Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallo Gallinaceo
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Iura
decrepitorum gallorum prosunt [394] asthmati et defectum cordis
patientibus, Albertus. |
I
brodi preparati con galli decrepiti giovano all’asma e ai pazienti con
insufficienza cardiaca, Alberto Magno. |
Amatus
Lusitanus pro muliere quadragenaria, quae maximo dolore ab ore
ventriculi ad imum pectinem cruciabatur, febricitabat, vomebat, nec
quicquam alvo reddebat, post caetera remedia, ius galli praescripsit
huiusmodi. Gallum veterem quatuor ad minimum annorum, defatigatum
interfice, et exenterato immitte, salis gemmae drachmas tres, seminis
cnici, polypodii de quercu recentis et contusi, ana unciam unam, seminis
dauci, anethi, am<m>eos, ana semunciam. turbith drachmas tres.
misce et in libris duodecim aquae fiat decoctio ad medias, Huius
decoctionis (inquit) uncias sex ieiuna bibebat: et ex eadem interdum
clyster parabatur, quibus alvus secessit, ac dolor ex toto levatus est.
Alypon ad purgationem datur e gallinaceo iure, Plinius[1].
Lathyridis grana stomachum laedunt, itaque inventum est, ut cum pisce
aut iure gallinacei sumerentur, Idem[2].
Alvo solvendae Mercurialis decoquitur quantum manus capiat, in duobus
sextariis aquae ad dimidias, bibitur sale et melle admixto, nec non cum
ungula suis aut gallinaceo decoctum salubrius, Plinius[3].
Heliotropii tricocci illitum semen, et potum in iure gallinacei decoctum,
aut cum beta et lente, spinae ac lumborum sanguinem corruptum trahit,
Idem[4].
Clyster ad omnem colicam ex descriptione Io. Goevroti[5]
medici regis Galliarum. Gallus quem vetustissimum inveneris, virgis
verberatus decolletur, et in situlam aquae inijciatur. deplumati
exenteratique ventri immittantur haec medicamenta: Anisi, {foeniculi}
<faeniculi>, cumini, polypodii, seminis {cneci} <cnici>[6],
singulorum semuncia. turpeti, senae, agarici in subtili
linteo ligati, de singulis drachmae binae. florum {chamaemali} <chamaemeli>[7]
manipulus. decoquantur usque ad ossium separationem. Huius decocti libra
cum oleis de anetho et de {chamaemalo} <chamaemelo> (duabus vel
tribus unciis utriusque) et duobus ovi vitellis misceatur, fiatque
clyster, qui tepidus ventriculo vacuo exhibeatur. |
Amatus
Lusitanus
- alias João Rodriguez do Castelo Branco
- a una donna di quarant’anni che era tormentata da un fortissimo
dolore dalla bocca dello stomaco giù fino al pube, che era
febbricitante, che vomitava e non scaricava nulla dall’intestino, dopo
altri rimedi prescrisse un brodo di gallo preparato in questo modo.
Uccidi un gallo vecchio almeno di quattro anni e stremato, e dopo
avergli tolto le interiora mettigli dentro tre dracme di salgemma [circa
10 g], un’oncia ciascuna [circa 27 g] di semi di cartamo,
di polipodio
fresco cresciuto vicino a una quercia e pestato, una semioncia di semi
di carota, di aneto
e di Ammi majus
- o rindomolo. Tre dracme [circa 10 g] di turbitto. Mescola e la cottura avvenga in dodici libbre di
acqua [circa 4 litri] sino a ridurle a metà. João dice
che la donna beveva a digiuno sei once di questo decotto: e che talora
ne veniva preparato un clistere, e grazie a questi provvedimenti
l’intestino si liberò, e il dolore fu eliminato completamente. L’alipo
- Globularia alypum
- viene dato a scopo purgativo con il brodo di pollo, Plinio.
I semi di cicerchia
ledono lo stomaco, e pertanto si è scoperto che vanno assunti con del
pesce o con del brodo di pollo, ancora Plinio. L’erba mercuriale
o mercorella, allo scopo di liberare l’intestino, alla dose di una
manciata viene fatta cuocere a lungo in due sestari [1 l] di acqua fino
a ridurli a metà, la si beve unendovi sale e miele, inoltre un decotto
preparato con un’unghia di maiale o con un pollo ha un’efficacia
maggiore, Plinio. Il seme dell’eliotropio dai tre semi o
tornasole
- Chrozophora
tinctoria ex Croton tinctorium di Linneo – applicato localmente,
e bevuto dopo averlo cotto in brodo di pollo, oppure insieme alla
barbabietola e alla lenticchia, fa uscire il sangue alterato del dorso e
dei lombi, ancora Plinio. Clistere
adatto a ogni tipo di colica, ricavato dal trattato di Jean Goevrot
medico del re di Francia - Francesco I:
Un gallo, il più vecchio che avrai trovato, dopo che è stato percosso
con dei bastoni venga decapitato e lo si metta in un secchio d’acqua.
