Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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DE GALLINIS GUINEIS. Cap.
XIII. |
CAPITOLO
XIII LE
GALLINE DELLA GUINEA |
Gallinaceo
generi fortassis rectius quam superiores peregrinae alites istae, quas
Guinea regio nobis subministrat, annumerandae sunt, quod in omnibus
ferme exceptis crista, et calcaribus cum illo conveniant. Cum vero
Ornithologus[1]
eas exactissime nobis describat, descriptioni illius lubenter
acquiescemus. Gallus Mauritanus, inquit, pulcherrima avis est,
magnitudine corporis, figura, rostro, et pede Phasiano similis, vertice
corneo in apicem corneum a posteriori parte praecipitem, in anteriori
leniter acclivem elevato, armatus. Eum natura voluisse videtur inferiori
capitis parti tribus veluti laciniis se promittentibus committere, atque
deligare: inter oculum, et aurem utrinque una, et in fronte media item
una omnibus in eiusdem cum vertice coloris: ita ut insideat capiti eo
modo, quo ducalis pileus illustrissimo Duci Veneto, si quod iam adversum
est aversum fieret. Rugosus is est inferius per circuitum: qua se
attollit in directum in summo collo ad occipitium, nascuntur erecti
quidam, atque nigri pili (non plumae) in contrarium versi. Oculi toti
nigri, aeque et in orbem palpebrae, atque cilia. Si maculam in summa, et
posteriori parte supercilii utriusque demas. Imum caput per longitudinem
utrinque caro quaedam cal<l>osa colore sanguineo occupat, quae ne
propendeat veluti palea, ut replicaretur, natura voluit, et averso ductu
in duos processus acutos a capite liberos finiret. Ex hac carne
attollunt se utrinque carunculae, quibus nares in ambitu vestiuntur, et
caput in anteriori parte a caetero rostro pallido separatur. Harum ad
rostrum margines inferiores, replicantur etiam leviter sub utraque nare. |
Forse
questi uccelli, di cui ci rifornisce la Guinea,
debbono più correttamente essere annoverati tra il genere dei
gallinacei anziché tra gli uccelli esotici prima descritti, in quanto
gli somigliano sotto ogni profilo, eccezion fatta per cresta e speroni.
Siccome l’Ornitologo ce li descrive in modo più che esatto, ci
affidiamo volentieri alla sua descrizione. Egli dice: il gallo della Mauritania è un uccello bellissimo, simile al fagiano per dimensioni corporee,
aspetto, becco e zampe, munito di una sommità del capo di consistenza
cornea che dal lato posteriore scende quasi verticalmente verso uno
spuntone corneo e che sul davanti si innalza con un pendio dolce. Sembra
che la natura abbia voluto dotarlo e avvolgerlo nella parte inferiore
della testa come di tre lembi sporgenti: con uno da ambedue i lati posto
tra l’occhio e l’orecchio e parimenti con uno al centro della
fronte, tutti dello stesso colore della sommità del capo: cosicché la
formazione cornea poggerebbe sulla testa come il berretto da generale
dell’illustrissimo Doge Veneziano, ma come se ciò che sta dietro fosse girato sul davanti. Nella parte
bassa è rugoso su tutta la circonferenza: dove si alza in linea retta
alla sommità del collo in direzione della nuca, lì nascono alcuni peli
(non piume) dritti e neri rivolti in direzione contraria. Gli occhi sono
completamente neri, come pure le palpebre circolari e le ciglia. Se si
esclude una chiazza sulla parte più alta e posteriore di ambedue le
sopracciglia. Tipo una carne callosa di colore sanguigno occupa la parte
più bassa della testa in tutta la sua lunghezza da ambo i lati, e la
natura ha voluto che si ripiegasse in modo da non pendesse come un
bargiglio, e che con una direzione contraria terminasse in due estremità
acute svincolate dalla testa. Da questa carne si staccano da ambo i lati
le caruncole dalle quali le narici vengo rivestite tutt’intono e dalle
quali il capo viene separato sul davanti dal rimanente becco pallido. I
loro bordi inferiori si ripiegano verso il becco e si comportano
leggermente così anche al disotto di ambedue le narici. |
Quod
inter verticem, et carnem est a dextra, et sinistra parte, squamosa
incisura duplici notatae: in posteriori nulla, sed laeves, et veluti
