Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
Si raccomanda l'opzione visualizza -> carattere -> medio del navigatore
Sed Scribonius loco
iam citato[1] simpliciter ova hapala commendat, nec dicit
ea sine putamine in aqua coqui: et Dioscorides hapalon ovum molle
appellat; hoc est medium inter sorbile, et durum, ut ipse interpretatur,
et nos supra quoque retulimus. |
Ma
Scribonio Largo
nel passo appena citato raccomanda semplicemente le uova bazzotte, e
non dice che vanno cotte in acqua senza guscio: e Dioscoride chiama hapalòn
l’uovo molle, cioè una via di mezzo tra quello da sorbire e quello
sodo, come Scribonio stesso traduce, e come anche noi abbiamo riferito
in precedenza. |
Tyropatina[2]. Accipies lac, adversus quod patinam
aestimabis: temperabis lac cum melle quasi ad lactantia, id est,
lactaria, ut Humelbergius exponit, ova quinque ad sextarium mittis,
sed ad heminam ova tria<.> {in} <In> lacte dissolvis, ita ut
unum corpus facias: in cumana colas, et igni lento coques: cum duxerit
ad se, piper aspergis et inferes. |
Tiropatina
- Piatto di Tiro. Prenderai del latte e valuterai le misure del
piatto in base a esso: mescolerai il latte con del miele fino a ridurlo
quasi un latticino, cioè lactaria, come precisa Gabriel
Hummelberg, in un sestario [500 ml] ci metti cinque uova, ma tre
in una emina [250 ml]. Stemperale nel latte in modo da produrre una
massa unica: fai colare in una terrina di Cuma e farai cuocere a fuoco
lento: quando si sarà rassodato cospargi del pepe e metterai in tavola. |
Ova sphongia ex lacte[3]: Ova quatuor lactis heminam, olei unciam
in se dissolvis, ita ut unum corpus facias: in patellam subtilem
adiicies olei modicum, facies, ut bulliat, et adiicies (oleo
bullienti) impensam (mixtionem iam dictam ex ovis, lacte, et oleo)
quam parasti. Una parte cum fuerit coctum, in disco vertes, melle
perfundis, piper aspergis, et inferes. Haec omnia Apicius.
Humelbergius ova sphongia interpretatur cibum, qui ovorum formam prae se
ferat, et spongiosum, id est, ad modum spongiae rarum, tenerum, et
inflatum. Germani, teste Ornithologo, hoc, vel simile edulium vocant ein
bratne milch, quasi dicas, lac assatum, condensatum, vulgus nostras un
coppo: Graece, et Latine oogala[4] dici potest, quanquam Caelius pultem ex
ovis, et lacte {concinnatum}
<concinnatam> oogala dici
medicae rei studiosis scribat. Laudatur hoc inter cibos
dysentericorum ab Aëtio, si bene memini[5]. |
Uova
spugna al latte: Stemperi insieme quattro uova, un’emina [250
ml] di latte, un’oncia [27,28 g] di olio in modo da produrre una massa
unica: metterai in una padella sottile un pochino di olio, farai in modo
che frigga e metterai (sull’olio che frigge) il composto (la miscela
appena detta di uova, latte e olio) che hai preparato. Quando il tutto
sarà cotto da un lato lo metterai girato in un piatto, vi versi del
miele, lo spruzzi di pepe e servirai in tavola. Tutto ciò lo dice
Apicio. Gabriel Hummelberg
intende per uova spugna un cibo che deve esibire la sagoma delle uova e
una consistenza spugnosa, cioè, rarefatto, morbido e gonfio come una
spugna. Come riferisce l’Ornitologo, i Tedeschi chiamano questo
piatto, o un piatto similare, ein bratne milch, come se tu
dicessi latte arrostito, condensato, la nostra gente lo chiama un
coppo: in greco e in latino si può dire oogala – uova al
latte, anche se Lodovico Ricchieri scrive che dagli studiosi di
medicina viene detto oogala un miscuglio preparato con uova e
latte. Questa preparazione viene lodata da Ezio di Amida fra i cibi
per coloro che sono affetti da dissenteria, se ben ricordo. |
Ovorum albore, inquit Platina[6], utimur in condituris quorundam
eduliorum, ac bellariorum. Iusculum {ceoceum} <croceum> e
vitellis ovorum cum agresta, {iura} <iure>[7] vituli, aut Capi, pauco croci describitur
ab eodem: item alibi[8], quomodo frictella fiat ex albamento ovorum,
polline, et caseo recenti. De ovis agitatis, et confractis ex eodem. Ova
cum modico aquae, et lactis bene agitata, et confracta aut tudicula, aut
cochleari caseo trito commiscebis. Mixta ex butyro, {et} <vel>[9] oleo coques. Suaviora erunt, si et parum cocta,
