Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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¶ De Graeco
penu est Babylonios venatibus assuetos, [436] ubi in solitudine
deprehenderentur, nec cibaria percoquendi esset occasio, cruda ova
fundae imposita, vertigine assidua tandiu rotare consuevisse, donec
coquerentur, Caelius. |
¶
Dal vettovagliamento greco risulta che
quei Babilonesi che andavano abitualmente a caccia, quando si trovavano
in luoghi deserti e non avevano la possibilità di cuocere i cibi, dopo
aver messo le uova crude su una fionda erano soliti farle ruotare tanto
a lungo finché erano cotte, Lodovico Ricchieri.
|
¶ Postremo τηγανιστὰ
dicuntur ova in sartagine spissata, oleo scilicet vel butyro fricta. nam
teganon Graecis patellam vel sartaginem significat. nostri vulgo ova in
butyro nominant, eyer in ancken. His vesci solent, praecipue in
ientaculo, ebriosi etiam aliqui in comessatione, Tragus. Alhagie ex vitellis ovorum est cibus, factus in sartagine ex ovis
conquassatis, quem Veneti fritaleam appellant, Andreas Bellunensis. |
¶
Infine, vengono dette tëganistà le uova rassodate in padella,
fritte ovviamente con olio o con burro. Infatti per i Greci tëganon
significa tegame o padella. I nostri le chiamano comunemente uova al
burro, Eyer in Ancken. Sono soliti mangiarle soprattutto a
colazione, alcuni ubriaconi anche durante le gozzoviglie, Hieronymus
Bock detto Tragus. L’alhagie è un cibo ottenuto dai tuorli
d’uovo e preparato in padella con uova sbattute, che i Veneti chiamano
frittata, Andrea Alpago. |
¶ Ova quae
pnicta[1],
id est suffocata appellant, elixis (hephthis, id est duris) et assis
sunt meliora. parantur autem ad hunc modum. ubi ipsa oleo et garo et
pauco vini conspersa fuerint, vas, quo continentur, cacabo aquam calidam
habenti indunt. deinde ubi ipsum totum superne obturarint, ignem
substruunt, quoad ova mediocrem habeant consistentiam. Quae enim supra
modum fiunt crassa, elixis et assis sunt similia. quae vero ad mediocrem
crassitiem pervenerunt, et melius quam dura concoquuntur, et alimentum
corpori dant praestantius, Galenus lib.3. de alim. facult. ut quidam
transtulit. sed verbum Graecum ἀναδεύσαντες,
quo Galenus et Aegineta utuntur, non conspergere, sed subigere et
permiscere significat: quod miror nec Hermolaum, nec alios (quod sciam)
praeter Cornarium animadvertisse. is enim in annotationibus suis in
Galeni libros de compos. medic. sec. locos, haec Aeginetae verba super
his ovis, ἀναδεύθεντα
ὠμά μετὰ
γάρου καὶ
οἴνου καὶ
ἐλαίου, καὶ
ἐν διπλόμασι
συμμέτρως
πηγνύμενα: sic
vertit, Cruda cum garo vinoque ac oleo subacta, (Albanus irrigata vertit,
et diplomata inepte vasa aenea testaceave) in duplici vase coquuntur
donec mediocriter condensentur. |
¶
Le uova che chiamano pnictà - cotte in un vaso ben chiuso, cioè
soffocate, sono migliori di quelle bollite (hephthis, cioè dure)
e di quelle arrostite. Si preparano nel modo seguente. Dopo essere state
cosparse di olio, di salsa di pesce e di poco vino, introducono il
recipiente in cui sono contenute in un paiolo con dentro dell’acqua
calda. Quindi dopo averlo chiuso completamente nella parte superiore gli
mettono sotto del fuoco sino a quando le uova hanno raggiunto una
modesta consistenza. Infatti quelle che si induriscono oltre un certo
grado sono simili a quelle bollite e arrostite. Ma quelle che hanno
raggiunto una consistenza mediocre vengono digerite anche meglio di
quelle sode e forniscono al corpo un nutrimento migliore, Galeno
nel
III libro del De alimentorum facultatibus come un tale ha
tradotto. Ma il verbo greco anadeúsantes, di cui si servono
Galeno e Paolo di Egina, non significa cospargere, bensì immergere e
mescolare: mi meraviglio che né Ermolao Barbaro né altri (per quanto
ne so) se ne siano accorti, eccetto Janus Cornarius. Costui infatti
nelle sue annotazioni relative ai libri del De compositione
medicamentorum secundum locos di Galeno, le seguenti parole di Paolo
di Egina relative a queste uova anadeúthenta ømá metà gárou kaì
oínou kaì elaíou, kaì en diplómasi summétrøs pëgnúmena le
traduce così: Crude sbattute con salsa di pesce e con vino e olio
(Alban Thorer traduce con innaffiate, e i diplomata - vasi a
doppio recipiente per bagnomaria - li traduce stoltamente con vasi di
bronzo o di terracotta) vengono cotte in un duplice vaso fino a
quando non si sono rassodate un pochino. |
Galenus lib.
