Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Gallinae, ut
Theophrastus refert, ovo {a}edito, religione quadam [416] excutiunt se,
et circumactae purificant, aut festuca aliqua sese et ova lustrant,
pericarphismum Plutarchus vocavit[1],
Caelius. Gallina post coitum se excutit, eo scilicet quod per libidinem
incitatur in ea vapor, faciens extensionem, in ea sicut et in homine
pandiculatio[2] fit quando languet
desiderio coitus, et tum confricando se aliquoties festucam ore
apprehendit tamquam nidum componens. In nido etiam sedens saepe rostro
convertit paleas, ut et aliae aves, Albert. ¶ Gallinae etiam ex
phasianis concipiunt, ut copiose scribetur in B. |
Le
galline, come scrive Teofrasto, dopo aver deposto l’uovo, per una
sorta di ritualità si scuotono e si purificano girando in cerchio, oppure
danno una ripulita a se stesse e alla uova con una festuca, e Plutarco
l'ha chiamato perikarphismós
- il coprirsi di paglia, Lodovico
Ricchieri. Dopo essersi accoppiata la
gallina si scuote, ovviamente perché attraverso la libidine viene
sollecitato in lei il calore vitale che fa estendere le membra, e in lei
come anche nell'essere umano si verifica uno stiramento delle membra
come durante uno sbadiglio quando muore dal desiderio di fare sesso, e
allora strofinandosi alcune volte prende con la bocca una festuca come
se stesse facendo un nido. Anche quando sta accovacciata nel nido spesso
col becco rigira la paglia, come fanno anche gli altri uccelli, Alberto. ¶ Le galline vengono fecondate anche dai
fagiani, come
scriverò in abbondanza nel paragrafo B. |
¶ Gallinae
avesque reliquae, sicut Cicero ait[3],
et quietum requirunt ad pariendum locum, et cubilia sibi nidosque
construunt, eosque quam possunt mollissime substernunt. Fabas si
comedant gallinae, intercipitur eis generatio ovorum, Avicenna et
Crescentiensis. Gallinas aiunt ex assiduo fabarum esu sterilescere,
Didymus. Si frequenter edant cortices fabarum, steriles fiunt: quae
etiam arboribus novellis ad radices appositae eas exiccant, Clemens 3.
Stromat. Quo tempore arbores florent, gallinas potissimum pinguescere
audio, floribus vescentes: sed tum ova earum etiam praecipue cito
corrumpi et putrescere. |
¶ Le galline
e tutti gli altri uccelli, come dice Cicerone, vanno alla ricerca di un
posto tranquillo per deporre le uova, nonché si costruiscono delle tane
e dei nidi, e questi li ricoprono nel modo più soffice possibile. Se le
galline mangiano le fave, in esse si arresta la produzione delle uova,
Avicenna e Pier de'
Crescenzi. Dicono che le galline diventano sterili
per un continuo nutrirsi di fave, Didimo – un geoponico. Se mangiano
spesso la buccia delle fave diventano sterili: inoltre se le si mette
vicino alle radici delle piantine le fanno seccare, Clemente
Alessandrino Stromata 3. Sento dire che quando gli alberi
fioriscono le galline ingrassano moltissimo in quanto mangiano i fiori:
ma allora anche le loro uova si corrompono e imputridiscono molto in
fretta. |
DE OVIS: ET PRIMUM DE IPSORUM FORMATIONE, PARTIBUS, |
LE
UOVA: E INNANZITUTTO SULLA LORO FORMAZIONE, LE LORO PARTI, |
Quae de ovis
eorumque natura deinceps afferemus, pleraque omnia non ad
gallinas modo sed genus avium universum pertinent, et ad quadrupedes
quoque Oviparas aliqua ex parte: sed quoniam ea omnia in gallina magis
conspicua sunt, familiari prae caeteris nobis alite, ad eius potissimum
historiam referre libuit. Dicentur etiam nonnulla de avium generatione
ex ovis, in communi avium historia; sed paucissima aut nihil fortassis,
quod hic quoque annotatum a nobis non sit. |
La maggior
parte di tutte le cose che riferirò di seguito sulle uova e sulla loro
costituzione non riguarda solo le galline ma tutta quanta la classe
degli Uccelli come sotto qualche aspetto anche i quadrupedi ovipari: ma
poiché tutte queste cose sono più appariscenti nella gallina, uccello
a noi familiare rispetto agli altri, ho scelto di riferirle soprattutto
nella loro descrizione. Nella descrizione collettiva degli uccelli dirò
anche alcune cose sulla generazione dalle uova, ma pochissime cose o
forse nulla che io non abbia già riferito in questo capitolo. |
Ovi formatio.
