Lessico


Anubi / Anpu / Inepu
 e Ermanubi

  

 

 

 

Il nome geroglifico di Anubi si traduce più precisamente con Anpu o Inepu («colui che ha la testa di un cane selvaggio»). Originario del XVII nomos dell'Alto Egitto, è il dio della morte, a volte anche degli inferi, della mitologia egizia. Sua madre è Hesat o Bast con un padre sconosciuto, oppure la madre è Nefti, e in questo caso suo padre sarebbe Set, Ra o Osiride. Sua sorella è Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet. Anubi fu messo in relazione con il dio greco Ermes formando Ermanubi. Il centro del suo culto era a Cinopoli nel Medio Egitto.

Anubi è rappresentato con la testa di sciacallo o qualche altro tipo di cane, e il suo simbolo è lo sciacallo, animale che si nutre anche di carogne e strettamente connesso alla morte. È anche conosciuto come il Guardiano dei Morti. Nell'iconografia è rappresentato come un uomo con testa canina e grandi orecchie, spesso ornato con un nastro e mentre brandisce una frusta.

Anubi fu originariamente il signore degli inferi, ma in seguito alla crescita del culto di Osiride (a partire dalla V dinastia faraonica, 2480-2350 aC) ne divenne il guardiano. Il ruolo di Anubi come guardiano consistette in principio nel custodire la bilancia sulla quale le anime dei morti erano pesate con la piuma di Maat. Se l'anima era leggera come la piuma, Anubi lasciava l'anima a Osiride; al contrario era data in pasto ad Ammit. In questo ruolo è talvolta identificato con un dio conosciuto col nome di Upuaut ("colui che apre la via").

Nel ruolo di imbalsamatore Anubi è chiamato con l'epiteto imy-ut ("colui che è nel luogo dove si imbalsama"). Egli custodisce i resti mortali, come tombe e necropoli.

Il testo Unas (linea 70) associa Anubi con l'Occhio di Horus, l'occhio del cielo. Nel Libro dei morti imbalsama il corpo di Osiride, lo avvolge nelle bende fatte da Iside e Nefti, e lo protegge.

La moglie di Anubi è la dea Anput, simbolo della quale è sempre uno sciacallo. Per molto tempo si ritenne che Anput fosse solamente un altro nome di Anubi; una strana idea ove si consideri che i nomi egiziani che finiscono in t sono solitamente femminili.

Nel Libro XI de Le metamorfosi di Apuleio si trova la testimonianza che il culto di Anubi durò a Roma almeno fino al II secolo:

XI,11. Nec mora, cum dei dignati pedibus humanis incedere prodeunt; hic horrendus ille superum commeator et inferum, nunc atra, nunc aurea facie sublimis, attollens canis cervices arduas, Anubis, laeva caduceum gerens, dextera palmam virentem quatiens.
Non tardarono, quindi, ad apparire gli dèi, che si degnavano d'incedere valendosi dei piedi degli uomini. Ecco il terribile messaggero che fa la spola tra gli dèi del cielo e dell'Inferno avanzare con il capo eretto e il volto mezzo nero e mezzo giallo come l'oro, drizzando alteramente il suo collo di cane: Anubi, che con la mano sinistra recava il caduceo e con l'altra scuoteva un ramo di palma.

(www.readme.it)

Nei vocabolari di latino esiste solo Anubis e non esiste Hermanubis, che è presente solo in quelli di greco: Ἑρμάνουβις. Siccome il caduceo è un attributo specifico di Ermes, si può dedurre che ai tempi di Apuleio con Anubis si intendeva sì Anubi, ma soprattutto Ermanubi qualora recasse il caduceo.

Che il termine Hermanubis non venisse usato dagli antichi autori latini ce lo conferma indirettamente Giglio Gregorio Giraldi attraverso le citazioni contenute nel Syntagma IX di Historiae deorum gentilium (1548) quando parla di Anubi e di Ermanubi

Ermanubi

Dr. Vollmer's Wörterbuch der Mythologie aller Völker.
Stuttgart - Hoffmann'sche Verlagsbuchhandlung, 1874.

Anubi si ridusse quindi a semplice accompagnatore dei morti, come dimostra la sua assimilazione, nella tarda cultura sincretistica greco-egiziana, al dio greco Ermete Psicopompo (guida delle anime); anzi, si crea addirittura un dio nuovo, Ermanubi, il cui nome risulta composto da Ermete (o Mercurio) e Anubi.

