Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Habet id Emblema Io. Baptista Pittonus, Aesopicus Gallus[1], qui gemmam inventam spernit, et vil<i>orem cibum quaerit, cum verbis, par ignoranze, significat hominem, qui inscius virtutis dulcissimos fructus spernit, vitiis sese immergens, et nutriens. Huius emblematis idem[2] author est.

Giovanni Battista Pittoni ha questo emblema, il gallo di Esopo che disprezza la gemma che ha trovato e va alla ricerca di un cibo più vile, con le parole par ignoranze, che significa un uomo il quale, ignaro della virtù disprezza i frutti più dolci, immergendosi nei vizi e cibandosene. È lui stesso l’autore di questo emblema.

Eadem denique ales cum lauri ramo in rostro, et cum verbo vigilando, hominem denotat, qui in vigiliis, non autem in somno, et otio vitam degat, ut bene operando aeternam adipiscatur gloriam.

Infine lo stesso uccello con un ramo d’alloro nel becco, e con il verbo vigilando, denota un uomo che trascorre la vita stando all’erta, e non nel sonno e nell’ozio, affinché agendo bene possa conseguire la gloria eterna.

Idem[3] porro de Gallina ex Alpheo in {epigrammatibus} <epigrammatis> Graecis εἰς φιλοστοργίαν hexastic<h>on legitur.

Χειμερίαις νιφάδεσσι παλυνομένα τιθάς ὄρνις,

Τέκνοις εὐναίας ἀμφέχεε πτέρυγας,

Μεσφαμὶν οὐράνιον κρύος ὤλε{ο}σεν. ἦ γὰρ ἔμεινεν

Αἰθέρος οὐρανίων ἀντίπαλος νεφέων.

Πρόκνη, καὶ Μήδεια, κατ’ἀΐδος αἰδέθητε

Μητέρες, ὀρνίθων ἔργα διδασκόμεναι.[4]

Inoltre, si legge la stessa cosa a proposito della gallina, una composizione in sei versi eis philostorghían - sull’amare teneramente - tratta da Alfeo di Mitilene e presente tra gli epigrammi greci – vedi Antologia Palatina:

Cheimeríais niphádessi palynoména tithás órnis,

Téknois eunaías amphékee ptérugas,

Mesphamìn ouránion krýos ølesen. ê gàr émeinen

Aithéros ouraníøn antípalos nephéøn.

Próknë, kaì Mëdeia, kat'aídos aidéthëte

Mëtéres, orníthøn érga didaskómenai.  

La gallina domestica, ricoperta dai fiocchi di neve invernali,

avvolgeva i pulcini con le ali che fanno da nido,

finché il gelo del cielo la uccise. Infatti rimase

a lottare contro le nubi del cielo che stanno in aria.

Procne, e Medea, madri che state nell'Ade, abbiate vergogna,

ricevendo insegnamento da ciò che fanno gli uccelli.

Quos versus Franciscus Sanctius[5] a quodam Alphonso Nunio {Metylenensi} <Mitylenensi – Mytilenensi[6]> egregia indole iuvene, sibique amico ita {redditum} <redditos> tradit.

Gallina {hybernis} <hibernis[7]> nivibus cooperta cubili

Compacto ex plumis pignora<ta> cara[8] fovet.

Donec eam saevum frigus male perdidit, atque

Aethereis  mansit nuda parens nivibus.

Sit pudor, o Medea ferox, atque improba {Progne} <Procne>[9],

Et matres volucrum discite nunc opera.

Francisco Sánchez ce li tramanda tradotti così da un certo Alphonsus Nunius di Mitilene, un giovane dall’ingegno eccezionale e suo amico:

La gallina coperta dalle nevi invernali

Nel nido fatto di piume riscalda gli amati figlioli.

Finché il feroce gelo non l’uccise, e

La genitrice rimase nuda per le nevi del cielo.

Abbiate vergogna, o crudele Medea e malvagia Procne,

e, o madri, adesso imparate ciò che fanno gli uccelli.

