Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Ova fricta
Florentinorum more: In ferventem ex oleo patellam, ova recentia, ablatis
putaminibus [440] singillatim indes, tudiculaque aut cochleari
circunquaque restringes, in rotundum redigens. Coloratiora ubi esse
coeperint, cocta scito. tenella intus sint necesse est. Coqui
difficilius haec, quam quae supra, consueverunt. Aliter: Ova integra in
carbones ardentes conijcito, ac calida donec frangantur, fuste percutito.
Cocta et exempta, petroselino et aceto suffundito. Ova fricta: Caseum
pinguem et tritum, parum menthae ac petroselini concisi, uvae passae
minimum, modicum piperis tunsi, duo vitella ovorum cruda simul miscebis.
mixta, in ova more Florentino fricta, ubi inde per tenue foramen
vitellum exemeris, indito: ac iterum frigito, donec farcimen coquatur.
Convolvenda saepius sunt, et cocta agresta aut succo malarancij cum
gingiberi suffundenda sunt. |
Uova
fritte alla fiorentina: Metterai una per una delle uova fresche
private del guscio in una padella calda con olio, e con uno spremiolive
o con un cucchiaio le andrai ammassando girandovi tutt’intorno,
dandogli una forma rotonda. Quando cominceranno a presentarsi un po’
colorate sappi che sono cotte. È necessario che all’interno siano
abbastanza morbide. I cuochi si sono abituati con una certa difficoltà
a cucinare queste rispetto a quelle precedenti - allo spiedo. In
un altro modo: Metti delle uova intere sui carboni ardenti e
mentre sono calde percuotile con un bastone fintanto che si rompono.
Quando sono cotte e dopo averle sgusciate cospargile con prezzemolo e
aceto. Uova fritte:
Mescolerai insieme del formaggio grasso e sminuzzato, un pochino di
menta
e di prezzemolo tritati, pochissima uva passa, una modesta
quantità di pepe pestato, due tuorli d’uovo crudi. Introduci tutte
queste cose amalgamate in uova fatte friggere alla fiorentina là da
dove ne avrai fatto uscire il tuorlo attraverso un piccolo foro, e fai
friggere di nuovo fino a quando il ripieno non è cotto. Sono da
rigirare abbastanza frequentemente e quando sono cotte bisogna
spruzzarle con agresta
o con succo d’arancia
con zenzero. |
Ova in
pastilli morem: Farinam subactam, tenuem admodum facies: extensae per
tabulam, ova recentia distincta spatiis addes, inspergendo semper
unicuique parum sacchari, aromatum, minimum salis. Involuta deinde, ut
pastillos solemus, aut elixabis aut friges. fricta tamen laudabiliora
sunt. Dura fiant caveto. Hucusque Platina. |
Uova
in calzone: Preparerai della farina impastata molto sottile: dopo
averla stesa su una tavola vi aggiungerai delle uova fresche separate da
spazi, spruzzando sempre sopra a ognuna un po’ di zucchero, di aromi,
pochissimo sale. Quindi, dopo averle avvolte come siamo soliti fare con
gli involtini, le farai o cuocere o friggere. Tuttavia fritte sono più
apprezzate. Evita che diventino dure. Sin
qui il Platina. |
Idem cap. 29.
septimi libri iusculum verzusum describit: quod recipit ovorum vitella
quatuor, sacchari unc. quatuor, succi mali {arancii} <aurantii> tantundem,
semunciam cinnami, aquae rosaceae unc. duas. Iubet autem eo modo coqui,
quo iusculum croceum coquitur: et quo magis placeat, etiam crocum addere.