et dum coquuntur, nunquam voluta fuerint. Herbacei coloris si volueris,
his betae, {aut} <ac> petroselini plusculum, succi buglossi,
menthae, amaraci, salviae parum addes. Aliter. Easdem
herbas concisas, et frictas modicum in butyro, aut oleo, superiori
impensae admiscebis, ac coques. {Nutriunt haec, tarde concoquuntur, hepar iuvant, obstructiones et
calculum generant.} <Nutriunt haec: tarde concoquit{ur} epar, iuvant
oppil{l}ationes & calculum generant.>[10] Ova frictellata: In patellam ferventem oleo, aut butyro
recentia, et integra, abiecto putamine, indes, lentoque igne decoques,
oleo semper, praesertim cochleari, aut tudicula suffundendo. Ubi alba
esse coeperint, cocta scito. Durioris concoctionis propter fricturam,
haec putant medici. Haec autem eadem sunt cum iis, quae nos cotte
nella teglia vulgo appellari diximus, Graecis tiganista[11]. |
Il
Platina dice: Ci serviamo del bianco d'uovo per condire alcune
portate e dessert. Sempre da lui vengono descritti un brodino color
zafferano ottenuto da tuorli d’uovo con
agresta, brodo di vitello o
di cappone, poco zafferano: parimenti in un altro punto descrive in che
modo si possa preparare una frittella con bianco d’uovo, fior di
farina e formaggio fresco. Sempre dal suo trattato è tratta la ricetta
delle uova sbattute e frantumate. Servendoti di uno spremiolive oppure
di un cucchiaio mescolerai con del formaggio tagliuzzato delle uova che
siano state ben sbattute e frantumate insieme a un pochino di acqua e
latte. Dopo averle mescolate le farai cuocere con burro o con olio.
Saranno più gustose sia se saranno poco cotte, sia se non verranno mai
rimestate mentre cuociono. Se le vorrai del colore dell’erba vi
aggiungerai una discreta quantità di bietola e di prezzemolo, un
pochino di succo di buglossa, di
menta, di
maggiorana, di
salvia.
Altro modo di prepararle. Le stesse erbe tagliuzzate e fatte appena
friggere in burro o in olio le mescolerai al precedente miscuglio e
metterai a cuocere. Le uova così preparate sono nutrienti: il fegato fa
fatica a digerirle, fanno bene alle ostruzioni intestinali e sono causa
di calcolosi. Uova a forma di frittelle. Verserai in una padella calda
con olio e burro delle uova fresche e intere dopo aver tolto il guscio,
e le farai cuocere per bene a fuoco lento, cospargendo sempre l’olio,
soprattutto con un cucchiaio oppure con uno spremiolive. Quando
cominceranno a presentarsi bianche, sappi che sono cotte. I medici
ritengono che sono di più difficile digestione per il fatto che sono
state fritte. In realtà queste uova corrispondono a quelle che abbiamo
detto essere comunemente chiamate cotte nella teglia, e dai Greci
sono dette tiganistá. |
Ova
elixa: In ferventem aquam ova recentia, abiecto folliculo, indes:
concreta ubi erunt, statim eximes. Tenella esse debent, ac saccharo,
aqua rosacea, aromatibus dulcibus, agresta, aut succo mali {aurancii}
<aurantii> suffundes. Sunt qui et tritum caseum inspergant; quod
nec mihi nec {Porphoro} <Phosphoro>[12]
placet, qui tali edulio persaepe vescimur.
Sine caseo enim optimum, et suavissimum est. Aliter:
Ova in lacte, aut vino dulci coques eo modo, quo ante. Verum de caseo
nulla fiat mentio: plus alit hoc: etsi ad p<h>legmonem sanguinem
ducit. |
Uova
lesse: Verserai in acqua bollente delle uova fresche dopo averne
tolto il guscio: quando si saranno rapprese le toglierai subito. Debbono
essere piuttosto molli, e vi verserai sopra zucchero, acqua di rose,
aromi dolci, agresta oppure succo d’arancia. Vi sono alcuni che gli
danno una spruzzata di formaggio sminuzzato, cosa che non è gradita né
a me né a Fosforo, che spessissimo mangiamo questa portata. Infatti
senza formaggio è ottima e assai gustosa. In un altro modo: Farai
cuocere le uova nel modo anzidetto nel latte o nel vino dolce. In verità
non si deve assolutamente menzionare il formaggio: esso nutre di più:
anche se porta il sangue a infettarsi. |
Ova
fricta. Ova recentia diu coquendo dura facies. Ablatis putaminibus,
ova ipsa ita per medium scindes, ut nullibi albamentum comminuatur.
