Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi
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Gallinam
pullos deserere volentem agnosces inde, quod non iam amplius hispida sit,
nec alas demittat, glocire desinat, et cum iis evagari nolit. Atque haec
de pullorum cura dicta sint. |
Sarai
in grado di riconoscere una gallina che vuole abbandonare i pulcini dal
fatto che ormai non è più con la piume arruffate e non abbassa le ali,
smette di fare la voce da chioccia e non desidera gironzolare con loro.
E siano queste le cose dette a proposito delle attenzioni da avere nei
confronti dei pulcini. |
Iam
de parentum educatione aliquid dicendum superest. Eae si incubent, bis,
mane scilicet et vesperi cibus offerendus est. Vagantium vero non alius
cultus est, quam clausarum, nisi quod hae non emittantur, sed intra
ornithonem ter die maiori mensura pascantur. Nam singulis capitibus,
Columella[1]
teste, quaterni cyathi[2]
diurna cibaria sunt, cum terni, vel bini vagis praebeantur. Quid vero
exhibendum paulo post dicemus. |
Adesso
rimane da dire qualcosa sull’allevamento dei genitori. Se esse stanno
covando, bisogna dare loro del cibo due volte al giorno, cioè al
mattino e alla sera. Ma per quelle che sono libere di girare non è
necessaria una cura diversa da quella riservata a coloro che sono
rinchiuse, eccetto il fatto che queste non debbono essere lasciate
uscire, ma debbono venir alimentate in misura maggiore per tre volte al
giorno all’interno del pollaio. Infatti, come dice Columella, la
razione giornaliera individuale è costituita da 4 ciati - circa 200 ml,
mentre a quelle che se ne vanno in giro se ne diano 3 oppure 2. Ma
quello che bisogna dare lo diremo tra poco. |
Locus,
quo conversantur, Gallinarium dicitur: Gyb. Longolius officinam
cohortalem appellari ait, quod, ut in nostris officinis cuncta parantur,
quae in usum humanum veniunt, ita istic ova, et pulli, quae in cibum.
Aviaria vero nominantur, ubi cicures atque omnium avium genera separata
farciuntur. Haec aviaria ὀρνιθοβοσκεῖα Varroni
dicuntur. Unde forte haud recte Calepinus ὀρνιθῶνα
Gallinarium interpretatur. Nam praeterquam quod ea vox, teste Varrone[3],
in villa pastionis genus, quale pariter περιστερῶνας[4]
dicunt aviarium proprie significat: etsi interim minime negarim, et pro
gallinario accipi. Nam Graeci cum omnem avem, ut diximus[5], tum Gallum Gallinamve
per excellentiam ὄρνιν
et ὄρνιθα nominant. Grapaldus πέταυρον
interpretatur ex Polluce caveam, in qua sese cortis alites cubitum
iturae recipiunt. Aristophanes[6], inquit Pollux[7],
πέταυρον,
nominat οὗ τοὺς
ἐνοικίδιους
ὄρνιθας
ἐγκαθεύδειν
συμβέβηκε.
Verum ut Ornithol. conijcit, non Gallinarium totum πέταυρον
nominari potest, sed tabula,
vel asser, qui Varino dicitur σανίς,
quasi πέτευδον
παρὰ τὸ
εὔδειν ἐν
αὐτῷ, τὰ
πετεινά. |
Il
luogo in cui vivono insieme viene detto pollaio: Gisbert
Longolius dice che viene detto laboratorio del cortile in quanto, come
nei nostri laboratori vengono allestite tutte quelle cose che servono
all'uso umano, allo stesso modo costì vengono approntati le uova e i
pulcini, cose che diventano cibo. Ma vengono dette uccelliere quelle
dove vengono ingrassati gli uccelli domestici e i generi distinti di
tutti gli uccelli. Queste uccelliere vengono dette ornithoboskeîa in
Varrone. Da cui forse in modo non corretto Ambrogio
Calepino traduce ornithôna
con gallinarium
- pollaio. Infatti, a parte il fatto che, come dice Varrone, tale parola
in fattoria significa propriamente uccelliera come è quel tipo di
allevamento che parimenti dicono peristerônas: anche se tuttavia non potrei assolutamente affermare che non vada
intesa come pollaio. Infatti i Greci, come abbiamo detto, chiamano sia
qualunque uccello, sia per eccellenza il gallo o la gallina, órnin
e órnitha. Francesco Mario Grapaldi, basandosi su Giulio
Polluce, traduce pétauron - bastone da
pollaio, palchetto, tavolato - con recinto, in cui si ritirano i
volatili da cortile quando stanno per andare a dormire. Giulio Polluce
dice che Aristofane chiama pétauron
dove gli uccelli domestici vanno a dormire - hoû toús enoikídious
órnithas enkatheúdein symbébëke. A dire il vero, come pensa
l’Ornitologo, non tutto il pollaio può venir chiamato pétauron,
ma una tavola di legno oppure un palo, che viene detto sanís –
tavola - da Guarino, come per dire i volatili saltarono su di esso per
dormire - péteudon parà tò eúdein en autôi
tà peteiná. |
Sunt
vero nostra gallinaria longe diversa ab illis, quae Columella[8],
Varroque commendant. Nostra enim admodum exigua sunt, et vix quandoque
gregem capientia, cum maximo saepe eius detrimento, nam cum bona pars
saepe noctu excludatur, animalium noxiorum reliquuntur furumque rapinis.