Hoc genus cibarii (inquit) aestate praecipue salubre habetur. multum
enim ac bene alit, parum refrigerat, et bilem reprimit. |
Sempre il
Platina nel capitolo 29 del libro VII
descrive il brodino verzusum: il quale richiede quattro
tuorli d’uovo, quattro once [circa 100 g] di zucchero, altrettanto
succo d’arancia, una semioncia [13,64 g] di cannella, due once di
acqua di rose. Consiglia di cuocerlo allo stesso modo in cui si cuoce il
brodino color zafferano: e affinché sia più gustoso di aggiungere
anche dello zafferano. Dice che questo tipo di cibo viene ritenuto
salutare soprattutto in estate. Infatti nutre molto e bene: smuove poco
l’intestino e reprime l’ira. |
¶ Germani
kroßeyer vocant ova cum putamine suo in cinere assa, vel in butyro
frixa, quibus in mucrone apertis aliquid salis et aromatum, ut
cinnamomi, macis, et nucis myristicae inijcitur, et omnibus intus
ligello[1]
inserto diligenter permixtis, foramen iterum clauditur crustula testae
cum albumine apposita, ut in Magirico quodam libro Germanice scripto
reperimus. Ex quo etiam sequentem apparatum transcribere volui. Ova
farcta: (author anonymus globosa vocat, kugelecht eyer:) Vitellos ovorum
agita et misce cum pane de simila friato, nuce moschata et sale. hac
impensa testas ovorum reple per foramen, quod crustula testae albumine
illita rursus claudes. et ova coques pro libito, elixabis, assabis, aut
friges in butyro. Placentam quae ex ovis fit nos frictatam vocamus, quae
et tardi et nidorosi nutrimenti causa est, Brasavolus. |
¶ I Tedeschi
chiamano kroßeyer le uova arrostite nella cenere insieme al loro
guscio, oppure fritte nel burro, dentro le quali, aperte a livello del
polo acuto, viene messo un po’ di sale e di aromi, come cannella,
macis e noce moscata, e una volta che il tutto è stato accuratamente
mescolato con l’introduzione di un bastoncino, il foro viene
nuovamente chiuso con il frammento di guscio incollato con albume, come
ho trovato in un libro per cuochi scritto in tedesco. Da questo libro ho
voluto trascrivere anche la seguente ricetta. Uova farcite (l’autore
anonimo le chiama globose, kugelecht eyer): Sbatti e mescola le
uova con pane di semola sbriciolato, noce moscata e sale. Riempi i gusci
delle uova con questi ingredienti attraverso il foro che chiuderai
nuovamente con il frammento di guscio spalmato di albume. E farai
cuocere le uova a piacere, le farai bollite, arrosto o fritte nel burro.
La focaccia che si fa con le uova noi la chiamiamo frittata, che
costituisce un cibo lento da digerire e che puzza di bruciato, Antonio
Brasavola. |
Mutagenat, id
est cibus qui fit in aliquo vase cum lacte seminum communium et iure
gallinae et vitellis ovorum cum saccharo et miscella aromatica e
cin<n>amomo, spica, cubebis, calamo aromatico et cari semine.
coquitur autem in igne et apposita super vas testa calida, Sylvaticus.
Farinam quidam ex ovis aut lacte subigunt, Plinius[2].
Idem mulieres nostrae faciunt, et phyramata sic subacta cylindro
extendunt in tabula, substrata inspersaque farina, in fascias oblongas,
quas deinde per partes quadratas dividunt, quantas capere sartago potest,
in qua oleo aut butyro frigi debent eyerözle/milchözle. Sed alia
quoque innumera panum, placentarum, laganorum, eduliorumque diversorum
genera ex ovis, aut eis admixtis, fiunt, vulgo cognita, (pfannenküchen /
verbzüutne
küchle / eyermüser / jüssel / eyerziger / gebzatne milch, etc) quae omnia
persequi infinitum foret. Sat fuerit ea quae authores de his tradiderunt
collegisse. |
Mutagenat,
cioè, un cibo che viene preparato in un vaso di terracotta con succo
lattiginoso di semi comuni e con brodo di gallina e tuorli d’uovo con
zucchero e una miscela aromatica fatta di cannella, cervino, pepe
cubebe, calamo
aromatico
e semi di cumino tedesco. Lo si fa cuocere
sul fuoco e dopo aver collocato sopra al vaso un coperchio caldo di
terracotta, Matteo Silvatico. Alcuni impastano la farina con uova o con
latte, Plinio. Lo stesso fanno le nostre donne, e gli impasti gommosi
così ottenuti servendosi di un cilindro li stendono in strisce
allungate su una tavola cospargendo sotto e sopra con farina, e poi le
suddividono in tanti quadrati quanti ne può accogliere una padella, in
cui gli eyerözle/milchözle debbono friggere con olio o
burro. Ma con le uova, oppure mischiandole, si preparano pure altri
innumerevoli tipi di pani, focacce, frittelle e cibi diversi che la
gente conosce, (pfannenküchen/verbzüutne küchle/eyermüser/jüssel/eyerziger/gebzatne
milch, etc) e che non finiremmo più di descrivere. Sarà
sufficiente aver raccolto ciò che gli autori hanno tramandato al loro
riguardo. |
¶ Pars VII.