punctis quibusdam sui coloris respersae: Color illi sub faucibus
exquisite est purpureus: in collo obscure purpureus: in caetero corpore
per summa contuenti qualis consurgit, si album, et nigrum pollinem
utcunque tenuiter tritum colori fusco rarius aspergas, nec tamen
commisceas. Tali colori maculae albae ovales, aut rotundae per totum
corpus inesse visuntur, per summa minores, per ima maiores comprehensae
intervallis linearum, ut apparet in plumarum compositione naturali, qua
se mutuo intersecant obliquo hinc inde ductu per summa tantum corporis,
non item per ima. Id non ex toto corpore solum deprehendes, sed ex
singulis avulsis pennis. Superiores enim, obliquis lineis se mutuo
intersecantibus, aut si mavis orbiculis quibusdam ex albo, et nigro ut
dixi, polline confectis, et per extremitatem coniunctis, ut in favis,
aut retibus, maculas ovales, aut rotundas in spatiis fuscis
comprehendunt: inferiore<s> non item. Utraeque tamen simili
lege positae sunt. Nam in aliis
plumis, ordine ita iunctae sunt, ut fere triangulos acutos faciant: in
aliis, ut ovalem figuram repraesentent. Huius generis ordines tres, aut
quatuor in singulis plumis sunt, ita ut minores in maiorum complexu
reponantur. In extremis alis, et in cauda rectis lineis aequidistantibus
procedunt per longitudinem maculae. |
Per
quanto riguarda ciò che si trova a destra e a sinistra fra la sommità
del capo e la sostanza carnea, le caruncole sono segnate da una duplice
incisura: posteriormente non ne esiste nessuna, ma sono lisce e come
spruzzate da punti dello stesso colore. Là, sotto la bocca, il colore
è squisitamente purpureo: sul collo è porpora scuro: nel resto del
corpo, se uno guarda in modo sommario, il colore è come quello che si
forma se si cospargesse della polvere bianca e nera anche se tritata
finemente con del colore scuro in quantità piuttosto scarsa, senza
tuttavia mescolarli. All’interno di tale colore si vedono delle
macchie bianche ovali o rotonde che sono presenti su tutto il corpo,
nella parte alta più piccole, più grandi nella parte bassa, circondate
da spazi di linee come si può osservare nella naturale struttura delle
piume là dove si intersecano con una direzione obliqua reciproca da una
parte all’altra solo nella parte superiore del corpo, ma non così in
quella bassa. Ciò potrai rilevarlo non solo nel corpo preso nel suo
insieme, ma anche dalle singole penne strappate. Infatti quelle
superiori, che si intersecano tra loro secondo linee oblique o, se
preferisci, con dei cerchietti costituiti, come ho detto, da polvere
bianca e nera e saldati all’estremità, come nei favi o nelle reti,
contengono delle macchie ovali o rotonde all’interno di spazi scuri:
quelle inferiori non si presentano allo stesso modo. Ambedue sono
tuttavia disposte secondo un criterio simile. Infatti in alcune piume
sono unite in modo tale da formare come dei triangoli acuti: in altre in
modo da rievocare una figura ovale. Nelle singole piume esistono tre o
quattro disposizioni di questo tipo, in modo tale che quelle più
piccole vengano abbracciate da quelle più grandi. All’estremità
delle ali e nella coda le macchie sono dirette longitudinalmente secondo
linee rette equidistanti. |
Inter
Gallum, et Gallinam vix discernes, tanta, e<s>t similitudo, nisi
quod Gallinae caput totum nigrum est. Vox illi est divisus sibilus, non
sonorior, non maior voce Coturnicis, sed similior voci Perdicis, nisi
quod sublimior ea est, nec ita clara. Haec omnia Caius. |
A
stento riusciresti a fare una distinzione fra il gallo e la gallina,
tanta è la rassomiglianza, senonché la testa della gallina è tutta
nera. La voce del gallo è un fischio sdoppiato che non è più sonoro né
più intenso della voce della quaglia,
ma è più simile alla voce della pernice
se non fosse che la prima è di tonalità più acuta e non è così
squillante. Tutte queste cose le ha scritte John Kay. |
Ego
omnino Meleagridem hanc avem, vel Numidicam Gallinam appellarim, de qua
suo loco inter Gallinas scripsimus. Eadem
nimirum fuerit Afra avis in versu Horatiano[2].