Exemptos vitellos partim cum bono caseo tum veteri, tum recenti et uva
passa contundes, partim reservabis ad pulmentum colorandum. Parum item
petroselini, amaraci, menthae minutatim concisae addes. Sunt qui et duos albores ovorum, aut plures cum
aromatibus indant. Hac
impensa albamenta ovorum repleta, et {contusa} <conclusa>[13]
lento igne in oleo friges. Frictis, moretum ex reliquis vitellis, et uva
passa simul tunsis, ac ex agresta, et sapa dissolutis, addito zinzibere,
{caryophillo} <caryophyllo>, cinnamo, infundes: efferveantque
paululum cum ipsis ovis, facies. Hoc plus mali in se habet, quam boni. |
Uova
fritte. Farai indurire delle uova fresche facendole cuocere a
lungo. Tolti i gusci, taglierai le uova stesse a metà in modo che
l’albume non si rompa in alcun punto. Dopo aver tolto i tuorli li
pesterai in parte con formaggio di buona qualità sia vecchio che fresco
e con uva passa, in parte li terrai a disposizione per dare colore alla
pietanza. Allo stesso tempo aggiungerai un pochino di prezzemolo, di
maggiorana e di menta finemente tritata. Vi sono alcuni che vi mettono
anche due o più albumi d’uovo con degli aromi. Dopo aver farcito e
livellato gli albumi d’uovo con questo miscuglio, farai friggere in
olio a fuoco lento. Una volta fritti, vi metterai sopra una focaccina
ottenuta dai restanti tuorli, pestati insieme a dell’uva passa, e
sciolti in agresta e in mosto cotto con l’aggiunta di zenzero, chiodi
di garofano,
cannella: e farai in modo che bollano un pochino insieme
alle uova stesse. Tutto ciò comporta più male che bene. |
Ova
in craticula. Ova tunsa in patellam extendes, et coques, donec
concreta plicari quadrifariam possint. Haec in quadrae modum redacta, in
craticulam ad focum positam extendes. Ova deinde recentia, ablatis
putaminibus, huic indes {saccarumque} <saccaronque>, et cinnamum,
dum coquitur, insperges. Cocta convivis appones. |
Uova
in graticola. Stenderai in una padella delle uova sbattute e le
farai cuocere fino a quanto, dopo essersi indurite, possano essere
ripiegate in quattro parti. Dopo aver dato loro una forma quadrata, le
stenderai su una graticola posta sul fuoco. Quindi vi aggiungerai delle
uova fresche senza guscio, e mentre sta cuocendo vi spruzzerai dello
zucchero e della cannella. Una volta cotte le metterai in tavola ai
convitati. |
Ova
in veru. Veru bene calefacto, ova per longum transfiges, et ad ignem,
ac si caro esset, torrebis. Calida sunt edenda. Stolidum inventum, et
coquorum ineptiae, ac ludi{:}<.> Aliter: Ova recentia in
cinere calido diligenter ad ignem volves, ut aequaliter coquantur.
Exudare ubi coeperint, recentia, et cocta putato, ac convivis apponito. Optima haec sunt, et cuivis apponi percommode possunt.
Aliter:
Ova recentia in ollam cum recenti aqua imposita ubi parum ebullierint,
eximito, et edito. Optima enim sunt, et bene alunt. |
Uova
allo spiedo. Dopo che lo spiedo si sarà scaldato per bene,
trafiggerai le uova secondo la lunghezza e le farai arrostire sul fuoco
come se si trattasse di carne. Bisogna mangiarle calde. È una trovata
sciocca, frutto sia della stupidità che del divertimento dei cuochi. In
un altro modo: Rigirerai con cura delle uova fresche sulla cenere calda
in vicinanza di una fiamma in modo che possano cuocere in modo uniforme.
