Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi
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Quorum verborum sensum, atque vim, nemo, quod sciam, omnium quotquot in
Plautum commentati sunt, hactenus {assequutus} <assecutus> est.
Audio autem apud Hollandos eiusmodi loquendi modum frequentissimum esse,
ut videlicet scriptionem parum legibilem Hennescrapsel, hoc est,
Gallinarum ruspationem vocent. Hetrusci pro ruspare dicunt sparnazzare,
et metaphorice utuntur in prodigos sua abijcientes inutiliter. |
Per
quanto ne so, nessuno di tutti coloro che hanno commentato le opere di
Plauto è riuscito a comprendere abbastanza il significato e la forza
di tali parole. Ma sento dire che tra gli Olandesi siffatto modo di
esprimersi è molto frequente, tant’è che un modo di scrivere poco
leggibile lo chiamano Hennescrapsel, cioè il ruspare
delle galline. I Toscani dicono sparnazzare al posto di ruspare,
e se ne servono metaforicamente nei confronti degli scialacquatori che
gettano via inutilmente le proprie cose. |
MAGNANIMITAS.
PUGNA. |
CORAGGIO
- COMBATTIVITÀ |
Laus
item Gallo maxima in animo plus< >quam regio, adeo ut Oppianus[1]
avium omnium pugnacissimum vocare non sit veritus: cuius nimirum tam
excelsus animus est, tanta animi constantia, ut non vitae, quae omnibus
animalibus carissima est, pericula tantum subire, sed perdere etiam eam
malit, quam alterius imperium, iugumque vel ad unicum tantummodo
temporis momentum pati. Scivit hoc Themistocles[2],
sciverunt maiores nostri, qui anniversariis {solennibusque}
<sollemnibusque> Gallorum pugnis {solenni} <sollemni> ritu
institutis perpetuos nos esse voluerunt Gallorum imitatores. Aiunt vero
non Leonem modo ad eorum cantum, sed basiliscum etiam expavescere: quod
an verum sit, ut parvi refert, ita certum est nullum animal maiori
animo, et excelsiori vel caput cristatum, et caudam erectam falcatamque
gerere, vel certamen inire, in quo frequenter ante moritur, quam
adversario cedat. Quare iure merito Marti bellorum, pugnarumque Deo
sacer habitus fuerit, et proverbialiter Ἄρεως
νεοττός, hoc est Martis pullus[3]
vocatur: quasi ad bella, pugnasque magnopere propensus. |
Parimenti
bisogna lodare moltissimo il gallo per quanto riguarda il suo spirito più
che regale, tant’è che Oppiano di Apamea non ha esitato a definirlo
come il più combattivo di tutti gli uccelli: il suo coraggio è appunto
tanto grande, tanta è la sua fermezza d’animo che non solo preferisce
andare incontro ai pericoli per la vita, che è molto cara a tutti gli
animali, ma anche perderla, anziché dover subire l’autorità e il
giogo altrui anche per un solo breve spazio di tempo. Di ciò ne fu al
corrente Temistocle, ne furono al corrente i nostri antenati, i quali
con l’istituzione in rito solenne di combattimenti annuali di galli
vollero che noi fossimo dei perpetui imitatori dei galli. Ma dicono che
non solo il leone si spaventa in occasione del loro canto, ma anche il
basilisco: come poco ce ne importa se ciò sia vero, altrettanto è
certo che nessun animale con maggiore e più spiccato coraggio porta una
testa fornita di cresta e una coda eretta e falcata, oppure ingaggia un
combattimento nel quale spesso muore prima di cedere all’avversario.
