Vol. 1° -  XI.1.

Curriculum vitae del pollo

1.1. Primo stadio: impiego culturale e religioso

Le notizie storiche indicano che l’impiego iniziale degli animali addomesticati fu di tipo culturale e religioso: ciò è stato ben documentato soprattutto per il pollo, ma è evidente anche per altre specie di volatili. Gli uccelli divennero importanti nelle pratiche della magia bianca e della magia nera, in quelle religiose, nel folclore e nella mitologia.

Come risultato diretto si verificò la conservazione delle mutazioni cromatiche e morfologiche.

Ben presto gli uccelli riuscirono a guadagnare importanza culturale. Piume e ossa erano impiegate per fabbricare strumenti e a scopo decorativo e le caratteristiche comportamentali divennero fonte di svago: la quaglia giapponese per il suo canto, i combattenti per le gallomachie. Solo più tardi l’uomo si servì dei pennuti a scopo alimentare.

Non bisogna tuttavia scordare che il divieto di cibarsi della carne di pollo non è scomparso ovunque, né si è verificato in modo contemporaneo: infatti Aldrovandi - pagina 298, riga 20 - riporta due identiche prassi che distano fra loro non solo dal punto di vista geografico, ma anche cronologico:

Hodie apud Indos quosdam in Socotera insula religio est Gallinam, aut quamlibet avem contingere, nedum gustare: et Britannis olim Iulius Caesar testatur, nefas fuisse leporem, et Gallinam, et Anserem gustare: haec tamen alere animi voluptatisque causa.

Oggi presso alcuni Indiani dell’Isola di Socotra [1] esiste l’usanza religiosa di non assaggiare, né tanto meno mangiare la Gallina o qualsivoglia uccello: e, un tempo, come testimonia Giulio Cesare, per i Britanni era vietato cibarsi di lepre, gallina e oca: le allevavano per puro diletto.

È d'uopo fare una digressione, anzi, è essenziale. Venerdì 5 settembre 2008, in procinto di pubblicare la traduzione di pagina 298, mi sono chiesto da dove Aldrovandi avesse tratto le  notizie relative a Socotra. Ne è emersa un'ennesima bubbola che va ad aggiungersi alle altre, tutte frutto o di una lettura frettolosa, o della scarsa capacità di documentarsi, o, assai più verosimilmente, dell'ineguagliabile capacità di Ulisse di incantare i serpenti come fanno da sempre certi politici.

Si premette che le galline di Socotra sono assenti in tutta quanta l'Historia animalium III (1555) di Conrad Gessner, ma, a dirla tutta, in questo trattato di ornitologia sono assenti anche le galline della Britannia di cui parla Giulio Cesare. Possiamo presumere che Aldrovandi abbia architettato di sana pianta questa notizia – relativa cioè al fatto che nel XVI secolo a Socotra per motivi religiosi non si mangiavano polli né qualsivoglia uccello – basandosi sulla lettera indirizzata da Andrea Corsali il 18 settembre 1517 a Lorenzo de' Medici e contenuta nel I volume Delle navigationi et viaggi (1550) di Giovanni Battista Ramusio.

Presumibilmente quest'opera mastodontica di Ramusio in 3 volumi è la stessa fonte usata da Aldrovandi a proposito dei polli squartati e farciti, ma apparentemente intatti, descritti sempre nel I volume da Francisco Álvares. Da notare che per le galline della Britannia Aldrovandi cita la fonte a bordo pagina: Liber 5 de bello Gallico. Mentre per le galline di Socotra non dà alcuna referenza, ma è ovvio, così nessuno potrà contestarlo. Come al solito Aldrovandi ciurla nel manico, in quanto Corsali non afferma affatto in modo esplicito e inequivocabile - come invece fa Giulio Cesare per la Britannia - che a Socotra non si mangiavano polli. Corsali si limita a dire cosa mangiavano – per lo più – i pastori cristiani dell'isola: latte e burro, datteri al posto del pane, talora riso.