11. de simplic. medic. de ovis agens, utiliter ovum crudum ambustis
imponi scribit, sive albumen tantum imponas lana molli exceptum: sive
ovum totum una cum vitello conquassatum, ἀναδεύσας.
Ἀναδεύειν,
φυρᾷν, μαλάττειν,
Hesychius. Δεύειν,
βρέχειν, Varinus: id est
irrigare, madefacere. Videtur autem verbum compositum ἀναδεύειν,
permixtionem quae per totum fiat, praesertim in humido vel liquido,
(quasi ἄνω
καὶ κάτω καὶ
διὰ παντός
γιγνομένην)
significare. hanc enim vim praepositio ἀνὰ in compositione quandoque habet, ut in verbis ἀναφυρᾶν,
ἀναμιγνύναι,
ἀνακινεῖν,
ἀναθολοῦν. nam et
extra compositionem ultro citroque significat, ut ἀνὰ
τόπον, ἀνὰ
στρατόν. itaque ova cum oleo
et vino ἀναδεδευμένα,
permixta et agitata vertere licebit: ita ut tale fere hoc ferculum
fuisse videatur, (sed densius tamen) quale apud nos ius est cui vulgo a
vino calido nomen. neque enim ova integra permanent, sed franguntur
agitanturque. Hermolaus primum non recte exaphetà et pnictà confundit.
deinde pnicta interpretatur, quae in aquam calidam mittuntur
immergunturque cum garo, etc. hoc quoque perperam, ut ex Galeni et
Aeginetae verbis iam recitatis facile percipitur. |
Galeno
nell’XI libro del De simplicium medicamentorum temperamentis et
facultatibus disquisendo delle uova scrive che torna utile applicare
sulle ustioni sia solamente l’albume disposto su un panno di lana
morbida, sia tutto quanto l’uovo sbattuto insieme al tuorlo, anadeúsas.
Anadeúein, phurâin, maláttein - Inumidire,
intridere, rammollire, Esichio. Deúein, bréchein,
Guarino:
cioè, irrigare, inumidire. Infatti il verbo composto anadeúein
- inumidire, innaffiare - sembra significhi un mescolamento che si
pratica a carico del tutto, specialmente quando una sostanza è umida o
liquida (come se ánø kaì kátø kaì dià pántos ghignoménë
– come se avvenisse su e giù e attraverso il tutto). Infatti
talora la preposizione anà in una parola composta possiede
questo significato, come nei verbi anaphurân - mescolare, anamgnúnai
– mischiare insieme, anakineîn - agitare, anatholoûn -
turbare. Infatti anche al di fuori di una parola composta significa al
di là e al di qua, come anà tópon - dappertutto, anà stratón
– ovunque. Pertanto le uova anadedeuména con olio e vino sarà
lecito tradurle con miscelate e sbattute: tant’è che
sembrerebbe che questa portata fosse praticamente equivalente (ma
tuttavia più densa) a un certo brodo che abbiamo noi e che comunemente riceve
il nome dal vino caldo. E infatti le uova non rimangono intere, ma
vengono strapazzate e agitate. Ermolao in primo luogo confonde
erroneamente le exaphetá
e le pnictá. Poi ritiene che le pnictá sono quelle che
vengono messe in acqua calda e vengono immerse insieme a salsa di pesce,
etc. E anche ciò in modo scorretto, come si può facilmente dedurre
dalle parole di Galeno e di Paolo di Egina appena citate. |
Pnictà
Galenus vocat quod praefocari videantur dum certo genere coquuntur, etc.