Non mirum itaque si tanta gallinariorum cura veteres incesserit, ut illa
nobis exacte depinxerint. Iubent itaque, ut, ea parte villae, quae
orientem spectat, constituantur, iuncta sint furno, vel Culinae, ut ad
aves perveniat fumus, qui huic generi praecipue salutaris est, adeo ut
Palladius[9]
sufficere dixerit, ut fumo<,> pulvere, et cinere utantur. Unde
etiamnum nostro aevo super furno, vel prope caminum saltem aedificantur. |
Ma
i nostri pollai sono di gran lunga diversi da quelli che raccomandano
Columella e Varrone. Infatti i nostri sono molto piccoli, e a volte a
mala pena capaci di contenere lo stuolo, spesso con un suo grandissimo
danno, infatti dal momento che spesso una buona parte di notte ne viene
esclusa, vengono lasciati in balia delle rapine da parte degli animali
nocivi e dei ladri. Pertanto non desta meraviglia se si era diffusa fra
gli antichi tanta preoccupazione per i pollai, tanto da averceli
descritti con accuratezza. Pertanto prescrivono che essi vengano eretti
in quella parte della fattoria che è rivolta a oriente, che siano
collegati al forno o alla cucina affinché ai volatili arrivi il fumo
che a questo genere è salutare in modo particolare, tant’è che
Palladio ha detto che è sufficiente che si servano del fumo, della
polvere e della cenere. Per cui ancora ai giorni nostri vengono
perlomeno costruiti sopra un forno o perlomeno in prossimità di un
camino. |
Totius
autem officinae, inquit Columella, tres continuae extruuntur cellae, (sed
forte pro plurimo gregis numero, nam Varro pro ducentis duas caveas
coniunctas constituendas monet) quarum perpetua frons orienti sit
obversa. In ea deinde fronte exiguus detur omnino aditus mediae cellae,
quae ipsa tribus minima esse debet in altitudinem, et quoque versus
pedes septem: in ea singuli dext<e>ro, laevoque pariete aditus ad
utramque cellam faciendi sunt, iuncti parieti, qui est intrantibus
adversus. Huic autem focus applicetur tam longus, ut nec impediat
praedictos aditus, et ab eo fumus perveniat ad utramque cellam, eaeque
longitudinis, et altitudinis duodenos pedes habeant, nec plus
latitudinis quam media<:> sublimitas{:} divida{n}tur tabulatis quae
supra se quaternos, et infra septenos liberos pedes habeant, quoniam
ipsa singulos occupant. Utraque tabulata Gallinis servire debent, et ea
parvis ab oriente singulis illuminari fenestellis, quae et ipsae
matutinum praebeant exitum avibus ad cohortem, nec minus {ad}
vespertinum introitum, sed curandum erit, ut semper noctibus claudantur,
quo tutius aves maneant. Intra tabulata maiores
fenestrae aperiantur, et eae clatris muniantur, ne possint noxia
irrepere animalia. Sic tamen ut illustria sint loca, quo commodius
habitent, aviariusque subinde debet speculari aut incubantis, aut
parturientis foetus. |
Dunque,