Per cui a buon diritto sarà stato considerato sacro a Marte, dio delle
guerre e delle battaglie, e proverbialmente viene chiamato Áreøs
neottós, cioè pulcino di Marte: come per dire che è estremamente
incline alle guerre e alle battaglie. |
Verum
non in pugna tantum animositas maxima eius elucescit, sed in coitu etiam:
a quo (taceo modo, quod salacissimus sit, et unus multis uxoribus
satisfaciens) cum omne animal tristari soleat, solus ipse exhilarescit,
et cantu alacritatem spiritus attestatur: et Plato[4]
author est, Gallum degenerem ignavumque antequam vicerit, canere. Nec
fere ob aliam causam, quam propter uxorem pugnam init, veritus ne alius
amplexus earum illi clam suffuretur: unde scribit Athenaeus Gallinaceum
alteri mari cum Gallina coitum absque pugna non permittere: quare
Alberto neutiquam crediderim, Gallos scribenti, si multi sint, nimio
coitu Gallinas enecare. Haud tamen interim inficias iverim eas a
diversis Gallis iniri: nam id furtim fieri putaverim: simul vero degere,
vel saltem simul cum Gallinis coire, quod ille supponit, nunquam
crediderim: quinim<m>o illud ego ex inspectione didici Gallum
unicum semper in uno loco imperium habere, et in alios, si forte clam,
ut dixi, cum uxorum suarum aliqua coierint, vel coire tentaverint,
acriter animadvertere: unde item adagium extat satis triviale, Gallus
in suo sterquilinio plurimum potest, quod scriptum est in ludicro
Senecae[5]:
videtur autem innuere quemlibet in alieno solo timidiorem esse, et in
suo regno ferociorem, et animosiorem. In quo pariter sensu et illud
notum est: Domi pugnans more Galli[6]
in illos, qui domi rixantur, quum foris sint placidissimis moribus: unde
dicebat Plinius[7]: Imperitant
suo generi, et regnum in quacunque domo sunt, exercent. Dimicatione {pariter}
<paritur> hoc {quoque} inter ipsos velut ideo tela agnata cruribus
suis intelligentes, nec finis saepe {nisi} <com>morientibus.
Quod vero ait sapientissimus virorum Salamon: Gallus ambulans inter Gallinas laetus: id pariter Eucherius
imperii significationem esse dicit. |
A
dire il vero il suo grandissimo ardore non rifulge solamente nel
combattimento, ma anche durante il coito: mentre qualsiasi animale ne
viene rattristato, solo lui se ne rallegra (accenno appena al fatto che
è estremamente lussurioso e uno solo è in grado di soddisfare molte
femmine), e testimonia l’ardore del suo spirito attraverso il canto:
anche Platone il commediografo riferisce che un gallo vile e codardo
canta prima di aver vinto. E di solito non intraprende un combattimento
per nessun’altro motivo se non a causa della sua femmina, nel timore
di venir derubato a sua insaputa di un altro accoppiamento con loro: per
cui Ateneo scrive che un gallo non concede a un altro maschio di
accoppiarsi con una gallina senza un combattimento: per cui non sono
assolutamente disposto a credere ad Alberto quando scrive che i galli,
se sono in troppi, uccidono le galline con un coito eccessivo. Tuttavia
nel contempo non sarei disposto a negare che esse vengono montate da
galli diversi: infatti sarei dell’avviso che ciò accade di nascosto:
ma non sarei mai disposto a credere quello che lui aggiunge, che cioè
vivono insieme, o che perlomeno si accoppiano con le galline insieme: ma
anzi dall’osservazione ho imparato questo, che cioè un solo gallo ha
sempre il predominio in un solo luogo, e punisce severamente gli altri
nel caso che, come dissi, si fossero accoppiati di nascosto con qualcuna
delle sue femmine, oppure avessero tentato di accoppiarsi: da cui deriva
egualmente un adagio abbastanza comune, Un gallo è estremamente
potente nel suo letamaio, che si trova scritto nel componimento
