Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Ovo

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Sed et ipsum coelum a veteribus ovum dici solitum, et hominem  quoque ceu quandam coeli parvam imaginem comperias, Hermolaus[1]. Democritus et Pythagoras primi videntur ovi nomine coelum appellasse. Sed et Plato ex Ciceronis[2] interpretamento: Deus (inquit) coelum ita tornavit, ut vel nihil, vel parum asperitatis haberet, nihil offensionis, ut in volucrum cernimus ovis. Quin hominem quoque coelum esse dictum comperimus: quia sit coeli simulacrum quoddam, etsi parvum, Caelius. Mirum est in re tam parva, mundi permixtionem intelligi quandam. Ovum quippe elementis consurgere ac compingi quatuor, veterum medicorum assertione traditum scimus. Nam crustae modo {circuniectum} <circumiectum> obductumque putamen, terrae imagine quadam, arescentis in frigore vim naturae praefert. Humor autem frigens humectusque, aquam exhibet plane. Sicuti aerem quod inest spiritosum, calens humensque. At in meditullio luteum fixum, mediocritatem caloris obtinens, et aridioris naturae, igni compar facile colligitur. cui calculum adiecerit et color: si quid tamen eiusmodi adesse igni creditur. An non et globata suffragatur figura? Quid, quod inest ovo vitalis vis, veluti et mundo? Idem ex libro secundo problematum Aphrodisiensis. Sed hic paulo aliter quaedam: Vitellus (inquit) ignem repraesentat. plus enim calidus, minus siccus, quasi vitellus etiam, (non calidissimus quidem ut ignis: sed calidior quam siccior sit.) Denique orbis universi, quem mundum vocamus, speciem in ovo dixeris demonstrari. nam ex quatuor constat elementis. et in sphaerae faciem conglobatur, et vitalem potentiam obtinet, Haec illi.

Ma il cielo stesso dagli antichi veniva abitualmente chiamato uovo, come pure uomo, come se vi scoprissi una piccola immagine del cielo, Ermolao Barbaro. Democrito e Pitagora sembrano essere i primi ad aver chiamato il cielo col nome di uovo. Ma anche Platone, in base alla traduzione di Cicerone, disse: Dio ha foggiato il cielo in modo tanto rotondo affinché non presentasse poco o nulla di irregolare, nulla contro cui urtare, come vediamo chiaramente nelle uova degli uccelli. In verità scopriamo che anche l'uomo è stato chiamato cielo: in quanto sarebbe per così dire un ritratto del cielo, anche se piccolo, Lodovico Ricchieri. È meraviglioso che in una cosa tanto piccola si recepisca per così dire una miscela del mondo. In effetti siamo a conoscenza del fatto che, come affermazione degli antichi medici, è stato tramandato che l'uovo si basa e si fonda su quattro elementi. Infatti il guscio è disposto all'intorno e cinge come se fosse una crosta, con l'aspetto quasi della terra che si dissecca quando fa freddo e supera la forza della natura. In effetti l'umidità, che è fredda e  umida, produce chiaramente dell'acqua. Così come fa l'aria con ciò che vi è dentro di volatile, di caldo e di umido. Ma nella parte centrale si raccoglie facilmente del giallo che non si muove, dotato di moderato calore, e di tipo piuttosto secco, paragonabile a un fuoco. Al quale anche il colore avrà aggiunto una pietruzza: anche se tuttavia qualcosa del genere si crede si avvicini al fuoco. Non viene forse ribadita anche un'immagine sferica? Perché ciò che sta dentro all'uovo è una forza vitale, come accade anche per il mondo? Sempre Lodovico Ricchieri dal secondo libro dei Problemi di Alessandro di Afrodisia. Ma costui in questo brano poco dopo aggiunge alcune cose e dice: Il tuorlo rappresenta il fuoco. Infatti è più caldo, meno secco, quasi come lo è anche il tuorlo (tuttavia non caldissimo come il fuoco, ma è più caldo che asciutto). Infine potresti dire che nell'uovo si rivela l'aspetto di tutto quanto il globo terrestre, che chiamiamo mondo. Infatti risulta costituito da quattro elementi e viene riunito in un aspetto sferico, e possiede una forza vitale, queste cose dicono Alessandro di Afrodisia e Lodovico Ricchieri.