Quando cominceranno a trasudare ritienile pronte e cotte e mettile in
tavola ai convitati. Esse sono ottime e possono essere benissimo servite
a chiunque. In un altro modo: Quando delle uova fresche messe in una
pentola con acqua fresca avranno bollito per poco tempo, toglile e
mangiale. Infatti sono ottime e nutrono bene. |
Ova fricta Florentinorum more: In
ferventem ex oleo patellam, ova recentia, ablatis putaminibus,
singillatim, indes, tudiculaque aut cochleari circumquaque restringes,
in rotundum redigens. Coloratiora ubi esse coeperint, cocta scito. Tenella
intus sint necesse est. Coqui difficilius haec, quam quae supra
consueverunt. Aliter:
Ova integra in carbones ardentes coniicito, ac calida donec
frangantur, fuste percutito. Cocta, et exempta petroselino, et aceto suffundito. |
Uova
fritte alla fiorentina: Metterai una per una delle uova fresche
private del guscio in una padella calda con olio, e con uno spremiolive
o con un cucchiaio le andrai ammassando girandovi tutt’intorno,
dandogli una forma rotonda. Quando cominceranno a presentarsi un po’
colorate sappi che sono cotte. È necessario che all’interno siano
abbastanza morbide. I cuochi si sono abituati con maggiore difficoltà a
cucinare queste rispetto a quelle precedenti - allo spiedo. In un altro
modo: Metti delle uova intere sui carboni ardenti e mentre sono calde
percuotile con un bastone fintanto che si rompono. Quando sono cotte e
dopo averle sgusciate cospargile con prezzemolo e aceto. |
Ova fricta: Caseum pinguem, et tritum,
parum menthae, et petroselini concisi, uvae passae minimum, modicum
piperis tunsi, {duos vitellos} <duo vitella>[14] ovorum cruda simul miscebis: mixta, in ova
more Florentino fricta, ubi inde per tenue foramen vitellum exemeris,
indito, ac iterum frigito, donec farcimen coquatur.
Convolvenda
saepius sunt, et cocta agresta, aut succo mali {aurancii}
<aurantii> cum zenzibere suffundenda sunt. |
Uova
fritte: Mescolerai insieme del formaggio grasso e sminuzzato, un
pochino di menta e di prezzemolo tritati, pochissima uva passa, una
modesta quantità di pepe pestato, due tuorli d’uovo crudi: introduci
tutte queste cose amalgamate nelle uova fatte friggere alla fiorentina là
da dove ne avrai fatto uscire il tuorlo attraverso un piccolo foro, e
fai friggere di nuovo fino a quando il ripieno non è cotto. Sono da
rigirare abbastanza frequentemente e quando sono cotte bisogna
spruzzarle con agresta o con succo d’arancia con zenzero. |
Ova in pastilli morem: Farinam subactam
tenuem admodum facies, extensae per tabulam, ova recentia distincta
spatiis addes{;}<,> inspergendo semper unicuique parum sacchari,
aromatum, minimum salis. Involuta
deinde, ut pastillos solemus, aut elixabis, aut friges. Fricta tamen
laudabiliora sunt. Dura fiant caveto. Hucusque Platina. |
Uova
in calzone: Preparerai della farina impastata molto sottile, dopo
averla stesa su una tavola vi aggiungerai delle uova fresche separate da
spazi, spruzzando sempre sopra a ognuna un po’ di zucchero, di aromi,
pochissimo sale. Quindi, dopo averle avvolte come siamo soliti fare con
gli involtini, le farai o cuocere o friggere. Tuttavia fritte sono più
apprezzate. Evita che diventino dure. Sin
qui il Platina. |
[1]
Compositiones medicamentorum 104. (Aldrovandi)
[2]
Apicio, De re coquinaria VII,11. Dulcia
domestica et melcae. - 7. Tyropatinam: accipies lac, adversus quod
patinam aestimabis, temperabis lac cum melle quasi ad lactantia, ova quinque
ad sextarium mittis, si ad heminam, ova tria. in lacte dissolvis ita ut unum
corpus facias, in cumana colas et igni lento coques. cum duxerit ad se,
piper adspargis et inferes. (da www.fh-augsburg.de)
[3]
Apicio, De re coquinaria VII,11. Dulcia
domestica et melcae. - 8.
[4]
Aldrovandi ne ha già parlato
a pagina 283, dove viene citato anche Ezio di Amida.
