Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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[Columella[1]]
Huic autem focus applicetur tam longus, ut nec impediat praedictos
aditus, et ab eo fumus perveniat in utranque cellam: eaeque longitudinis
et altitudinis duodenos pedes habeant, nec plus latitudinis quam media
sublimitas: dividantur tabulatis, quae supra se quaternos, et infra
septenos liberos pedes habeant, quoniam ipsa singulos occupant, utraque
tabulata gallinis servire debent, et ea parvis ab oriente singulis
illuminari fenestellis, quae et ipsae matutinum exitum praebeant avibus
ad cohortem, nec minus ad vespertinum introitum, sed curandum erit, ut
semper noctibus claudantur, quo tutius aves maneant. Intra tabulata
maiores fenestrae aperiantur: et eae clatris muniantur, ne possint noxia
irrepere animalia. Sic tamen, ut illustria sint loca, quo commodius
habitent, aviariusque subinde debet speculari aut incubantis, aut
parturientis foetus. Nam etiam in iis ipsis locis ita crassos parietes
aedificare convenit, ut excisa per ordinem gallinarum cubilia recipiant:
in quibus ova {a}edantur, aut excludantur pulli. hoc enim et salubrius,
et elegantius est, quam illud, quod quidam faciunt, ut palis in parietes
vehementer actis, vimineos qualos superimponant. Sive autem parietibus,
ita, ut diximus, cavatis, aut qualis vimineis, praeponenda erunt
vestibula, per quae matrices ad cubilia vel pariendi, vel incubandi
causa perveniant. neque enim debent ipsis nidis involare, ne dum
adsiliunt, pedibus ova confringant. Ascensus
deinde avibus ad tabulata per utranque cellam datur iunctis
parieti modicis asserculis, qui paulum formatis gradibus asperantur, ne
sint advolantibus lubrici. |
Columella
- A questa parete si applichi anche un focolare, lungo quel tanto da non
ostacolare i predetti ingressi e che da esso il fumo possa giungere alle
altre due celle: e queste debbono avere dodici piedi di lunghezza e di
altezza, e una larghezza non maggiore dell'altezza della cella mediana:
vengano divise con dei tavolati che al di sopra lascino liberi quattro
piedi e sette al di sotto, dal momento che essi
ne occupano uno intero, e ambedue i tavolati devono servire alle
galline e devono essere illuminati da oriente da singole finestrelle, le
quali devono pure offrire alle galline l’uscita mattutina nel cortile,
e così pure l’entrata alla sera, ma bisognerà avere cura che di
notte vengano sempre chiuse, affinché i volatili vi rimangano più
sicuri. Al di sotto dei tavolati si aprano finestre più grandi e si
muniscano di sbarre perché non vi possano entrare animali nocivi. Ma
sempre in modo tale che i locali siano ben illuminati affinché vi
possano soggiornare piuttosto bene, e l’incaricato del pollaio deve
spesso controllare colei che cova o colei che fa schiudere le uova.
Infatti anche in queste costruzioni conviene fabbricare muri tanto
spessi da poter ospitare i nidi delle galline scavati in fila: nei quali
vengano deposte le uova o nascano i pulcini. Questo sistema è più
salubre e più elegante di quello che alcuni fanno, i quali dopo aver
conficcato con forza nei muri dei pali vi mettono sopra delle ceste di
vimini. Ma sia davanti ai fori praticati, come ho detto, nei muri, che
davanti alle ceste di vimini bisogna disporre degli accessi grazie ai
quali le galline giungano al nido, sia per deporre, sia per covare le
uova. Non devono infatti volare direttamente nel nido, affinché non
rompano le uova con le zampe mentre vi saltano sopra. Poi nell’una e
nell’altra cella bisogna dare alle galline il modo di salire sui
tavolati appoggiando alla parete alcuni travicelli che vengono resi poco
sdrucciolevoli mettendovi dei pioli, in maniera che non siano scivolosi
quando vi volano sopra. |
Sed ab
cohorte forinsecus praedictis fenestellis scandulae similiter
iniungantur, quibus irrepant aves ad requiem nocturnam. Maxime autem
curabimus, ut haec aviaria, et caetera, de quibus mox dicturi sumus,
intrinsecus, et extrinsecus poliantur opere tectorio, ne ad aves feles
habeant aut coluber accessum, et aeque noxiae prohibeantur pestes.