Corsali non specifica se i pastori cristiani di Socotra allevavano bovini, oppure pecore, oppure capre, oppure tutti e tre questi tipi di animali, tutti quanti in grado di fornire latte e burro, anche se oggi preferiamo ottenerlo da latte bovino. Pare comunque che i primi mammiferi furono introdotti sull'isola solo circa 2000 anni fa e si tratta soltanto di specie domestiche come capre, pecore, asini, cammelli e mucche.

Né Corsali si attarda a specificare che senz'altro anche la carne di questi animali affidati ai pastori serviva loro da alimento, ovviamente quando i soggetti erano giunti al termine della loro carriera produttiva di latte, prole e lana (e questa non certo impiegata per confezionare mantelli e maglie invernali), oppure quando i soggetti avevano un incidente e morivano o si era costretti a sopprimerli, come spesso accade.

E di animali al pascolo doveva essercene una caterva, visto che i pastori "vivono di latte e butiro, che qui n'è grandissima abbondanzia" Né Corsali specifica che per ridurre la carne in esubero, sia viva che macellata, magari i pastori la scambiavano con il riso che di tanto in tanto i marinai scaricavano sull'isola.

Tutto ciò che abbiamo testé specificato non sta scritto, ma può venir facilmente sottinteso in assoluto rispetto della ragionevolezza. Credo di poter affermare - anche se Corsali non lo dice - che i pastori, oltre a latte, burro, datteri e riso, mangiavano anche la carne dei loro quadrupedi, salvo doverla sotterrare o farne dono agli avvoltoi, magari al capovaccaio, Neophron percnopterus, tuttora osservabile in gruppi sull'isola.

Infatti nutrirsi di carne di quadrupedi non era un'offesa a Dio, eccetto il venerdì, ammesso che i pastori cristiani di Socotra seguissero la regola dell'astinenza tanto cara alla Chiesa Cattolica. Poi, con grande disappunto dei pescivendoli, solo dal 17 febbraio 1966  la Costituzione Apostolica Paenitemini ha limitato l'astinenza dalle carni al mercoledì delle Ceneri, ai venerdì di Quaresima e al Venerdì Santo e ne ha consentito la sostituzione con opere di carità spirituale o corporale per gli altri venerdì dell'anno.

E veniamo finalmente al pollo di Socotra. In fin dei conti, questi pastori, avrebbero avuto la possibilità di allevare polli? In teoria sì, essendo il pollo onnivoro, tanto da trangugiare avidamente anche le feci umane, ma se al posto delle feci si volesse dare ai polli delle granaglie di cui sono altrettanto ghiotti, ecco che Corsali afferma "La terra non è molto fruttifera, ma sterile e deserta com'è tutta l'Arabia Felice". Per cui agli isolani conveniva fare i pastori anziché i coltivatori di granaglie. Non coltivavano neanche il frumento per farsi il pane, sostituito dai datteri. E non dimentichiamo che Conrad Gessner a pagina 382 di Historia animalium III (1555), citando Strabone, a proposito delle Yemen - l'Arabia Felix per antonomasia e posta dirimpetto a Socotra - scrive: La parte dell’Arabia rivolta verso Austro – verso sud – e che si erge dirimpetto all’Etiopia, possiede in abbondanza uccelli di ogni tipo eccetto oche e galline, Strabone.

Quindi, se la fonte di Ulisse è stata la lettera di Corsali, Ulisse ha ciurlato per l'ennesima volta nel manico, e lo dimostra lo stralcio della lettera di Corsali che a noi interessa, chiudendo benevolmente un occhio sui suoi errori di botanica. Nello stralcio è oltremodo agevole accertare che i polli, contrariamente a quanto accade in Giulio Cesare, vi sono del tutto assenti.

Giovanni Battista Ramusio volume I Delle navigationi et viaggi (1550) -  Andrea Corsali fiorentino allo illustrissimo principe e signor il signor duca Lorenzo de' Medici, della navigazione del mar Rosso e sino Persico sino a Cochin, città nella India, scritta alli XVIII di settembre MDXVII.