Non
Afra avis descendat in ventrem meum etc. Hactenus
Ornithologus. Sed eiusmodi opinionem suo loco satis, superque ni
fallimur, redarguimus. Insuper verum non est Gallinam totum caput nigrum
habere, ut Caius ille scripsit, sed quo ad colorem maris capiti
simillimum: at obtusius multo est tuberculum. |
Io
senza dubbio alcuno avrei chiamato questo uccello meleagride o gallina
di Numidia,
a proposito della quale abbiamo scritto a suo tempo tra le galline.
Senza dubbio sarà stata quello stesso uccello africano presente in un
verso di Orazio.
L’uccello africano non deve scendere nella mia pancia, ecc.
Fin qui l’Ornitologo. Ma a suo tempo, se non erro, ho biasimato
anche troppo siffatta opinione. Inoltre non è vero che la gallina ha
tutta quanta la testa nera come ha scritto quel Kay, ma per quanto
riguarda il colore è molto simile alla testa del maschio: ma il
tubercolo è molto più ottuso. |
Describit
easdem Gallinas Bellonius[3]
hunc fere in modum ex Gallico Latinus factus: Quemadmodum multae merces,
quas e Guinea regione ad nos (Gallos) advehunt mercatores nobis primum
erant incognitae, ita pariter hae Gallinae ante horum ad eam regionem
navigationem nemini nostrum erant notae: sed nunc in aulis magnatum
satis obviae, atque vulgares sunt. Aves sunt visu pulcherrimae pennis
infinitis maculis candidis in spatiis nigris praeditae. Corpulentia vix
nostrates Gallinas superant: tibiae tamen longiores sunt, quare etiam
maiores apparent. Ex solo capitis gibbo quivis eam internoscat, quem
supra frontem habet camelopardalis instar, calli naturam obtinentem,
duritie fere cornu. Eiusmodi Gallinae perquam foecundae sunt, et
multiparae. |
Pierre
Belon
descrive le stesse galline più o meno in questo modo, tradotto in
latino dal francese: Così come molte merci, che i mercanti portano a
noi (Francesi) dalla regione della Guinea, prima ci erano sconosciute,
così allo stesso modo prima che essi navigassero verso quella regione
queste galline non erano note a nessuno di noi: ma adesso sono
abbastanza frequenti nelle dimore dei magnati, e sono
comuni. Sono uccelli bellissimi a vedersi, dotati di penne con un
numero infinito di macchie bianche contenute in spazi neri. Per mole
corporea superano appena le nostre galline: tuttavia le zampe sono più
lunghe, per cui sembrano ancora più grandi. Chiunque sarebbe in grado
di distinguere questa gallina in base alla sola gibbosità della testa
che possiede sopra alla fronte come la giraffa e che ha la struttura di
un callo e somiglia quasi a un corno per la sua durezza. Siffatte
galline sono estremamente feconde e mettono al mondo molti pulcini. |
[1]
John Caius - John Kay
- sent a description and figure, with the name Gallus Mauritanus, to Gessner,
who published both in his Paralipomena in 1555,
and in the same year Belon
also gave a notice and woodcut under the name of Poulle de la Guinee; but
while the former authors properly referred their bird to the ancient
Meleagris, the latter confounded the Meleagris and the turkey. (http://encyclopedia.jrank.org)
[2]
Epodi 2,53.
[3]
Histoire de la nature des oyseaux (1555)
L.5 c.9.