Tabulatis insistere dormientem avem non expedit, ne suo laedatur
stercore, quod cum pedibus uncis adhaesit, podagram creat. ea pernicies
ut evitetur, perticae dolantur in quadrum, ne teres laevitas earum
supersilientem volucrem non recipiat: conquadratae deinde foratis duobus
adversis parietibus induntur, ita ut a tabulato pedalis altitudinis, et
inter se bipedalis latitudinis spatio distent. haec erit cohortalis
officinae dispositio. Caeterum cohors ipsa, per quam vagantur, non tam
stercore, quam uligine careat. nam plurimum refert aquam non esse in ea
nisi uno loco, quam bibant, eamque mundissimam: nam stercorosa pituitam
concitat. puram tamen servare non possis, nisi clausam vasis in hunc
usum fabricatis. sint autem, qui aut aqua replentur, aut cibo, plumbei
canales, quos magis utiles esse (quam) {ligheos} <ligneos>, aut
fictiles compertum est. hi superpositis operculis clauduntur, et a
lateribus super mediam partem altitudinis per spatia palmaria modicis
forantur cavis, ita ut avium capita possint admittere. nam nisi
operculis muniantur, quantulumcunque aquae, vel ciborum inest, pedibus
evertitur. sunt qui a superiore parte foramina ipsis operculis imponant,
quod fieri non oportet: nam supersiliens avis proluvie ventris cibos; et
aquam conspurcat, Columella. |
Ma
all'esterno, dalla parte del cortile, in corrispondenza delle anzidette
finestrelle, si appoggiano allo stesso modo delle assicelle, sulle quali
i polli si arrampichino per andare a riposare di notte. Avremo cura
soprattutto di intonacare dentro e fuori tanto queste uccelliere, quanto
quelle che descriveremo in seguito, affinché la faina o un serpente
non abbiano accesso ai polli, e si tengano pure lontano le malattie
funeste. Non è bene che un volatile che dorme se ne stia sui ripiani,
affinché non venga danneggiato dal suo sterco, il quale, una volta che
abbia aderito alle zampe adunche, causa la podagra
- pododermatite. Allo scopo di
evitare questo danno, si fanno le pertiche a sezione quadrata, affinché
una levigatezza ben tornita non si opponga ad accogliere il volatile
quando vi si posa: così squadrate, vengono poi infilate nei fori
praticati in due pareti opposte, in modo tale che siano distanti dal
ripiano per uno spazio dell’altezza di un piede, e tra di loro della
larghezza di due piedi. Questo
sarà l’assetto del laboratorio del cortile. Il cortile
poi, nel quale vanno vagando, deve essere privo non tanto di sterco
quanto di umidità. È infatti indispensabile che non vi sia acqua da
bere se non in un solo luogo, e quest’acqua deve essere pulitissima:
infatti se è inquinata di sterco fa venire la pipita. Tuttavia non
potresti conservarla pulita a lungo se non in vasi costruiti apposta a
questo scopo. Quelli che vengono riempiti di acqua o di cibo debbono
essere dei canali di piombo, che si è visto essere più utili di quelli
in legno o in terracotta. Li si chiude ponendovi sopra dei coperchi, e
sui lati, a metà dell’altezza, a intervalli di un palmo, li si fora
facendovi alcuni buchi tali da a lasciar passare la testa dei polli. Se
non fossero muniti di coperchi, anche quel poco d’acqua o di cibo che
contengono viene sparpagliato coi piedi. Alcuni fanno dei buchi in alto
nei coperchi stessi, ma non conviene farlo: infatti il pollo, saltandovi
sopra, sporca l'acqua e il cibo con ciò che gli esce dalla pancia,
Columella. |
Cors
ad meridiem pateat, et obiecta sit soli, quo facilius hyeme aliquem
teporem concipiat, propter ea, quae insunt animalia, quibus etiam ad
aestatis temperandum calorem porticus furcis, asseribus, et fronde
formari debent, quae vel scandulis, vel (si copia suppetit) tegulis, vel
(si facilius, et sine impensa placuerit) tegentur caricibus aut genistis,
Palladius[2].
Gallinae domesticae
in calidioribus et bene munitis ab aeris et frigoris aditu locis sunt
educandae, in quibus fumus quidam exurgit. In
parietibus autem ipsis mansiunculas facere expedit, ut in eis pariant.
