Lessico
Leylychynie
Leyhychynie
lehinie
Un caso di fantageografia
In
sintesi
La regione di Leylychynie non è mai esistita
Leylychynie = nei templi
Versione
pubblicata nel 2008
dall'Accademia Pontaniana di Napoli
stilata da
Elio Corti
- Aafke van Oppenraay
- Roberto Ricciardi
Il termine fantageografia non vuole assolutamente identificare il luogo di produzione della Fanta, l'aranciata d'arancia. Per i curiosi possiamo soggiungere che questa famosa bibita della Coca Cola venne creata per la prima volta in Germania durante la II Guerra Mondiale e che prese il nome dall'aggettivo tedesco fantastisch, fantastico. Per completezza geografica è utile sapere che in Italia la Fanta venne prodotta per la prima volta a Napoli nel 1955.
Fanta, abbreviazione del vocabolo fantasia, è un prefisso di numerose parole e ne esprime un contenuto fantastico. Infatti si è dimostrata geograficamente del tutto fantastica la regione di Leylychynie dove i galli si accoppiavano tra loro, una regione che ha richiesto perseveranza da Certosino per poterne decretare l'inesistenza. Come al solito la colpa è del pollo se ci siamo imbarcarti in peripezie che vale la pena raccontare. Uso il verbo al plurale. Infatti se Elio Corti è stato il primum movens di questa ricerca, non poteva come al solito esimersi dal coinvolgere altre persone che l'aiutassero a dipanare l'intricata matassa.
Il tutto ebbe inizio intorno al marzo 2005. Durante la traduzione del testo latino di Conrad Gessner relativo al pollo - e contenuto a pagina 384 di Historia animalium III (1555) - incappai in una cornice storica omosessuale in cui faceva la sua comparsa un nuovo paradiso gay: la regione di Leylychynie. Il contesto è il seguente, tratto appunto da Gessner. Vi troveremo autori antichi di tutto rispetto e a chiudere la parabola con Leylychynie sarà nientepopodimeno che Sant'Alberto Magno al quale è dedicata la Summa Gallicana, essendo dal 1941 il Patrono dei Cultori delle Scienze Naturali.
Eliano – La citazione di Gessner è oltremodo corretta ed è tratta da un'opera compilata da Pierre Gilles: Ex Aeliani historia per Petrum Gyllium latini facti, itemque ex Porphyrio, Heliodoro, Oppiano, tum eodem Gyllio luculentis accessionibus aucti libri XVI. De vi et natura animalium. Ejusdem Gyllii Liber unus, De Gallicis et Latinis nominibus piscium. Lugduni apud Seb Gryphium mdxxxiii. - Infatti Gilles così scrive nel libro XIV capitolo 28 De Gallinaceo: Si foeminarum facultas non sit, omnes subigunt in cohortem suam recentem venientem.
L'edizione postuma della traduzione di Pierre Gilles
del trattato sugli animali di Eliano vedeva la luce nel 1562, dove lo stesso
brano suona nel modo seguente: IV,15
[sic!] De gallo et perdice venatore:
Gallinacei si foeminarum facultas non sit, omnes subigunt gallum recentem
venientem in cohortem suam. (Aeliani De historia animalium libri XVII – Quos
ex integro ac veteri exemplari Graeco, Petrus Gillius vertit – Lugduni apud
Gulielm. Rouillium mdlxii)
Nel 1556 - l'anno dopo la
morte di Gilles - Gessner curava la pubblicazione di tutte le opere di Eliano.
Il De animalium natura era stato tradotto da Gessner in collaborazione con
Gilles, attingendo il testo greco da codici pubblici e privati conservati ad
Augusta, verosimilmente Augsburg in Baviera. In questa edizione di Gessner la
citazione latina corredata dal testo greco è lievemente diversa (anche da un
punto di vista concettuale) da quella di Gilles edita nel 1562 e che abbiamo
appena visto. - IV,16: De Gallorum et
Perdicum libidine, et quomodo a Perdicibus cicuribus feri allectentur, etc.
– Ἀλεκτρυόνες
ἐν ἀγέλῃ τὸν
νέηλυν, οὔσης
θηλειῶν
ἀπορίας,
ἀναβαίνουσι
πάντες. - Gallinacei, si foeminae desint in corte[m?], eum
qui recentior advenerit, omnes ineunt. (Claudii Aeliani opera quae extant
omnia Tiguri apud Gesneros Fratres 1556 - De animalium natura libri XVII –
Petro Gillio Gallo et Conrado Gesnero Helvetio interpretibus, ad Graecos
codices manuscriptos recogniti, et tertia fere parte ex iisdem aucti. Hi libri
Graece nunc primum eduntur, suppeditatis codicibus ex Bibliothecis Augustanis,
altera publica, altera illustris viri Ioan. Iacobi Fuggeri.)
Da notare che nella traduzione di Gilles&Gessner non si tiene conto delle virgole presenti nel testo greco al fine di interpretarlo correttamente. Infatti ἐν ἀγέλῃ τὸν νέηλυν è separato da una virgola da οὔσης θηλειῶν ἀπορίας. Ammettendo che sopra la "e" di corte ci sia una macchietta anziché un abortivo equivalente di "m", il testo latino andrebbe così strutturato: Gallinacei in corte, si foeminae desint, [...].
Nel 1832 a Jena veniva pubblicata da Friedrich Frommann la traduzione latina del De animalium natura di Eliano per opera di Christian Friedrich Wilhelm Jacobs (1764-1847). Jacobs traduce così il brano in questione. IV,16: Gallinacei, si feminae desint in corte, eum, qui recentior advenerit, omnes ineunt. Non c'è dubbio. È una ripetizione parola per parola – con l'aggiunta di una virgola tra eum e qui - di ciò che è contenuto nell'edizione di Gessner del 1556 e anche Jacobs ha letto in corte anziché in cortem.
