Vol. 1° -  VIII.15.6.

I sosia americani del pollo e del tacchino: i Cracidi

Fig. VIII. 47 - Gruppo di Ortalis vetula durante la siesta
Udire un coro assordante di chachalaca è un’esperienza che difficilmente si può dimenticare.

I termini Crax e Cracidae derivano dal verbo greco krázø che è onomatopeico e che significa gridare, gracidare, schiamazzare. Infatti i Cracidi emettono dei suoni alti e talora sferzanti, e perciò raramente melodici. In un certo numero di specie l’intensità della voce – in alcune forme solo dei maschi, in altre di entrambi i sessi – viene rafforzata da un singolare prolungamento della trachea.

L’ornitologia centro e sudamericana dedicata a uccelli che siano confondibili col tacchino e col pollo non è materia assolutamente semplice, anche tuttora, in quanto si incontrano notizie e iconografie frammentarie persino in opere voluminose come quella di Grzimek.

Alessandro Ghigi ha semplificato il problema, fornendo notizie incisive che aiutano a districarsi in questo dedalo. In Fagiani, Pernici e altri Galliformi del mondo egli si sofferma sui Galliformi delle Americhe; distingue innanzitutto l’ordine dei Galliformi in due sottordini in base alla posizione assunta dall’alluce:

§ Peristeropodi: il loro alluce è situato allo stesso livello delle altre dita, per cui il piede somiglia a quello del piccione, che in greco è detto peristerà [1] . I Peristeropodi comprendono due sole famiglie: Cracidae e Megapodidae.

§ Alettoropodi: hanno il piede come quello dei nostri polli, essendo l’alluce situato a un livello superiore rispetto a quello occupato dalle dita anteriori, per cui la zampa anziché appoggiare completamente al suolo si posa solo con la punta. Anche in questo caso l’etimologia è greca, in quanto alèktor significa gallo. Gli Alettoropodi comprendono quattro famiglie: Tetraonidae, Phasianidae, Numididae e Meleagridae.

I Galliformi delle Americhe sono rappresentati dai Cracidi i quali, in base ai criteri appena esposti, appartengono al sottordine dei Peristeropodi.

I Cracidi hanno una mole che può variare da quella di un grosso colombo a quella di un piccolo tacchino. I maschi sono forniti di un organo copulatore a guisa di cavaturaccioli e sono sempre privi di sperone. Il portamento oscilla fra quello del tacchino e quello del fagiano, per cui non possono essere confusi coi polli, salvo che questi abbiano una silouhette decisamente fagianoide come nel caso del Sumatra.

Giustamente, secondo Whitley, sia il pollo che il tacchino dal punto di vista numerico possono aver ampiamente superato i Cracidi - coi quali sono biologicamente correlati - in quanto in cattività si riproducono più facilmente, più regolarmente e in quantità decisamente maggiore.

Pare che i Cracidi, tra i galliformi viventi, rappresentino la famiglia più primitiva, salvo eventuali eccezioni a proposito dell’Hoazin dalla discussa tassonomia, col quale essi condividono il fatto di essere esclusivamente arboricoli.

Mentre alcuni pensano che un tempo i Cracidi fossero dei terricoli, come lo sono gli uccelli con essi imparentati, le evidenze condurrebbero a conclusioni opposte, cioè che i galliformi ancestrali erano probabilmente arboricoli.

Per cui i Cracidi e forse l’Hoazin potrebbero essere i soli sopravvissuti di quel ceppo ancestrale che, ovviamente, adesso si è alquanto modificato.

Fig. VIII. 48 - Distribuzione in Centroamerica di Ortalis
1 poliocephala - 2 vetula; una varietà è confinata sull’isola di Utila
3 leucogastra - 4 cinereiceps - 5 garrula.

Fig. VIII. 49 - Distribuzione in Sudamerica di Ortalis
1 cinereiceps - 2 garrula - 3 ruficauda - 4 erythroptera - 5 canicollis - 6 motmot con le sottospecie
6a motmot; 6b ruficeps; 6c superciliaris; 6d araucuan; 6e squamata;
6f include columbiana (nordoccidentale) guttata (centrale) e subaffinis (meridionale).