Nec importune elementis de quibus sunt omnia, ovum comparaverim. <In> omni enim genere animantium, quae ex coitione nascuntur, invenies ovum aliquorum esse principium instar elementi. In gradientibus enim, lacertae et similia ex ovo creantur. Quae serpunt, ovi nascuntur exordio. Volantia universa de ovis prodeunt, excepto uno quod incertae naturae est, (vespertilione.). Natantia pene omnia de ovis oriuntur generis sui, crocodilus vero etiam de testeis qualia sunt volantium. Et ne videar plus nimio extulisse ovum elementi vocabulo, consule initiatos sacris Liberi patris: in quibus hac veneratione ovum colitur, ut ex forma tereti ac pene sphaerali, atque undique versum clausa, et includente intra se vitam, mundi simulacrum vocetur, Disarius apud Macrobium Saturn. 7. 16.[3]

E in modo del tutto appropriato vorrei paragonare l'uovo agli elementi da cui tutte le cose sono costituite. Infatti in qualunque tipo di essere vivente che nasce da un accoppiamento troverai che l'uovo di alcuni è equivalente al principio dell'elemento che lo costituisce. Infatti in quelli che camminano, le lucertole e animali simili vengono creati a partire da un uovo. Quelli che strisciano, nascono avendo come punto di partenza un uovo. Tutti quelli che volano vengono fuori da un uovo, eccetto uno che è di natura incerta (il pipistrello). Quasi tutti quelli che nuotano originano da uova della loro specie d'appartenenza, e in verità anche il coccodrillo origina da uova fornite di guscio come sono quelle degli uccelli. E affinché non sembri che io ho esaltato l'uovo più del dovuto con la parola dell'elemento che lo costituisce, consulta gli iniziati alle cose sacre del padre Libero: nelle quali l'uovo viene riverito con tanta venerazione da essere chiamato immagine del mondo in base alla forma arrotondata e quasi sferica, e chiusa comunque lo si giri, e in quanto racchiude in sé la vita, Disario nei Saturnali di Macrobio VII,16.

Στόλος ὀμφαλώδης dicitur, id est umbilicaris appendicula, in ovis imperfectis adhuc, in parte acuta: quae ovo amplius increscente, obtenditur latius atque minuitur, perfectoque, mucro exitum complet, Caelius.

¶ Si dice stólos omphalødës, cioè piccola appendice ombelicale, nel caso di uova ancora incomplete dal lato acuto: la quale appendice, man mano che l'uovo diventa più grosso, si estende in larghezza e si riduce, e una volta che è ultimato la punta colma lo sbocco, Lodovico Ricchieri.

Ovi album nominatur a Celso[4], ovi candidum et albumen (ut quidam citant, ego plerumque semper ovi candidum ab eo nominari invenio) a Plinio[5], albus liquor Columellae[6], albor ovi Palladio[7]. Apicius[8] albamenta ovorum dixit. Candida si croceos circumfluit unda vitellos, Martialis[9]. Recentiores quidam e Graecis transferentes ovi aquatum, et tenuem ovi liquorem nominarunt. Indoctiores albuginem, cum albugo proprie sit in oculo macula sive cicatrix altiuscula, sicut utique in summo nubecula, ut probi authores docent. Legimus et ovi albi (lego album) succum apud Plinium[10] in ramicosi infantis remedio: ut apud Serenum[11] quoque candidum ovi succum. Germani vocant das klar oder wyß imm ey, Galli de blanc d’ung oeuf, aubun d’oeuf. Itali volume de lovo. Aristoteli dicitur τὸ λευκόν τοῦ ὠοῦ. Sunt qui hunc liquorem lac gallinae appellarint.

¶ Da Cornelio Celso viene detto ovi album - il bianco dell'uovo, bianco dell'uovo e albume da Plinio (come alcuni riportano, io trovo per lo più che da lui viene sempre detto bianco dell'uovo), liquido bianco in Columella, biancore dell'uovo in Palladio. Apicio disse albamenta ovorum - bianchi d'uovo. Se un’onda candida scorre intorno ai tuorli color zafferano, Marziale. Alcuni autori più recenti traducendo dai Greci lo hanno chiamato soluzione acquosa dell’uovo e fluido sottile dell’uovo. Quelli meno esperti albugo - leucoma, sebbene l’albugo sia in realtà una chiazza presente nell’occhio, oppure una cicatrice un po’ rilevata, comunque tutt’al più come una piccola nube, come insegnano gli autori esperti. In Plinio, in un rimedio per un infante affetto da ernia, leggiamo anche succo di bianco dell’uovo (io leggo il bianco): come anche in Sereno Sammonico succo dell’uovo bianco come la neve. I Tedeschi lo chiamano das klar oder wyß imm ey, i Francesi de blanc d’ung oeuf, aubun d’oeuf. Gli Italiani volume de lovo. In Aristotele viene detto tò leukón toû øoû - il bianco dell'uovo. Vi sono alcuni che avrebbero chiamato latte di gallina questo liquido.