A questo punto bisogna sottolineare che forse Ἀλεκτρυόνες ἐν ἀγέλῃ andrebbe tradotto con "I galli, quando sono in gruppo..." anziché "I galli, in cortile...", pur essendo consci che i volatili da cortile per antonomasia sono i galli, cohortis aves. Il latino cohors significa sì gruppo, ma innanzitutto cortile/recinto/pollaio (hortus e hara nonché χόρτος denotano in prima istanza un recinto), mentre il greco ἀγέλη significa solo gregge/mandria/gruppo. Quindi nessuna delle tre traduzioni citate rispecchia questo preciso significato di ἀγέλη. Se Eliano avesse usato l'aggettivo ἀγελαῖοι non ci sarebbero discussioni da fare circa l'interpretazione di ἐν ἀγέλῃ.
Nel 1958 la Loeb Classical Library pubblicava i primi 5 libri dell'opera di Eliano col titolo Aelian on the characteristics of animals tradotti da A. F. Scholfield (impossibile reperirne i nomi di battesimo, ammesso che fosse cristiano, solo le iniziali! un vezzo prettamente angloamericano!) e corredati da testo greco a fronte. Nella sua traduzione – peraltro assai discutibile - mancano le galline, presenti tuttavia nella nota a piè pagina. Inutile elencare i codici e le edizioni consultati da Scholfield, che sono assai numerosi, tra i quali compaiono anche le opere di Gilles, Gesssner e Jacobs. Ecco il testo greco da lui riportato, dove l'asterisco indica il rimando a piè pagina. IV,16: Ἀλεκτρυόνες ἐν ἀγέλῃ τὸν νέηλυν * ἀναβαίνουσι πάντες. - * νέηλυν οὔσης θηλειῶν ἀπορίας. Ed ecco la sua traduzione: Cockerels all tread a newcomer to the flock, and tame Partridges do the same [...]. A mio avviso qualora il sostantivo νέηλυϛ – il nuovo venuto – esprimesse un moto a luogo, allora il gruppo, the flock, ἐν ἀγέλῃ - del quale l'intruso spera di poter far parte - dovrebbe trovarsi allocato nel modo seguente: Ἀλεκτρυόνες τὸν νέηλυν ἐν ἀγέλῃ, e avremo tra poco una conferma di questa mia asserzione grazie all'oculata traduzione di Francesco Maspero. Inoltre, dopo πάντες, c'è il punto, in quanto si passa a parlare delle pernici, mentre Scholfield nella sua traduzione ci mette una virgola. Riassumendo: secondo Scholfield la mancanza di galline non è importante per spiegare un comportamento omosessuale coatto di questi galli - che egli esplicitamente esprime con il verbo to tread = calpestare, calcare - dal momento che ha relegato le galline in una nota a piè pagina.
Francesco Maspero è l'unico a praticare una femminectomia integrale. Infatti non riporta neppure in una nota a piè pagina la mancanza di femmine come causa scatenante di un presunto comportamento omosessuale di un gruppo di soli galli, per cui l'interpretazione del testo di Eliano viene ad assumere in Maspero connotati del tutto diversi da quelli espressi da Gilles, Gesssner e Jacobs, nonché da ciò che Scholfield ha erroneamente formulato. Maspero, pur avendo consultato le opere appena citate, si è tuttavia basato sul testo greco di Scholfield del 1958, ma riporta quanto segue: La natura degli animali IV,16: Ἀλεκτρυόνες ἐν ἀγέλῃ τὸν νέηλυν ἀναβαίνουσι πάντες. - I galli quando sono in gruppo saltano addosso tutti quanti al nuovo venuto. (Biblioteca Universale Rizzoli, 1998) – Questo drappello di galli aggressivi di Maspero non esprime un comportamento sessuale, bensì quanto è dato osservare anche nei rapporti tra gli esseri umani. Infatti tra gli animali deve stabilirsi una gerarchia e l'ultimo venuto deve sottostare al gruppo, salvo sia in grado di difendersi come un novello Ercole. I galli esprimono la loro supremazia saltando addosso al nuovo venuto come accade nelle gallomachie, facendolo magari sentire una femmina se, da buoni maschilisti, gli saltano addirittura in groppa. Ma teniamo ben presente che una scala gerarchica si stabilisce anche tra le galline, sia quando convivono coi galli, sia quando sono senza maschi, giungendo al paradosso della gallina che assume il dominio del gruppo di femmine comportandosi da gallo. Ma la gallina, alla fin fine, è ancora una pacioccona. Nei passeri si sono osservate femmine despota, più desiderose di potere che di sesso, crudeli al punto di non concedere il coito ad alcun maschio.
A differenza del gallo, gli esseri umani per stabilire una scala gerarchica ricorrono invece a una miriade di intimidazioni che è superfluo elencare. Ma l'esperienza insegna che nel caso dei polli la baruffa si scatena se il nuovo giunto si trova al cospetto non di un drappello, ma anche di un solo gallo, in quanto soltanto uno dei due sarà l'indiscusso padrone del territorio. L'unico appunto che si può fare a Maspero, visto che attinge il testo greco da Scholfield, è di aver tralasciato οὔσης θηλειῶν ἀπορίας. Se l'avesse posto in una nota a piè pagina non ci saremmo tediati con questa prolissa tiritera. Una disquisizione che tuttavia è utile non solo sul piano etologico, in quanto serve pure a ribadire che per tradurre dei testi naturalistici non basta essere dei provetti grecisti o latinisti: bisogna aver masticato almeno un pizzico di etologia. E Maspero deve averne masticata parecchia.
In sintesi – Se vogliamo dei galli sì omosessuali, ma che fanno di necessità virtù come i marinai e i carcerati, per non parlare della zoofilia dei pastori, dobbiamo addurre come giustificazione il fatto che non hanno galline a disposizione per le loro necessità quotidiane, la cui dose è di 30 accoppiamenti pro capite pro die. Se invece vogliamo dei galli che stabiliscono tra loro una scala gerarchica come gli esseri umani, in questo frammento del testo di Eliano le galline possono benissimo sparire. Ma probabilmente Eliano, come è suo vezzo, sta riecheggiando e trasfigurando Aristotele, il quale, come vedremo tra poco, parla di galli in gruppo, e senza femmine, galli in attesa di essere sacrificati. Quindi, a mio avviso, nel testo di Eliano, le assenti femmine riferite da Gilles, Gesssner e Jacobs debbono risultare presenti.