Columella dice che per tutto quanto il laboratorio vengono
costruiti tre ambienti contigui, (ma forse per un grandissimo numero di
soggetti, infatti Varrone consiglia di costruire due recinti contigui
per duecento soggetti) la cui parte frontale deve essere tutta rivolta a
oriente. Quindi, su questa parte frontale, deve trovarsi un ingresso
molto piccolo alla cella centrale, che deve essere la più piccola delle
tre e che in altezza e in ogni altra direzione deve misurare 7 piedi: al
suo interno bisogna creare un singolo ingresso per le altre due celle,
che si deve trovare sulla parete destra e su quella di sinistra, e che
debbono essere contigui alla parete che si trova di fronte a coloro che
entrano. A questa parete venga applicato un focolare di una lunghezza
tale che non sia di ostacolo per i predetti ingressi e che il fumo possa
da esso giungere a tutte e due le altre celle, le quali debbono avere
una lunghezza e un’altezza di 12 piedi, e una larghezza che non deve
essere maggiore rispetto a quella centrale: la loro altezza deve essere
divisa con dei ripiani che sopra di loro debbono lasciare liberi 4 piedi
e 7 piedi al disotto, in quanto essi ne occupano uno. Ambedue i ripiani
debbono servire alle galline, e inoltre debbono essere illuminati da
oriente da singole finestrelle, le quali possano anche dare la
possibilità ai volatili di uscire nel cortile al mattino, e così pure
di entrare alla sera, ma bisognerà avere cura che durante la notte
vengano sempre chiuse affinché i volatili pernottino con più
sicurezza. Al disotto dei ripiani si aprano delle finestre più grandi e
vengano munite di grate affinché non possano introdursi di soppiatto
animali nocivi. In modo tuttavia che i locali siano ben illuminati, affinché
vi possano soggiornare piuttosto bene, e l’incaricato del pollaio deve
spesso controllare colei che cova o colei che fa schiudere le uova. |
Nam
etiam in iis locis ita crassos parietes aedificare convenit, ut excisa
per ordinem, Gallinarum cubilia recipiant: in quibus aut ova edantur,
aut excludantur pulli. Hoc enim et salubrius, et elegantius est, quam
illud quod <quidam> faciunt, ut palis in parietes vehementer actis,
vimineos qualos super imponant. {Sic} <Sive> autem parietibus, ita,
ut diximus<,> cavatis, aut qualis vimineis praeponenda erunt
vestibula, per quae matrices ad cubilia vel pariendi, vel incubandi
causa perveniunt. Neque enim debent ipsis nidis involare, ne dum
assiliunt, pedibus ova confringant, ascensus deinde avibus ad tabulata
per utramque <cellam> datur iunctis parieti modicis asserculis,
qui paulum formatis gradibus asperantur, ne sint advolantibus lubrici.
Sed ab {hac} cohorte fori{e}nsecus praedictis fenestellis scandulae
similiter in<i>ungantur, quibus irrepant aves ad requiem nocturnam.
