo che l’embrione non sia immerso in nessuno dei due fluidi. Verso il ventesimo giorno, il pulcino ormai pigola muovendosi all’interno, se lo si tocca dopo aver spezzato il guscio, ed è già coperto di peluria, quando, dopo i venti giorni, ha luogo lo schiudimento dell’uovo. La testa è ripiegata sopra la gamba destra all’altezza del fianco, e l’ala è posta sopra la testa. In questa fase è ben visibile la membrana simile al corion, cioè quella che viene dopo la membrana più esterna del guscio e a cui porta uno dei [562a] cordoni ombelicali (e il pulcino si trova allora avvolto tutt’intero in essa), come pure l’altra membrana, anch’essa simile al corion, che sta attorno al giallo e a cui va il secondo cordone; entrambi i cordoni erano connessi al cuore e alla grande vena. A questo punto il cordone ombelicale che raggiunge il corion esterno cade e si stacca dall’animale, mentre quello che porta al giallo è attaccato all’intestino tenue del pulcino: all’interno di questo si trova ormai molto giallo, che si deposita nel suo stomaco. In questa fase il pulcino emette inoltre residuo in direzione del corion esterno, e ne ha nello stomaco: il residuo emesso all’esterno è bianco, e pure all’interno v’è qualcosa di bianco. Da ultimo il giallo, che è andato sempre diminuendo, finisce per essere del tutto consumato e assorbito nel pulcino, tanto che, se si seziona il pulcino dopo ben dieci giorni dall’uscita dall’uovo, si trova ancora un poco di giallo rimasto attaccato all’intestino; però è separato dal cordone ombelicale e non ve n’è più nel tratto intermedio, perché è stato interamente consumato. Nel periodo di cui s’è detto prima, il pulcino dorme, ma se viene scosso si sveglia, guarda e pigola; e il cuore pulsa insieme con il cordone ombelicale come se respirasse. Lo sviluppo degli uccelli a partire dall’uovo presenta dunque questi caratteri. (traduzione di Mario Vegetti)

[7] Naturalis historia X: [148] Omnibus ovis medio vitelli parva inest velut sanguinea gutta, quod esse cor avium existimant, primum in omni corpore id gigni opinantes: in ovo certe gutta ea salit palpitatque. Ipsum animal ex albo liquore ovi corporatur. Cibus eius in luteo est. Omnibus intus caput maius toto corpore, oculi conpressi capite maiores. Increscente pullo candor in medium vertitur, luteum circumfunditur. [149] Vicensimo die si moveatur ovum, iam viventis intra putamen vox auditur. Ab eodem tempore plumescit, ita positus, ut caput supra dextrum pedem habeat, dextram vero alam supra caput. Vitellus paulatim deficit. Aves omnes in pedes nascuntur, contra quam reliqua animalia. – Non ho mai visto nascere un uccello che non sia un pulcino di gallina, ma posso assicurare che il pulcino becca il guscio e ne fuoriesce con la testa e non con le zampe. Quando con l'approssimarsi della notte faccio l'ostetrico per evitare un aborto notturno, al pulcino lascio sempre il guscio che avvolge la metà inferiore del corpo per evitare, oltretutto, mortali emorragie. L'affermazione di Plinio che tutti gli uccelli nascono di podice di mi sembra alquanto strampalata. Sì, può accadere che un pulcino di gallina nasca di podice. L'ho osservato il 27 aprile 2007. Ma la causa è molto semplice: se quella parte del guscio che si trova all'estremità cefalica del pulcino vi rimane adesa per colpa delle membrane testacee che vi si sono incollate, allora il pulcino, se non vuole morire soffocato, si mette a scalciare e allontana la parte podalica del guscio in modo da potersi muovere, sganciarsi dal casco e respirare liberamente.

[8] De generatione animalium III,2 753b 18-754a 17: Per la presente indagine basta che risulti chiaramente che, costituitosi per primo il cuore e a partire da esso la grande vena, due cordoni ombelicali si tendono dalla vena: l’uno verso la membrana che avvolge il giallo, l’altro alla membrana simile a corion che avvolge tutt’attorno l’animale, e questo è disposto intorno, sotto la membrana del guscio. Per mezzo di uno di essi l’animale riceve l’alimento dal giallo, il giallo infatti diventa più abbondante perché, riscaldandosi, si fa più liquido. Come per le piante, in effetti occorre che l’alimento, pur avendo consistenza corporea, sia fluido, e sia gli animali che si formano nelle uova sia quelli che si formano in altri animali vivono in un primo tempo la vita di una pianta, perché stando attaccati ricevono da un altro essere il primo accrescimento e l’alimento. L’altro cordone ombelicale si tende verso il corion avvolgente. Si deve supporre che tra gli animali che nascono dalle uova e il giallo c’è lo stesso rapporto che esiste tra gli embrioni dei vivipari, quando si trovano nella madre, e la madre (poiché infatti gli animali che nascono dalle uova non sono nutriti compiutamente nella madre, ricevono una parte di questa) e il rapporto dei primi con la membrana esterna sanguigna è come quello dei secondi con l’utero. Nello stesso tempo intorno al giallo e al corion, che è l’analogo [754a] dell’utero, sta il guscio dell’uovo, come se si avvolgesse lo stesso embrione e tutta la madre. Le cose stanno così perché l’embrione deve stare nell’utero e in rapporto con la madre. Ora, mentre nei vivipari l’utero è posto nella madre, negli ovipari al contrario è come se si dicesse che è la madre nell’utero. Perché ciò che si produce dalla madre, cioè l’alimento, è costituito dal giallo. E causa di questo è il fatto che l’alimentazione completa non avviene nella madre. Nel corso della crescita, prima cade il cordone ombelicale diretto al corion perché da questa parte deve uscire l’animale, successivamente la parte restante di giallo e il cordone teso verso il giallo, perché il nato deve ricevere immediatamente alimento, dato che né poppa dalla madre, né può procurarsi subito da sé l’alimento; perciò il giallo con il cordone ombelicale si dispone all’interno e attorno sta la carne. Gli animali che nascono esternamente da uova compiute nascono in questo modo sia nel caso degli uccelli sia nel caso dei quadrupedi che depongono uova dal guscio duro. (traduzione di Diego Lanza)