Plinio – Naturalis historia X,100-101: Tunc inter se dimicant mares desiderio feminarum; victum aiunt venerem pati. [101] Id quidem et coturnices Trogus et gallinaceos aliquando, perdices vero a domitis feros et novos aut victos iniri promiscue. - Allora i maschi - di pernice - combattono fra loro per mancanza di femmine; si dice che il vinto subisca l'atto sessuale. Trogo dice che talvolta fanno lo stesso anche le quaglie e i galli, mentre i maschi delle pernici, selvatici e arrivati da poco o vinti, vengono senza alcuna differenza violentati da quelli già addomesticati.
Aristotele – Historia animalium IX,8 614a 5-7: Καὶ ἐπὶ τῶν ὀρτύγων ὡσαύτως. ἐνίοτε δὲ συμβαίνει τοῦτο καὶ ἐπὶ τῶν ἀλεκτρυόνων. ἐν μὲν γὰρ τοῖς ἱεροῖς, ὅπου ἄνευ θηλειῶν ἀνάκεινται, τὸν ἀνατιθέμενον πάντες εὐλόγως ὀχεύουσι. - Allo stesso modo - delle pernici accade - anche per le quaglie. Ma talora ciò accade anche per i galli. Infatti nei templi, dove vengono posti come offerta votiva senza femmine, tutti quanti a giusta ragione montano quello che viene offerto. (traduzione di Elio Corti) - A similar proceeding takes place occasionally with barn-door cocks: for in temples, where cocks are set apart as dedicate without hens, they all as a matter of course tread any new-comer. (translated by D'Arcy Wentworth Thompson, 1910) - Idem evenit etiam coturnicibus. Interdum etiam gallis. Nam in templis ubi sine gallinis dicati degunt, ut quisque donatus fuerit, eum omnes sane subigunt. (traduzione di Giulio Cesare Scaligero)
Gessner ha dedotto la citazione di Aristotele dalla traduzione di Teodoro Gaza, permettendosi tuttavia un piccolo adattamento che a prima vista potrebbe suonare come un errore. Infatti Gessner scrive: Gallinacei etiam idem interdum quod perdices faciunt, e sembrerebbe che ὀρτύγων – coturnices, le quaglie – vengano scambiate per pernici. La ragione di questo adattamento del testo di Gaza è molto semplice: Aristotele ha appena finito un lungo discorso sulle pernici riferendone anche il comportamento sessuale tra maschi, cui appunto si aggancia Gessner. Ecco il testo di Gaza: Hoc idem a coturnicibus quoque agi animadvertimus. Gallinacei etiam idem interdum faciunt. In templis enim ubi sine foeminis munerarii dicatique versantur: non temere eum qui nuper dicatus accesserit, omnes subigunt. (Aristotelis de natura animalium libri novem, interprete Theodoro Gaza, Venetiis, domini Octaviani Scoti, 1498)
Il verbo ὀχεύω significa montare, coprire, ingravidare, generalmente di animali, quindi anche di uccelli e pesci, più raramente di uomini, espresso per esempio dal latino subigo, oppure, come specifica Gessner nel suo Lexicon Graecolatinum (1537), da futuo/coëo. La monta, generalmente di animali, è per lo più detta ὀχεία (che Gessner traduce con coitus), più raramente ἐπίβασις. Eliano per i galli usa il verbo ἀναβαίνω, ma di norma questo verbo greco viene impiegato per il cavallo che monta la sua femmina.
Le traduzioni di Teodoro Gaza, D'Arcy Wentworth Thompson e Giulio Cesare Scaligero rispettano il testo di Aristotele, dove si adduce come motivo del comportamento sessuale il fatto che i galli, rappresentando delle offerte agli dei, venivano tenuti nei templi senza galline e che giustamente riversavano la loro libido su chi giungeva per ultimo a far parte del gruppo.
Ateneo – Dipnosofisti Θ (IX),46,391de: Ἀριστοτέλης γοῦν φησιν ὅτι τῶν ἀνατιθεμένων ἐν τοῖς ἱεροῖς ἀλεκτρυόνων τὸν ἀνατεθέντα οἱ προόντες ὀχεύουσι μέχρι ἂν ἄλλος ἀνατεθῇ· εἰ δὲ μὴ ἀνατεθείη, μάχονται πρὸς ἀλλήλους καὶ ὁ ἡττήσας τὸν ἡττηθέντα διὰ παντὸς ὀχεύει. (recensuit Georgius Kaibel, 1888 – Teubner, Stuttgard, 1985) - Aristotele appunto a proposito dei galli che vengono offerti in voto nei templi dice che quelli già presenti montano quello che è stato offerto fino a quando non ne sia offerto un altro; ma se non fosse offerto, combattono fra loro e il vincitore monta continuamente quello che è stato sconfitto. (traduzione di Elio Corti) - At all events Aristotle says, that when cocks are kept in the temples as being dedicated to the Gods, the cocks who were there before treat any new comer as a hen until another is dedicated in a similar manner. And if none are dedicated, then they fight together, and the one which has defeated the other works his will on the one which he has defeated. (translated by C. D. Yonge in Deipnosophists or Banquet of the learned, London, Henry G. Bohn, 1854 – traduzione basata sull'edizione del testo greco di Schweighäuser, Strasburg, 1801-1807)
Non conosciamo la fonte del testo latino di Gessner o se si tratta invece di una sua traduzione. Dal momento che nel Nomenclator insignium scriptorum (1555) si specifica che in quel momento il testo di Ateneo era disponibile solo in greco e che la prima traduzione in latino di Ateneo apparve a Venezia nel 1556 per opera di Natale Conti (Athenaei Dipnosophistarum sive Coenae sapientum libri XV), dobbiamo dedurre che verosimilmente fu Gessner a tradurre il brano in questione. E possiamo rilevare che il passo da lui riferito è del tutto corretto in quanto corrisponde a quello di Ateneo. Chi invece non è corretto è Ateneo, anch'egli reo di aver perpetrato una femminectomia integrale alla Maspero, decurtando il testo aristotelico così come sarebbe accaduto per quello di Eliano. Ateneo viene apprezzato, oltre che per motivi lessicografici, anche per un'unica altra ragione: per aver conservato nei Dipnosofisti notizie e frammenti di opere perdute, soprattutto della commedia greca. Ma se l'affidabilità di ciò che ci tramanda è pari a quella di questo suo frammento di Aristotele, apriti o cielo!