Psicopompo deriva dal greco Psychopompós, da psychë, anima + pompós, accompagnatore: attributo di Ermete che, con il suo caduceo, conduceva nell'oltretomba le anime dei defunti. Come Psicopompo il dio è raffigurato in numerosi rilievi e pitture di arte greca e romana, in particolare nel celebre rilievo di Orfeo ed Euridice del Museo di Napoli e, con Alcesti, su una colonna del secondo Artemision di Efeso.

Statuetta di Ermanubi
Londra - Christie's

Hermanubis dieu alexandrin par excellence
Ermanubi dio alessandrino per eccellenza
http://balancedes2terres.free.fr/article.php3?id_article=379
lundi 2 février 2004

Quando, nel 332 aC, Alessandro il Grande diventa il signore incontestato dell'Egitto, la vitalità della religione egiziana raggiunge delle vette tali che il conquistatore si rende subito conto che il solo mezzo per stabilire una dominazione duratura deve passare attraverso il dirottamento di questa religione a suo favore. Così nel 331 intraprende un viaggio per l'oasi di Sîwa al fine di consultare l'oracolo di Ammone e farsi dichiarare successore dei faraoni.

Dopo l'avvento del dinastia lagide, questa politica religiosa conservatrice viene mantenuta. Tuttavia l'arrivo massiccio di Greci in terra d'Egitto comporta certi cambiamenti. Ciò avviene essenzialmente ad Alessandria e più ancora per il nuovo dio Serapide, e sotto l'impulso del potere. Si tratta dello stesso processo che ha come esito la nascita del dio alessandrino Ermanubi di cui si può seguire l'evoluzione fino all'epoca romana.

Le origini di Ermanubi

Ermanubi, nato sotto i Tolomei, come indica il suo nome risulta dal sincretismo tra una divinità greca, Ermes, e una divinità egiziana, Anubi, un processo che prende il nome di teocrasia. Raffigurato come un uomo con testa di cane o interamente sotto forma di cane, Anubi ha conosciuto una grande popolarità in Egitto sin dall'Antico Regno (2778-2220 ca.): appare nei Testi delle Piramidi come colui che assiste il morto nel suo viaggio verso l'aldilà e veglia sul suo involucro materiale. Ma la sua popolarità la deve soprattutto al ruolo che gioca nella leggenda di Osiride. Secondo le credenze egiziane, è lui che aiuta Iside a ricomporre il cadavere smembrato di Osiride, preparando così la prima mummia. Nella Bassa Epoca (1085-332 aC) si integra ancora più nel ciclo di Osiride diventando il figlio adultero di Osiride e Nefti. Le caratteristiche di Anubi, dio degli imbalsamatori e guida dei morti, aveva ben presto portato i Greci a identificarlo con Ermes, figlio di Zeus e della ninfa Maia, messaggero per eccellenza delle divinità greche. Oltre alla funzione principale di araldo dei dei, secondo i Greci Ermes aveva il ruolo di condurre le anime dei defunti agli Inferi, ciò che l'avvicinava ad Anubi. È essenzialmente questa caratteristica di dio psicopompo a essere attribuita a Ermanubi in epoca tolemaica e romana.

L'iconografia di Ermanubi in epoca romana

Se Ermanubi è una divinità alessandrina nata sotto i Lagidi, è solamente in epoca romana che fanno la loro comparsa le sue prime raffigurazioni, peraltro abbastanza rare. Sinora è nota una sola statua completa del dio. Si tratta di un ex voto in marmo venuto alla luce nel tempio romano di Ras es-Soda, situato a sud-est di Alessandria. Il dio è raffigurato in piedi, la gamba destra leggermente piegata indietro, mentre la gamba sinistra si appoggia su un tronco d'albero. È vestito di un himátion, mantello tipicamente greco, e porta un kálathos (che in greco significa cestello, paniere, ma anche il capitello nella colonna corinzia), un tipo di cesto diventato una cuffia divina simbolo di fertilità e di abbondanza, decorato con un fiore di loto. Nella mano sinistra tiene una lunga palma che simboleggia al tempo stesso il Tempo, l'Eternità e la Vittoria sugli uomini e sulla morte. Il fusto è sormontato da un piccolo disco con un ureo (serpente sacro raffigurato sui copricapi di divinità e di faraoni egizi come simbolo del potere.), un modo per ricordare i precedenti egiziani del dio, così come il cane che tiene ai suoi piedi. In quanto alle origini greche, esse vengono materializzate dai sandali portati da Ermanubi.