Maxime autem curabimus ut et haec aviaria, et caetera, de quibus mox
dicturi sumus intrinsecus, et extrinsecus poliantur opere tectorio, ne
ad aves feles habeant{;} aut coluber accessum, et aeque noxiae
prohibeantur pestes. |
Infatti
anche in questi locali è opportuno innalzare delle pareti tanto spesse
da poter accogliere i nidi delle galline incavati in fila: nei quali o
possono venir deposte le uova o possano nascere i pulcini. Questo
sistema infatti è sia più salubre sia più corretto di quello che
alcuni mettono in atto, cioè dopo aver spinto con forza dei pali nelle
pareti vi mettono sopra delle ceste di vimini. E davanti ai vani
praticati nelle pareti così come abbiamo detto, oppure davanti alle
ceste di vimini bisognerà mettere degli ingressi attraverso i quali le
femmine possono arrivare ai nidi o per deporre o per covare. Infatti non
debbono volare proprio sui nidi, affinché con le zampe non rompano le
uova mentre vi saltano sopra, inoltre attraverso ambedue le celle deve
essere data ai volatili la possibilità di salire ai ripiani attraverso
piccoli pioli fissati alla parete, i quali vengono un po' irruviditi
facendovi delle scanalature, affinché non siano scivolosi per i
soggetti che vi volano sopra. Ma all'esterno, dalla parte del cortile, allo stesso modo vengano fissate
alle suddette finestrelle delle
assicelle attraverso le quali i volatili possano arrampicarsi per il
riposo notturno. Ma ci preoccuperemo in modo particolare che sia queste
uccelliere sia le altre di cui diremo tra poco vengano rese lisce con
intonaco sia all’interno che all’esterno, affinché la faina
o un
serpente non abbiano accesso ai volatili, ed egualmente vengano tenute
lontane le malattie nocive. |
Tabulatis
insistere dormientem avem non expedit, ne suo laedatur stercore, quod
cum pedibus uncis adhaesit, podagram creat. Ea pernicies ut evitetur,
perticae dolantur in quadrum, ne teres laevitas earum supersilientem
volucrem non recipiat: conquadratae [230] deinde foratis duobus adversis
parietibus induuntur, ita ut a tabulato pedalis altitudinis, et inter se
bipedalis latitudinis spatio distent. |
Non
è bene che un volatile che dorme se ne stia sui ripiani, affinché non
venga danneggiato dal suo sterco, il quale, una volta che abbia aderito
alle zampe adunche, causa la podagra
- pododermatite. Allo scopo di evitare questo
danno, si fanno le pertiche a sezione quadrata, affinché una
levigatezza ben tornita non si opponga ad accogliere il volatile quando
vi si posa: così squadrate, vengono poi infilate nei fori praticati in
due pareti opposte, in modo tale che siano distanti dal ripiano per uno
spazio dell’altezza di un piede, e tra di loro della larghezza di due
piedi. |
[1] De re rustica VIII,4,5: Gallina post primam emitti et ante horam diei undecimam claudi debet, cuius vagae cultus hic quem diximus erit. Nec tamen alius clausae, nisi quod ea non emittetur, sed intra ornithonem ter die pascitur maiore mensura. Nam singulis capitibus quaterni cyathi diurna cibaria sunt, cum vagis [terni, vel] bini praebeantur.
[2] Cìato: dal greco kýathos. 1) Ciotola, provvista di lungo manico, in uso nell'antichità tra la fine del sec. VI e la metà del V aC per travasare il vino dal cratere nelle brocche. 2) Antica unità di misura di capacità corrispondente a ½ decilitro scarso. Un decilitro = 100 ml. Quattro ciati corrispondono a circa 200 ml. Orbene, 200 ml di granaglie corrispondono in media a 150 grammi. Infatti 200 ml di granaverde di riso = 150 gr, di mais intero = 145 gr, di mais macinato medio insieme alla sua farina = 140 gr. La farina di frumento tipo 00 ha un peso specifico basso: 200 ml pesano solo 100 grammi. - Vedi anche: Pesi e misure.
[3] Rerum rusticarum III,3,1: Eius disciplinae genera sunt tria: ornithones, leporaria, piscinae. Nunc ornithones dico omnium alitum, quae intra parietes villae solent pasci. III,3,7: Contra nunc aviaria sunt nomine mutato, quod vocantur ornithones, quae palatum suave domini paravit, ut tecta maiora habeant, quam tum habebant totas villas, in quibus stabulentur turdi ac pavones. III,4,2-3: [2] Merula, Duo genera sunt, inquit, ornithonis: unum delectationis causa, ut Varro hic fecit noster sub Casino, quod amatores invenit multos; alterum fructus causa, quo genere macellarii et in urbe quidam habent loca clausa et rure, maxime conducta in Sabinis, quod ibi propter agri naturam frequentes apparent turdi. [3] Ex iis tertii generis voluit esse Lucullus coniunctum aviarium, quod fecit in Tusculano, ut in eodem tecto ornithonis inclusum triclinium haberet, ubi delicate cenitaret et alios videret in mazonomo positos coctos, alios volitare circum fenestras captos. Quod inutile invenerunt. Nam non tantum in eo oculos delectant intra fenestras aves volitantes, quantum offendit quod alienus odor opplet nares.