Alberto – De animalibus VIII,60: Galli etiam faciunt hoc, ut dicitur, in locis qui sunt in regione quae vocatur Leyhychynie. In locis enim illis omnes galli iuvenes non vetusti apropinquant sibi et pugnant, et victor nititur coire cum victo, quando sunt sine gallinis. (De animalibus libri XXVI, nach der Cölner Urschrift, hsgb. Von H. Stadler, I, Münster i.W., 1916, p. 595)
Le ricerche nel web, e non solo nel web, di un Leylychynie o di un simil-Leylychynie risultò infruttuosa. Gallica, la Biblioteca Nazionale Francese, nonché mia preziosissima fonte di testi antichi, non offriva alcun trattato di zoologia di Alberto, per cui, non volendo sottopormi a un salasso economico per una parola soltanto, il 18 ottobre 2005 scelgo di mettermi in contatto con la biblioteca del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Padova, dove sono possedute diverse opere di Alberto. Mando una e-mail.
Chiedo scusa del disturbo, ma attraverso il web non sono riuscito a trovare risposte esaurienti su dove poter acquistare i CD su cui è pubblicata l’Opera omnia di Alberto Magno, né riuscire a sapere in quale tipo di file questa Opera omnia è redatta.
A causa di una sola parola sarei anche disposto a comprare i 7 CD, ma poi, magari, non è possibile effettuare una ricerca rapida nel loro contenuto a causa del formato dei files.
Prima ipotesi: Se la vostra biblioteca possiede effettivamente i 7 CD, potreste dirmi dove è possibile acquistarli, magari anche separatamente?
Seconda ipotesi: Qualora sia possibile una ricerca rapida al loro interno, è troppo se vi chiedo di dare la caccia a una sola parola, assente nel web, e non solo nel web?
La parola incriminata è Leylychynie.
Non solo nel web, ma anche in repertori geografici antichi questo Leylychynie è assente.
Può essere che Gesner abbia errato a trascrivere, ma probabilmente si
tratta di una regione forse della Germania che è rimasta misconosciuta in
quanto piccola, e che assurge improvvisamente a essere interessante per il
lessico che sto associando alla mia traduzione al fine di potersi orientare
nel dedalo di personaggi e datazioni.
Grazie per la pazienza, e per l’eventuale collaborazione – sotto qualunque
forma – nell’identificare la fantomatica Leylychynie.
Cordiali saluti.
La risposta da Padova è immediata:
Gentile dr. Corti,
Purtroppo non possiamo esserle d'aiuto, come vorremmo, nella ricerca di questo fantomatico termine. La nostra biblioteca possiede i 7 cd dell'opera omnia di Alberto Magno, ma si tratta della digitalizzazione dell'opera del 1641, per cui non è possibile fare una ricerca all'interno del testo.
In ogni caso, terremo presente la richiesta e, dovessimo avere qualche indicazione, gliela invieremo.
Cordiali saluti
Cristina Capodaglio
Biblioteca del Dipartimento di Filosofia
Allora chiudo le mie ricerche, specificando in una nota a piè pagina della mia traduzione di Gessner l'impossibilità di identificare questa fantomatica località. A dirla tutta, avevo fatto anche le seguenti elucubrazioni. Alberto nacque in Germania, venne in Italia, andò a Parigi e tornò in Germania per morire a Colonia. Quindi Leylychynie - un vocabolo tuttavia con troppe y per essere tedesco - doveva trovarsi in qualche area che Alberto aveva calcato coi suoi santi piedi. Oppure aveva tratto la notizia da qualche fonte a noi sconosciuta e Leylychynie si trovava magari in Africa, oppure in Asia.
Passano i mesi, ma di tanto in tanto il busillis riaffiora. Decido di parlarne con Roberto Ricciardi. Lui mi consiglia di chiedere lumi alla Società tedesca per la geografia (Deutsche Gesellschaft für Geographie – DGfG - Berlin), una fonte unica e assai affidabile. Così faccio. Grazie al web, venerdì 2 giugno 2006 ore 9:54 mando una e-mail al Dr Peter Wittmann che opera a Leipzig (Leibniz-Institut für Länderkunde) puntando il dito su un Leylychynie in ambito tedesco, non altrove. E per non titillare eventuali suscettibilità antianglofone, chiedo all'amica Francesca Marchisio di tradurmi in tedesco il breve messaggio corredato dalla traduzione in teutonico (dovuta a Georg Horst) del breve passo latino di Gessner. Il messaggio per Wittmann suona così:
Sehr geerthe Dr Peter Wittmann,
Wir brauchen eine Information über Leylychynie; wir haben dieser Wort in einer Document von Albertus Magnus (1200 dC) gefunden, so wir brauchen wissen wo diese Region in moderne Deutschland ist. Danke für Ihre Achtung und Warten wir auf Ihre Antworte.