{Vetisse} <Vertisse> etiam eadem carmina Fernandum Sanctium patrem suum ait, sed velut periphrastice sic.

Canus December, brumaque saeviens

Montes, et agros texuerat nive.

Gallina pullos, mitis ales,

Frigore non poterat tueri,

Nec fata caris[10] filiolis valet

Auferre, verum nidificat suis

Plumis, et alas ponit, et quam

Perdiderant, reparant salutem.

Ast ipsa vitam perdidit, et tulit

Mortem libenter. {Procnem}<Procne> aliter tamen

{Colchisque} <Cholchisque[11]> foedare utra audax

Passa manus proprio cruore.

Eiusdem aliter.

Bruma fremebat atrox, pennas Gallina reliquit,

Frigus ut a natis pelleret, atque obiit.

Hinc {Maedaea} <Medea[12]> ferox, hinc Procne discite: namque haec

Bis vitam pullis praebuit, ac moritur.

Dice che gli stessi versi li ha tradotti anche suo padre Fernando Sánchez, ma quasi perifrasticamente in questo modo:

Il canuto dicembre, e il gelo invernale che infuria

Aveva intessuto di neve i monti e i campi.

La gallina, mite uccello, non era stata in grado

Di proteggere i pulcini dal freddo

Né è in grado di tenere lontana la morte

Dai cari figlioletti, tuttavia fa un nido

Con le sue piume, e posa su di loro le ali,

E riacquistano la vita che avevano perso.

Ma lei stessa perse la vita, e volentieri

Sopportò la morte. Tuttavia in modo diverso Procne

E la donna della Colchide - Medea - audaci ambedue

Hanno sopportato di dover insozzare le mani col proprio sangue.

Sempre di lui, in un altro modo:

Atroce fremeva il gelo, la gallina lasciò cadere le penne

Per scacciare il freddo lontano dai figli, e morì.

Da ciò o feroce Medea, da ciò o Procne imparate: e infatti costei

Ha dato due volte la vita ai pulcini, e muore.

Andreas Alciatus vero longe aliter vertit in emblemate nonagesimo tertio, cui titulus est, amor filiorum.

Ante diem vernam boreali cana Palumbes

Frigore nidificat, praecox, et ova fovet.

Mollius, et pulli ut iaceant, {ibi} <sibi> vellicat alas,

Queis nuda {hyberno} <hiberno[13]> deficit ipsa gelu.

Ecquid Cholchi pudet, vel te Procne improba? mortem

Cum volucris propriae prolis amore subit?

Ma Andrea Alciato traduce in modo ben diverso nel 93° emblema, il cui titolo è l’amore per i figli:

Il colombo selvatico prima dell’arrivo della primavera

Nidifica a causa del canuto freddo settentrionale, in anticipo, e scalda le uova.

E affinché i pulcini stiano coricati più sul morbido si spiuma le ali, nudo delle quali esso stesso muore a causa del gelo invernale.

O donna della Colchide, oppure tu malvagia Procne, provate forse vergogna?

Dal momento che l’uccello subisce la morte per amore della sua prole?

Super eodem erga pullos amore Gallinae eiusmodi emblema habet Nicolaus Reusnerus[14] sub lemmate, nil christo triste recepto.

Praedatur pullos, pedibusque eviscerat uncis

Milvus edax, si quod devius error agit.

Colligit, et fidis tegit hos Gallina sub alis

Glocitu matrem testificata piam.

Terribilis Sat{h}anas sanctos affligit, et angit,

Et quacunque potest arte nocere, nocet.

Protegis alarum quos Christe {potente} <potenti> sub umbra,

Et saevo tutos solus ab hoste facis.

Nikolaus Reusner a proposito dello stesso amore della gallina verso i pulcini ha l’emblema che segue, sotto il titolo il nulla quando Cristo è stato accolto con tristezza:

Rapisce i pulcini, e li sventra con le zampe adunche

Il nibbio vorace, nel caso in cui uno sconsiderato errore sia in atto.