L’area in cui vivono i Cracidi è ristretta al Nuovo Mondo, e abitano le regioni tropicali o subtropicali, spingendosi un po’ a nord del Messico centrale - una specie raggiunge la parte meridionale del Texas - senza superare il sud dell’Uruguay e il nord dell’Argentina. Essi abitano di preferenza le foreste pluviali oppure le foreste nuvolose delle montagne. Salvo alcuni altri particolari habitat, si può affermare che la famiglia è completamente assente dalle praterie e dalle aree desertiche. Non hanno abitudini migratorie ed il loro volo è solo moderatamente potente, in quanto serve prevalentemente per fuggire o per appollaiarsi sugli alberi, abitudine, questa, presentata già da quando sono pulcini.

In genere i Cracidi sono degli schiamazzatori e un coro di chachalaca è assordante. Salvo rare eccezioni, nidificano sugli alberi o sui cespugli, deponendo da due a quattro uova a seconda del genere d’appartenenza, essendo il genere Crax il meno prolifico. La cova è affidata alla femmina. Se il genere Gallus effettua la muta delle timoniere in modo centripeto - in quanto le piume della coda vanno sostituendosi dalla periferia verso il centro - nei Cracidi accade l’opposto, in quanto la muta delle timoniere, che abitualmente sono 12, avviene in modo centrifugo.

Le mappe che rappresentano l’area di distribuzione di alcuni generi mettono chiaramente in evidenza che spesso essi abitano zone in comune, ma secondo Delacour allo stato naturale non si accoppiano nonostante in cattività le cose possano andare diversamente. Infatti, il caso più significativo di ibrido tra generi differenti è stato ottenuto in uno zoo: Penelope pileata x Crax rubra; ma, come ci si poteva aspettare, il soggetto era sessualmente inattivo.

I tentativi di trasformare questi gallinacei americani in animali da cortile sono tutti quanti falliti e per molteplici motivi, tra i quali i più importanti sono rappresentati dal fatto che i Cracidi si riproducono malvolentieri in cattività, la progenie è molto esigua, hanno bisogno di una temperatura adeguata, vanno alloggiati in voliere di opportune dimensioni viste le abitudini spiccatamente, anche se non esclusivamente, arboricole. Non da ultimo va citato il fatto che tutti i Cracidi sono monogami, con la probabile eccezione rappresentata da Penelopina nigra.

Il genere Ortalis, che comprende almeno 9 specie dette comunemente chachalaca in Messico e in Centroamerica, possiede i membri più piccoli della famiglia. Alcuni dicono che questi uccelli hanno le dimensioni dei polli bantam; quest’affermazione corrisponde al vero in quanto per esempio in Ortalis vetula il peso medio si aggira sui 500 grammi. I chachalaca o chacha o guacharaca sono i soli Cracidi a non abitare nelle foreste umide, in quanto preferiscono le basse vegetazioni ai bordi dei torrenti oppure i terreni con alberi a basso fusto delle aree più secche dei tropici. Mancano di giogaia e di bargigli, ma la gola è nuda e vivacemente colorata. Essi scendono a terra più di quanto facciano gli appartenenti ad altri generi.

Due brevi notizie tratte da Aves de Venezuela.

Chachalaca in Venezuela e Colombia si dice guacharaca; circa l’etimologia (anche se chachalaca è di origine nahuatl e guacharaca era usato dagli indios di Cumaná) non sto a tradurre quanto segue essendo troppo facile:

“Las Guacharacas viven ocultas entre los matorrales, revelando su presencia por su fuerte parloteo. Todas estas especies anidan en arboles.” E i Cracidi “...son mas arboreas que la mayoria de las aves de caza. Todas son muy codiciadas y le se persigue asiduamente por su excelente sabor.”

Per motivi di precisione – e al fine di evitare inutili illazioni -  è preferibile sapere ciò che riferisce Carlos Mántica in El habla nicaragüense: chachalaca, dal nahuatl chachalactli, da chachalakani – ciancia, in italiano –, a sua volta derivato da chalani che significa parlare.

