Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi
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[206] Aquila
enim, et Passer, similesque salaciores alites aliae salacitatem suam
toto anni tempore minime exercent, ut facit Gallus noster, qui singulis
diebus quinquagesies, et amplius uxores suas, quas plurimas habet, init,
cum contra unica illi contenti sint. |
Infatti
l’aquila e il passero, e altri uccelli simili alquanto lussuriosi,
praticano pochissimo la loro concupiscenza durante tutto l’arco
dell’anno in confronto a quanto fa il nostro gallo, il quale tutti i
giorni si accoppia cinquanta e più volte
con le sue femmine, che possiede in gran numero, mentre invece quegli
altri si accontentano di una sola. |
Testantur
vero eius libidinem, non solum Gallinarum maxima turba, sed
acerrimae etiam pugnae, quas non ob liberos cibumque committit, sed ut
faeminis potiatur solum, quales etiam canes conferere solent, at hi quod
simul unam inire non detur, ille quod ullam ex suis ab aliquo
contaminari nolit, qua in re sapientis patrisfamilias munere fungitur,
ac non aliter ac hic honori suo consulere videtur: quinim<m>o
tanto amore suas prosequitur, ut si mori contingat eas, ipse contabescat
moerore animi. Insuper non hinc tantum Galli salacitas cognoscitur, quod
tanta frequentia cum propriis uxoribus coeat, sed in eo magis, quod ut
Aelianus[1]
etiam refert, si illae desint, a masculino genere minime sibi temperet,
sed in media etiam corte, qui recentior advenerit, cum ineat. Etsi apud
Plutarchum[2]
Grillus Sophista apud Circem deformatus in brutum neget ex brutis ullum
masculam venerem affectare. |
Sono
testimoni della sua libidine non solo il grandissimo stuolo di galline,
ma anche gli acerrimi combattimenti che ingaggia non a causa della prole
e del cibo, ma solamente allo scopo di accaparrarsi le femmine, così
come anche i cani sono soliti combattere, ma questi in quanto non è
possibile accoppiarsi tutti insieme con una femmina, quell’altro in
quanto vuole che nessuna delle sue femmine venga contaminata da
qualcun’altro, e a questo riguardo adempie al compito di un saggio
capofamiglia, e non diversamente da costui sembra avere cura della
propria onorabilità: addirittura segue con tanto amore le sue femmine
che, qualora accada loro di morire, lui stesso si consuma per il
cordoglio. Inoltre la lussuria del gallo non si riconosce solo da
questo, che cioè si accoppia con così grande frequenza con le proprie
femmine, ma ben più dal fatto che, come riferisce anche Eliano,
se esse mancano, non si astiene assolutamente dal sesso maschile, dal
momento che anche nel bel mezzo del cortile si accoppia con quello che
vi è arrivato per ultimo. Anche se in Plutarco
il sofista Grillo, trasformato in animale nell’antro di Circe,
neghi che qualcuno tra gli animali miri a fare del sesso con un maschio. |
Nam
et Aristoteles apud Athenaeum[3]
scribit, ex iis Gallis, quos Diis consecrant, qui prius dicatus est,
subigi a {novitiis}
<noviciis>, donec offeratur alius, quod si
nullus donetur, inter se praeliari, et a victore semper iniri victum.