satirico di Lucio Anneo Seneca: sembra infatti voler indicare che
chiunque sul terreno altrui è più timido, più baldanzoso e più
coraggioso quando è nel suo regno. Con lo stesso significato è noto
anche quell’altro: Combatte in casa sua come un gallo, rivolto
a coloro che in casa propria si azzuffano, mentre fuori casa hanno un
comportamento estremamente tranquillo: per cui Plinio diceva: Dominano
sugli animali del loro genere ed esercitano, in qualsiasi casa si
trovano, una sorta di signoria. Il potere viene ottenuto con una lotta
tra di loro, come se fossero consapevoli delle armi che sono spuntate
sulle loro zampe, né il combattimento ha una fine, in quanto spesso
muoiono insieme. E questo lo dice Salomone il più sapiente
degli uomini: Il gallo che cammina contento tra le galline:
parimenti Sant’Eucherio dice che ciò è un segno di supremazia. |
Hoc
item ceu magnificentiam, animique celsitudinem arguit, quod nunquam sui
ineundi copiam faciat absque atrocissimo certamine, ut Athenaeus[8]
author est. Denique et illud quod idem author ibidem testatum reliquit,
et quotidiana experientia comprobat, quod scilicet quascunque aedium
fores ingressurus, cristam submittat. Quod ab Aeliano[9]
fortassis mutuatus Athenaeus fuerit, quia ita scribit: Illud item in eo
mirificum, cum limen intrat, tametsi superum altissimum existit, is
tamen sese inclinat: quod quidem ipsum superbia inductus facere videtur,
ne scilicet crista uspiam offendatur. |
Parimenti
dimostra, per così dire, nobiltà e grandezza d’animo in quanto
giammai dà la possibilità di essere montato senza un combattimento
molto violento, come dice Ateneo. Infine anche ciò che lo stesso
autore ha lasciato attestato nella stessa composizione, e che
l’esperienza quotidiana conferma, e cioè che abbassa la cresta quando
sta per entrare attraverso qualsiasi porta di un edificio. Forse Ateneo
l’avrà preso in prestito da Eliano, in quanto costui scrive così:
Parimenti in lui è straordinaria una cosa, che quando varca una soglia,
anche se la parte superiore si trova molto in alto, tuttavia lui si
inclina: ma sembra che lo faccia in quanto indotto dalla superbia, cioè
affinché la cresta non venga danneggiata in qualche punto. |
His,
si placet, adde, quod pro caris uxoribus, pignoribusque suis adversus
serpentes, Milvos, mustelas, et eiuscemodi feras alias, viriliter
decertet, et nos ad simile certamen, ubi sese occasio offerat, invitet.
Hieronymus Cardanus[10]
Gallum ideo decantatissimo illi parricidarum culeo, una cum serpente,
cane, et simia inseri a Romanis existimabat, quod superbissimus sit, vel
ob gentis similitudinem: quod ipsum Scaliger[11]
ex inscitia historiarum credidisse tradit, quoniam Gallis nondum notis
illa lex scripta fuisset: sed nec hic rem acu tetigit. Quomodo enim
Gallum includere potuere Romani nondum notum? Quare ego post suo loco[12]
veram, ni fallor, eius rationem assignabo. |
Se
ti va, aggiungi a queste cose il fatto che per le sue amate consorti e
per i suoi amati figli combatte con coraggio i serpenti, i nibbi, le
faine e altri siffatti animali feroci, e ci invita a un simile
combattimento quando se ne offre l’occasione. Gerolamo Cardano
riteneva pertanto che il gallo venisse rinchiuso dai Romani in quel
famosissimo culleo dei parricidi insieme al serpente, al cane e alla
scimmia in quanto è molto superbo o a causa di una somiglianza con il
popolo dei Galli:
Giulio Cesare Scaligero riferisce che proprio ciò
è stato ritenuto vero a causa dell’ignoranza dei fatti storici, in
quanto quella legge sarebbe stata scritta quando i Galli non erano
ancora conosciuti: ma neanche costui ha messo il dito nella piaga.