In regione quae vocatur Leylychynie omnes galli iuniores, nec dum provecti aetate, inter se pugnant: et victor cum victo coit, quum gallinae defuerint, Albertus. - Im Gebiet gerufen Leylychynie alle jüngsten Hähne, und noch nicht alt, streiten Sie unter ihnen: und der Gewinner paart sich mit den besiegten, wenn Hühner fehlen, Albertus. (aus Conrad Gessner – Historia Animalium III (1555) – Seite 384)
In dem Land Leylychynien streiten alle jungen Hanen/ so noch nicht erwachsen/ miteinander: und der so überwunden ist/ wird von dem andern bestiegen/ wann keine Hennen vorhanden sind/ wie Albertus bezeuget. (Gesner, Conrad: Vollkommenes Vogel-Buch: darstellend e... Abb. Aller... durch alle 4 Theile der Welt sich enthaltender zahmer und wilder Vögel, sammt e. umständl. Beschreibung.../ vormals durch Conradium Gesnerum beschrieben., an itzo aber von neuem übersehen, corrigirt u. um sehr viel verm. Durch Georgium Horstium. - 2. Auflage, unveränd. Nachdr. D. Ausg. Von 1669).
Ricevo un riscontro automatico al mio messaggio e vengo informato che Wittmann è in vacanza. Lascio passare almeno 15 giorni e poi gli rimando il messaggio. Stavolta nessun riscontro automatico. Allora Wittmann è al lavoro, e mi metto in paziente attesa. Passa una settimana. Nulla. Mando nuovamente il mio quesito. Nulla. Allora decido di inviare settimanalmente lo stesso identico messaggio. Nulla di nulla.
Anche Francesca si sente un po' frustrata e mi propone di telefonare alla DGfG. Accetto di buon grado. Tanto sarà lei a parlare, perché io mastico pochissime parole tedesche. Dopo un tira e molla che è inutile narrare, finalmente ci dicono (ci scrivono) di telefonare al Dr Wittmann, il quale sarà lieto di collaborare.
Ci danno il numero telefonico, Francesca si schiarisce la già squillante voce e lo compone. Risponde Wittmann che dice di aver sì ricevuto i miei messaggi, ma che lui preferisce il contatto diretto. Ma stavolta, suo malgrado, il contatto è solo telefonico, e Peter si lascia subito andare a spontanei apprezzamenti sul bellissimo tedesco parlato da Francesca etc. Francesca si sente un po' lusingata e accetta di ritelefonare dopo una settimana per conoscere l'esito della ricerca su Leylychynie. Passano 7 giorni e noi, puntuali come un orologio della Svizzera tedesca, ricomponiamo il numero. L'11 settembre 2006 Peter ci liquida in due parole: nulla, nulla. Le sue ricerche geografiche hanno dato esito negativo. Il resto della telefonata è nuovamente dedicato agli elogi per la bella voce e il bel tedesco di Francesca.
Io non ho racimolato nulla di scritto. Ma ero presente alla telefonata, per cui credo a Francesca e aggiungo nella nota a piè pagina della traduzione di Gessner che neppure il Dr Peter Wittmann è riuscito a identificare Leylychynie.
Passano i mesi e nel frattempo mi diletto non poco con la meravigliosa produzione letteraria di Laura Mancinelli: un romanzo più bello dell'altro. Poco prima del Natale del 2006 decido di telefonarle a Torino per farle i miei complimenti in quanto li merita davvero e rimaniamo in contatto via cavo.
Un giorno Laura mi aiuta nel dare un'esatta grafia e interpretazione di un off contenuto in una frasetta tedesca del testo di Gessner: Ein hane ist off seinem mist seer küne - Un gallo è molto audace sul suo letame. Laura, da provetta germanista, in quattro e quattr'otto conclude che questo off dovrebbe corrispondere all'attuale auf = sopra, e in effetti è così.
Di tanto in tanto telefono a Laura anche per cercare di alleviare la sua vita costretta su una sedia a rotelle e un bel giorno le chiedo se come germanista ritiene che Leylychynie sia un toponimo tedesco e se per caso riesce a localizzarlo sulla carta geografica. Laura chiede qualche giorno di meditazione, ma subito anticipa che questo vocabolo contiene troppe y per essere tedesco, salvo sia un tedesco molto antico, in cui ne succedevano di tutti i colori.
Lascio passare una settimana e ritorno alla carica con Laura. Dopo lo scambio di reciproci cordiali saluti esordisco così: "Lo sai che ho scoperto dove si trova Leylychynie?" Laura è attonita e si sente surclassata. Tace. E rompo così il suo silenzio: "Leylychynie è qui da me, sulle ultime propaggini delle colline del Monferrato, è il mio frutteto. Non ho quasi più galline e vedo tutti i giorni i miei galli scoparsi tra loro a più non posso!" Laura tira un sospiro di sollievo e prorompe in una sonora risata. E ribadisce che Leylychynie non ha proprio nulla di tedesco.
Ogni tanto guardavo i miei galli in frutteto e Leylychynie si riproponeva come quiz irrisolto. Racconto a Ricciardi della mia telefonata con Laura e allora categorico lui afferma che per arrivare al dunque bisogna poter disporre del testo di Alberto e vedere cosa c'è scritto. Si incarica lui di questa novella avventura, grazie alla quale fui bellamente frustrato a Padova. Ricciardi si mette in contatto con la Germania e riesce a ottenere la pagina del De animalibus di Alberto edito nel 1916 a cura di Hermann Stadler.
E qui inizia una nuova bagarre. Infatti scopriamo che in questa edizione non c'è Leylychynie, bensì Leyhychynie, anch'esso con la L maiuscola, e che nella nota a piè pagina appare una variante, lehinie, con la l minuscola, contenuta in un codice di Michael Scotus, colui che aveva tradotto Aristotele dall'arabo e sul quale Alberto si era basato per dedurre i dati aristotelici.
A questo punto mi si illumina la spelonca cerebrale riservata a Leylychynie e mi accorgo che nel testo di Gessner la stessa notizia aristotelica dei galli gay – che non lo erano per scelta, tanto quanto i miei, e così dicasi per marinai e carcerati - la stessa notizia aristotelica, dicevamo, viene riferita tre volte di seguito desumendola da tre autori diversi, il primo dei quali è Aristotele:
Aristotele - Gallinacei etiam idem interdum quod perdices faciunt, in templis enim ubi sine foeminis munerarii dicatique versantur, non temere eum qui nuper dicatus accesserit, omnes subigunt, Aristot.