Intra quas etiam adaptandi sunt asseres, paleaeque similiter
substernendae: ne
videlicet delatum ovum in durum incidens dirumpatur. perticae etiam
figendae sunt, in quibus aves pernoctant, Florentinus. Gallinas
educare nulla mulier nescit, quae modo videatur industria. Hoc de his
praecepisse sufficiat, ut fumo, pulvere utantur, et cinere, Palladius[3]. |
Il
cortile deve aprirsi verso sud e deve essere esposto al sole in maniera
che in inverno possa trattenere un po' di caldo a causa di quegli
animali che ci vivono, per i quali si debbono pure erigere dei porticati
con delle forcelle, dei pali e delle fronde, i quali debbono essere
ricoperti o con assicelle o con tegole (se ce ne sono a sufficienza),
oppure (se è più facile e si vorrà non spendere denaro) con canne
palustri o con ginestre, Palladio. Le galline domestiche vanno allevate
in luoghi piuttosto caldi e ben riparati dall'accesso del vento e del
freddo, nei quali si innalza anche un po' di fumo. In effetti nelle
pareti conviene fare dei piccoli recessi affinché vi depongano le uova.
Dentro ai quali bisogna pure collocare delle traversine e parimenti
stendervi della paglia: ovviamente affinché l'uovo che viene deposto
non si rompa andando a cadere sul duro. Bisogna pure conficcare dei
bastoni su cui le galline trascorrono la notte, Florentino. Non c'è
donna che non sappia allevare le galline, tuttavia deve essere
laboriosa. A proposito delle galline sia sufficiente l'aver detto quanto
segue: che possano servirsi di fumo, polvere e cenere, Palladio. |
Siccus etiam
pulvis, et cinis ubicunque cohortem porticus, vel tectum protegit, iuxta
parietes reponendus est, ut sit, quo aves se perfundant. nam his rebus
plumam, pinnasque emundant: si modo credimus Ephesio {Heracleto} <Heraclito>,
qui ait[4]
sues coeno, cohortales aves pulvere, vel cinere lavari, Columella[5].
Gallina post primam emitti, et ante horam diei undecimam claudi debet:
cuius vagae cultus hic quem diximus, erit: nec tamen alius clausae, nisi
quod ea non emittitur, sed intra ornithonem ter die pascitur maiore
mensura. nam singulis capitibus quaterni cyathi[6]
diurna cibaria sunt, cum vagis terni vel bini praebeantur. Habere etiam
clausam oportet amplum vestibulum, quo prodeat, et ubi apricetur: idque
sit retibus munitum ne aquila, vel accipiter involet: quas impensas, et
curas nisi locis, quibus harum rerum vigent {precia} <pretia>, non
expedit adhiberi. Antiquissima est autem cum in omnibus pecoribus, tum
in hoc fides pastoris, qui nisi eam domino servat, nullus ornithonis
quaestus vincet impensas, Idem[7]. |
Dappertutto
dove il portico o il tetto proteggono il cortile, venga deposta vicino
alle pareti anche della polvere asciutta e della cenere, affinché ci
sia un posto dove i volatili possano fare il bagno. Infatti con queste
cose si ripuliscono le piume e le penne: se appena crediamo a Eraclito
di Efeso, il quale dice che i maiali si lavano col fango, i volatili da
cortile con la polvere o con la cenere, Columella. La gallina va
fatta uscire dopo la prima ora del giorno – dopo le 7 del mattino - e
rinchiusa prima dell’undicesima – prima delle 5 di sera: quando la
si tiene libera, il modo di allevarla è quello che abbiamo detto:
tuttavia non è molto diverso per quella che rimane rinchiusa, a parte
il fatto che non la si fa uscire e la si nutre più abbondantemente
all’interno del pollaio tre volte al .giorno. Infatti il becchime di
una giornata consiste in 4 cìati
a testa -
circa 200 ml, mentre a quella libera si danno tre oppure due cìati.
Però anche la gallina che si tiene rinchiusa deve avere un ampio
vestibolo nel quale poter uscire e mettersi al sole: esso deve essere
protetto da reti, per impedire che un’aquila
o un falco
se la porti
via: non conviene accollarsi tutte queste spese e queste cure se non
dove i prezzi di questi prodotti sono alti. Sia per tutti gli altri tipi
di bestiame che per questo è importantissima l'affidabilità
dell'allevatore, il quale se non è onesto verso il padrone, nessun
guadagno del pollaio potrà mai superare le spese, ancora Columella. |
¶ Gallinae
ad ovorum partionem a villico, a nobis vero in mensam ali solent, Gyb.