Ordo ovorum in cibo. Ova bina mensae inferri secundae apud priores
solita scribit Athenaeus[3], cum turdis, etc. Apud
Romanos coenae initia habebant ova, attestante Porphyrio quoque. Unde
Horatius[4],
Ab ovo usque ad mala citaret <“io Bacche”>, Sermonum I. Integram famem ad
ovum affero: itaque
usque ad assum vitulinum (alias vitellinum) opera ista perducitur,
Cicero in epist. ad Paetum. Ubi integram famem ad ovum afferre (inquit
Caelius) non aliud esse videtur, quam ad secundam usque mensam cibi
appetentiam producere. Quod si sanitatis rationem spectes, ova
quoquo modo parata tum a sanis tum ab aegris priore loco sumenda
videntur. a sanis, quoniam facilius, sorbilia praesertim et mollia,
concoquuntur. liquidiora enim et faciliora concoctu, quaeque facile
corrumpuntur, priore sumi loco debent. a duris quidem sanos pariter et
aegros, et hos multo magis abstinere prorsus convenit, nisi cum alvus
solutior est, quam si durius coctis ovis coercere libuerit, ea quoque
ante alios cibos esitari convenit: ut contra etiam si mollire alvum
sorbili<b>us exhauriendis statueris, id quoque initio mensae
faciendum. |
Sezione
7 – Ordine di apparizione delle uova in tavola. Ateneo scrive
che presso gli antichi come seconda portata si era soliti mettere in
tavola due uova ciascuno con dei tordi, etc. Presso i Romani le uova
aprivano la cena, come attesta anche Porfirio. Per cui
Orazio nel I
libro dei Sermones – o Satirae – scrive: Avrebbe
intonato dall’uovo alle mele "evviva Bacco".
Porto la fame intatta fino all’uovo: e pertanto questa attività
si prolunga fino al vitello (cioè al tuorlo) arrosto, Cicerone in una
delle lettere a Lucio Papirio Peto. Dove portare la fame intatta
fino all’uovo (dice Lodovico Ricchieri) sembra non significare
altro che prolungare l’appetito per il cibo fino alla seconda portata.
E se consideri i motivi di salute, le uova preparate in qualsivoglia
modo sembra che debbano essere mangiate come prima portata sia dai sani
che dai malati. Dai sani, in quanto, soprattutto quelle à la coque
e quelle bazzotte, vengono digerite con maggior facilità. Infatti
essendo più liquide e più facili da digerire, e pertanto alterandosi
facilmente, debbono essere mangiate come prima portata. Da quelle sode
conviene che si astengano assolutamente i sani e i malati, e questi
molto di più, se non quando le feci sono un po’ liquide, e se si
desidererà frenarle più energicamente con le uova cotte, è necessario
che anch’esse vengano mangiate prima degli altri cibi: al contrario
anche se avrai stabilito di rammollire le feci tracannando quelle da
bere, anche questo bisogna farlo quando si comincia a mangiare. |
G. |
G |
DE
REMEDIIS EX OVIS, PARTES. |
I
rimedi che si ottengono dalle uova Sezioni |
Pars I. De
remediis ex ovis integris in genere primum, deinde particulatim. II. De oleo
ovorum. Et remedium ex putidis. III. Remedia
ex sorbilibus. IIII. E
crudis. V. E duris,
et ustis. VI. Cum
aceto. VII. Cum
aliis diversis admixtis. VIII. De
remediis albuminis. IX. De
remediis vitelli. X. De
pellicula interiore, et pullis ovorum, id est, nondum exclusis. XI.