Ateneo - Novissime sacratum priores accedentes subigunt donec alius quispiam offeratur: quod si nullus oblatus fuerit, pugnant inter se victumque semper subigit victor, Athenaeus ex Aristo.
Alberto - In regione quae vocatur Leylychynie omnes galli iuniores, nec dum provecti aetate, inter se pugnant: et victor cum victo coit, quum gallinae defuerint, Albertus.
E, come già abbiamo visto, Alberto suona così nell'edizione di Stadler:
Galli etiam faciunt hoc, ut dicitur, in locis qui sunt in regione quae vocatur
Leyhychynie. In locis enim illis omnes galli iuvenes non vetusti apropinquant
sibi et pugnant, et victor nititur coire cum victo, quando sunt sine gallinis.
19-20
in locis eqs. (in locis qui dicuntur lehinie Sc.) ἐν
μὲν γὰρ τοῖς
ἱεροῖς . . . τὸν
ἀνατιθέμενον
πάντες
εὐλόγως
ὀχεύσιν.
Nei primi due casi riferiti da Gessner si tratta di galli che appena giunti nei templi vengono scopati da coloro che già c'erano. Nel terzo caso è la stessa cosa, solo che sembrerebbe accadere a Leyhychynie. Allora dovrebbe trattarsi di una qualche parola araba tramandata da Scotus in quanto non l'aveva potuta tradurre, una parola che altro non significherebbe che in templis - ἐν τοῖς ἱεροῖς - dove i galli erano in attesa di essere sacrificati.
Ma chi può darci una conferma che Leyhychynie – Leylychynie – lehinie corrisponde a templi, luoghi sacri? Pensa che ti ripensa, con Ricciardi mi metto alla caccia dell'Historia animalium di Aristotele tradotta in latino dall'arabo grazie a Scotus.
Il web mi conduce inequivocabilmente all'Huygens Instituut di Den Haag. Qui la Dsa Aafke van Oppenraay sta per pubblicare quanto stiamo cercando. Scrivo e riscrivo e-mail all'Huygens Instituut, ma mi pare di tornare ai tempi di Wittmann. Mi premunisco con il numero di telefono dell'Ambasciata dei Paesi Bassi a Roma dove telefonerei - anziché all'Huygens Instituut dal momento che non parlo olandese - per sapere del perché del silenzio di Den Haag. Nel frattempo il Ragionier Paolo Maspero, che con estrema competenza opera a Monaco di Baviera in libri antichi e recenti, mi fornisce l'indirizzo e-mail di van Oppenraay al quale subito scrivo e dalla quale prontamente ricevo risposta, una risposta che meriterebbe di essere incorniciata.
Den Haag, May 29th 2007
Dear Dr. Corti,
Thank you for your e-mail with the two questions about the texts of Aristotle, Scot and Albert. I looked into the matter, and these are the results I can offer you.
The Greek text in question, as you know, runs as follows:
Aristotle, VIII (IX) 614a 7-8 ἐνίοτε δὲ ... εὐλὸγως ὀχεύουσιν. “Sometimes this happens also with the domestic cocks; for in the temples, where they are presented as offerings without females, they all tread the newly presented one, as is understandable.”
Unfortunately, we depend completely upon the Greek text and its modern translations: the Arabic text is very lacunary here, and Scot’s text makes little sense, as is to be expected. I give you Scot’s text as it is found in the most important and reliable manuscript (Vaticanus Chisianus E. VIII. 251, siglum A in my edition):
(... et hoc non est semper, sed in aliquo tempore anni. Et similiter accidit arcogon (= artogon, a transcription after the Greek text).) Et secundum hunc modum faciunt galli, quoniam ipsi galli in locis qui dicuntur kihinie, in quibus appropinquant se sine feminis, quoniam omnes galli qui sunt pauci temporis in appropinquatione. (Et cubeg domesticus coit cum agresti etc.).
As you see, the sentence does not run. The Arabic translation of the Greek ἐν τοῖς ἱεροῖς is missing here (at least in the only surviving manuscript, Tehran Majles 1143), and several words must have been read wrongly, by the Arabic translator and by Scot. There are several minor variant readings, which do not make things better. However, for ‘kihinie’, which is attested in the best manuscripts (Vaticanus, Brugensis, Pisanus), we find the variants ‘leihinie’ (Cambridge), ‘kihiurie’ and ‘kechine’ (Gotoburgensis), and ‘lehinie’ (Berlin and Vienna; I use seven out of sixty-two MSS). “Kihinie” must be the correct reading, because it would transcribe Arabic
(kāhinī = ‘priestly’, ‘holy’).
This word is not found in the extant Arabic manuscript, but obviously Scot used a better version in which there was this equivalent, a litteral translation of Greek τοῖς ἱεροῖς. It is therefore no geographical name, but simply a Latin transcription of an Arabic translation of the Greek word, which obviously Scot did not recognize.
As for Albert’s text, in the edition of Stadler, Albert’s text in 614a 7-8 runs as follows (VIII, 60, 595, 18-22):
Galli etiam faciunt hoc, ut dicitur, in locis qui sunt in regione quae vocatur Leyhychynie. In locis enim illis omnes galli iuvenes non vetusti apropinquant sibi et pugnant, et victor nititur coire cum victo, quando sunt sine gallinis.
The words in Italics were added by Albert, and consequently the editor Stadler printed ‘Leyhychynie’ with a capital (whether Albert wrote the capital already himself, I cannot judge; you may consult for this matter the Albertus Magnus Institute in Cologne, where the autograph is kept). ‘leyhychynie’ is a very badly transmitted form of the transcription (coming closest to the tradition we find in the MSS Berlin and Vienna).
I hope that I have been able to answer your questions. If I did not make myself clear at some point, or if there remain some problems, please ask for more information. I will be happy to give it to you, if possible. I wish you all the best with your work on the Gessner translation. With kindest regards,
Aafke van Oppenraay.
