Lessico


Chelidonia 

Pietra chelidonia
ἐλύδριον / χελιδόνιον

L'erbacea perenne o bienne della famiglia Papaveracee che successivamente analizzeremo in greco è detta χελιδόνιον in Teofrasto, Teocrito e Dioscoride (per il quale significa anche vite bianca), e χελιδόνιον in Galeno significa anche rondinotto, cioè piccolo di rondine, essendo la rondine χελιδών.

Ma in φυσικὰ καὶ μυστικά dello pseudo Democrito (III sec. dC) questa papaveracea è detta ἐλύδριον, derivato dal neutro ἕλος che significa bassopiano umido e erboso, palude.

Tuttavia Gessner in Historia animalium III pag. 406 usando il termine latinizzato elydrium (non intelligit de vero basilisco, sed de elixir (elydrio) alchymico, quo metalla convertuntur) lo mette in relazione con l'elisir, cioè con la pietra filosofale, e Dioscoride, parlando delle rondini, apre il relativo capitolo (II,49) dicendo che nello stomaco dei rondinini si rinvengono delle pietruzze che servono contro l'epilessia: "Dissectis crescente luna pullis hirundinis, qui primo partu exclusi sunt, in ventre eorum lapillos offendes: e quibus duos, unum colore varium, alterum purum eximes: [...]".

Pierandrea Mattioli forse non credeva in siffatta notizia, per cui non si sofferma sull'azione terapeutica di tali pietruzze.

La stessa notizia, ma senza l'azione terapeutica, viene riferita da Plinio in Naturalis historia XI,203: In ventre hirundinum pullis lapilli candido aut rubenti colore, qui chelidonii vocantur, magicis narrati artibus, reperiuntur; [...].

Quando Mattioli commenta l'erba chelidonia maggiore di Dioscoride – Chelidonium maius (II,176) – quasi subito cita gli alchimisti: "Questa d'alcuni ignoranti, & massime alchimisti impazziti, non sapendo bene eglino, che Chelidonia, vuol dir Hirondinaria, è chiamata Donum caeli [dono del cielo, celidonio]. Nella cui sentanza confidandosi, spesso predicano cavarsi da questa pianta una certa lor quinta essenza, non solo utile a condurre le loro fallaci opinioni a perfettione; ma ancora mirabilmente giovevole per la vita de gli huomini in diversi morbi pericolosi."

Nell'antichità, a partire da Aristotele, la quintessenza - pémpton stoicheîon, quinto elemento – era l'essenza del mondo celeste, diversa dalle quattro essenze di cui si riteneva composto il mondo terrestre; nel linguaggio alchemico significò poi la forza attiva di un corpo.

Il sostantivo ἐλύδριον è reperibile solo negli attuali lessici, mentre è assente nel lessico Suida, nel Lexicon graecolatinum di Gessner (1537) e nel Thesaurus Graecae linguae di Henri Estienne (1572).

Georgius Agricola
La pietra chelidonia

De natura fossilium - 1550



Chelidonia o Celidonia
Chelidonium majus

da Pierandrea Mattioli
Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Materia Medica

Venetiis, apud Valgrisium, 1554

Dal geco chelidónion, da chelidøn, rondine, perché si credeva che questi uccelli curassero con essa gli occhi dei rondinini. Erbacea perenne o bienne della famiglia Papaveracee detta anche celidonia, cenerognola, erba da porri ed erba nocca, comune nei luoghi ombrosi e incolti, lungo le strade e fra le siepi dell'Europa e Asia temperate, dove fiorisce da aprile a settembre.

Ha fusti eretti e fragili, alti da 20 a 70 cm, e foglie tenere, pennatosette, biancastre al di sotto, con lembi minutamente lobati. I fiori, raccolti in piccole ombrelle, sono tetrameri, gialli, con molti stami, e i frutti sono silique allungate contenenti piccoli semi.

Tutta la pianta emana un odore caratteristico e secerne un latice giallo-aranciato acre e velenoso, contenente una droga, chiamata anch'essa chelidonia, costituita da vari alcaloidi, fra i quali chelidonina, sanguinarina, protopina, ecc. che presentano un'analogia farmacodinamica con quelli dell'oppio.