Longolius. Gallinarum fructus sunt ova et pulli, Varro[8].
item privatim capus et gallus, Humelberg. ¶ Libentius fere et commodius
pariunt gallinae, cum iam prius ovum in nido conspiciunt: quamobrem
aliqui marmor ad ovi similitudinem formatum imponunt. |
¶
Le galline vengono nutrite dal contadino per la produzione di uova,
invece da parte nostra in previsione della mensa, Gisbert Longolius. I
frutti delle galline sono rappresentati dalle uova e dai pulcini,
Varrone. Parimenti, a mio avviso, il cappone e il gallo, Gabriel
Humelberg. ¶ Le galline depongono quasi più volentieri e più
facilmente quando già prima vedono un uovo nel nido: motivo per cui
alcuni vi mettono del marmo foggiato in modo tale che sembri un uovo. |
¶ Gallinae
ut ova multa et magna pariant. Vinaceae cibo sterilescunt. Hordeo
semicocto et parere saepe coguntur, et reddent ova maiora. Duobus
cyathis ordei bene pascitur una gallina quae sit vaga, Palladius[9].
Fabae etiam vel earum cortices sterilitatem gallinis inducere putantur:
Vide supra in C. Nasturtii semina trita cum furfure subacta vino,
gallinis in cibum exhibita, efficiunt ut ova magna pariant, Rasis. |
¶
Affinché le galline depongano uova numerose e grandi. Le vinacce date
come cibo le rendono sterili. Con l'orzo semicotto vengono costrette a
deporre spesso, e faranno uova più grandi. Una gallina girovaga viene
nutrita a dovere con due cìati di orzo, Palladio. Si ritiene che anche
le fave o le loro bucce inducano la sterilità nelle galline. Vedi
prima nel paragrafo C. I semi del nasturzio tritati con crusca e
impastati con del vino, fanno sì che depongano uova grandi, Razi. |
[1] De
re rustica VIII,3,2-9:
Huic autem focus applicetur tam longus, ut nec inpediat praedictos
aditus et ab eo fumus perveniat in utramque cellam; eaeque longitudinis et
altitudinis duodenos pedes habeant, nec plus latitudinis quam media. [3]
Sublimitas dividatur tabulatis, quae super se quaternos et infra septenos
liberos pedes habeant, quoniam ipsa singulos occupant. Utraque tabulata
gallinis servire debent, et ea parvis ab oriente singulis inluminari
fenestellis, quae et ipsae matutinum exitum praebeant avibus ad cohortem,
nec minus vespertinum introitum. Sed curandum erit ut semper noctibus
claudantur, quo tutius aves maneant. [4] Infra tabulata maiores fenestellae
aperiantur, et eae clatris muniantur, ne possint noxia inrepere animalia,
sic tamen ut inlustria sint loca, quo commodius habitet aviarius, qui
subinde debet speculari aut incubantis aut parturientis fetas. Nam etiam in
his ipsis locis ita crassos parietes aedificare convenit, ut excisa per
ordinem gallinarum cubilia recipiant, in quibus aut ova edantur aut
excludantur pulli. Hoc enim et salubrius et elegantius est quam illud quod
quidam faciunt, ut palis in parietis vehementer actis vimineos qualos
superponant. [5] Sive autem parietibus ita ut diximus cavatis aut
qualis vimineis praeponenda erunt vestibula, per quae matrices ad cubilia
vel pariendi vel incubandi causa perveniant. Neque enim debent ipsis nidis
involare, ne dum adsiliunt pedibus ova confringant. [6] Ascensus deinde
avibus ad tabulata per utramque cellam datur, iunctis parieti modicis
asserculis, qui paulum formatis gradibus asperantur, ne sint advolantibus
lubrici. Sed ab cohorte forinsecus praedictis fenestellis scandulae
similiter iniungantur, quibus inrepant aves ad requiem nocturnam. Maxime
autem curabimus ut et haec aviaria et cetera, de quibus mox dicturi sumus,
intrinsecus et extrinsecus poliantur opere tectorio, ne quae ad aves feles
habeant aut coluber adcessum, tum et aeque noxiae prohibeantur pestes. [7]
Tabulatis insistere dormientem avem non expedit, ne suo laedatur stercore,
quod cum pedibus uncis adhaesit, podagram creat. Ea pernicies ut evitetur,
perticae dolantur in quadrum, ne teres levitas earum supersilientem volucrem
non recipiat conquadratae deinde foratis duobus adversis parietibus
induuntur, ita ut a tabulato pedalis altitudinis et inter se bipedali
latitudinis spatio distent. [8] Haec erit cohortalis officinae dispositio.