Dr. A.M.I. van Oppenraay
Huygens Instituut
2509 LT Den Haag
The Netherlands
Per esperienza so che Gallica è infaticabile e che un bel giorno diventerà inesauribile, appagando così le aspettative non solo di noi ricercatori ormai globalizzati, ma soprattutto dei contribuenti Francesi che non vengono frustrati come noi Italiani. Entro per l'ennesima volta nel sito di Gallica e vado a curiosare se per caso esiste qualche nuova opera di Alberto da poter scaricare. Sì, c'è, e non credo ai miei occhi: De animalibus, edito a Venezia nel 1495 grazie a Gregorio de Gregori.
Dopo aver scaricato il file in formato PDF, ci metto i booknarks per localizzare i vari libri in cui l'opera è suddivisa, quindi mi armo di pazienza e comincio a cavarmi gli occhi sul testo gotico ricolmo di abbreviazioni del libro VIII dove dovrebbe trovarsi il fatidico Leylychynie. Lo trovo, e vedo che non corrisponde a Leyhychynie/lehinie di Stadler né a Leylychynie di Gessner. Il vocabolo è sì gessneriano, ma inizia con la l minuscola:
Galli et faciunt hoc in locis ut dicitur qui sunt in regione quae vocatur leylychynie. In locis enim illis omnes galli iuvenes non vetusti appropinquant sibi et pugnant et victor nititur coire cum victo quando sunt sine gallinis.
Inoltre nell'edizione di De Gregori trovo una trasposizione di vocaboli rispetto a quella di Stadler:
Stadler - ut dicitur, in locis qui sunt in regione quae vocatur Leyhychynie.
De Gregori - in locis ut dicitur qui sunt in regione quae vocatur leylychynie.
Poi Stadler ha un apropinquant, mentre De Gregori ha appropinquant.
Fatto 30 è d'obbligo fare 31. Ricciardi non voleva che rispettassi l'assioma in quanto spesso nel 1200 tutte le parole erano interamente in caratteri maiuscoli, ma io propongo di arrivare al capolinea come suggerito da van Oppenraay e di scrivere pertanto all'Albertus Magnus Institut di Bonn per sapere se nei codici di Alberto a loro disposizione leylychynie - Leyhychynie – Leylychynie o vattelapesca inizia con la maiuscola o con la minuscola. Mando questa e-mail in data 16 giugno 2007 e mi spremo nell'elargire almeno il saluto in tedesco:
Guten Tag,
Dr Aafke van Oppenraay (Huygens Instituut - Den Haag) is helping me in a research about a word appearing in the book VIII of De Animalibus of Albertus Magnus. This word sounds as follows:
leylychynie (Venice – Gregorio de Gregori, 1495)
Leyhychynie (Hermann Stadler, 1916, page 595)
Leylychynie (as quoted by Conrad Gessner in his Historia animalium III, 1555, page 384: In regione quae vocatur Leylychynie omnes galli iuniores, nec dum provecti aetate, inter se pugnant: et victor cum victo coit, quum gallinae defuerint, Albertus.).
In the
opinion of Dr van Oppenraay this word would be a transformation of an Arabic
word which Michael Scotus didn't recognize, since the more correct world could
be kihinie. In fact Aafke van Oppenraay says:
“Kihinie” must be the correct reading, because it would transcribe Arabic
kāhinī = ‘priestly’, ‘holy’.
Then I am asking from you, if possible,
to know in what way is written leylychynie - Leyhychynie – Leylychynie in
the codes you have available for your future edition of De Animalibus of
Albertus.
Specifically I ask if this word – or an equivalent word - begins with capital letter or with lower-case letter.
This research arose from my translation of the text of Gessner about chickens, and I have been very busy in locating this non-existent geographical region. In fact one year ago Dr Peter Wittmann (Leipzig - Leibniz-Institut für Länderkunde), of Deutsche Gesellschaft für Geographie – DGfG - Berlin, told me that this region is unknown.
I have been lucky
in having the help of Dr van Oppenraay who herself suggested me to enter in
touch with your
Institute in order to properly close this research: "whether Albert wrote
the capital already himself, I cannot judge; you may consult for this matter
the Albertus Magnus Institute where the autograph is kept".
For completeness I send you the page of
De Gregori edition I have found in Gallica. The word leylychynie is at 15th
line, left column.
I can add than since 15 years my treatise on chickens genetics is devoted also to Albertus Teutonicus, as you can read in my homepage. Furthermore I am quoting him about his finding of ovum in ovo (I called it matreshka egg), being the first author describing this.
Many thanks for your attention.
Passa una settimana. Nessuna risposta. Allora sabato 23 giugno ritorno alla carica e invio nuovamente il messaggio. Ma giovedì 28 giugno ancora nessuna risposta da Bonn. Mi pare di rivivere le angosce dei tempi di Wittmann. Interpello Francesca Marchisio e il giorno seguente, assai titubanti, ci avventuriamo in un contatto telefonico con l'Albertus Magnus Institut. Francesca assume un tono tedesco assai professionale e chiede come mai alle due e-mail indirizzate a ami@albertus-magnus-institut.de non abbiamo avuto riscontro.
L'interlocutore tedesco non sta a dilungarsi in spiegazioni e passa la comunicazione a un'interlocutrice italiana: la Dottoressa Silvia Donati. Dopo un breve colloquio con Francesca, viene la volta per me di parlare con lei. Ho il cuore che mi si sta squarciando di gioia: sta cadendo il muro di Bonn, così come qualche mese prima, e precisamente l'8 gennaio 2007, grazie al Dr Fabian Reiter dell'Ägyptisches Museum und Papyrussammlung era caduto il muro di Berlino per una ricerca su un frammento dei Papyri Graceae Magicae inerente il gypaléktør, il pollo collo nudo.
E lo squarcio al mio cuore aumenta man mano che proseguo nel colloquio con Silvia Donati, la quale mi dice di indirizzare l'e-mail al Dr Henryk Anzulewicz che è il più compente in materia. Comunque, gradirebbe riceverla anche lei, in quanto l'argomento di fantageografia deve aver suscitato in lei un discreto interesse, visto oltretutto che Albertus Magnus viene tacciato di essere il responsabile del paradiso gay.