Sed locus ille apud Aristotelem[4]
sic legitur: Ubi
sine faeminis munerarii, dicatique <in templis>[5]
versantur Gallinacei, non temere eum qui nuper
dicatus accesserit, omnes subigunt: ubi nihil de pugna
meminit, quod Athenaeus ex se addidit. Ob tam foedum, et horrendum Galli
facinus olim, teste Plutarcho[6]
lex erat, ut Gallus si Gallum inisset, quamvis etiam Gallina abesset,
vivus combureretur. Unde videre licet, qua mulcta eiusmodi nefarium
scelus prisci punirent in hominibus, si id in brutis faciebant: nec sane
immerito, cum eiusmodi flagitiosi, et nequam homines, qui talem peccatum
committunt, humanae naturae vim inferant, et interitum humano generi
procurent, in sterili solo semine effuso, quod in Ona filio Iudae[7]
severe admodum vindicavit Deus. Quare lege pontificia tales a coetu
hominum arcentur, turpiusque adulterio visum est stuprum virile. |
Infatti
anche Aristotele
scrive in Ateneo
che tra quei galli che consacrano agli Dei, quello che è stato appena
dedicato viene montato da quelli giunti per ultimi finché non ne viene
offerto un altro, e che se nessuno viene offerto, combattono fra loro e
il vinto viene sempre montato dal vincitore. Ma quel passaggio suona così
in Aristotele: Quando i galli da offerta e consacrati si ritrovano
nei templi senza femmine, non casualmente tutti quanti montano addosso a
quello che sopraggiunge poco dopo essere stato dedicato: dove non fa
alcuna menzione del combattimento, cosa che Ateneo ha aggiunto di sua
iniziativa. Per un così ripugnante e orrendo crimine del gallo, un
tempo, testimone Plutarco, esisteva una legge per cui, se un gallo si
fosse accoppiato con un gallo, anche se mancava la gallina, doveva
essere bruciato vivo. Per cui è possibile rendersi conto con quale
condanna gli antichi punissero un simile empio misfatto da parte degli
esseri umani dal momento che lo attuavano negli animali privi di
raziocinio: e senz’altro non a torto, dal momento che coloro che
commettono un simile peccato sono tanto scellerati e uomini di nessun
valore da far violenza alla natura umana e causare lo sterminio al
genere umano con lo spargimento del seme su uno sterile pavimento, cosa
che Dio ha punito in modo estremamente severo in Onan
figlio di Giuda. Per cui, per legge pontificia, soggetti simili
debbono essere allontanati dal consesso umano, e lo stupro tra maschi è
stato catalogato come più turpe dell'adulterio. |
Sed
ut unde digressa est oratio revertatur, Gallus noster in maiorem adhuc
longeque detestabiliorem libidinis notam incurrit, dum cum aliis etiam
volucribus, quae sui generis non sunt, ut cum Phasianis, et Perdicibus,
ut postea dicemus, coeat, quod testatum etiam reliquit Aristoteles[8].
Sed forte Gallinis magis adhuc vitio vertendum est, quod et illae ab
iisdem volucribus sese iniri permittant, adeo ut multi {diversas}
<diversos> ex iis cum aliis coeuntibus foetus excludi promittant.
Non parum etiam Gallorum salacitatem arguit, quod Mnaseas apud Aelianum[9]
memorat, nimirum nunquam ad Gallinas, quae in aede Hebae, ipsi vero in
Herculis pascerentur, interfluente utramque aedem rivo perenni, et
limpidae aquae nunquam transvolent, nisi cum libidine stimulentur. |
Ma,
perché il discorso torni là da dove è partito, il nostro gallo
incorre in un comportamento di libidine maggiore e ben più detestabile
quando, come diremo in seguito, si accoppia pure con altri uccelli che
non appartengono al suo genere, come fagiani e pernici, cosa di cui ha
lasciato testimonianza anche Aristotele. Ma forse si deve fare ancora più
colpa alle galline in quanto anch’esse permettono di essere copulate
dai medesimi uccelli, tant’è che parecchi garantiscono che da quelle
che si accoppiano con altri uccelli nasce una prole differente. E
dimostra non poco la salacità dei galli ciò che Mnasea
ricorda in Eliano, senza dubbio giammai riguardo alle galline, che
venivano allevate nel tempio di Ebe
ed essi in quello di Ercole,
- che cioè - essi non volerebbero mai al di là del canale perenne e di
limpida acqua che scorre tra i due templi se non quando vengono
stimolati dalla libidine. |
Tantae
in his volucribus libidinis salacitatisque causa est genitale
semen, in iis maximopere redundans, cuius irritationem perferre
nequeuntes, in libidine proruunt. Tanta vero seminis copia abundant, ut
Clearchus apud Athenaeum[10]
author sit, eos non solum cum vident faeminas id emittere, verumetiam
cum vocem earum exaudiunt. Quare quid sibi velint illa Aristotelis[11]
verba: Gallorum
testes tempore coitus magis conspicui sunt, a multis non puto
intelligi. Nam cum singulis fere, ut ita dicam, momentis coeat, singulis
item momentis testes conspectiores evadere oportere, quis inde colligat,
quod alioqui absurdum esset astruere. Ego vero hanc philosophi
sententiam dupliciter exponi posse existimo, primo nempe ipsum comparare
Gallorum aetatem perfectam aetati imperfectae, ac iuxta earum
differentias magnitudinem, atque parvitatem testium aestimare.