Il genere Penelope può essere visto come tipico rappresentante dei Cracidi: di taglia media - circa 800 grammi - e fondamentalmente arboricolo, è composto da specie che abitano le foreste e i cui soggetti talora si nutrono al suolo. Somigliano grossolanamente a fagiani e hanno nel mezzo della gola un bargiglio generalmente rosso, longitudinale, che ricorda quello delle tacchine; frequentemente raggiungono una familiarità che non si trova in altro genere di galliformi. Il genere Penelope è composto da 15 specie, per cui supera abbondantemente tutti gli altri. Gli appartenenti al genere Penelope sono detti jacu in portoghese, guan in inglese, pava in spagnolo – la femmina del tacchino, che è detto pavo. 

Fig. VIII. 50 - Distribuzione in Centroamerica e in Sudamerica di alcune specie di Penelope
1 purpurascens - 2 perspicax - 3 albipennis - 4 jacquacu - 5 obscura con tre diverse sottospecie a-b-c
6
ochrogaster - 7 jacucaca - 8 pileata.

Penelope montagni
foto di  Giorgio Gertosio
scattata a 2400 m slm nel parco Yanachaga-Chemillén presso Oxapampa – Perù
Spedizione
ECOMUSA-2006
immagine fornita dal Dr Giovanni Boano
Direttore del Museo Civico di Storia Naturale - Carmagnola (TO)

Penelope purpurascens

Il genere Aburria - nel quale Delacour include la specie Pipile invece di farne un genere a parte - presenta parecchie relazioni con Penelope, ma è ancor più arboricola e la sua giogaia è abitualmente ben più sviluppata.

Il genere Chamaepetes ha correlazioni con Aburria, ma la testa si presenta completamente impiumata senza giogaia, rappresentando un adattamento al freddo e all’umido delle montagne, tant’è che anche la parte superiore delle gambe tende a presentarsi coperta di piume. Una delle due specie, Chamaepetes unicolor che è centroamericana, è fortemente arboricola.

Il genere Penelopina ha strette relazioni con gli ultimi tre, ma possiede alcune caratteristiche peculiari: dicromatismo sessuale - maschio nero e femmina marrone -, femmine con dimensioni maggiori dei maschi - unico Cracide in cui ciò si verifica -, giogaia meglio sviluppata che in Penelope ma presente solo nel maschio; le abitudini dell’unica specie, Penelopina nigra, sono un po’ terricole.

Il genere Oreophasis, composto dalla sola specie derbianus, ha una protuberanza cefalica che gli ha valso l’appellativo di cornuto; per questo tratto si avvicina ad alcuni rappresentanti del genere Crax, ma per altre caratteristiche, anche comportamentali, possiede relazioni soprattutto con i generi precedenti eccetto che con Ortalis.

Genere Crax: i rimanenti membri della famiglia dei Cracidi appartengono al genere Crax, detti curassow in inglese, variante di Curaçao, l’isola delle Antille da cui il primo esemplare raggiunse l’Europa, pur non essendone originario. In questo genere Delacour include i generi Pauxi e Mitu, che quindi diventano specie del genere Crax, ma conserva come genere a sé stante il Nothocrax urumutum, che rappresenta un curassow notturno, mentre le diverse specie di Crax sono curassow diurni.

Sia il maschio che la femmina di Crax pauxi pauxi o Pauxi pauxi - detto in italiano Hocco dall’elmo e Helmeted curassow in inglese, presente in Venezuela e regioni limitrofe - presentano alla base del becco un ampio casco ovoide grigio azzurro; becco e zampe sono rosse. Il maschio ha un piumaggio nero a riflessi verdi o azzurri, con ventre, sottocoda e apice della coda bianchi. La femmina abitualmente ha testa, collo e coda neri, con apice della coda anch’esso bianco come nel maschio; per il resto è bruna rigata e picchiettata di giallo e di nero.

Gli appartenenti al genere Crax sono i più grandi e i più terricoli di tutti i Cracidi, in quanto essi spendono circa metà delle ore diurne al suolo. A seconda delle specie, presentano giogaia, protuberanze cefaliche, oppure ciuffi di piume.

Fig. VIII. 51 - Femmina e coppia di Crax rubra
Il disegno del mantello è barrato, per cui si tratta di un soggetto del Chiapas o dello Yucatán.