La rappresentazione di Ermanubi sulle monete

L'aspetto iconografico di Ermanubi è conosciuto soprattutto grazie alla numismatica. Infatti la sua immagine è stata molto ampiamente ripresa sulle monete coniate nei laboratori alessandrini in epoca romana e ripete per lo più i caratteri precedentemente descritti: l'himátion, il kálathos decorato con un fiore di loto, la palma e il cane, l'animale di Anubi. Altro attributo molto corrente è il caduceo di Ermes, costituito da una bacchetta sulla quale si avvolgono due serpenti intrecciati e sormontata da due corte ali. Ermanubi è per lo più rappresentato da solo, in piedi, oppure solo il suo busto. Un numero minore di monete lo raffigura nel suo tempio. A seconda delle emissioni, l'edificio presenta notevoli variazioni, ma esse non provano che queste raffigurazioni riproducano fedelmente l'architettura del santuario.

Altre divinità sono talvolta associate a Ermanubi. La prima è certamente significativa: si tratta di Serapide, il grande dio dinastico alessandrino, sposo di Iside. Attraverso quest'associazione Ermanubi fa ritorno alle sue origini egiziane e ritrova il suo posto nel ciclo di Osiride. Ma è tipicamente rappresentato anche in compagnia di divinità greche, come Arpocrate, Demetra (la romana Cerere) o Speranza (Elpís in greco, la romana Spes, forse sorella dei gemelli Sonno e Morte).

Antoninus Pius Æ Drachm of Alexandria. Struck year 22 (=158/9 AD). AVT K T AIL ADP ANTwNINO C CЄBЄVC, laureate head right / Hermanubis standing right, holding palm and caduceus. Year L-B/K to right. Köln 1831 var. (Milne 2390)

Egypt Alexandria, Claudius II. A.D. 268-270. Æ tetradrachm (10.31 g). Bust right. / Bust r. of Hermanubis; winged caduceus-palm; date LB (year 2). (Curtis 1701)

L'evoluzione dell'immagine di Anubi in epoca romana

Sebbene Ermanubi tragga le sue origini egiziane da Anubi, tuttavia non l'ha completamente soppiantato. Al contrario, in epoca romana, Anubi conosce di nuovo una grande popolarità, e in certe raffigurazioni è talora  difficile sapere se si tratta del dio alessandrino o dell'antico protettore degli imbalsamatori. In effetti l'immagine di quest'ultimo si trasforma, come attestano per esempio i rilievi della necropoli di Kôm el-Chougafa, a sud-ovest di Alessandria, dove compaiono tre Anubi con testa di cane, sicuramente databili intorno alla fine del I secolo dC. I due Anubi posti a guardia dell'ingresso di una camera funeraria sono vestiti da legionari romani, uno dei quali è anguipede, in quanto al posto delle gambe presenta una coda di serpente il cui esatto significato è ancora discusso. Il terzo Anubi si trova al capezzale di Osiride. Queste immagini di Anubi ci rammentano che ancora in epoca romana il dio è il custode delle sepolture per eccellenza.

La necropoli di Kôm el-Chougafa
scoperta nel 1900 – scavi ultimati nel 1941
Camera funeraria del 1° ipogeo

Osiride mummificato è disteso su un letto leonino. Al suo fianco c'è Anubi con la testa di cane. A destra vediamo Thot con la testa da ibis, a sinistra Horus con la testa da falco.

A guardia dell'ingresso si trovano due Anubi vestiti da legionari romani con il compito di proteggere la tomba dagli intrusi. L'Anubi di sinistra invece delle gambe presenta una coda di serpente.

Hermes e Uomo Storico
Dialogo improbabile di Krejis con se stesso

L'Ermete è il miracolo dell'evoluzione interiore, il Messaggero dell'anima, il frutto dell'evoluzione psichica di ogni ermetista che si rispetti. Ermes é il nome greco che corrisponde al latino Mercurio, o Nebo, astuto Nume tutelare di commercianti, avvocati e truffaldini, di cui si credeva esaltasse le doti di astuzia, sottigliezza e perspicacia.