Ovum est animal potentia, ex ovificantis productum superfluo, Aggregator[4]. Ovum gallinae consistit
a coitu, et perficitur decem diebus magna ex parte, Aristot.[5]
A coitu decem diebus ova maturescunt in utero, vexatae autem gallinae et
columbae penna evulsa, aliave simili iniuria diutius, (tardius,) Plin.[6]
Ovum e semine galli conceptum, ut plurimum undecimo die paritur. citius
quidem in iuvenca, et regione calida, et nutrimento calido utente, quam
in contrariis. Alius autem est conceptus, quando semen galli in matrice
invenit materiam ovi venti, aliqua ex parte aut omnino, propter pellem
et testam, completam. huic enim coniungitur, et foecundat totum ovum: et
prout materia in matrice magis minusve praeparata fuerit, tardius
citiusve eandem perficit, Albertus. Incoepta ova si adhuc parvis
desierit coitus, non accrescunt. sed si continuetur, celeri incremento
augentur, iustamque magnitudinem implent, Aristot. et Albertus. Huius
rei causam inquirit Aristot. de generat. anim. lib. 3. cap. 1.
[7] |
Formazione
dell'uovo. L'uovo è una potenza vivente, prodotto da ciò che è
superfluo per chi genera l'uovo, Symphorien
Champier. L'uovo della gallina si forma dal coito, e per lo più giunge
a termine in dieci giorni, Aristotele. Dopo l’accoppiamento le
uova giungono a maturazione nell’utero in 10 giorni, ma più
lentamente (più tardi) se gli animali vengono tormentati, se viene
strappata qualche penna alla gallina e alla colomba, o se vien fatta
loro qualche altra violenza simile, Plinio. Un uovo concepito col seme
del gallo per lo più viene partorito all'undicesimo giorno: ma più
precocemente nella gallina giovane e in una zona calda e che si nutre di
un cibo caldo rispetto a situazioni opposte. In effetti il concepimento
è diverso quando il seme del gallo trova nell'apparato genitale del
tutto o in parte la materia dell'uovo ripiena di vento a causa delle
membrane testacee o del guscio. Infatti il seme si congiunge al vento e
feconda tutto l'uovo: e a seconda che nell'apparato genitale la materia
sia più o meno pronta, prima o dopo la porta a compimento, Alberto. Se
alle uova appena abbozzate e ancora piccole viene a cessare il coito,
non si accrescono, ma se continua, aumentano rapidamente di volume e
raggiungono una grandezza appropriata, Aristotele e Alberto. Aristotele
ne indaga il motivo in De generatione animalium 3,1. |
Concipit
foemina quae coierit ovum superius ad septum transversum: quod ovum
primo minutum et candidum cernitur: mox rubrum cruentumque, deinde
increscens luteum et flavum efficitur totum. Iam amplius auctum
discernitur, ita ut intus pars lutea sit, foris candida ambiat. Ubi
perfectum est, absolvitur atque exit putamine, dum paritur, molli, sed
protinus durescente, quibuscunque emergit portionibus, nisi vitio vulvae
defecerit, Aristot.[8]
Avis hypenemia gerens ova, si coeat nondum mutato ovo ex luteo in album,
foecunda ex subventitiis redduntur, item si conceperit ex coitu ova, si
eis adhuc luteis existentibus cum alio mare coivit, simile eius quo cum
postea coivit, provenit omne genus pullorum, Aristot. in libris de hist.