La gallina li raduna e li ricopre sotto le ali sicure

Dopo aver attestato con il chiocciare che è una madre devota.

Il terribile Satana affligge i santi, e li tormenta,

E con qualsiasi artifizio gli è possibile nuocere li danneggia.

O Cristo tu li proteggi sotto la potente ombra delle ali,

E tu solo li rendi sicuri dal crudele nemico.


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[1] Nell'edizione del 1562 di Imprese di diversi principi etc. di Giovanni Battista Pittoni, di cui sono venuto in possesso grazie a http://www.archive.org/, è assente l'emblema con il gallo di Esopo che disprezza la perla, magari presente in altre edizioni. La favola fu ripresa da Fedro che così la rese in latino: III,12. Pullus ad Margaritam - In sterculino pullus gallinacius | dum quaerit escam margaritam repperit. | "Iaces indigno quanta res" inquit "loco! | Hoc si quis pretii cupidus vidisset tui, | olim redisses ad splendorem pristinum. | Ego quod te inveni, potior cui multo est cibus, | nec tibi prodesse nec mihi quicquam potest." | Hoc illis narro qui me non intellegunt. § Un galletto stava cercando qualcosa da mangiare in un letamaio, e vi trovò una perla. "In che posto indegno stai", disse, "preziosa come sei! Se ti avesse visto chi è avido del tuo valore, saresti già tornata allo splendore di un tempo. Ma ti ho trovata io, che preferisco di gran lunga il cibo, e questo non può giovare assolutamente né a te né a me". Riferisco questa storia a chi non mi capisce. § A cockerel was looking for something to eat in a dunghill, and here he found a pearl. "In what an unworthy  site you are", said, "precious as you are! If had seen you he who is avid of your value, you would already have returned to the shine of once. But I have found you, preferring by far the food, and this cannot absolutely benefit neither to you neither to me". I report this history to whom don't understand me.

[2] In insigni Frid. Sigis. Fuccari. (Aldrovandi). See his Imprese di diversi Principi, Duchi etc. (1566, 1568, 1583). (Lind, 1963)

[3] In insign. Petri Malvetij. (Aldrovandi)

[4] Si trascrive il testo così come riportato in Commentarii in Andreae Alciati emblemata (1573) di Francisco Sánchez, in quanto il testo greco di Aldrovandi presenta come al solito troppi errori.

[5] In comm. embl. Alciati. (Aldrovandi)

[6] Non si emenda in quanto Metylenensi è l'aggettivo improprio usato da Francisco Sánchez. § Conviene tuttavia specificare che in greco Mitilene viene scritta sia Mitylënë che Mytilënë, il che spiega le due forme dell'aggettivo latino: Mitylenensis e Mytilenensis.

[7] Non si emenda in quanto hybernis è l'aggettivo improprio usato da Francisco Sánchez.

[8] Forse per errore, o forse volutamente, Aldrovandi trasforma chara di Sánchez in cara, forse neutro plurale, a indicare le cose care, le proprie creature, i pulcini, il che starebbe per il greco téknois. Da notare che chara è un termine usato da Giulio Cesare che viene tradotto con cara, una pianta commestibile. § Intraducibile è pignora, che sarebbe l'imperativo presente II singolare del verbo pignoro = dare in pegno, vincolare a sé una persona. Salvo si tratti di un fantomatico participio passato neutro plurale riferito a cara, le cose care a sé vincolate, i figli. Pertanto si emenda con pignorata.

[9] Si emenda in quanto, pur essendo accettabile Progne, Francisco Sánchez ha Procne.

[10] Anche qui Francisco Sánchez ha charis, il che conforterebbe l'elucubrata interpretazione del precedente cara/chara.

[11] Non si emenda in quanto Colchisque è dovuto a Francisco Sánchez.

[12] Francisco Sánchez ha Medaea.

[13] Non si emenda in quanto anche nella trascrizione di Francisco Sánchez è presente hyberno.

[14] Emblemata L.2. (Aldrovandi) - Lind riporta invece Book 22. (1963)