Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallo Gallinaceo
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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¶ Dissectae
gallinae (gallinarum pulli, Aegineta) et adhuc calentes appositae,
serpentium morsibus auxiliantur. sed identidem alias sufficere oportet (deinde
folia olivae viridia trita cum oleo et sale supponere vulneri, Kiranides)
Dioscor. Et alibi[1],
Dissecti gallinarum pulli, cum maxime tepent, percusso loco applicentur.
Nec desunt qui hisce tanquam discordia quadam naturali pugnantibus
utantur. verum huius rationem inire facillimum fuerit. Gallinae enim
calida natura praeditae sunt: argumento, quod devoratum insigne virus
conficiunt, et aridissima quaeque semina consumunt. item nonnunquam
arenas lapillosque ingluvie sua devoratos, dissolvunt. Itaque animantis
admoti calore adiutus spiritus, ab icta parte impetum capessens
exiliensque secum venenum exigit. Carnes gallinae noviter occisae, si
morsibus imponantur, obsistunt omnibus venenosis et curant, praeter
aspidis morsum, Galenus Euporiston 2. 143. Vivum gallinaceum pullum per
medium dividere, et protinus calidum super vulnus (a serpente inflictum)
imponere oportet, sic ut pars interior corpori iungatur, Celsus[2].
facit id etiam hoedus agnusve discissus, etc. Idem. Ad morsus venenatos:
Optime auxiliantur si statim post cucurbitas plagae imponantur animalia
parva discerpta, etc. vide in Hoedo G.
Carnibus gallinaceorum, ita ut tepeant, appositis, venena serpentium
domantur, Plinius[3].
Ad viperae morsum: Primum scarificato: aut gallinam dissecato, et
interne adhuc calentem morsui imponito, atque hoc frequenter repetito,
Aetius. Obscurus quidam adversus virulentos morsus in viro gallum
discerptum calentemque adhuc imponi iubet, in muliere gallinam: et
statim cor (cerebrum potius) e vino bibi. Epilepsia quandoque contingit
ex morsu animalis venenosi. in quo casu quamvis avem, ut gallinam,
pullum, aut pipionem columbamve, per dorsum scindes, et loco morsus
calidam impones. nam sua caliditate venenum ad se trahit. Vel sic,
Gallus gallinave deplumetur circa anum, et ponatur anus supra locum
morsionis, et attrahet ad se, Leonellus Faventinus.
|
¶
Le galline squartate (i giovani di gallina, Paolo di Egina)
e applicate ancora calde sono efficaci contro i morsi dei serpenti. Ma
bisogna sostituirle con altre più volte (e quindi applicare sulla
ferita delle foglie verdi di ulivo tritate con olio e sale, Kiranide),
Dioscoride.
E in un altro punto: I polli di gallina squartati vanno applicati alla
parte colpita quando sono ancora molto caldi. E non mancano coloro che
si servono di questi soggetti - dei pollastri - come se essi lottassero
per un qualche tipo di antagonismo naturale. In verità sarebbe
estremamente facile arrivare a capire il motivo di ciò. Infatti le
galline sono dotate di una natura calda: e ne sia prova il fatto che
distruggono lo speciale veleno che hanno inghiottito, e divorano
qualsiasi tipo di seme per secco che sia. Parimenti talora dissolvono
con il loro stomaco i granelli di sabbia e le pietruzze che hanno
inghiottito. E pertanto la forza vitale aiutata dal calore
dell’animale che è stato applicato, prendendo slancio dalla parte del
corpo colpita, e schizzando fuori, fa uscire con sé il veleno. Le carni
di una gallina appena uccisa se applicate sui morsi fanno da barriera a
tutte le sostanze velenose e fanno guarire non solo il morso di una
vipera, Galeno
in Euporista – di Oribasio
- II,143. Bisogna dividere a metà un pollo vivo e applicarlo subito
ancora caldo su una ferita (provocata da un serpente) in modo che la
parte interna del suo corpo sia ben aderente, Celso.