[...] Questa isola di Soquotora è in circuito quindeci leghe, e mi pare, quando Tolomeo compose la sua Geografia, che era incognita appresso de' naviganti, come molt'altre per decorso del tempo per questa navigazione novamente discoperta: il che non è di maraviglia, non essendo di costume a que' tempi discostarsi molto dalla terra. Questa è abitata da pastori cristiani, che vivono di latte e butiro, che qui n'è grandissima abbondanzia; il lor pane sono dattili. Nella medesima terra è alcuno riso, che d'altre parti si naviga. Sono di natura Etiopi, come i cristiani del re David, con il capello alquanto piú lungo, nero e riccio; vestono alla moresca, con un panno solamente atorno le parti vergognose, come costumano in India, Arabia ed Etiopia, massime la gente populare. Nell'isola non vi si trova nessun signor naturale: egli è vero che le ville vicine al mare sono signoreggiate da Mori di Arabia Felice, che, per il commerzio ch'essi tenevano coi detti cristiani, a poco a poco gli soggiogarono e impatronironsi. La terra non è molto fruttifera, ma sterile e deserta com'è tutta l'Arabia Felice; in essa vi sono montagne di maravigliosa grandezza, con infiniti rivi d'acqua dolce. Qui è molto sangue di drago, ch'è gomma d'un arbore il quale si genera in aperture di questi monti, non molto alto, ma grosso di gambo e di scorza delicata, e va continuamente diminuendo da basso in suso come ritonda piramide, in la punta della quale sono pochi rami, con foglie intagliate come di rovere. Di qui viene lo aloe soquoterino, dal nome dell'isola denominato. Nella costa del mare si trova molto ambracan; ancora gran quantità ne viene dell'Etiopia, da Cefala sino al capo di Guardafuni, e di questa isola dell'oceano.

Prima di procedere, vorrei sottolineare che neppure Lind (1963) è stato in grado di ipotizzare la fonte della fantasmagorica notizia sui polli di Socotra propinataci da Aldrovandi. È d'uopo procedere in quanto ulteriori ricerche nel I volume Delle navigationi et viaggi (1550) di Ramusio espletate domenica 7 settembre 2008 mi hanno permesso innanzitutto di appurare 3 ulteriori toponimi di Socotra che vanno ad aggiungersi a Soquotora di Corsali: si tratta di Zacotora, Zocotera e Çocotora.

Soprattutto ho potuto appurare che la mia affermazione sul fatto che i pastori mangiavano carne corrisponde pienamente al vero. Ma in primis, ovviamente, ho potuto appurare che mai nessuno sia prima che nel XVI secolo parlò di polli di Socotra.

Come vedrete, il fatto che mangiassero carne - e davano quindi agli avvoltoi solo gli scarti - lo afferma nel 1516 Duarte o Odoardo Barbosa (Lisbona ca. 1480 – Filippine 1521) che ebbe l'onore di morire come il suo capoccia Magellano: venne anch'egli assassinato pochi giorni dopo. Poi potrete leggere succinte notizie non alimentari relative a Zocotera tramandateci dal viaggiatore e mercante Nicolò dei Conti  (Chioggia ca. 1395 - Venezia 1469) che tra il 1414 e il 1439 visitò Damasco, la Persia e l'India. Ma Nicolò dei Conti è l'unico a specificare che questi cristiani erano dei nestoriani – lui dice nestorini – cioè seguaci di Nestorio (fine IV secolo - 451), patriarca di Costantinopoli, condannato come eretico nel concilio di Efeso del 431. Nestorio rifiutò la dottrina dell'unità in Cristo della natura divina e della natura umana, sostenendo di fatto una distinzione tra il Figlio di Dio e il figlio di Maria, la quale non può essere pertanto definita Madre di Dio.

Libro di Odoardo Barbosa portoghese - Nel presente anno 1516 io diedi fine a scrivere il presente libro - Capo di Fartas e Zacotora isola.