Vitellus et luteum ovi (ut Plinius[12] vocat) interior eius lutei coloris liquor est. Recentiores quidam vitellum etiam genere neutro efferunt, ut et Gaza quandoque, contra veterum authoritatem. Vitellus a vita dictus est, pars ovi rubra, quod ex ea vivat pullus. Nihil ne, inquit, de vitello? Id enim <ei> ex ovo videbatur aurum declarasse, reliquum argentum, Cicero 2. de Divinat.[13] Hinc vitellinus. integram famem ad ovum affero. itaque usque ad assum vitellinum opera perducitur, Cicero[14]. quidam deductum hoc adiectivum esse volunt a vitulo, ut sit genus edulii. quo veteres mensas claudebant, nam ab ovis eas incipere certum est. Vetus exemplar habet vitulinum, quod placet. Candida si croceos circumfluit unda vitellos, Martialis. Itali vitellum appellant tu<o>rlo de l’ovo: Galli le moyen d’un oeuf, le iaulne: Germani todter vel tutter: forte quia mamillam tutten appellant. alitur autem pullus vitello intra ovum, succo eius attracto, ut infans in lucem editus lacte mamillae. Ozonab, id est vitellus ovi, Sylvaticus.

¶ Il vitellus - il tuorlo - e il giallo dell’uovo (come lo chiama Plinio) è il suo fluido più interno di colore giallo. Alcuni autori più recenti riportano anche vitellum al neutro, come fa talora Gaza andando contro il modello degli antichi. Il vitello ha preso il nome dalla vita, la parte rossa dell'uovo, in quanto da essa prende vita il pulcino. Cicerone nel II libro del De divinatione scrive: Egli dice: "Proprio niente riguardo al tuorlo?" Infatti sembrava che ciò avesse indicato l'oro dall'uovo, il resto è argento. Da questa frase deriva vitellinus: Porto la fame intatta fino all’uovo: e pertanto questa attività si prolunga fino al vitellino arrosto, Cicerone. Alcuni sono dell'avviso che questo aggettivo sia stato dedotto da vitulus - il vitello, in quanto è un tipo di cibo col quale chiudevano le portate, in quanto è accertato che esse cominciavano dalle uova. L'edizione antica riporta vitulinum, il che mi aggrada. Se un’onda candida scorre intorno ai tuorli color zafferano, Marziale. Gli Italiani chiamano il vitello tuorlo de l'ovo, i Francesi le moyen d’un oeuf, le iaulne, i Tedeschi todter oppure tutter, forse perché chiamano tutten la mammella. Infatti il pulcino quando è dentro all'uovo viene nutrito dal tuorlo dopo aver attirato a sé il suo succo, come fa un neonato con il latte della mammella. Ozonab, cioè il tuorlo dell'uovo, Matteo Silvatico.

Est etiam vitellus a vitulo diminutivum, unde et assum vitellinum forte apud Ciceronem. C. Valerio, M. Herennio coss. maris vituli quum exta demerentur, gemini vitelli in alvo eius inventi, Iul. Obsequens[15].

¶ Il termine vitellus è pure un diminutivo derivato da vitulus - vitello, per cui forse in Cicerone troviamo vitellinus arrosto. Quando erano consoli C. Valerio e M. Erennio - 93 aC - mentre venivano rimosse le interiora di un vitello marino - di una foca, nel suo ventre sono stati trovati due gemelli di foca, Giulio Ossequente.