Certissimum enim est his avibus utcunque salacissimis vel a primo ortu
non adesse facultatem generatricem. Exemplo sit aetas puerilis humana,
caeterarumque specierum tenella, quae ad coitum est inepta: atque hac
ratione Aristoteles dixit Gallorum testes tempore coitus esse magis
conspicuos, ac si diceret, ubi aetatem validam obtinuerint, et usui
veneris aptam obtinent, pariter testes grandiores, quam habebant in
aetate adhuc imperfecta. Secundo liceret forsan eadem verba hoc modo
interpretari sensu ipso duce, et assertore, Gallis etsi coeant singulis
anni temporibus, singulisque horis, attamen peculiare coeundi tempus
esse vernum: nam tunc calor innatus viget in pluribus speciebus
vegetalium, et animalium. Itaque si Gallorum testes considerentur, et
tempore verno, autumnali, hyemali, et aestivo, et invicem comparentur,
sensus docebit ipsos testes inesse grandiores tempore verno, minores
vero autumnali, hyemali, et aestivo. |
In
questi uccelli il seme genitale, in essi particolarmente abbondante, è
causa di così grande libidine e lussuria che, non potendo sopportarne
l'azione irritante, si scagliano nella libidine. Hanno infatti una così
grande abbondanza di seme che Clearco afferma in Ateneo che essi non
solo lo emettono quando vedono le femmine, ma anche quando ne sentono la
voce. Per cui non ritengo che da parte di molte persone venga compreso
cosa vogliano esprimere quelle parole di Aristotele: I testicoli dei
galli nel periodo dell’accoppiamento sono di dimensioni maggiori.
Infatti siccome si accoppia, per così dire, quasi tutti i momenti,
qualcuno ne dedurrebbe che parimenti è necessario che in ogni momento i
testicoli risultino di dimensioni maggiori, cosa che peraltro sarebbe
assurdo sostenere. In verità io reputo che questa affermazione del
Filosofo possa venire spiegata in due modi, e precisamente in primo
luogo che lui sta paragonando l’età perfetta dei galli con la loro età
imperfetta, e che in base alla loro differenza deve giudicare la
grandezza e la piccolezza dei testicoli. Infatti è più che certo che,
per quanto molto libidinosi, in questi uccelli appena nati non è
presente la capacità di generare. Sia di esempio l’età umana della
fanciullezza, e la tenera età delle altre specie, che è inetta al
coito: ma per questa ragione Aristotele disse che i testicoli dei galli
nel periodo dell’accoppiamento sono di dimensioni maggiori, come se
dicesse quando avranno raggiunto l’età adatta, e l’avranno adatta
per i rapporti sessuali, parimenti avranno anche i testicoli più grandi
di quanto li avessero a un’età ancora imperfetta. In secondo luogo può
darsi che quelle stesse parole possano venire interpretate nel modo
seguente, sotto la guida e il sostegno dello stesso buon senso, che è
tuttavia caratteristico dei galli, anche se si accoppiano in tutte le
stagioni, e a tutte le ore, che il periodo dell’accoppiamento è
quello primaverile: infatti in quel periodo in parecchie specie di
vegetali e di animali prende vigore il calore innato. Pertanto se i
testicoli dei galli fossero presi in considerazione nel periodo
primaverile, autunnale, invernale ed estivo, e venissero tra loro
paragonati, il buon senso insegnerà che i testicoli stessi si
presentano maggiori nella stagione primaverile, mentre sono più piccoli
in quella autunnale, invernale ed estiva. |
Ut
modo ad salacitatis causam regrediamur, Scaliger[12]
in assignanda ea non satis sibi constare videtur. Cum enim prius
a nimia seminis redundantia fieri dixisset, mox {cen} <ceu> sui
oblitus pauco humore abundare dicit, omnem vero in coitu impendere.