Caelius: qui nec ipse verbi ἀναδεύειν
vim animadvertit. Pnictòn vocant etiam quoddam obsonandae carnis genus.
quod equidem reor haud multum distare ab eo quod anábraston appellant,
Hermolaus. |
Galeno
le chiama pnictá in quanto sembra che vengono soffocate quando
vengono cotte in un certo modo, etc., Lodovico Ricchieri: ma neanche
lui si accorge del significato del verbo anadeúein. Chiamano pnictòn
anche un tipo di carne da portata. In realtà credo che non si discosta
molto da quella che chiamano anábraston – bollita, Ermolao
Barbaro. |
Nos huiusmodi
genus cocturae appellamus verdempffen, quoniam vase operto et incluso
intus vapore veluti suffocari videatur quod intus coquitur. unde etiam
ova pnicta non inepte puto Germanice dixeris verdempffte eyer. Ad ova
pnicta coquenda Galenus oleo utitur, nos butyro, Brasavolus. Suspicor
autem edulium non aliud ab ipso intelligi, quam in quo ova integra
relinquantur. audio enim in Italia ova parari, ita ut eis in vas purum
stanneum plerunque evacuatis, superinfundatur parum aceti, vini, et olei
aut butyri, ut ova integantur. coquunt autem donec album densari supra
vitellos et albescere coeperit. Sed haec pnictà Graecorum non esse ex
praedictis patet. |
Noi
chiamiamo questo tipo di cottura verdempffen in quanto ciò che
viene cotto all’interno di un vaso coperto, e con il vapore
imprigionato all'interno, sembra quasi che venga soffocato. Per cui ritengo che in tedesco anche le uova pnictà
potresti giustamente chiamarle verdempffte Eyer - uova soffocate.
Per cucinare le uova soffocate Galeno si serve dell’olio, noi del
burro, Antonio Brasavola. Mi viene il sospetto che Brasavola voglia
intendere una portata che non è diversa da quella in cui le uova si
lasciano intere. Sento dire infatti che in Italia si preparano in modo
tale che, dopo averle per lo più svuotate in un recipiente pulito di
stagno, vi viene versato sopra un pochino di aceto, vino, olio oppure
burro così che le uova rimangono coperte. E le fanno cuocere fintanto
che il bianco si è rappreso sopra ai tuorli e ha cominciato a diventare
bianco. Ma è chiaro da quanto detto prima che queste uova non
corrispondono alle pnictà dei Greci. |
¶
Pars II. De ovorum salubritate simpliciter. Cibos quot modis iuvent ova,
notum est. Nullus est alius cibus qui in aegritudine alat neque oneret,
simulque vim potus (quidam legunt vini usum) et cibi habeat, Plin.
Recentia alimentum sunt sanguini proximum, R. Moses. Temperamentum ovi (Galenus
hoc non de ovo, sed de albumine scribit. albumen quidem mole sua
vitellum in ovo superat, ut totum ovum corporis temperati respectu
frigidius existimari possit, etsi Aggregator[2]
absolute calidum faciat) frigidius est corpore temperato. refrigerat
enim temperate, et sine morsu desiccat, Serapio. Temperata sunt ova: sed
albumen ad frigiditatem declinat, vitellus ad caliditatem. utraque
humida sunt, praecipue tamen albumen, Avicenna. |
¶
Sezione 2 - Solo sulla salubrità
delle uova. È noto in quanti modi le uova tornano utili per i
cibi. Non esiste alcun altro cibo in grado di nutrire durante una
malattia, e che non appesantisce, e contemporaneamente è dotato
dell’energia di una bevanda (alcuni invece di vim leggono vini,
impiego del vino) e di un alimento. Quelle fresche sono un alimento che
si avvicina come caratteristiche a quelle del sangue, Rabbi Moses. Il
temperamento di un uovo (Galeno scrive quanto segue non a proposito
dell’uovo, ma dell’albume. Infatti in un uovo l’albume supera come
volume quello del tuorlo, cosicché l’uovo nella sua totalità
potrebbe essere considerato come più freddo rispetto a un corpo
temperato, anche se Symphorien
Champier lo ritiene del tutto caldo) è più freddo di un corpo
tiepido. Infatti rinfresca discretamente e asciuga senza dare dolore,
Serapione. Le uova sono tiepide: ma l’albume tende a essere freddo,
il tuorlo tende a essere caldo. Ambedue sono umidi, tuttavia lo è
soprattutto l’albume, Avicenna. |
¶
Ova, ut author est Galenus, alimentum humens conferunt, In libro de
ptisana. Multum nutriunt, Methodi 8. Victum plenum faciunt, In Aphorismos.