et de genere anim. Gallinae parere a bruma incipiunt. optima foetura
ante vernum aequinoctium. post solstitium nata non implent magnitudinem
iustam, tantoque minus quanto serius provenere, Plin.[9]
Confecta bruma parere fere id genus avium consuevit: atque earum quae
sunt foecundissimae, locis tepidioribus, circa Calen. Ian. ova edere
incipiunt: frigidis autem regionibus eodem mese post Idus, Columella[10]. |
La femmina
che si è accoppiata concepisce l'uovo nella parte alta dell'addome
nelle vicinanze del setto trasverso: e quest'uovo all’inizio appare piccolo e candido: successivamente rosso e colore
del sangue, quindi aumentando di volume diventa tutto quanto giallo e
dorato. Lo si vede ormai più voluminoso, tanto che il giallo si trova
nella parte centrale, il bianco lo circonda alla periferia. Quando è
ultimato, viene liberato e mentre viene deposto fuoriesce con il guscio
che è molle, ma che rapidamente diventa duro, e se ne esce con tutte le
sue parti a meno che sia imperfetto a causa di una malformazione
dell’utero, Aristotele. L'uccello che reca uova ventose, se si
accoppia quando l'uovo non si è ancora trasformato da giallo in bianco,
da ventose diventano feconde, parimenti se concepirà delle uova a causa
del coito, se mentre sono ancora gialle si è accoppiata con un altro
maschio, tutti i pulcini diventano simili a colui col quale si è
accoppiata per ultimo, Aristotele in De historia e De
generatione animalium. Le galline cominciano a deporre a partire dal
solstizio d'inverno. Le migliori nidiate si hanno prima dell'equinozio
di primavera. Quelle che si schiudono dopo il solstizio d'estate non
forniscono pulcini con una mole opportuna, e tanto meno quanto più
tardi sono nate, Plinio. Per lo più questo genere di uccelli ha preso
l'abitudine di deporre quando l’inverno è terminato: e nelle zone più
miti i più fecondi di loro cominciano a deporre le uova intorno alle
calende di gennaio - 1° gennaio, ma nelle zone fredde nello stesso mese
dopo le idi - 13 gennaio, Columella. |
In ovo
pelliculae ex umbilico tentae sunt: et reliqua quae de puero dicta sunt,
sic se habere in ovo volucris reperies ab initio ad finem, Hippocrates
in libro de natura pueri[11].
{E :}<Et> rursus, Volucris
ex ovi luteo nascitur, hoc modo. Incubante matre ovum calescit,
et quod in ovo inest a matre movetur: calescens autem id quod in ovo
inest, spiritum habet, et alterum frigidum ab aere per ovum attrahit.
Ovum enim adeo rarum est, ut spiritum qui attrahitur sufficientem ei
quod intus est transmittat: et augescit volucris in ovo, et
coarticulatur modo eodem consimili velut puer. Nascitur autem ex luteo
ovi volucris: (hoc dicitur contra omnium sententiam, Graece legitur Γίνεται δὲ ἐκ τοῦ χλωροῦ τοῦ ὠοῦ τὸ ὄρνεον.
Τροφήν δὲ καὶ αὔξεσιν ἔχει τὸ λευκόν,
τὸ ἐν τῷ ὠῷ.
Τοῦτο ἤδη πᾶσιν ἐμφανές ἐγένετο, ὁκόσοι προσέσχον
τὸν νοῦν. Et paulo ante, τὸ
ὄρνεον
γίνεται ἐξ
τοῦ ὠοῦ τοῦ
χλωροῦ.) alimentum vero et
augmentum habet ex albo, quod in ovo est. Ubi autem deficit alimentum
pullo ex ovo, non habens id sufficiens unde vivat, fortiter movetur in
ovo, uberius alimentum quaerens. et pelliculae circum dirumpuntur, et
ubi mater sentit pullum vehementer motum, putamen excalpens ipsum
excludit, atque haec fieri solent in viginti diebus<, et manifestum
est quod ita se habent.>[12].
Ubi enim excusa est volucris, nullus humor in ovi testis inest, qui sane
memorabilis existat, expensus est enim in pullum, Haec ille. |
Nell’uovo
delle piccole membrane si dipartono dal cordone ombelicale, e le
restanti cose, che sono state dette a proposito del bambino, nell’uovo
di uccello le troverai essere identiche dall’inizio alla fine,
Ippocrate. E ancora: Un uccello nasce nel giallo dell'uovo in questo
modo. Quando la madre sta covando l’uovo si riscalda, e ciò che si
trova dentro all’uovo viene mosso dalla madre: mentre ciò che si
trova nell’uovo si riscalda, esso ha una respirazione, e attraverso
l’uovo attrae l’altra aria fredda dall’atmosfera. Infatti l’uovo
è talmente poroso da trasmettere l’aria che viene attratta in quantità
sufficiente a ciò che si trova all’interno: e l’uccello si accresce
dentro all’uovo, e muove le articolazioni in modo uguale e del tutto
simile a come fa un bambino. Inoltre l’uccello nasce dal giallo
dell’uovo: (ciò viene detto contro il parere di tutti, e in greco si
legge: Gínetai dè ek toû
chløroû
toû øoû tò órneon. Trophën dè kaì aúxesin échei tò leukón, tò
en tôi øôi. Toûto ëdë pâsin emphanés egéneto,
hokósoi proséschon tòn noûn.