[4] Si tratta delle colombaie, come specifica Varrone in Rerum rusticarum III,7,2: Alterum genus columbarum est clementius, quod cibo domestico contentum intra limina ianuae solet pasci. Hoc genus maxime est colore albo, illud alterum agreste sine albo, vario. Ex iis duabus stirpibus fit miscellum tertium genus fructus causa, atque incedunt in locum unum, quod alii vocant peristerona, alii peristerotrophion, in quo uno saepe vel quinque milia sunt inclusae.
[5] A pagina 189.
[6]
Fragment 839. (Lind, 1963)
[7] In Onomastikón 10,156.
[8] De re rustica VIII,3,1-7: [1] Gallinaria constitui debent parte villae quae hibernum spectat orientem. Iuncta sint ea furno vel culinae, ut ad avem perveniat fumus, qui est huic generi praecipue salutaris. Totius autem officinae, id est ornithonis, tres continuae exstruuntur cellae, quarum, sicuti dixi, perpetua frons orientem sit obversa. [2] In ea deinde fronte exiguus detur unus omnino aditus mediae cellae, quae ips<a>, e tribus minima, esse debet in altitudinem et quoqueversus pedes septem. In ea singuli dextro laevoque pariete aditus ad utramque cellam faciundi sunt, iuncti parieti qui est intrantibus adversus. Huic autem focus applicetur tam longus, ut nec inpediat praedictos aditus et ab eo fumus perveniat in utramque cellam; eaeque longitudinis et altitudinis duodenos pedes habeant, nec plus latitudinis quam media. [3] Sublimitas dividatur tabulatis, quae super se quaternos et infra septenos liberos pedes habeant, quoniam ipsa singulos occupant. Utraque tabulata gallinis servire debent, et ea parvis ab oriente singulis inluminari fenestellis, quae et ipsae matutinum exitum praebeant avibus ad cohortem, nec minus vespertinum introitum. Sed curandum erit ut semper noctibus claudantur, quo tutius aves maneant. [4] Infra tabulata maiores fenestellae aperiantur, et eae clatris muniantur, ne possint noxia inrepere animalia, sic tamen ut inlustria sint loca, quo commodius habitet aviarius, qui subinde debet speculari aut incubantis aut parturientis fetas. Nam etiam in his ipsis locis ita crassos parietes aedificare convenit, ut excisa per ordinem gallinarum cubilia recipiant, in quibus aut ova edantur aut excludantur pulli. Hoc enim et salubrius et elegantius est quam illud quod quidam faciunt, ut palis in parietis vehementer actis vimineos qualos superponant. [5] Sive autem parietibus ita ut diximus cavatis aut qualis vimineis praeponenda erunt vestibula, per quae matrices ad cubilia vel pariendi vel incubandi causa perveniant. Neque enim debent ipsis nidis involare, ne dum adsiliunt pedibus ova confringant. [6] Ascensus deinde avibus ad tabulata per utramque cellam datur, iunctis parieti modicis asserculis, qui paulum formatis gradibus asperantur, ne sint advolantibus lubrici. Sed ab cohorte forinsecus praedictis fenestellis scandulae similiter iniungantur, quibus inrepant aves ad requiem nocturnam. Maxime autem curabimus ut et haec aviaria et cetera, de quibus mox dicturi sumus, intrinsecus et extrinsecus poliantur opere tectorio, ne quae ad aves feles habeant aut coluber adcessum, tum et aeque noxiae prohibeantur pestes. [7] Tabulatis insistere dormientem avem non expedit, ne suo laedatur stercore, quod cum pedibus uncis adhaesit, podagram creat. Ea pernicies ut evitetur, perticae dolantur in quadrum, ne teres levitas earum supersilientem volucrem non recipiat conquadratae deinde foratis duobus adversis parietibus induuntur, ita ut a tabulato pedalis altitudinis et inter se bipedali latitudinis spatio distent. - Non si emenda con <quo commodius habitet aviarius, qui subinde debet speculari aut incubantis aut parturientis fetas> in quanto Aldrovandi ha dedotto il testo da Conrad Gessner Historia animalium III (1555) pagina 425, un testo che non corrisponde a quello di Columella che ci viene offerto nel XX secolo.
[9] Opus agriculturae I, XXVII De gallinis, 1: Gallinas educare nulla mulier nescit, quae modo videtur industria. Hoc de his praecepisse sufficiat, ut fumo, pulvere utantur et cinere.