Ottiene lo stesso effetto anche un capretto o un agnello tagliato a metà,
etc, sempre Celso. Per le morsicature velenose: Sono di ottimo ausilio
se appena dopo le zucche vengono applicati sulla ferita piccoli animali
squartati, etc., vedi a proposito del capretto paragrafo G. I veleni dei
serpenti vengono resi inoffensivi dalla carne di pollo applicata calda,
Plinio. Contro il morso della vipera: In primo luogo devi praticare
un’incisione: o meglio, squarta una gallina e applicala sul morso
quando è ancora calda dentro, e ripeti frequentemente questo
trattamento, Ezio di Amida.
Uno sconosciuto prescrive contro i morsi velenosi di applicare
nell’uomo un gallo squartato e ancora caldo, nella donna una gallina:
e di berne subito il cuore (meglio il cervello) preparato con del vino.
Talora l’epilessia si verifica per il morso di un animale velenoso. In
tal caso taglierai in due a livello del dorso un qualunque uccello, come
una gallina, un pollo, o un piccione oppure un colombo, e lo applicherai
caldo in sede di morsicatura. Infatti con il suo calore richiama a sé
il veleno. Oppure nel modo seguente: Un gallo o una gallina vengano
spiumati intorno all’ano e si applichi l’ano sulla sede della
morsicatura, e lo attirerà a sé, Leonello Vittori da Faenza. |
¶ Si bubo
ortus sit in peste, gallus depiletur circa anum, et apponatur loco per
horam, et in alia hora apponatur alter, et sic fiat per totum diem. Sic
venenum attrahitur a corde galli, et gallus subito moritur, Petrus de
Tusignano, sed locum prius scarificari iubet.[4] |
¶
Se in corso di peste si è formato un bubbone bisogna spiumare un gallo
intorno all’ano e applicarlo localmente per un’ora, e nell’ora
successiva se ne metta un’altro, e si faccia così per tutto il
giorno. In questo modo il veleno viene attratto dal cuore del gallo e
subito il gallo muore, Pietro da Tossignano,
ma prescrive che la sede del bubbone deve prima essere incisa. |
¶ Amatus
Lusitanus catulum vel columbum vivum dissectum per spinam supra caput
mulieris melancholicae vel desipientis imponi consulit. Similiter ego
quosdam gallinam nigram dissectam in eodem casu admovere audio. |
¶
Amatus Lusitanus
- alias João Rodriguez do Castelo Branco - consiglia di applicare sulla testa di una donna melanconica o pazzoide
un cagnolino o un colombo vivo che siano stati sezionati lungo la spina
dorsale. In modo analogo sento dire che alcuni nella stessa patologia
applicano una gallina nera squartata. |
¶ Attactio
dicitur, cum nervus pedis anterioris in iumento, a posteriore crure (ut
fit aliquando prae festinatione) laeditur. Hoc malum si recens sit,
prima vel secunda die iunctura et locus scarificetur, ut per
scarificationem sanguis exeat: postea gallus per medium scissus
superponatur calidus cum omnibus intestinis, Rusius[5]. |
¶
Si dice attactio quando un tendine della zampa anteriore in un
animale da tiro viene leso dalla gamba posteriore (come talora accade a
causa dell’andatura veloce). Se questo malanno è recente, il primo o
il secondo giorno l’articolazione e la zona lesa vanno incise in modo
che attraverso il taglio fuoriesca del sangue: successivamente si deve
applicare un gallo ancora caldo diviso a metà con tutte le interiora,
Lorenzo Rusio. |
¶ Sunt qui
scribant sanguinem galli et gallinae ad meningum, id est membranarum
cerebri sanguinis profluvium prodesse. quem ego cum nihil egregium
praestiturum sperarem, experimentum de eo sumere nolui, ne vel curiosus
vel stolidus esse indicarer, si multis probatisque remediis ad hunc usum
neglectis, maiorem e sanguine istarum alitum non compertam hactenus
utilitatem expectare, praesertim cum sanguinis ab hac parte profluvium
valde periculosum sit. Est enim omnino experientia huiusmodi periculosa,
et a solis regibus circa facinorosos homines usurpanda, Galenus lib. 10.
de simplicibus. Atqui Dioscorides et alii hoc remedium e gallinae
cerebro, ut infra dicetur, non e sanguine prodiderunt. Sanguis galli
leucomata oculorum et cicatrices cum aqua inunctus sanat, Constantinus.