Vitellum ovi Graeci modo lecython, modo chrysòn vocant, Hippocrates etiam chloròn, (τὸ χλωρόν τοῦ ὠοῦ, in libro de natura pueri,) Hermolaus. Aristoteles ὠχρόν vocat[16]: et alibi[17] λέκυθον foeminino genere ut et Dioscorides[18]. Τῶν ὠῶν τὰ χρυσᾶ, apud Athenaeum invenio[19]. Et ὠοῦ τὸ πυῤῥόν apud Suidam in Νεοττόν. Veteres ovi luteum etiam νεοττόν vocabant, id est pullum: nimirum quod pullum ex illo nasci formarique existimarent. καὶ τεττάρων ὠῶν μετὰ τοῦτο φιλτάτη τὸν νεοττόν, Menander[20]. Clearchus[21] pulli genituram esse scribit ἐν τῷ λευκῷ, καὶ οὐκ ἐν τῷ καλουμένῳ νεοττῷ. διεψεύσθησαν γὰρ οἱ πρῶτοι τοῦτο φήσαντες, καὶ ἔστι τὸ ὠχρόν περίττωμα τοῦ σπέρματος. Chrysippus in libro de oraculis scribit, quendam somnium suum, quo ova a lecto suo pendentia viderat, ad divinatorem retulisse: audiisseque ex illo, inventurum se ubi foderet thesaurum. Et cum vase in quo aurum argentumque erat invento, ad vatem argenti nonnihil attulisset: dixisse illum, Τοῦ δὲ νεοττοῦ οὐδὲν μοι δίδως; hoc est, De vitello vero nihil ne mihi dabis? Suidas in Νεοττόν. Lusit autem is pulchre circa somnium ovorum, in quibus candidum et luteum continetur, illud ad argentum, hoc ad aurum referens, [453] cum in somnii interpretatione, tum magis argenti tantum parte muneri oblata.

¶ I Greci chiamano il vitello dell'uovo ora lécython ora chrysòn, Ippocrate lo chiama anche chloròn (tò chlørón toû øoû - il giallastro, il biondo dell'uovo, in De natura pueri xxx), Ermolao Barbaro. Aristotele lo chiama øchrón - il giallo, e altrove lékython - tuorlo - al femminile, come anche Dioscoride. In Ateneo trovo tøn øøn tà chrysâ. E nel lessico Suida øoû tò pyrrhón - il rosso fuoco dell’uovo - alla voce Neottón - uccellino, tuorlo. Gli antichi il giallo dell'uovo lo chiamavano anche neottón, cioè pulcino: senza dubbio in quanto ritenevano che da esso il pulcino nascesse e prendesse forma. Kaì tettárøn øøn metà toûto philtátë tòn neottón - e carissima dopo ciò il tuorlo / il pulcino di quattro uova, Menandro. Clearco scrive che il seme del pulcino si trova nell'albume, e non in ciò che chiamano neottón - tuorlo. Infatti coloro che per primi dissero ciò si sbagliarono, e il giallo è un residuo del seme - en tøi leukøi, kaì ouk en tøi kalouménøi neottøi. diepseústhësan gàr hoi prøtoi toûto phësantes, kaì ésti tò øchrón períttøma toû spérmatos. Crisippo nel libro sugli oracoli scrive di aver riferito a un indovino un suo sogno nel quale aveva visto delle uova che pendevano dal suo letto: e che aveva sentito dire da lui che dove si fosse messo a scavare avrebbe trovato un tesoro. E siccome dopo aver trovato un vaso in cui c’era dell’oro e dell’argento aveva portato un pochino d’argento al vate, costui disse toû dè neottoû oudèn moi dídøs? cioè, ma non mi darai niente del tuorlo? Ce lo riferisce il lessico Suida alla voce Neottón. In effetti egli scherzò in modo appropriato sul sogno delle uova, nelle quali sono contenuti il bianco e il giallo, riferendo il primo all’argento, il secondo all’oro, dal momento che nell’interpretazione di un sogno a quei tempi agli indovini veniva dato in dono solo un pezzo d’argento.


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[1] Corollarium in Dioscoridem II,254 (1516). In questa edizione invece di hominem troviamo hoiem che risulta di difficile interpretazione. Potrebbe trattarsi di un errore di stampa, visto quanto affermerà tra poco anche Lodovico Ricchieri.