Crax rubra - i cui sinonimi sono Hocco messicano, Mexican Curassow, Globose Curassow - era in passato classificata come Crax globicera in quanto il maschio presenta alla radice del becco superiore un grosso tubercolo sferoidale giallo limone, che nella femmina si limita a una cera di color marrone scuro. Ambedue i sessi sono dotati di un ciuffo assai mobile, costituito da piume lunghe, folte, ricurve in avanti. Si tratta del Cracide di maggiori dimensioni: in media, il peso si aggira sui 4,8 kg.

Crax rubra abita le foreste pluviali tropicali a partire dalla parte meridionale dello stato messicano di Tamaulipas - affacciato sul Golfo del Messico e confinante a nord con il Texas - spingendosi a est nello Yucatán e sull’isola di Cozumel, per proseguire verso sud fino alla parte centro-settentrionale dell’Ecuador, ma limitandosi al versante occidentale delle Ande.

Fig. VIII. 52 - Distribuzione in Centroamerica e in Sudamerica di Crax
1 rubra - 2 alberti - 3 daubentoni - 4 alector
5 globulosa - 6 fasciolata - 7 blumenbachii

Pur appollaiandosi e pur nidificando sugli alberi, vive parecchio tempo al suolo. Le uova sono bianche, ne vengono deposte solamente due del peso singolo di 200 gr che la femmina cova sotto le ali, uno per parte. Possiede temperamento aggressivo con particolare predilezione per gli occhi, specialmente dei bambini.

Senza entrare in dettagli per altre specie, vediamo come si presenta il piumaggio di Crax rubra. Il maschio è bianco ai fianchi, al medio e basso addome, nonché al sottocoda; per il resto è nero con riflessi verdi. La femmina, il cui ciuffo è sempre barrato bianco e nero, può presentare tre colorazioni, ciascuna delle quali è variabile:

§ rossa: testa e collo barrati di nero e bianco, rimanente piumaggio castano che nelle parti inferiori è più pallido, coda fulva barrata di nero

§ scura: simile alla precedente, ma con soffusione di nero a carico di collo, petto, dorso, spalle in special modo, coda praticamente non barrata, nerastra con qualche chiazza rossiccia

§ barrata: ciuffo più visibilmente barrato, il resto del piumaggio è barrato in bianco e nero con soffusioni di rossiccio nelle parti basse del dorso e alle ali; inferiormente si riscontra un colore rossiccio pallido.

Fig.VIII. 53 - Maschio di Crax rubra
Fu mandato ad Aldrovandi come dipinto da parte del Granduca di Toscana Ferdinando I, che lo denominò semplicemente Gallus Indicus, ed è senza coda, mentre in realtà la possiede. Le ipotesi per la coda di questo soggetto tramandato da Aldrovandi sono due: o l’aveva persa a causa dei maneggi prima di arrivare a Firenze, oppure era in ripiuma al momento della cattura [2] . Se le notizie a disposizione di Aldrovandi fossero state più precise, egli avrebbe collocato questo soggetto nel libro XIII - pagina 8 del secondo volume - dove ne parla, anziché includerlo tra i polli stranieri nel libro XIV. 

In Sudamerica è presente solo la colorazione rossa, in America Centrale sono presenti sia la rossa che la scura, mentre in Messico si trova solo la colorazione scura, salvo quella barrata, peraltro rara, presente nel Chiapas e nello Yucatán.

Se talora Crax rubra - o un altro suo congenere - è stata scambiata per un tacchino, si tratta di una svista del tutto comprensibile. Ma nessuno, anche solo in base alle sommarie notizie appena fornite, potrebbe confonderla col pollo.

Crax rubra femmina con particolare della testa

Crax rubra maschio

E col pollo non possono essere scambiati neppure gli altri Cracidi, non tanto per le caratteristiche morfologiche ma perché, seppure addomesticati da secoli dagli Amerindi a scopo per lo più ornamentale, hanno un comune difetto: prole scarsissima e insofferenza a riprodursi in cattività, oltre ad essere monogami. Tacchino e pollo hanno ben altre disposizioni, tanto da rappresentare non solo animali da piume ma anche animali da carne.

Lo stesso Oviedo, in Sumario de la historia natural de las Indias (1526), descrive nel medesimo capitolo - il XXXVI - due diversi volatili della terraferma, il primo dei quali appartiene al genere Crax - cui si riferisce la citazione che segue - mentre il secondo è chiaramente un tacchino. Non dispongo del testo originale, per cui all’erronea parola tacchino presente nell’edizione a cura di Silvia Gilletti Benso sostituisco il termine pavo, che nel castigliano d’allora significava solamente pavone.