In campo filosofico l'Hermes fu l'ispiratore della capacità penetrativa della mente umana, l'intermediario tra mente e mondo ultrasensibile, dal quale tornava per offrire all'uomo doni preziosi. Fu detto il Messaggero degli Dei, perché gli dei stanno nei Cieli (da coelo: celare), ossia in luoghi occulti e remoti, nei quali i mortali non riuscirebbero a penetrare, se non fosse per la benevola intercessione di questo dio misterioso e amico.

Gli antichi Egizi lo venerarono come Anùbis, protettore della buona sepoltura e difensore dell'anima dalle insidie d'oltre tomba; o come Dio della scrittura, cioè della capacità mediatrice della mente umana di tradurre, in linguaggio articolato, le sottili vibrazioni del pensiero; o come Thot, Dio del Nilo, sacro fiume donatore di vita e di civiltà.

Plutarco lo chiamò Ermanubi, figlio adultero di Nefte e di Osiride che, abbandonato dalla madre crudele, fu allevato amorevolmente da Iside, della quale divenne il fedele custode.

Gli antichi Romani lo dipinsero con la testa di cane, per indicarne ieraticamente le qualità vigili e intelligenti; o in forma di una Serpe aggrovigliata a un corpo umano, per caratterizzarne il tipo di forza serpentina e penetrante.

Fu anche chiamato Esculapio, inventore della Medicina e Trismegisto, ossia tre volte sommo, perché il suo potere si estendeva ai tre Regni della Natura ed ai tre corpi dell'uomo (spirito, anima e corpo). Nella tradizione cristiana l'Hermes venne rappresentato come lo Spirito Santo, il Colombo messaggero di luce, che l'iconografia sacra rappresenta sul capo del Cristo e degli apostoli. Egli fu il Telema degli antichi Gnostici, il legame tra invisibile e sensibile, tra finito ed infinito, tra l’uomo e Dio. Fu anche il Lucifero portatore di luce, il più bello e potente tra gli Arcangeli, che la volontà divina sprofondò negli abissi dell'inferno (ossia del corpo), per aver osato donare agli uomini i riti dell'immortalità.

(http://digilander.libero.it/Menkaurah/hermesed.htm)

Nomos

In greco il nomós è il luogo assegnato per il pascolo, il pascolo, quindi passò a designare una provincia, un distretto. Unità politico-amministrativa del territorio e degli abitanti dell'antico Egitto dall'età faraonica alla tarda età romana (sec. III-IV), simboleggiata ed espressa dal culto di una divinità locale propria.

Giglio Gregorio Giraldi
Historiae Deorum Gentilium
Basilea, 1548
De Mercurio, Iride, Somno,
Insomniis,
Ad Albertum Lollium,
Syntagma Nonum.

da Histoire de la médecine par Daniel Le Clerc
Amsterdam - 1702

[p.426] Anubis quoque ab Aegyptiis Mercurius vocatus est, atque hoc ideo loco de eo nonnihil agendum. Inter multa et varia quae de illo legimus, Plutarchus in libro de Isi et Osiri: Isin, ait, cum Osirin occisum intellexisset, caput totondisse, et lugubrem stolam induisse, et eius corpus ubique gentium quaesivisse: omnesque non modo maiores natu interrogasse, sed et pueros, si quid de Osiri comperissent? Ab iis ferunt rem cognovisse, unde et pueris esse aiunt divinationem. mox et ea verba subdit: Sunt, inquit, qui puerum, ex quo Isis Osidiris necem comperit, sub Anubis nomine coli putent, quem natum Nephthe tradunt. Et ipsam quidem Nephthe timore Typhonis perculsam, ante maturi tempora partus puerum eiecisse, potius quam peperisse: atque eum ita deis custodem additum, ceu canes ad mortalium custodiam adhibentur. haec ferme ille. qui et alio loco eiusdem libri, Anubin et Hermanubin sic distinguere videtur, δὲ ἀναφαίνων τὰ οὐράνια, καὶ τῶν ἄνω φερομένων Ἄνουβις, λόγος. Ἔστιν δὲ ὅτε καὶ Ἑρμάνουβις ὀνομάζεται. hoc est, Ratio coelestia, et quae superius feruntur ostendit Anubis, est et quando Hermanubis vocetur. quibus ex verbis videtur corrigendum apud Eusebium in tertio Praeparationis evangelicae graecum et latinum exemplar, ubi legitur, Vis Mercurii in universo, quam appellant Hermanubin: non autem Hermopin. Subdit et Plutarchus: Et illud quidem iis quae superius, hoc vero ut iis quae inferius feruntur, convenit: propter quod et sacrificant illi quidem album gallum, huic vero croceum. alba enim sincera et lucida, crocea autem varia et mixta existimant. Apuleius Anubin ita describit: Ille superum commeator et inferum, nunc atra, nunc aurea facie sublimis, attollens canis cervices arduas Anubis, laeva caduceum gerens, dextra palmam virentem quatiens. haec ille. At Vergilius in octavo: Omnigenumque deum monstra, et latrator Anubis. quo loco Servius: Hunc volunt, inquit, esse Mercurium. ideo capite canino pingitur, quia nihil est cane sagacius. Tertullianus, et divus Augustinus, videntur Cynocephalum pro Anubi deo ponere, quod scilicet capite sit canino. non enim pro cynocephalo, fero animali et indomito, ab ipsis desumitur, ab hoc in secundo de Civitate dei, ab illo in Apologetico. Lucanus de hoc deo intellexit, sic locutus:

Nos in templa tuam Romana accepimus Isin,
Semicanesque deos, et sistra moventia luctum.

Et Sedulius poeta [p.427] Christianus, in heroicis Paschalis operis:

Quis furor est, quae tanta animos dementia ludit,
Ut volucrem turpemque Iovem, torvumque draconem,
Semihominemque canem supplex homo pronus adoret?

Sunt qui tradant, Anubin secutum esse in expeditione bellica patrem Osirin, et canem pro insigni gestasse, qua ex re canina facie illum Aegyptii coluere. Meminit et Eusebius libro secundo Praeparationis evangelicae. Diodorus Siculus: Canis, inquit, et in venatione, et ad custodiam prodest, propterea deus qui Anubis vocatur, capite canino figuratur, quare significatur Anubin fuisse custodem corporis Osiridis et Isidis. Tradunt quidam, Isidis canes, quo tempore Osiris quaesitus erat, et feras et obvios omnes amovisse, unaque Osiridis corpus investigasse: ideoque in solennitatibus Isidis pompam praeisse, vetusto more.

Trophonium Cicero Mercurium vocatum dicere videtur, quem secundo loco commemorat. Sed de Trophonio vate in Iove scripsimus. In hoc loco ingenue fateor, me Trophonium alibi vocatum Mercurium non legisse: etsi nescio quid de Triphono comminiscitur Boccatius, ut suus est mos, et convertibilem interpretatur, παρὰ τὸ τρέπω videlicet, id est a vertendo: quod, inquit, aptissime mercatorum est, sese ad mores quarumcunque nationum, ad quas pergunt, vertere. Paulo post tamen Tryphon vocat.

Ἑρμῆς τρισμέγιστος, hoc est Mercurius ter maximus, quamvis non is deus fuit, sed sapiens, et de quo inter nostros Poetas in secundo Dialogo plura attuli. ne tamen eum penitus hoc loco praeteream, tantummodo quae Suidas scribit, afferam. Floruit hic in Aegypto, ante Pharaonis tempora. Ideo vero Ter maximus appellatus, quoniam de trinitate ediderit oracula, Dominum in trinitate unum esse divinitate, his verbis: Erat, inquit, lumen intellectile ante lumen intellectile, et erat semper mens mentis illuminans, et nihil aliud erat quam horum unitas, et spiritus omnia continens. extra hunc non deus, non angelus, neque ulla alia substantia: omnium enim Dominus, et Pater, et Deus: et omnia sub ipso, et in ipso. nam verbum eius perfectum existens, et foecundum, et opifex, lapsum in foecunda natura, a aqua foecunda prolifica, fecit aquam. haec ille. subdit tamen: Et haec locutus oravit, dicens, Adiuro te coelum Dei magni sapiens opus, adiuro te vocem patris quam protulit ipse primam cum omnem mundum stabilivit, obtestor te per unigenitum Verbum, et Patrem qui continet omnia, esto propitius. haec tamen verba apud Iustinum philosophum et martyrem Orpheo ascripta legi.

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