Quaerit autem in hunc modum: At
Capi, qui castrati sunt, quare podagra miris modis afficiuntur: Galli
non? Quia Capi pusillus calor, edacitas multa. In Gallo calor multus,
cibi abstinentia non minor. Cur ergo [207]
tot Gallinis unus sufficit si non multo humore praeditus est? Propterea
quod quantum succi habet eo impendit. Haec ille. |
Ora,
per tornare alla causa della lussuria, sembra che Giulio Cesare
Scaligero
nell’attribuirla non concorda troppo con se stesso. Infatti mentre in
un primo tempo aveva affermato che si verifica a causa di uno smisurato
eccesso di seme, subito dopo come dimentico di se stesso dice che sono
ricchi di poco umore, poiché lo impiegano tutto nel coito. Si pone le
domande in questo modo: Ma i capponi, che sono castrati, perché si
ammalano in modo così sorprendente di podagra, e non i galli? Perché i
capponi hanno poco calore e molta voracità. Nel gallo il calore è
parecchio e l’astinenza dal cibo non è minore. Perché dunque uno
solo è sufficiente per così tante galline se non è fornito di molto
umore? Perché tutto il liquido che possiede lo impiega in
quell’attività. Queste le sue parole. |
[1] La natura degli animali IV,16: I galli [alektryònes] quando sono in gruppo saltano addosso tutti quanti al nuovo venuto. - Stavolta Aldrovandi, ispirato da Gessner, ha mistificato assai, a differenza di Gessner, il testo di Eliano, che è piuttosto lapidario, privo di qualsiasi finalità moralistica antiomosessuale. Eliano vuole semmai semplicemente dire che un gruppo di galli è pericoloso come può esserlo un gruppo di uomini nei confronti di uno straniero. Infatti Eliano apre 4,16 con poche parole riferite al gallo e finisce il capitolo senza più parlare del gallo - o meglio dei galli - ma solo di pernici. Ecco come inizia il capitolo: “I galli quando sono in gruppo saltano addosso tutti quanti al nuovo venuto. E la stessa cosa fanno anche le pernici domestiche nei confronti di una appena giunta e non ancora addomesticata.[...]” – Ecco il testo fuorviante in senso antiomosessuale adottato da Aldrovandi e stilato da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 384: Si foeminarum facultas non sit, omnes subigunt in cohortem suam recentem venientem, Aelianus.
[2] Moralia (Num
bruta animalia ratione utantur), 64 (p. 990D) -
From http://etext.lib.virginia.edu:
Plutarch. The
Cynic's point of view, since it deprecated the use of reason, did not
include any theory of animal rationality. But at the beginning of the
Christian period Plutarch wrote a dialogue (usually called Gryllus,
from the name of the protagonist) in which Odysseus, cast up on the witch
Circe's island, is allowed to speak with some of the Greeks whom Circe has
turned into animals; if any wish to regain their human shapes, they may do
so. Gryllus is a pig. He is far from wishing to become a man again. To begin
with, the life of the beasts is more natural than that of human beings, for
the souls of the beasts are able to produce that virtue which is peculiar to
each species without any instruction. Animals moreover have more wisdom and
prudence than men, for these virtues are implanted in animals by Nature, not
by art. If you do not want to call this reason, says Gryllus, “it is time
for you to find out a finer and more honorable
name for it as, it cannot be denied, it exhibits a power greater in its
effects and more wonderful than either.” Animals all reason, but some are
more rational than others. “I do not believe,” says Gryllus (in a
sentence that was to be reproduced by Montaigne and to echo through the
seventeenth and eighteenth centuries), “there is such difference between
beast and beast in reason and understanding and memory, as between man and
man.”
[3] Liber 9 (Aldrovandi). – Ateneo Deipnosophistaí IX,46,391de: Ἀριστοτέλης γοῦν φησιν ὅτι τῶν ἀνατιθεμένων ἐν τοῖς ἱεροῖς ἀλεκτρυόνων τὸν ἀνατεθέντα οἱ προόντες ὀχεύουσι μέχρι ἂν ἄλλος ἀνατεθῇ· εἰ δὲ μὴ ἀνατεθείη, μάχονται πρὸς ἀλλήλους καὶ ὁ ἡττήσας τὸν ἡττηθέντα διὰ παντὸς ὀχεύει. (recensuit Georgius Kaibel, 1888 – Teubner, Stuttgard, 1985) - Aristotele appunto a proposito dei galli che vengono offerti in voto nei templi dice che quelli già presenti montano quello che è stato offerto fino a quando non ne sia offerto un altro; ma se non fosse offerto, combattono fra loro e il vincitore monta continuamente quello che è stato sconfitto. (traduzione di Elio Corti) - At all events Aristotle says, that when cocks are kept in the temples as being dedicated to the Gods, the cocks who were there before treat any new comer as a hen until another is dedicated in a similar manner. And if none are dedicated, then they fight together, and the one which has defeated the other works his will on the one which he has defeated. (translated by C. D. Yonge in Deipnosophists or Banquet of the learned, London, Henry G. Bohn, 1854 – traduzione basata sull'edizione del testo greco di Schweighäuser, Strasburg, 1801-1807).