Paucus gallinae sanguis cum oleo ex ovis permixtus, scabiem cholericam
curat, Arnoldus Villanov. Sanguis gallinarum nigrarum aufert maculas
foetidas, et lentigines a facie et huiusmodi, maxime si misceatur ei
lapis vaccinus tritus cum baurach rubeo. et reddit faciem formosam,
abstergit, et bonum colorem facit, Rasis. Galli sanguis erysipelata et
chimet<h>la[6]
sanat, et iis qui marinum leporem comederint auxiliatur. Si quis allium
contriverit, et biberit calidum sanguinem cum vino, nullum reptile
timebit. pultibus vero aspersus, et sumptus ad magnitudinem nucis
circiter dies decem in cibo ab his qui sursum (per arteriam forte)
educunt sanguinem, prodest, Kiranides. Pullinum (sed hoc remedium forte
potius ex sanguine pulli equini accipiendum est, etsi nihil tale inter
remedia ex equo proditum inveniam) sanguinem tepidum in eam aurem quae
obtusior erit vel dolebit, infundes, Marcellus. |
¶
Alcuni scrivono che il sangue
del gallo e della gallina giova in caso di emorragia meningea, cioè
delle membrane che avvolgono il cervello. Dal momento che non avevo
alcuna speranza di poter garantire qualcosa di singolare, non ho voluto
intraprendere un
esperimento in proposito, al fine di non venir marchiato di essere o
curioso o stolto se, dopo aver accantonato i molti e comprovati rimedi
per questo impiego, mi fossi aspettato un’utilità maggiore dal sangue
di questi uccelli sinora non scoperta, soprattutto perché l’emorragia
in questo distretto è alquanto pericolosa. Infatti una sperimentazione
siffatta è estremamente rischiosa e va attuata nei criminali solamente
dalle persone importanti, Galeno libro X del De
simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus.
Eppure Dioscoride e altri studiosi hanno riferito che questo rimedio si
prepara con il cervello di gallina, come si dirà più avanti, non dal
sangue. Il sangue del gallo applicato con acqua fa guarire i leucomi e
le cicatrici oculari, Costantino Africano.
Poco sangue di gallina con olio mischiato a uova fa passare il prurito
da ittero colostatico, Arnaldo da Villanova.
Il sangue delle galline nere fa sparire dalla faccia le pustole e
le lentiggini e lesioni di questo tipo, soprattutto se gli viene
mischiato un bezoàr
di mucca pestato con del borace
rossastro. E rende bella la faccia, la ripulisce e le dà un bel
colorito, Razi.
Il sangue di gallo guarisce le erisipele e i geloni e fa bene a coloro
che hanno mangiato la lepre di mare.
Se una persona pesterà dell’aglio e berrà il sangue caldo con del
vino, non dovrà temere alcun rettile. Torna utile cosparso su polenta
di grano e cibandosene con bocconi grossi come una noce per circa dieci
giorni da parte di coloro che sprizzano sangue in alto (forse attraverso
un’arteria), Kiranide. Il sangue tiepido di un pollastrello (ma forse
questo rimedio va ottenuto dal sangue di un puledro, anche se non riesco
a trovare nessuna citazione di qualcosa di simile tra i rimedi
ottenibili dal cavallo) lo instillerai in quell’orecchio dal quale ci
senti meno o che ti farà male, Marcello Empirico.
|
¶
Gallinaceum adipem intra corpus empyicis[7]
tantum dari legimus, apud Marcellum Empiricum[8],
cuius haec sunt verba: Anethi sicci veteris pulverem, et resinae
pityinae[9]
pulverem, cum adipe vetere anserino aut gallinaceo, edendum mane ieiuno
empyico coclearia tria, et vespere tantundem dabis, mire subvenies.