E poco prima: tò órneon gínetai ex toû øoû toû chløroû.)
ma riceve l’alimento e
l’accrescimento dal bianco che si trova nell’uovo. Quando però al
pulcino viene a mancare l’alimento che proviene dall’uovo, non
avendolo in quantità sufficiente per vivere, forse si muove dentro
all’uovo cercando alimento più abbondante, e le membrane che si
trovano all’intorno si rompono, e quando la madre percepisce che il
pulcino si muove con veemenza, lo fa uscire dando delle beccate al
guscio, e abitualmente tutto ciò accade nel giro di venti giorni, ed è
risaputo che le cose stanno così. Quando infatti l’uccello è uscito,
all’interno dei gusci d’uovo non si trova liquido degno di nota,
infatti è stato impiegato per il pulcino, Ippocrate. |
Aristoteles
de generatione anim. lib. 3. cap. 2.[13]
pullum ait non ex luteo, sed ex albumine generari: et non albumen, (ut
Alcmaeon Crotoniates et alii plerique putarint, colore affinitate
decepti,) sed luteum pulli in ovo veluti lac et nutrimentum esse.
Candidum membranae subiectum in ovo principium est, ({Ὡῖ}
<Ὧ>
διαδίδοται ἀρχὴ ὑπὸ τὸν ὑμένα λευκὸν)[14]
in hoc enim semen
continetur, et non in eo qui neottos, id est pullus vocatur. sic autem
vulgo vocant luteum, quod superfluitas est seminis, decepti sunt enim
qui huius opinionis authores fuerunt, [417] Suidas in Νεοττόν. |
Aristotele in
De generatione animalium 3,2 dice che il pulcino si genera non
dal tuorlo ma dall'albume: e non è l'albume (come Alcmeone di Crotone
e gran parte degli altri hanno pensato, ingannati dalla somiglianza del
colore) ma il tuorlo a rappresentare il latte e il nutrimento del
pulcino nell'uovo. Il bianco che nell'uovo si trova al di sotto delle
membrane testacee è il principio generatore, (Hô diadídotai archë hupò tòn huména leukòn
– Qui si trova distribuito il principio al di sotto delle
membrane testacee bianche),
infatti in esso è contenuto il seme, e non in quello che viene detto neottós,
cioè pulcino. Infatti chiamano correntemente così il giallo, dove c'è
sovrabbondanza di seme, infatti si sono ingannati coloro che hanno
ideato questa teoria, il lessico Suida alla voce Neottón –
pulcino, tuorlo dell'uovo, all'accusativo. |
[1] Symposia (Quaestiones conviviales), VII 2,1 sgg. (= pag. 700D sgg.): “E se noi spesso siamo in difficoltà per le domande degli amici, è in particolare perché Teofrasto <f. 175 Wimmer> indietreggiare davanti a questa domanda sulle opere dove aveva riunito e studiato un numero di fenomeni..., per esempio il comportamento delle galline che, quando depongono le uova, si circondano di pagliuzze...”
[2] Pandiculatio non è attestato, ma pandiculor significa distendersi, allungarsi, stirarsi, nello sbadigliare.
[3] De natura deorum II,129: Quid dicam, quantus amor bestiarum sit in educandis custodiendisque is, quae procreaverunt, usque ad eum finem, dum possint se ipsa defendere. Etsi pisces, ut aiunt, ova cum genuerunt, relinquunt, facile enim illa aqua et sustinentur et fetum fundunt; testudines autem et crocodilos dicunt, cum in terra partum ediderint, obruere ova, deinde discedere: ita et nascuntur et educantur ipsa per sese. Iam gallinae avesque reliquae et quietum requirunt ad pariendum locum et cubilia sibi nidosque construunt eosque quam possunt mollissume substernunt, ut quam facillume ova serventur; e quibus pullos cum excuderunt, ita tuentur, ut et pinnis foveant, ne frigore laedantur, et, si est calor a sole, se opponant; cum autem pulli pinnulis uti possunt, tum volatus eorum matres prosequuntur, reliqua cura liberantur.