«Vi sono pavos chiari e altri scuri e hanno la coda come i pavos di Spagna; quanto al colore delle piume, certi sono biondi e hanno parte del petto e del ventre bianchi, altri sono neri, pur avendo ventre e parte del petto bianchi. Sia gli uni, sia gli altri hanno sulla testa una bella cresta o pennacchio: di piume vermiglie quello che è biondo, e nere quello che è nero. Da mangiare sono più buoni di quelli spagnoli. Questi pavos sono selvatici, ma ve ne sono anche di addomesticati e tenuti in casa se vengono catturati da piccoli. I balestrieri ne ammazzano molti dato che ve n’è in abbondanza. V’è chi dice che il maschio è biondo e la femmina nera; altri sono del parere contrario e dicono che il maschio è nero e la femmina bionda, altri ancora dicono che ve ne sono di due qualità e che si trovano maschi e femmine di entrambi i colori, o di qualsiasi altro colore. [...] Un pavo di questi vale un ducato e a volte un castigliano o un peso d’oro, che è tanto come spendere in Spagna un reale.»

Fig. VIII. 54 - Distribuzione di quattro sottospecie di Crax
A pauxi pauxi - B pauxi gilliardi - C unicornis koepckeae - D unicornis unicornis
Le variazioni geografiche dell’elmo sono abbastanza spiccate.

Gli stessi dati, imprecisi e disparati, sono riferiti da Aldrovandi (vol. II pag. 8,15) e anche se Oviedo non viene citato, ad un certo punto pare di trovarci di fronte ad una rielaborazione del precedente brano.

Pavonum diversitas.

Pavones picti.

Quod ad diversitatem Pavonum modo attinet, ea a colorum varietate potis­simum accipitur. Nam alios pictos, in quibus plurima colorum diversitas conspicitur, quales nostrates sunt et Iaponenses, qui forte illi fuerint, quos Petrus Martyr in novo orbe a nostratibus dissimiles coloribus reperiri ait, et Lusitanis pacis confir­mandae causa inter alia, quae obtulerunt, munera incolas ibi donavisse, quorum mox suo loco iconem et descriptionem exhibebimus: alios quorum unus ubique color est, non pictos appellare possumus.

Diversità dei pavoni.

Pavoni variopinti.

Circa la diversità esistente tra i pavoni, molto può essere desunto in base alla varietà delle colorazioni. Infatti possiamo denominare alcuni di essi come variopinti, a carico dei quali si può osservare un’estrema diversità di colori come lo sono i nostrani e quelli giapponesi, e che forse sono quelli che a detta di Pietro Martire si trovano nel Nuovo Mondo, dissimili dalla colorazione dei nostrani, e che, al fine di rafforzare la pace con i Lusitani, quivi furono loro dati in regalo dagli indigeni insieme ad altri doni, e dei quali tra poco e a debito luogo darò immagine e descrizione: altri, nei quali il colore è uniforme, possiamo denominarli non variopinti.

Pavones non picti.

Sunt qui medium inter utrosque locum obtinent, quales in terra firma reperiri afferunt, ventre et pectore nigris, caetera flavos: item alios pectore et ventre flavis, caetera nigros.

Pavoni non variopinti.

Vi sono dei soggetti che occupano una posizione intermedia fra i due tipi, come sono quelli che dicono trovarsi in terraferma, neri al ventre e al petto, per il resto fulvi: parimenti, altri col petto e col ventre fulvi, per il resto sono neri.

Pavonum vero, quos non pictos vocant, alii sylvestres sunt, quales idem Petrus Martyr in Curiana regione per nemora passim vagari, et adeo viles esse prodidit, ut unico dumtaxat acu vendantur, alibi in Darienis et aliorum fluminum palustribus inveniri prodidit: alii dome­stici seu minus feri, cuiusmodi fla­vos illos et nigros, utrosque cauda nostratum [nostratium] simili, in terra firma esse crediderim. Hos etiam cristam seu potius comam in capite gerere, eamque in flavis nigram, flavam vero in nigris esse tradunt.