Velociter nutriunt propter suae substantiae subtilitatem. Ova cum
materia et nutrimentum omnium avium existant, necesse est ut validissimi
et multi sint nutrimenti. totum enim assimilatur sanguini, etc. Isaac.
Aliquando vim carnis retinent, ut scribit Rasis. Nutriunt secundum omnes
sui partes, praesertim vitellos, ita ut ex eis nulla fere pars
excrementitia sit, Nic. Massa. Ova, praesertim vitelli, valde
corroborant cor. sunt enim naturae temperatae, et cito in sanguinem
vertuntur, et parum superflui relinquunt: et sanguinem generant subtilem
et clarum: hoc est conforme{m} sanguini quo nutritur cor, Avicenna in
libro de medicinis cordialibus. commendat autem ova ex gallina, perdice,
phasiano, starna. Ova temperata dicuntur, albumine scilicet et
vitello simul sumptis: quorum alioqui alterum per se ad calidum, alterum
ad frigidum inclinat, Nic. Massa.
Ova humectant et hecticis[3]
conferunt, Ant. Gazius. Boni succi sunt, De euporistis. Crassi et boni
succi, et humorum acrimoniam infr{a}enant, De victu in morbis acutis[4].
Non dura bene parata et cocta, generant bonum humorem, medium
inter crassum et tenuem, De dissolutione continui[5]. |
Le
uova, come scrive Galeno, forniscono un alimento umido, nel trattato De
ptisana. Nutrono parecchio, libro VIII del Methodus medendi.
Rendono un cibo completo, In Hippocratis aphorismos commentarii.
Nutrono rapidamente a causa della delicatezza della loro composizione.
Le uova, dal momento che rappresentano la sostanza formatrice e il
nutrimento di tutti gli embrioni di uccello, è necessario che
posseggano una capacità nutriente assai energica e abbondante. Infatti
il tutto si trasforma in sangue, etc., Isacco Giudeo. Talora posseggono
l’energia della carne, come scrive Razi. Nutrono con tutte le loro
parti, soprattutto i tuorli, cosicché quasi nessuna parte di essi passa
inutilizzata negli escrementi, Nicola Massa. Le uova, soprattutto i
tuorli, irrobustiscono parecchio il cuore. Infatti sono di natura
temperata, e si trasformano rapidamente in sangue, e lasciano poco
residuo: e danno origine a un sangue fluido e chiaro: ciò è adatto al
sangue da cui è nutrito il cuore, Avicenna nel trattato De medicinis
cordialibus. Raccomanda le uova di gallina, pernice,
fagiano,
starna. Vengono dette uova temperate quando ovviamente l’albume e il
tuorlo vengono assunti insieme: d’altra parte uno di essi tende per
natura al caldo, l’altro tende al freddo, Nicola Massa. Le uova
idratano e fanno bene a coloro che hanno una febbre continua, Antonio
Gazio. Hanno una buona composizione, Euporista di
Oribasio.
Hanno una composizione densa e buona e frenano l’asprezza degli umori,
nel trattato De diaeta in morbis
acutis secundum Hippocratem. Non dure, preparate per bene e cotte
generano un umore buono, a metà strada fra denso e fluido, De
dissolutione continua. |
[1] L’aggettivo greco pniktós significa soffocato, strangolato, cotto in vaso ben chiuso, stufato.
[2] Potrebbe trattarsi del medico francese Symphorien Champier nato nel 1471 o 1472 e morto nel 1539 o 1540, quindi contemporaneo di Gessner, galenista convinto, che si autodefinì aggregator, raccoglitore. Tra i suoi numerosi scritti si può proprio annoverare il Practica nova in medicina. Aggregatoris lugdunensis domini Simphoriani Champerii de omnibus morborum generibus: ex traditionibus grecorum, latinorum, arabum, penorum ac recentium auctorum: aurei libri quinque. Item ejusdem aggregatoris liber "De omnibus generibus febrium" (Venetiis: per heredum Octaviani Scoti ac sociorum, 1515).
[3] Hectica = febbre continua, dal greco hektikós = che ha un’abitudine, abituale, da cui hektikòs pyretós = febbre continua che porta alla consunzione.
[4] Due possibilità: De diaeta in morbis acutis secundum Hippocratem oppure In Hippocratis de acutorum victu commentarii IV.
[5] Un titolo praticamente equivalente di un’opera di Galeno riferito da Smith - Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology v. 2, page 213 - è il De dissolutione continua, sive De alimentorum facultatibus.