In questo paese e regno è un capo detto il capo di Fartas, dove la costa torna a far la volta nel mar largo: e fra questa e quella di Guardafuni è la bocca dello stretto di Mecca, donde tutte le navi passano al mar Rosso. Fra queste due punte sono tre isole, due piccole e una grande, chiamata Zacotora: questa è isola con molte alte montagne, e abitata da gente olivastra, nominati cristiani; ma manca loro il battesimo e la dottrina cristiana, che non hanno se non il nome di cristiani, e mancò quivi la legge cristiana già molti anni, e avanti che vi navigassero Portoghesi. Dicono i Mori che questa fu già isola delle femine dette Amazoni, le quali poi per ispazio di tempo si mescolarono con gli uomini: il che in alcune cose si conosce, perciò che le donne ministrano le facultà e le governano, senza che i mariti se n'impaccino. Questi hanno linguaggio da per sé e vanno ignudi, solamente cuoprono le lor vergogne con panni di bambagio e con pelli. Hanno molte vacche e castrati e palme e dattili; le lor vettovaglie sono di carne, di latte e di dattili. In questa isola vi è molto sangue di drago e molto aloe zocoterino. In essa i Mori di Fartas fecero una fortezza, per poterla tener soggetta e far che gli abitanti di essa fossero suoi schiavi con le lor persone e con le lor facultà. Ma arrivandovi un'armata del re di Portogallo, pigliò detta fortezza dei Mori di Fartas per forza d'arme, combattendo con essi, i quali si difesero molto piú gagliardamente che gli altri di quelle parti, di sorte che non si volsero mai arrendere e moriron tutti in battaglia, che nessuno di loro scampò, perché sono molto valenti e arditi nella guerra. Il capitano della detta armata lasciò nella fortezza gente e artegliaria, per guardarla in nome del re di Portogallo. Appresso di questa isola di Zocotora sono due altre isole di uomini olivastri e negri come Canarii, senza legge e senza dottrina, e non hanno conversazione con alcuna altra gente. In queste due isole si trova molto buono ambracan e in quantità, e molte pietre dette niccoli, di quelle che vagliono e sono stimate in la Mecca, e molto sangue di drago e aloe zocotorino, ed evvi molto bestiame, vacche e castrati.

Viaggio di Nicolò di Conti veneziano, scritto per messer Poggio fiorentino. - Nicolò di Conti veneziano, essendo giovane e ritrovandosi nella città di Damasco di Soria, avendo imparato la lingua arabica, se n'andò colle sue mercanzie con una carovana di mercatanti, che erano da 600, con i quali passò per l'Arabia che si domanda Petrea, dove sono gran deserti, e poi per la provincia di Caldea, insino che giunse sopra il fiume Eufrate.

Dell'isola Zocotera, ove nasce l'aloe. - Di qui essendo ritornato di nuovo verso Calicut, se ne venne per mare ad una isola chiamata Zocotera, la quale, andando alla volta di ponente, è posta lontana da terra ferma cento miglia; ha di circuito 600 miglia. Dimorò in far questo viaggio da duo mesi. Nasce in detta isola eccellente aloe, chiamato cocotrino. La maggior parte di questa isola è abitata da cristiani nestorini.

Di due isole, in una delle quali separatamente vivono gli uomini, nell'altra le donne; e dell'effetto che causa l'indisposizione di quell'aere. - In fronte di questa isola, non piú di cinque miglia lontano, vi sono due isole, distanti l'una dall'altra trenta miglia, in una delle quali abitano solamente uomini, nell'altra donne. Alcuna volta vanno gli uomini all'isola delle donne, e similmente le donne a quella degli uomini, e sono stretti e necessitati, avanti che compino tre mesi, di partirsi e ciascuno tornare alla sua isola, perché, contrafacendo e stando piú del tempo determinato, la disposizione del cielo e dell'aere gli fa morire immediate.

Riprendiamo il discorso che abbiamo dovuto forzatamente interrompere grazie a quel buffone di Ulisse Aldrovandi. In tempi più recenti, e precisamente nel 1927, motivi simili inducevano Fawkes, esperto avicolo del United Provinces Government of India, a lanciare un appello ai congressisti durante il World's Poultry Congress di Ottawa, quando in India esistevano ancora le caste abolite de iure dalla costituzione del 1950, ma che de facto perdurano ancor oggi, almeno nelle piccole città e nei villaggi, in quanto l'Induismo - professato da oltre l'80% della popolazione e a volte in modo fanatico - svolge un ruolo fondamentale in questo Paese prevalentemente rurale, ruolo dovuto alla presenza e alla continuità d'azione dell'antica casta sacerdotale dei brahmani. La forma più elaborata di caste è quella degli Indù dell'India, strettamente vegetariana e che considera anche pollo e uova come cose intoccabili.