Inoltre esistono altri pavoni selvatici, che son detti non variopinti, come lo sono quelli riferiti dallo stesso Pietro Martire, i quali vagano un po’ dappertutto nelle foreste della regione di Curiana, e che sono di così poco valore da essere venduti per appena un solo ago da cucire, e se ne trovano altrove, come nelle zone paludose del Darién e di altre aree fluviali: ve ne sono altri domestici ossia meno selvatici, e allo stesso modo fulvi e neri, e che hanno la coda simile ai nostrani, e ritengo che essi siano presenti in terraferma. Riferiscono che anche questi portano sul capo una cresta, o piuttosto una chioma, che è nera nei soggetti fulvi, ed è fulva in quelli neri.

Sunt qui nigros mares, flavos faemellas esse credant: sunt qui utrosque specie distinguant. Ad hos albi pariter reducendi sunt, qui sane nostro aevo, quamvis non adeo obvii, rari saltem esse desie­runt.

Maximam vero in omnibus sexus differentiam constituit. Solet enim faemina mare longe deformior esse, et multo minor, neque in cauda oculos illos gerere. In Curiana re­gione tamen, ut testatur Petrus Martyr, faemina parum a mare differt: item faemella Iaponensis quatuor oculos in uropygio obtinet.

Vi sono coloro che ritengono che i maschi sono neri, e che i soggetti fulvi sono femmine: e vi sono coloro che pensano trattarsi di due specie distinte. Parimenti a questi debbono essere ricondotti i soggetti bianchi, i quali invero ai nostri giorni, quantunque non così frequenti, per lo meno hanno cessato di essere una rarità.

In verità, per tutti quanti il sesso d’appartenenza costituisce la differenza più cospicua. Infatti la femmina abitualmente è molto meno bella del maschio, ed è molto più piccola, e sulla coda non possiede quelle ocellature. Tuttavia, nella regione di Curiana, in base a quanto dice Pietro Martire, la femmina differisce poco dal maschio: analogamente la femmina del pavone giapponese presenta quattro ocellature all’altezza dell’uropigio.

Fig. VIII. 55 - Aldrovandi - Ornithologia vol. II pagina 334: Indicas Gallinas alii, alii Numidicas dicunt etiam has, quas modo damus depictas: alcuni chiamano Indicas queste galline che qui riproduciamo, altri Numidicas. - In realtà si tratta di due Crax pauxi pauxi o Pauxi pauxi, quindi uccelli sudamericani. Chi aveva fornito questi soggetti ad Aldrovandi non ne sapeva certo la provenienza: la comunicazione venne dal Granduca di Toscana Ferdinando I, secondo il quale la Gallina di sinistra proveniva dall’India, l’altra dalla Numidia. Ambedue avevano un tubercolo ceruleo, per cui era facile far confusione con una faraona. L’uccello di sinistra corrisponde a un maschio di Crax pauxi pauxi e quello di destra è la sua femmina. Anche questi soggetti vengono inclusi fra i polli stranieri che Aldrovandi riporta nel libro XIV del II volume di ornitologia. Non so se per intuito o per un colpo di fortuna Aldrovandi azzecca in pieno il sesso dei due volatili del Nuovo Mondo.

La stessa coppia di Hocco dall’elmo
in una splendida raffigurazione di Marco Pineda
www.conabio.gob.mx

Delacour riferisce che tra i Cracidi si possono trovare delle forme albine, descritte in Penelope montagnii e in Penelope ortoni, mentre in Penelope albipennis la colorazione particolare del piumaggio potrebbe rappresentare un caso di albinismo parziale che è entrato a far parte del corredo genetico.

 sommario 

 avanti 



[1] Interessante l’etimologia di questo vocabolo greco: proviene dal semitico perasch-Istar = uccello della dea Istar, quella dea che abbiamo incontrato discutendo sul Columbiforme dell’arca di Noè.

[2] Il professor Silvio Spanò - Istituto di Zoologia, Università di Genova - adduce una terza ipotesi: forse le timoniere erano state strappate. Qualcosa di analogo - prosegue Spanò nella sua comunicazione personale - è successo per gli Uccelli del Paradiso ai quali venivano tagliate le zampe, per cui le pelli importate erano ritenute di uccelli apodi. - Vedi la manucodiata.