Adeps galli cum adipe turturis si detur in cibo alicui pondere
quadrantis drachmae, infestabitur a tinea, (achoribus[10],
puto,) Rasis. |
¶
In Marcello Empirico leggo che
il grasso dei polli viene somministrato per via interna solo a coloro
che soffrono di suppurazione, e queste sono le sue parole: Al mattino a
digiuno e altrettanto alla sera darai da mangiare a uno che soffre di
suppurazione tre cucchiai di polvere di aneto
secco invecchiato e di polvere di resina di pino insieme a grasso
invecchiato di oca o di pollo, e lo aiuterai meravigliosamente. Il
grasso di gallo insieme a grasso di tortora se viene dato a qualcuno
come cibo alla dose di ¼ di dracma [g 3,41/4] verrà infestato
dai pidocchi (io ritengo dalle croste lattee), Razi. |
¶ De
facultatibus eiusdem extra corpus. Gallinaceus adeps ad quae prosit, et
quomodo curetur, leges in Anserino ex Dioscoride: et ibidem quomodo
odoribus imbui soleant, et qua ratione etiam incurati a putredine
praeserventur. In Anate quoque ex Nicolao Myrepso, quomodo reponendi
sint adipes anatinus, anserinus et gallinaceus recitavimus. |
¶
Le virtù del grasso per impieghi
esterni. A cosa serve il grasso di pollo e in che modo ci si
curi, lo potrai leggere a proposito di quello di oca, dedotto da
Dioscoride: e nello stesso capitolo leggerai come si impregnino
solitamente di odori e per quale motivo, anche se trascurati, non vanno
incontro a putrefazione. Anche nel capitolo dell’anatra, deducendolo
da Nicolaus Myrepsus,
ho detto in che modo si debba conservare il grasso d’anatra, d’oca e
di pollo. |
¶
Gallinaceus adeps medius est inter anserinum et suillum. anserinus ex
his valentior est. Substituuntur aliquando gallinaceus, anserinus,
suillus, caprinus adipes, quivis in alterius absentis vicem. |
¶
Il grasso di pollo si trova a metà strada tra quello d’oca e di
maiale. Il migliore tra loro è quello d’oca. Talora il grasso di
pollo, d’oca, di maiale e di capra rimpiazzano indifferentemente
quello mancante. |
[1] La notizia è contenuta in VI,40 nel capitolo intitolato Communis curatio in omnes ictus virulentos del Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Materia Medica, 1554, pag. 690 di Pierandrea Mattioli.
[2] De medicina V,27,3: Si neque qui exsugat neque cucurbitula est, sorbere oportet ius anserinum vel ovillum vel vitulinum et vomere, vivum autem gallinaceum pullum per medium dividere et protinus calidum super volnus imponere, sic ut pars interior corpori iungatur. Facit id etiam haedus agnusve discissus, et calida eius caro statim super volnus inposita.
[3] Naturalis historia XXIX,78: Carnibus gallinaceorum ita, ut tepebunt avulsae, adpositis venena serpentium domantur, item cerebro in vino poto.
[4] Si può presumere che questa ricetta sia presente nel Consilium pro peste evitanda.
[5] Liber Marescalciae Equorum. - Vedi maniscalco.
[6] Il sostantivo greco neutro chímethlon usato da Aristotele significa gelone. Dioscoride usa invece il sostantivo femminile chimétlë.
[7] L’aggettivo greco empyïkós significa purulento, sofferente si suppurazione.
[8] De medicamentis empiricis, physicis ac rationalibus liber.
[9] L’aggettivo greco pitýinos significa di pino, ricavato dal pino.
[10] Il sostantivo greco neutro ἄκαρι significa acaro, vermicello – Il sostantivo latino maschile achor, achoris – derivato dal greco ἄχωρ, cioè pustoletta – indica la crosta lattea o lattame o eczema seborroico del lattante, che compare prima al volto per diffondersi poi al cuoio capelluto.