Ai tempi di Fawkes gli appartenenti a questa casta elevata costituivano il 10% della popolazione ed il loro influsso culturale rendeva estremamente difficoltoso il miglioramento della pollicoltura in tutta quanta l'India, che avrebbe invece potuto sfamare la massa degli agricoltori, in quanto il pollo si accontenta anche di poco: basta lasciarlo liberamente razzolare e nutrirlo di scarti. Ad Ottawa Fawkes chiudeva la sua relazione chiedendo ai colleghi congressisti di trattare con riguardo la nascente pollicoltura indiana e di inviare nel suo Paese il meglio a loro disposizione: "Please treat us well and send us of your best."

Inverosimile ma vero. D'altra parte, forse noi mangeremmo il ratto - Rattus concolor - come si faceva in Polinesia e sull'Isola di Pasqua? O come accade tuttora in Cina, visto che ogni tanto vorrebbe costringermi a farlo il mio consulente di cinese, il signor Chan Ne Ja di Shanghai?

Fawkes non forniva dati numerici, ma in India le cose sono migliorate, poco proporzionalmente alle necessità, come di poco è migliorato l'allevamento bovino soggetto alle stesse restrizioni di indole religiosa. I dati del 1970 riferiti dal CSIR (Council of Scientific & Industrial Research di Nuova Delhi) parlano di una popolazione pari a 97.790.000 polli domestici, mentre il Dr Acharya durante il XX Congresso Internazionale di Nuova Delhi del 1996 riferiva della presenza di 88 milioni di soggetti (30 milioni di polli indigeni, i desi, e 58 milioni di ovaiole provenienti da linee d'importazione).

Ma nel frattempo i congressisti - tra i quali il Dr Romanov al quale debbo lo stralcio di lettera che citerò - ricevevano il benservito dall'Associazione Mondiale delle Religioni (World Fellowship of Religions) fondata da sua Santità Acharya Sushil Kumarji Maharaj, della quale è anche Presidente. Nella lettera, che ho emendato dagli errori, si deplora il fatto che i delegati abbiano preso parte alla conferenza mondiale in un Paese che aborrisce la violenza e la crudeltà nei confronti degli animali e nel quale la dieta vegetariana si indova nel profondo del cuore del Popolo Indiano:

«Dear delegates

«It is most regrettable that you have consented to attend the World Poultry Conference on 2nd September 1996 in a country which is known for its saints, prophets, great exponent of the sacred religions like Hinduism, Jainism, Buddhism and the land of Mahatma Gandhi known all over the world as an Apostle of peace.

«We are astonished that you are participating in such an event which encourages the cult of violence and cruelty to the birds and animals and that too in a country like India which preaches vegetarianism, non violence compassion to all kind of life.

«We would have welcomed you if you would have come here in our capital with some positive projects and movements which would have been beneficial to the avg. Citizen of India. But it is a matter of great regret that you are participating in a conference which will promote eating of birds and their by-products and by restoring to such conference you are only encouraging the spread of diseases in various forms to the Human Body. By consuming such products the people at large will have to face many complicated diseases.

«It is possible that you are not aware about the sentiments of our people who are vegetarian at heart and keep away from the cruelty towards animals and the birds which will be inflicted by the spread of your cult.

«By promoting the eating of more eggs more chicken and their by-products it is possible that the whole of your exercise may be because of commercial purpose but you have never given a serious thought that your movement is being launched in a country which is called " The Holy and Spiritual Land ". We do not sacrifice everything at the altar of money.[…]»

Sì, ma intanto il Popolo Indiano continua ad avere fame.

La tecnologia del futuro risolverà questo problema?

 sommario 

 avanti 



[1] Socotra - l’antica Dioscoride - è un’isola del Mar Arabico che appartiene politicamente alla Repubblica dello Yemen, molto celebre nell'antichità essendo il favoloso paese dell'incenso e della mirra.