Prima di chiudere il colloquio mi permetto di chiedere a Silvia come mai sta lavorando a Bonn. Mi risponde che, essendo laureata in Filosofia, le possibilità di sopravvivenza in Italia sono assai aleatorie. Io le do ragione, affermando che spesso ci si dimentica che la vita è fatta non solo di denaro ma anche di cultura. Silvia rimbecca che però il denaro è indispensabile, che serve, per esempio, per pagare l'affitto a fine mese.
Silvia stavolta ha titillato me. Il giorno precedente, in banca, ero venuto a conoscenza che era stato Lutero a coniare un famoso aforisma a me noto sin dai tempi in cui ero matricola: Il denaro è escremento del Diavolo (la paternità di Lutero è sotto accurata verifica). Io rimbecco al rivelatore dell'arcano – il cassiere, Alexander Sapiens – che la cosa mi era nota in un'altra versione, gliela espongo, scoppia in una fragorosa risata e decidiamo di battezzare la sua banca - Intesa San Paolo - col nome di Cloaca Massima.
Chiedo scusa a Silvia per quanto le dirò (la versione universitaria dell'aforisma di Lutero) e lei me lo concede. E così esordisco: Nel mio papiro di quando ero matricola (1961) stava scritto questo breve colloquio tra due persone, la prima moralista, la seconda assai pragmatica:
- Il denaro è la merda del
Diavolo!
- O Diavolo, vieni a cagare in casa mia!
Silvia scoppia in una risata squillante e fragorosa, tanto come quella di Alexander Sapiens.
Chiudiamo la comunicazione, mando il quesito sia a lei che ad Anzulewicz e rimango in dolce attesa. Ma stavolta attesa è un termine assai inadeguato. Infatti alle ore 11:40 del giorno seguente – sabato 30 giugno 2007 - sia Silvia che Anzulewicz mi rispondono allegando anche la pagina del manoscritto di Alberto, il quale scrisse Leyhychynie con la L maiuscola così come tramandato da Stadler. È ovvio che dovrò informare van Oppenraay. Ecco i messaggi ricevuti da Bonn:
Gent.mo Dr. Corti,
Il Dr. Anzulewicz e io abbiamo controllato la grafia nell'autografo di
Alberto, cioè il manoscritto: Köln, Historisches Archiv der Stadt, W 258a,
f. 137r, linea 35.
L'edizione Stadler riproduce fedelmente la grafia dell'autografo: Leyhychynie
(con la maiuscola).
Ho trovato anch'io molto piacevole la nostra conversazione e, se in futuro
possiamo esserle utili per Alberto, non esiti a mettersi in contatto con noi.
Cordiali saluti
Silvia Donati
Verehrter Herr Dr. Corti,
Besten Dank fuer die interessante Anfrage. Wir - Sylvia Donati und ich - haben
uns die Stelle im Albert-Autograph angesehen und festgestellt, dass
die Edition von Stadler voellig korrekt ist. Sylvia Donati teilt Ihnen
Einzeheiten mit.
Herzliche Grüße, alle guten Wuensche und weiterhin viel Erfolg bei Ihren
Forschungen.
Henryk Anzulewicz
Sabato 30 giugno 2007
Fine della fantageografia
Naturalis historia X,100-101: Perdices spina et frutice sic muniunt receptaculum, ut contra feram abunde vallentur. Ovis stragulum molle pulvere contumulant nec in quo loco peperere incubant: ne cui frequentior conversatio suspecta sit, transferunt alio. Illae quidem et maritos suos fallunt, quoniam intemperantia libidinis frangunt earum ova, ne incubando detineantur. Tunc inter se dimicant mares desiderio feminarum; victum aiunt venerem pati. [101] Id quidem et coturnices Trogus et gallinaceos aliquando, perdices vero a domitis feros et novos aut victos iniri promiscue. Capiuntur quoque pugnacitate eiusdem libidinis, contra aucupis inlicem exeunte in proelium duce totius gregis. Capto eo procedit alter ac subinde singuli. rursus circa conceptum feminae capiuntur contra aucupum feminam exeuntes, ut rixando abigant eam. – Le pernici fortificano il loro nido con arbusti spinosi e cespugli in modo tale da difenderlo ampiamente contro le bestie feroci. Per le loro uova ammucchiano uno strato molle di polvere e non le covano nello stesso luogo dove le hanno deposte: perché non desti sospetto in nessuno il loro troppo frequente recarsi in un posto, le trasferiscono altrove. Le femmine ingannano così anche i loro maschi, perché questi, spinti da un intemperante desiderio di piacere, rompono loro le uova affinché non siano più trattenute dal compito di covare. Allora i maschi combattono fra loro per mancanza di femmine; si dice che il vinto subisca l'atto sessuale. Trogo dice che talvolta fanno lo stesso anche le quaglie e i galli, mentre i maschi delle pernici, selvatici e arrivati da poco o vinti, vengono senza alcuna differenza violentati da quelli già addomesticati. Vengono anche catturati sfruttando l'aggressività scatenata in loro dall'istinto sessuale; infatti il capo dell'intero stormo se ne stacca per combattere contro l'esemplare da richiamo dell'uccellatore. Una volta catturato questo se ne fa sotto un altro e poi tutti i restanti in successione. Ancora, nel momento della riproduzione, le femmine vengono catturate quando si slanciano contro la femmina degli uccellatori, per scacciarla lottando. (edizione Einaudi, 1983 – traduzione parzialmente modificata)
Gregorio De Gregori o De Gregoriis - Tipografo di Forlì, attivo a Venezia dal 1480 al 1528. Fu in società con lui dal 1480 al 1503 il fratello Giovanni; dalla tipografia dei De Gregori uscirono 42 edizioni, tra cui sono particolarmente notevoli alcuni libri illustrati con silografie, opera forse dello stesso Gregorio. Questi inoltre, nel 1514, stampò a Fano il primo libro in caratteri arabi.