[2] De natura deorum II,47: Ita efficitur animantem, sensus mentis rationis mundum esse compotem; qua ratione deum esse mundum concluditur. Sed haec paulo post facilius cognoscentur ex is rebus ipsis, quas mundus efficit. interea Vellei noli quaeso prae te ferre vos plane expertes esse doctrinae. conum tibi ais et cylindrum et pyramidem pulchriorem quam sphaeram videri, novum etiam oculorum iudicium habetis. sed sint ista pulchriora dumtaxat aspectu -- quod mihi tamen ipsum non videtur; quid enim pulchrius ea figura, quae sola omnis alias figuras complexa continet, quaeque nihil asperitatis habere, nihil offensionis potest, nihil incisum angulis nihil anfractibus, nihil eminens nihil lacunosum; cumque duae formae praestantissimae sint, ex solidis globus (sic enim sfairan interpretari placet), ex planis autem circulus aut orbis, qui kuklos Graece dicitur, his duabus formis contingit solis ut omnes earum partes sint inter se simillumae a medioque tantum absit extremum, quo nihil fieri potest aptius

[3] Saturnalia VII,16: Nec inportune elementis, de quibus sunt omnia, ovum conparaverim: in omni enim genere animantium quae ex coitione nascuntur invenies ovum aliquorum esse principium instar elementi. Aut enim gradiuntur animantia aut serpunt aut nando volandove vivunt. In gradientibus lacertae et similia ex ovis creantur: quae serpunt ovis nascuntur exordio: volantia universa de ovis prodeunt excepto uno quod incertae naturae est: nam vespertilio volat quidem pellitis alis, sed inter volantia non habendus est qui quattuor pedibus graditur formatosque pullos parit et nutrit lacte quos generat: nantia paene omnia de ovis oriuntur generis sui, crocodilus vero etiam de testeis, qualia sunt volantium. Et, ne videar plus nimio extulisse ovum elementi vocabulo, consule initiatos sacris Liberi patris: in quibus hac veneratione ovum colitur, ut ex forma tereti ac paene sphaerali atque undique versum clausa et includente intra se vitam mundi simulacrum vocetur: mundum autem consensu omnium constat universitatits esse principium.

[4] De medicina V,2: Glutinant vulnus murra, tus, cummi, praecipueque acanthinum; psylleum, tragacantha, cardamomon, bulbi, lini semen, nasturcium; ovi album, gluten, icthyocolla; vitis alba, contusae cum testis suis cocleae, mel coctum; spongia vel ex aqua frigida vel ex vino vel ex aceto expressa; ex iisdem lana sucida; si levis plaga est, etiam aranea. - VI,6: [...] excipere oportet ovi albo, donec mellis crassitudinem habeat, idque in linteolum inlinere, et fronti adglutinare, ut conpressis venis pituitae impetum cohibeat.

[5] Naturalis historia XXVIII,66: oculos firmitatis causa, inlinit sole usta cum ovi albo, [...] - XXIX,40: candido ovorum in oculis et pili reclinantur [...].

[6] De re rustica VI,38,2: Suffraginosae ordeacea farina imponitur, mox suppuratio ferro reclusa linamentis curatur; vel gari optimi sextarius cum libra olei per narem sinistram demittitur, admisceturque huic medicamini trium vel quattuor ovorum albus liquor separatis vitellis.

[7] Opus Agriculturae XI,14,9: In album colorem vina fusca mutari, si ex faba lomentum factum vino quia adiciat vel ovorum trium lagenae infundat alborem diuque commoveat: sequenti die candidum reperiri. Quod si ex afra pisa lomentum adiciatur, eadem die posse mutari.

[8] De re coquinaria V,3,4: Pisum coques, agitabis et mittis in frigidam. cum refrigeraverit, deinde agitabis. concidis cepam minutatim et albamentum ovi, oleo et sale condies, aceti modicum adicies. in boletari vitellum ovi cocti colas, insuper oleum viridem mittis et inferes. - VI,9,12: obligas cum albamentis ovorum tritis, ponis in lance, et iure supradicto perfundis.

[9] Epigrammaton liber XIII,XL, Ova - Candida si croceos circunfluit unda vitellos, | Hesperius scombri temperet ova liquor.

[10] Naturalis historia XXX,136: Coclearum saliva inlita infantium oculis palpebras corrigit gignitque. Ramicosis coclearum cinis cum ture ex ovi albo specillo inlitus per dies XXX medetur.