Infatti, in che modo i Romani avrebbero potuto rinchiudere un Gallo che
non era ancora conosciuto? Per cui successivamente, al momento
opportuno, ne fornirò la vera ragione, se non mi sbaglio. |
Quod
vero ad pugnam Gallorum attinet, ad quam vel imago eorum in speculo
tantum conspecta eos invitat, teste Athenaeo[13],
ea singulari non caret artificio. |
Per
quanto riguarda il combattimento dei galli, al quale li incita come
un’immagine di loro stessi vista solo in uno specchio, come riferisce
Ateneo, esso non è privo di un’abilità straordinaria. |
[1] Ixeutica.
[2] Eliano Varia historiae Libri XIIII - II,28: Unde certamen gallorum gallinaceorum initium traxerit – Post devictos Persas, Athenienses lege posuerunt, ut galli gallinacei quotannis uno die certamen in theatro inirent. Unde vero sumpserit occasionem haec lex, planum faciam. Cum Themistocles civicum exercitum adversus barbaros educeret, gallos gallinaceos vidit pugnantes: neque ille spectatorem sese oscitantem eius pugnae praebuit. Sed totum exercitum cohibens, inquit ad ipsos: At hi neque pro patria, neque pro dijs familiaribus, neque vero pro avitis heroibus periculum subeunt, neque pro gloria, neque pro libertate, neque pro liberis: sed tantum, ne alter ab altero superetur, aut alter alteri cedat. Quibus verbis Atheniensium animum confirmavit. Quod ergo tunc eis incitamentum ad virtutem extitit, voluit ad similium rerum et factorum memoriam sempiternam consecrare. (Claudii Aeliani opera quae extant omnia Graece Latineque, Tiguri, apud Gesneros Fratres, 1556, pagina 394 – Iusto Vulteio VVetterano interprete)
[3] In base a quanto riferito da Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 407, Áreøs neottós proviene da Aristofane: Gallus sacer erat Marti, et in templis dedicabatur, Eustathius. Hinc forte Aristophanes in Avibus gallum Ἄρεως νεοττόν, hoc est Martis pullum cognominat. Scholiastes quidem sic vocari ait, tanquam fortem et pugnacem. – Aristofane Aves 834-35. Platone commediografo fr. 104 K a proposito di Pisandro.
[4] Forse nel frammento 104 kock.
[5] Apocolocyntosis 7,3: Claudius ut vidit virum valentem, oblitus nugarum intellexit neminem Romae sibi parem fuisse, illic non habere se idem gratiae: gallum in suo sterquilino plurimum posse.
[6] Confronta Pindaro Olimpiche XII 20-21 ἐνδομάχας ἅτ'ἀλέκτωρ | συγγόνῳ παρ’ἑστίᾳ.
[7] Naturalis historia X,46: Imperitant suo generi et regnum in quacumque sunt domo exercent. Dimicatione paritur hoc inter ipsos velut ideo tela agnata cruribus suis intellegentium, nec finis saepe commorientibus.
[8] Liber 9. (Aldrovandi) – IX,46,391e: [...] combattono fra loro e il vincitore monta continuamente il vinto [cfr. Aristotele HA IX 614 a7]. Si racconta anche che il gallo, per qualunque porta passi, piega la cresta e non permette ad altri l'accoppiamento senza combattere. - ἱστορεῖται δὲ ὅτι ... τῆς οἰχείας ἑτέρῳ δ’ίχα μάχης οὐ παραχωρεῖ.
[9] La natura degli animali IV,29: Anche questo tratto del suo carattere è indubbiamente meritevole di ammirazione: quando varca la soglia di una porta, anche se questa è molto alta, si china e lo fa con molto sussiego, come se in tal modo volesse proteggere la sua cresta.
[10]
De subtilitate liber X.
(Aldrovandi)
[11] Exotericarum exercitationum liber quintus decimus: de subtilitate, ad Hieronymum Cardanum (1557), exercitatio 240 An sui generis quicquam vorent animalia. Canes, alia.
[12] A pagina 240.
[13] Clearco di Soli (scrittore greco del IV-III sec. aC discepolo d'Aristotele) frammento 36W in Deipnosophistaí IX,42,389f: i galli "dalla falsa immagine riflessa <in uno specchio> sono soltanto spinti al combattimento".