[4] Historia animalium IX,8 614a 5-7: Καὶ ἐπὶ τῶν ὀρτύγων ὡσαύτως. ἐνίοτε δὲ συμβαίνει τοῦτο καὶ ἐπὶ τῶν ἀλεκτρυόνων. ἐν μὲν γὰρ τοῖς ἱεροῖς, ὅπου ἄνευ θηλειῶν ἀνάκεινται, τὸν ἀνατιθέμενον πάντες εὐλόγως ὀχεύουσι. - Allo stesso modo - delle pernici accade - anche per le quaglie. Ma talora ciò accade anche per i galli. Infatti nei templi, dove vengono posti come offerta votiva senza femmine, tutti quanti a giusta ragione montano quello che viene offerto. (traduzione di Elio Corti) - A similar proceeding takes place occasionally with barn-door cocks: for in temples, where cocks are set apart as dedicate without hens, they all as a matter of course tread any new-comer. (translated by D'Arcy Wentworth Thompson, 1910) - Idem evenit etiam coturnicibus. Interdum etiam gallis. Nam in templis ubi sine gallinis dicati degunt, ut quisque donatus fuerit, eum omnes sane subigunt. (traduzione di Giulio Cesare Scaligero)
[5] Il testo viene emendato in base a quello di Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 384: Gallinacei etiam idem interdum quod perdices faciunt, in templis enim ubi sine foeminis munerarii dicatique versantur, non temere eum qui nuper dicatus accesserit, omnes subigunt, Aristot.
[6] Moralia (Num bruta animalia ratione utantur), 64 (p. 990D).
[7] Genesi 38,9.
[8] De generatione animalium II,4 738b: Per questo negli animali di specie diversa che si accoppiano maschio con femmina (si accoppiano quelli che hanno periodi uguali, gravidanze simili e non differiscono molto per le dimensioni del corpo), dapprincipio la prole nasce somigliante a entrambi i genitori, come gli animali che nascono dalla volpe e dal cane, o dalla pernice e dal gallo ma poi col trascorrere del tempo le generazioni successive giungono alla fine in accordo con la forma della femmina, come i semi forestieri si adattano alla terra, perché questa offre la materia, cioè il corpo, per i semi. (traduzione di Diego Lanza)
[9] La natura degli animali XVII,46: Mnasea, nel suo trattato sull’Europa, parla di un tempio dedicato a Eracle e a sua moglie [Ebe, dea della giovinezza], che una tradizione poetica afferma che fosse figlia di Era. Nel recinto di questo tempio vengono allevati, egli dice, molti uccelli domestici, e precisamente galli e galline. Convivono in gruppi secondo il sesso e sono nutriti separatamente, a spese pubbliche, perché considerati sacri alle suddette divinità. Le galline vivono nel tempio di Ebe, i galli invece in quello di Eracle. Nel mezzo scorre un canale di limpide acque perenni, che impedisce alle galline di introdursi nel tempio di Eracle. Ma i maschi, nella stagione degli amori, oltrepassano a volo quel canale, e dopo aver coperto le femmine, tornano di nuovo alle loro abituali dimore, presso il dio oggetto del loro culto, purificati da quell’acqua che separa i due sessi. Come primo risultato degli accoppiamenti nascono, ovviamente, le uova; quando poi le chiocce le hanno covate e ne hanno estratto i pulcini, i galli prendono con sé i figli maschi e li allevano per proprio conto. Invece compito delle galline è allevare le femmine. (traduzione di Francesco Maspero)
[10] Si tratta di Clearco di Soli, filosofo ed erudito del secolo IV-III aC. Deipnosophistaí IX,42,389f.
[11] Historia animalium VI,9 564a 10-12: Nel periodo dell’accoppiamento, gli uccelli hanno i testicoli più grossi; l’aumento è anche più evidente in quelli più portati al coito, come i galli e le pernici, meno in quelli che lo effettuano in modo discontinuo.(traduzione di Mario Vegetti) - De generatione animalium I,4 717a 7-11: Chiaro il caso degli uccelli: i loro testicoli sono molto più grossi nel periodo dell’accoppiamento e tutti gli uccelli che si accoppiano in una sola stagione, quando questo tempo è passato, li hanno così piccoli che sono quasi invisibili, mentre li hanno straordinariamente grandi nel tempo dell’accoppiamento. (traduzione di Diego Lanza)
[12] Exotericarum exercitationum liber quintus decimus: de subtilitate, ad Hieronymum Cardanum (1557), exercitatio 131 Quae de Magnete. paragrafo 4 De foeminae, ac masculi mutua propensione. Per l'altra exercitatio la tipografia ha stampato 272,2. Altro errore tipografico! Si tratta della exercitatio 277 Quae de testium avulsione paragrafo 2 Capi podagra. Gallus.