[4] Potrebbe trattarsi del medico francese Symphorien Champier nato nel 1471 o 1472 e morto nel 1539 o 1540, quindi contemporaneo di Gessner, galenista convinto, che si autodefinì aggregator, raccoglitore. Tra i suoi numerosi scritti si può proprio annoverare il Practica nova in medicina. Aggregatoris lugdunensis domini Simphoriani Champerii de omnibus morborum generibus: ex traditionibus grecorum, latinorum, arabum, penorum ac recentium auctorum: aurei libri quinque. Item ejusdem aggregatoris liber "De omnibus generibus febrium" (Venetiis: per heredum Octaviani Scoti ac sociorum, 1515).
[5] Historia animalium VI,2 560b: Lo sviluppo dell’uovo dopo la copulazione, e poi lo sviluppo del giovane uccello dall’uovo concotto[5], non hanno luogo in periodi di tempo uguali per tutti gli uccelli, bensì differiscono secondo le dimensioni dei genitori. L’uovo della gallina si forma e giunge a termine per lo più in dieci giorni dopo l’accoppiamento; l’uovo della colomba in un tempo leggermente minore. (traduzione di Mario Vegetti)
[6] Naturalis historia X, 147: Columbae deciens anno pariunt, quaedam et undeciens, in Aegypto vero etiam brumali mense. Hirundines et merulae et palumbi et turtures bis anno pariunt, ceterae aves fere semel. Turdi, in cacuminibus arborum luto nidificantes paene contextim, in secessu generant. A coitu X diebus ova maturescunt in utero, vexatis autem gallinae et columbae pinna evulsa aliave simili iniuria diutius. - Filippo Capponi Ornithologia Latina (1979) pag. 250: Plinio vorrebbe assicurarci che nei dieci giorni dall'accoppiamento, le uova maturano nell'interno del corpo, ma più a lungo, se la Gallina è tormentata, sradicandole qualche piuma o procurandole altro danno simile: Ci pare che Plinio non abbia compreso Aristotele. Questi assicura che l’uovo della Gallina si forma e raggiunge il suo sviluppo generalmente nei dieci giorni che seguono l’accoppiamento, ma non dice affatto che la Gallina maturi più a lungo l’uovo se viene tormentata; anzi, trattando della sola colomba osserva che, se la femmina è disturbata in qualche modo, o se si va intorno al nido, o se le si sradica una piuma, o se essa ha altra ragione di ricevere un male o di spaventarsi, trattiene l'uovo che sta per deporre e non lo depone affatto. La nota aristotelica circa la formazione dell'uovo è imprecisa e non può essere accettata scientificamente, in quanto la formazione richiede lungo tempo. Ma la nostra attenzione deve rivolgersi a scoprire il valore di in utero di Plinio. Se il naturalista latino si è informato alla nota aristotelica e ha attribuito alla Gallina il comportamento della colomba, che trattiene le uova, dovremmo pensare che uterus non può significare ovario, che è la traduzione del De Saint-Denis, ma, piuttosto, la "camera del guscio", dove l’uovo resta, per qualche tempo, prima di essere deposto, e si riveste dell'involucro calcareo. Ma, dati i limiti scientifici di Plinio, non possiamo credere che egli usi una precisa terminologia scientifica, per cui è molto probabile che con il nome uterus abbia voluto significare l’apparato riproduttore o, più genericamente, l’interno del corpo.