[5] Visto che il brano è tratto da Gessner ed è Gessner a essere colto dal dubbio, era il momento per Aldrovandi di togliersi questo dubbio ereditato da Gessner: consultare una volta per tutte il trattato di Ezio. - Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 439: Laudatur hoc inter cibos dysentericorum ab Aetio, si bene memini.
[6]
De honesta voluptate liber 6 cap. 44. (Aldrovandi).
[7] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 439: Iusculum croceum e vitellis ovorum cum agresta, iure vituli aut capi, pauco croci, etc. describitur a Platina 6. 44.
[8]
De honesta voluptate liber 9 cap. 3. (Aldrovandi).
[9] Le correzioni al testo
vengono effettuate sia in base all’edizione del De
honesta voluptate a
nostra disposizione Libellus
platine de honesta voluptate ac valitudine
(Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem, 1499), sia in base a quello di Conrad
Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 439: De
ovis agitatis et confractis: Ova cum modico aquae et lactis bene agitata, et
confracta aut tudicula aut cochleari, caseo trito commiscebis. Mixta, ex
butyro vel oleo coques. Suaviora
erunt, si et parum cocta, et dum coquuntur, nunquam voluta
fuerint. Herbacei colores si voles, his betae ac petroselini plusculum,
succi buglossi, menthae. amaraci, salviae parum addes.
[10] Insomma, tra tutte le azioni negative di queste uova così preparate, si salverebbe il fegato, proprio il fegato che è il laboratorio attraverso il quale tutte le sostanze ingerite debbono transitare. Non solo si salva, addirittura ne riceve dei benefici. Allora – come discepolo di Esculapio - non ho potuto frenare la mia curiosità e ho confrontato il testo di Gessner e di Aldrovandi con l'unico testo del Platina a mia disposizione. E forse la cosa diventa ancora più intricata, ma a una lettura affrettata, non certo favorita dalla strana e carente punteggiatura di certi testi antichi. Ecco il testo del Platina in Libellus platine de honesta voluptate ac valitudine (Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem, 1499). Questa ricetta si trova nel libro IX, capitolo 19: Nutriunt haec: tarde concoquitur epar iuvant oppillationes & calculum generant. – Se vogliamo una trascrizione più confacente, eccola: Nutriunt haec: tarde concoquit{ur} epar, iuvant oppil{l}ationes & calculum generant. – Come al solito è questione di una virgola, ma stavolta si aggiunge un concoquitur del Platina (invece di un corretto concoquit) trasformato da Gessner e Aldrovandi, o da chi per essi, in concoquuntur. Grazie a ciò, e alla fatidica virgola, agli occhi di Gessner e di Aldrovandi il fegato si salva e ne esce vittorioso, e si salva in un contesto che secondo il loro punto di vista sarebbe alquanto deleterio. Invece il Platina afferma che le uova così preparate sono nutrienti, il fegato fa fatica a digerirle, sono utili contro le ostruzioni intestinali, ma sono causa di calcolosi (non sappiamo se biliare oppure urinaria, tralasciando la calcolosi salivare, altrimenti verrei tacciato di ridondante perfezionismo). – Per cui, per puri motivi medici, sfuggiti ai miei due illustri colleghi, il testo viene emendato, con grande gioia del Platina.
[11]
Sono state descritte a pagina 301. – Si accetta tiganista
supponendo che non si tratti di un errore tipografico, bensì della
pronuncia in greco moderno. Infatti a pagina 301 viene riportato tëganistà.
[12] Sia il Libellus platine de honesta voluptate ac valitudine (Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem, 1499), sia Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 439, riportano Phosphoro. – Stando alle ricerche biografiche del 3 novembre 2005, nulla cambia da un punto di vista pratico: che si chiamasse Porforo oppure Fosforo poco importa, in quanto - per ora - nulla è disponibile circa il platiniano Fosforo.
[13] Sia il Libellus platine de honesta voluptate ac valitudine (Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem, 1499), sia Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 439, riportano conclusa. – Per essere precisi bisogna dire che nel Libellus platine de honesta voluptate ac valitudine è presente verosimilmente un errore. Infatti questo capitolo (IX,22) è intitolato Ova fracta, uova rotte, e non fricta, il che contrasta completamente col modo di prepararle, anzi, l'albume non va rotto in alcun punto, essendo solo i tuorli a venir disintegrati. E gli albumi integri e svuotati vanno fritti.
[14] Sia Platina che Gessner hanno duo vitella. Si emenda, altrimenti il senso della frase risulterebbe alterato. Infatti duos vitellos non concorda con cruda.