Lessico
Giovan Pietro
Bolzani
Pierius Valerianus
Pierius Valerianus è il nome umanistico del letterato italiano Giovan Pietro Bolzani (Belluno 1477 - Padova 1560). Protetto dai Medici, fu in relazione con i maggiori umanisti del suo tempo. Scrisse un trattato di arti poetiche, Studiorum conditio, il Contarenus sive de litteratorum infelicitate (postumo, 1620), dove è sostenuta la tesi dell'infelicità degli uomini di lettere, il Dialogo sopra le lingue volgari (1524), gli Amorum libri quinque (1549), favole mitologiche, inni religiosi.
La citazione della gallina macedone - a pagina 194 del II
volume di Ornitologia di Aldrovandi - che depose e covò 18 uova gemellari
,
secondo Aldrovandi è tratta dall’opera del Bolzani Hieroglyphica, sive
de sacris Aegyptiorum literis commentarii edita a Basilea per la prima
volta nel 1556.
Che si
trattasse di una gallina della Macedonia è una pura illazione di Pierius
Valerianus. La notizia della gallina macedone infatti è tratta dalla Historia
animalium di Aristotele,
il quale, vedi caso, era proprio macedone, essendo nato nel 384 aC a Stagira,
in Macedonia
, sulla costa orientale della Penisola Calcidica.
Nella Historia animalium - che risale al periodo 347-343 aC - lo Stagirita non dichiara affatto dove cotesta gallina avesse partorito e covato. Vediamo il relativo passo della Historia animalium, libro VI, 562a-562b:
“Le uova
gemelle presentano due tuorli; in certi casi vi è un sottile diaframma di
bianco per evitare che i gialli si saldino fra loro, mentre in altri questo
diaframma manca e i gialli sono in contatto. Vi sono certe galline che fanno
solo uova gemelle, ed è nel loro caso che sono state condotte le osservazioni
su ciò che accade nel tuorlo. Una di esse depose diciotto uova e ne fece
nascere dei gemelli, tranne che da quelle che risultarono sterili; le altre
comunque erano feconde, a parte il fatto che uno dei gemelli [562b] era più
grande e l’altro più piccolo, mentre l’ultimo uovo conteneva un
mostro.” [Cioè un pulcino con quattro zampe e quattro ali, perché i tuorli
non erano divisi. Nota e traduzione di Mario Vegetti.]
Pierio
Valeriano
Giovan Pietro dalle Fosse
Nato a
Belluno nel 1477 e morto a Padova nel 1558. Studiò da giovane a Venezia
presso lo zio Urbano Bolzanio, uomo di grande cultura che influenzerà
profondamente il nipote, introducendolo per altro nella cerchia di Aldo
Manuzio.
Prese in seguito lezioni di eloquenza da Marcantonio Sebellico che lo
soprannominò Pierio dalle Pieridi, e di latino e greco da Giorgio Valla,
traduttore tra le altre cose di Orapollo
.
Giunto a
Roma Valeriano viene protetto dal cardinale Egidio da Viterbo per entrare a
far parte, dopo il 1513, della cerchia di umanisti favoriti da Leone X (era
stato insegnante di greco di Giovanni de’ Medici lo zio Urbano) e ricevere
incarichi importanti quali la cattedra d’eloquenza al Collegio Romano.
Divenuto protonotario apostolico e beneficiario di un canonicato a Belluno,
Valeriano prese i voti e abbandonò la poesia elegiaca e amorosa. Dopo il
sacco del 1527 è costretto a fuggire prima a Bologna, ospite di Achille
Bocchi, poi a Ferrara di Celio Calcagnini,
infine si stabilisce fino alla morte a Padova.
L’opera
più importante è senza dubbio il monumentale compendio degli Hieroglyphica,
sive de sacris Aegyptiorum aliarumque gentium literis commentariorum libri
LVIII, sessanta libri (in seguito all’aggiunta di due da parte di Celio
Agostino Curione) dedicati ciascuno a un'immagine tratta dal mondo vegetale,
animale, umano ecc. e dedicati a influenti membri della cultura umanistica del
tempo (Achille Bocchi, Paolo Giovio,
Girolamo Fracastoro, Celio Calcagnini, Giorgio Valla, Jacopo Sadoleto, Egidio
da Viterbo, Romolo Amaseo, Vittoria Colonna, Reginald Pole, Antonio Agustin
etc.), con un ricorso a fonti greche e latine di cui vengono citati 435
autori. L’opera vide ben trentaquattro riedizioni e conobbe una grandissima
influenza soprattutto su mitografi successivi e redattori di programmi
iconografici o imprese. I modelli letterari a cui l’autore si rifà sono
naturalmente i geroglifici di Orapollo, ma anche gli emblemi di Andrea Alciato
e l’Hypnerotomachia Poliphili, mentre il repertorio a cui attinge,
allo scopo di creare un microcosmo di simboli capace di sintetizzare le
innumerevoli varianti del rapporto immagini e idee, forme e concetti, è assai
più vasto e comprende non soltanto geroglifici ed emblemi, ma anche e
soprattutto elementi tratti dal mito classico greco - latino così come la
cabala
,
l’ermetismo fino a un sincretismo che abbraccia anche la religione
cristiana.
Caterina
Volpi
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