[11] Q. Serenus Liber Medicinalis, in 1,107 hexameters, (ed. by Fr. Vollmer) in Corpus Medicorum Latinorum, II (Leipzig, 1916), is based on Pliny; see Philologus 75. 128-33; Pliny, 30. 15. 47. 136. (Lind, 1963)

[12] Naturalis historia X,148: Omnibus ovis medio vitelli parva inest velut sanguinea gutta, quod esse cor avium existimant, primum in omni corpore id gigni opinantes: in ovo certe gutta ea salit palpitatque. - XXX,141: [...] item si lutea ex ovis quinis columbarum admixta adipis suilli denarii pondere ex melle sorbeantur, passeres in cibo vel ova eorum, gallinacei dexter testis arietina pelle adalligatus.

[13] De divinatione liber alter 134: Defert ad coniectorem quidam somniasse se ovum pendere ex fascea lecti sui cubicularis (est hoc in Chrysippi libro somnium); respondit coniector thesaurum defossum esse sub lecto. Fodit, invenit auri aliquantum, idque circumdatum argento; misit coniectori quantulum visum est de argento. Tum ille "Nihilne" inquit "de vitello?" Id enim ei ex ovo videbatur aurum declarasse, reliquum argentum. Nemone igitur umquam alius ovum somniavit? Cur ergo hic nescio qui thesaurum solus invenit? Quam multi inopes digni praesidio deorum nullo somnio ad thesaurum reperiendum admonentur! Quam autem ob causam tam est obscure admonitus, ut ex ovo nasceretur thesauri similitudo, potius quam aperte thesaurum quaerere iuberetur, sicut aperte Simonides vetitus est navigare?

[14] Ad Familiares IX,20: [...] integram famem ad ovum affero, itaque usque ad assum vitulinum opera perducitur.

[15] Liber prodigiorum 52: Maris vituli cum exta demerentur, gemini vitelli in alvo eius inventi. C. Valerio M. Herennio coss. [AUC 661 / 93 BC]

[16] Historia animalium VI 560a 21.

[17] Per esempio Historia animalium VI 560a 29.

[18] De materia medica II,54 De ovo: ἡ λέκυθος. (Curtius Sprengel, Lipsiae 1829)

[19] Deipnosophistaí IX,19, 376d.

[20] Frammento 37 di Kaibel dalla commedia perduta Andria o La donna d'Andro dove si legge l'equivalente τὸ νεοττίον derivato da νεοττός. (Dati raccolti grazie alla gentile collaborazione del Professor Antonio Garzya) § Andria è pure il titolo della prima commedia di Terenzio, rappresentata nel 166 aC, scritta sulla traccia di due commedie di Menandro (La donna d'Andro e La donna di Perinto) in cui si racconta la vicenda del giovane Panfilo che, sedotta Glicera, promette di sposarla, mentre il padre gli ha già combinato il matrimonio con la figlia del ricco Cremete.

[21] Frammento 76b2 di Wehrli presente anche nella Bibliotheca di Fozio (296,4) e nel lessico Suida alla voce Νεοττόν. (Dati raccolti grazie alla gentile collaborazione del Professor Antonio Garzya) § Quindi Clearco si associa al suo maestro Aristotele, che così afferma in Historia animalium VI,3, 561a 6-26: Nelle galline, dunque, un primo segno compare dopo tre giorni e tre notti; negli uccelli più grandi di queste occorre più tempo, in quelli più piccoli meno. In questo periodo il giallo viene risalendo verso l’estremità appuntita, là dove si trova il principio dell’uovo e dove esso si schiude, e nel bianco appare il cuore, delle dimensioni di una chiazza sanguigna. Questo punto palpita e si muove come se fosse animato, e da esso si dipartono due condotti venosi pieni di sangue e avvolti a spirale, che si estendono, con l’accrescersi dell’embrione, verso entrambe le tuniche che lo avvolgono. E una membrana provvista di fibre sanguigne racchiude ormai in questa fase il giallo, a partire dai condotti venosi. Poco tempo dopo incomincia a differenziarsi anche il corpo, all’inizio piccolissimo e bianco. Si distingue chiaramente la testa, e in essa gli occhi che sono molto prominenti; questo stato perdura a lungo, perché essi diventano piccoli e si contraggono molto tardi. Nella zona inferiore del corpo non si distingue all’inizio chiaramente alcuna parte, se la si confronta con quella superiore. Dei condotti che si dipartono dal cuore, l’uno porta alla membrana periferica, l’altro verso il giallo, come se fosse un cordone ombelicale. Il pulcino deriva dunque il suo principio dal bianco, l’alimento dal giallo attraverso il cordone ombelicale. (traduzione di Mario Vegetti)