De testis ovorum |
Sezione 1 -
Dapprima notizie generali sui rimedi che si ottengono dalle uova intere,
quindi in dettaglio. 2 –
L’olio ottenuto dalle uova. Rimedio da quelle putride. 3 – Rimedi
da quelle à la coque. 4 - Rimedi da
quelle crude. 5 – Rimedi
da quelle sode e abbrustolite. 6 – Rimedi
da quelle con aceto. 7 – Da uova
mischiate ad altri componenti. 8 – I
rimedi ottenibili dall’albume. 9 – I
rimedi ottenibili dal tuorlo. 10 – La
membrana interna e i pulcini dentro all’uovo, cioè non ancora nati. 11 – I
gusci d’uovo. |
¶ Pars I. De
remediis ex ovis totis, in genere. Anserina et pavonina ova idem quod
gallinacea praestant, Kiranides. Ovum gallinaceum maxime nobis in usu
est, utpote facillimum paratu. quare non indigemus aliis, licet eadem
facultate praeditis. est autem temperamento frigidius symmetris, Galenus
de simplic. 11. Posset tamen aliquis haec omnia ad album duntaxat ovi
liquorem referre, cum et ante et post haec verba de eo ipso Galenus agat.
sed ipsum quoque integrum ovum aliqui ad frigiditatem vergere sentiunt,
eo quod albuminis in eo quam vitelli copia maior sit. Et ipse Galenus
mox in eodem capite, ovi (inquit) vel albumen, vel id una cum vitello
impositum ambustis, [441] mediocriter refrigerat[5]. |
¶ Sezione 1
- Notizie generali sui rimedi che
si ottengono dalle uova intere. Le uova d’oca e di pavone
equivalgono a quelle di gallina, Kiranide. L’uovo di gallina noi lo
usiamo più di tutte le altre uova, in quanto è molto facile
procurarselo. Per cui non abbiamo bisogno delle altre uova, anche se
sono dotate delle stesse facoltà. Ma quello di gallina ha un
temperamento più freddo rispetto a quelle che gli equivalgono, Galeno
nell’XI libro del De
simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus.
Tuttavia qualcuno potrebbe riferire tutto ciò solo all’albume
dell’uovo, in quanto sia prima che dopo queste parole Galeno parla
proprio dell’albume. Ma alcuni sono dell’avviso che proprio tutto
quanto l’uovo tende al freddo in quanto in esso è presente una
quantità maggiore di albume che di tuorlo. E lo stesso Galeno subito
dopo nello stesso capitolo dice: l’albume dell’uovo oppure associato
al tuorlo applicato sulle ustioni rinfresca abbastanza. |
[1]
Ligellum, Ein kleyns hütlen / heüßlin. Est
diminutivum à ligno. (www.staff.ncl.ac.uk/jon.west/. © 2001 Jonathan West)
[2] Naturalis historia XVIII,105: Quidam ex ovis aut lacte subigunt, butyro vero gentes etiam pacatae, ad operis pistorii genera transeunte cura.
[3] Deipnosophistaí
XIV,49,641f. § Se fossero due uova ciascuno, oppure alcune uova, oppure un
solo uovo, tutto dipende dai testi a disposizione. Georg Kaibel (Dipnosophistarum
libri XV vol III,
Teubner, Stuttgard,1985) riporta in prima istanza ᾠὸν,
mentre dà ᾠὰ come
alternativa. La
traduzione di C.D.Yonge, (1854) che adotta ᾠὰ
recita: Eggs too often formed a part of the second course, as did hares and
thrushes, which were served up with the honey-cakes [...].
[4] Satirae I,3,6-8: [...] si conlibuisset, ab ovo | usque ad mala citaret ‘io Bacche’ modo summa | voce, modo hac, resonat quae chordis quattuor ima.
[5] A pagina 438 viene riportato moderate. Per non entrare in contraddizioni – anche se si tratta di sottigliezze linguistiche - attribuiamo a mediocriter e a moderate lo stesso significato: abbastanza.