[7] De generatione animalium III,1 750b-751a: In generale, almeno tra gli uccelli, neppure le uova che si formano per mezzo della copula sono per lo più atte a conseguire un accrescimento, se l’uccello non subisce continuamente il coito. La causa di ciò è che, come per le donne la frequentazione dei maschi provoca la secrezione delle regole femminili (l’utero riscaldato infatti attira l’umidità e [751a] l’imboccatura dei condotti si apre), così accade anche per gli uccelli in cui il residuo mestruale avanza a poco a poco. Esso non è secreto esternamente perché è scarso e perché l’utero è posto in alto, in corrispondenza del diaframma. Tuttavia si raccoglie proprio nell’utero. E questo, che scorre per l’utero, a far crescere l’uovo, come gli embrioni dei vivipari si accrescono per mezzo del cordone ombelicale, poiché quando gli uccelli hanno subito una volta il coito, tutti quasi sempre continuano ad avere uova, ma molto piccole. Per questo alcuni sono soliti dire delle uova sterili che non si producono da sé, ma sono resti di una precedente copula. Ma ciò è falso: si è constatato sufficientemente sia per la gallina sia per l’oca giovani che si sono prodotte uova sterili senza coito. Inoltre le pernici femmine, condotte alla caccia, avendo odorato il maschio e avendo udito la sua voce, quelle non ancora montate si impregnano, quelle montate depongono immediatamente le uova. La causa di questo fenomeno è la stessa di quella che agisce sugli uomini e sui quadrupedi: quando il corpo si trova inturgidito in vista del coito o per qualche cosa che si vede o per un piccolo toccamento emette lo sperma. Ora siffatto tipo di uccelli è per natura propenso al coito e ricco di sperma. Tanto che occorre solo un piccolo impulso quando si trovano in stato di turgore e immediatamente si produce in essi il processo escretivo. Di conseguenza in quelli non montati si formano uova sterili, in quelli montati le uova crescono e giungono rapidamente a compimento. (traduzione di Diego Lanza)
[8] De generatione animalium III,2 752a: Tuttavia non ci si accorge che ciò che diventa guscio è in principio una membrana molle, e compitosi l’uovo diventa duro e secco in modo tanto tempestivo che esce ancora molle (procurerebbe altrimenti sofferenza a deporlo) e appena uscito, raffreddatosi si consolida, perché l’umido evapora velocemente data la sua scarsezza e rimane l’elemento terroso. (traduzione di Diego Lanza)
[9] Naturalis historia X,150: Quaedam gallinae omnia gemina ova pariunt et geminos interdum excludunt, ut Cornelius Celsus auctor est, alterum maiorem; aliqui negant omnino geminos excludi. Plus vicena quina incubanda subici vetant. Parere a bruma incipiunt. Optima fetura ante vernum aequinoctium. Post solstitium nata non implent magnitudinem iustam tantoque minus, quanto serius provenere.
[10] De re rustica VIII,5,1: Confecta bruma parere fere id genus avium consuevit. Atque earum quae sunt fecundissimae locis tepidioribus circa Kalendas Ianuarias ova edere incipiunt, frigidis autem regionibus eodem mense post Idus. - Ai tempi di Columella il calendario giuliano, voluto da Giulio Cesare nel 46 aC, era in uso ormai da circa un secolo, per cui le idi di gennaio cadevano al 13 anziché al 15 dello stesso mese.
[11] De natura pueri 29-30.
[12] Gessner trae la traduzione parola per parola da quella di Janus Cornarius del 1546, ma omette questa frase dopo la virgola.
[13] De generatione animalium III,2, 752b 15-28: La nascita dall’uovo si ha per gli uccelli perché la femmina cova l’uovo e contribuisce a operare la cozione. L’animale si forma da una parte dell’uovo e ricava i mezzi del proprio accrescimento e compimento dalla restante parte, perché la natura dispone insieme nell’uovo sia la materia dell’animale, sia l’alimento sufficiente alla sua crescita. Dal momento che l’uccello non può portare a compimento la prole dentro di sé, produce nell’uovo anche l’alimento. Mentre per gli animali partoriti vivi l’alimento si produce in un’altra parte (il latte nelle mammelle), per gli uccelli la natura lo produce nelle uova. È tuttavia l’opposto di ciò che ritengono gli uomini e afferma Alcmeone di Crotone: il latte non è costituito dal bianco, ma dal giallo, ed è questo l’alimento dei pulcini. Essi invece ritengono che sia il bianco per la rassomiglianza del colore. (traduzione di Diego Lanza)
[14] L'editio princeps del lessico Suida curata da Calcondila (1499) riporta ὧ che sarebbe la forma dorica equivalente a ὧδε che significa così oppure qui. Ὡῖ di Gessner non esiste nei lessici, e se egli con questo termine avesse voluto dire dentro all'uovo – in ovo – avrebbe potuto scrivere ὠῷ come ha fatto poche righe prima citando il testo di Ippocrate. Le edizioni critiche del lessico Suida propongono diverse soluzioni per ὧ di Calcondila, ma non vale certo la pena addurle e adottarle. - Il testo latino Candidum membranae subiectum in ovo principium est deve ovviamente tradursi così come Gessner l'ha fornito: Il bianco che nell'uovo si trova al di sotto delle membrane testacee è il principio generatore. Questa traduzione non corrisponde a quanto fornito da Calcondila: Qui si trova distribuito il principio al di sotto della membrane testacee bianche.