Ceterum cohors ipsa, per quam vagantur, non tam stercore quam uligine careat.
Nam plurimum refert aquam non esse in ea nisi in uno loco quam bibant, eaque
mundissima; stercorosa pituitam concitat. Puram tamen servare non possis
nisi clausam vasis in hunc usum fabricatis. Sunt autem qui aut aqua
replentur aut cibo plumbei canales, quos magis utiles esse ligneis aut
fictilibus conpertum est. [9] Hi superpositis operculis clauduntur, et a
lateribus super mediam partem altitudinis per spatia palmaria modicis
forantur cavis, ita ut avium capita possint admittere. Nam nisi operculis
muniantur, quantulumcumque aquae vel ciborum inest pedibus everritur. Sunt
qui a superiore parte foramina ipsis operculis inponant, quod fieri non
oportet. Nam supersiliens avis proluvie ventris cibos et aquam conspurcat.
[2]
Opus agriculturae
I,22 De corte. - Cors ad meridiem pateat et obiecta sit soli, quia
facilius erit propter ea, quae insunt, animalia ad aestatis temperandum
calorem porticus furcis, asseribus et fronde formari, quae vel scandulis vel,
si copia suppetit, tegulis vel, si facilius et sine inpensa placuerit,
tegentur caricibus aut genestis.
[3] Opus agriculturae I,27 De gallinis - Gallinas educare nulla mulier nescit, quae modo videtur industria. Hoc de his praecepisse sufficiat, ut fumo, pulvere utantur et cinere.
[4] Eraclito di Efeso, Sulla natura, fr. 37 Diels-Kranz.
[5]
De re rustica VIII,4,4: Siccus
etiam pulvis et cinis, ubicumque cohortem porticus vel tectum protegit,
iuxta parietem reponendus est, ut sit quo aves se perfundant. Nam his rebus
plumam pinnasque emundant, si modo credimus Ephesio Heraclito, qui ait sues
caeno, cohortales aves pulvere lavari.
[6] Cìato: dal greco kýathos. 1) Ciotola, provvista di lungo manico, in uso nell'antichità tra la fine del sec. VI e la metà del V aC per travasare il vino dal cratere nelle brocche. 2) Antica unità di misura di capacità corrispondente a ½ decilitro scarso. Un decilitro = 100 ml. Quattro ciati corrispondono a circa 200 ml. Orbene, 200 ml di granaglie corrispondono in media a 150 grammi. Infatti 200 ml di granaverde di riso = 150 gr, di mais intero = 145 gr, di mais macinato medio insieme alla sua farina = 140 gr. La farina di frumento tipo 00 ha un peso specifico basso: 200 ml pesano solo 100 grammi. - Vedi anche: Pesi e misure.
[7] De re rustica VIII,4,5-6: [5] Gallina post primam emitti et ante horam diei undecimam claudi debet, cuius vagae cultus hic quem diximus erit. Nec tamen alius clausae, nisi quod ea non emittetur, sed intra ornithonem ter die pascitur maiore mensura. Nam singulis capitibus quaterni cyathi diurna cibaria sunt, cum vagis [terni, vel] bini praebeantur. [6] Habeat tamen etiam clausa oportet amplum vestibulum quo prodeat et ubi apricetur, idque sit retibus munitum, ne aquila vel accipiter involet. Quas inpensas et curas, nisi locis quibus harum rerum vigent pretia, non expedit adhiberi. Antiquissima est autem cum omnibus pecoribus tum in hoc fides pastoris, qui nisi eam domino servat, nullius ornithonis quaestus vincit inpensas.
[8] Rerum rusticarum III,3,6: Omnibus tribus his generibus sunt bini gradus; superiores, quos frugalitas antique, inferiores, quos luxuria posterior adiecit. Primus enim ille gradus anticus maiorum nostrum erat, in quo essent aviaria duo dumtaxat: in plano cohors, in qua pascebantur gallinae, et earum fructus erat ova et pulli; alter sublimis, in quo erant columbae in turribus aut summa villa.
[9] Opus agriculturae I,27 De gallinis - Hordeo semicocto et parere saepe coguntur et reddunt ova maiora. Duobus cyathis hordei bene pascitur una gallina, quae circuit.