Nella pancia del soggetto, spiumato e liberato delle interiora, si
mettano i seguenti rimedi: una semioncia ciascuno [circa 14 g] di anice,
finocchio,
cumino,
polipodio, semi di cartamo. Due dracme ciascuno [circa 7 g] di turbitto,
sena,
agarico
avvolti in un tovagliolo sottile. Una manciata di fiori di camomilla. Li
si faccia cuocere a lungo fino alla separazione degli ossi. Una libbra
di questo decotto [circa 327 g] la si mescoli con olio all'aneto e alla
camomilla (due o tre once [50-75 g] di ambedue) e con due tuorli
d’uovo, e si prepari un clistere, che deve essere introdotto tiepido
nel retto vuoto. |
¶ Chiron[8]
Centaurus pro remedio malidis[9]
sive pestilentiae iumentorum, praecipit catulum lactentem vivum in aqua
ferventi missum ac depilatum ita decoqui, ut ossa separentur a carne:
quibus diligenter ablatis, eius caro cum aqua in qua decocta fuerit,
liquamine optimo, vino veteri et oleo et pipere cum melle condita, usque
ad sextarium debere servari, ac singulis animalibus binas cotylas
tepefactas donec ad sanitatem perveniant, diebus singulis dari per
fauces. De gallo quoque gallinaceo albo eadem quae de catulo observanda
demonstrat, Vegetius 1.17. Idem remedium Absyrtus in Hippiatricis[10]
describit capite 128. enchymatismum catharticum, id est infusionem
purgatoriam appellans, nec aliud admiscens, sed solum catulum aut gallum
in aqua discoquens. Contra malidem humidam equo infunditur per os
ptisana ex avena percolata, cui incoctus sit canis κουτάβιος[11]
(malim γαλαθηνὸς,
id est lactens, ut supra) bene purgatus et depilatus: sin minus,
gallina, Hierocles. Gallina alba cocta cum decem cepis albis, et cum
manipulo de aluiule[12],
donec bene cocta sit et comedatur, et bibatur aqua, addit in
appetitu coitus, Rasis ni fallor. |
¶
Il Centauro Chirone
come rimedio della malandra,
ossia di una pestilenza dei giumenti, prescrive che un cagnolino vivo e
ancora lattante posto in acqua bollente e depilato sia fatto cuocere
tanto a lungo che le ossa si separino dalla carne: e dopo averle
accuratamente rimosse, la sua carne con l’acqua in cui è stata cotta,
condita con ottima salsa di pesce, con vino vecchio e con olio e pepe
insieme a del miele tanto da arrivare a un sestario [500 ml], deve
essere conservata, e a ciascun animale se ne debbono somministrare
quotidianamente attraverso la gola due emine [500 ml] intiepidite sino a
quando non giungono a guarigione. Vegezio
in I,17 dà come istruzioni le stesse cose che bisogna fare col
cagnolino anche nei riguardi di un gallo bianco. Absirto
negli Hippiatrica al capitolo 128 descrive lo stesso rimedio che
chiama enchymatismum catharticum, cioè infuso con azione
purgativa, e senza aggiungervi alcun ingrediente, ma facendo cuocere in
acqua solamente il cagnolino o il gallo. Contro la malandra essudativa
al cavallo viene infusa per via orale una tisana ottenuta dall’avena
poi fatta colare, in cui sia stato cotto un cane koutábios
(preferirei galathënòs, cioè lattante, come nella precedente
ricetta) ben ripulito e depilato: altrimenti, una gallina, Ierocle.
Una gallina bianca cotta con dieci cipolle bianche e una manciata di aluiule
fintanto che sia ben cotta, e quindi mangiata, e bevendogli insieme
dell’acqua, incrementa il desiderio del rapporto sessuale, Razi,
se non vado errato. |
¶ Ius ex
gallinaceis potum praeclare medetur contra morsus serpentium, Plinius[13].
Ius gallinaceorum coquitur aliquando cum remediis astringentibus ad
dysenteriam, et cum lacte ad ulcera vesicae, Avicenna. Plinius[14]
etiam simpliciter ius e gallinaceo (iuniore nimirum, ut supra monuimus,)
dysentericis mederi scribit. In febri {h}epiala[15],
in qua exteriora calent et frigent interiora, iis cibis utere qui {haemitritaeo}
<hemitritaeae>[16]
phlegmaticae conveniunt. Gallus antiquus post longam cum altero
dimicationem occidatur: coquaturque cum hordeo, passulis enucleatis,
pulegio, hyssopo, thymo et violis: tempereturque cum oxymelite acri.
propinato quantum uno haustu sorbere possit aeger, Brudus Lusitanus. Et
rursus pro eadem febri cum a simplici pituita dependet, praesertim in
homine frigidae naturae: Senescentem gallum (inquit) praedicto modo
defatigatum, parato ad hunc modum: Chamaemeli[17]
manipulum sesqui: ficuum aridarum, passularum enucleatarum, singulorum
manipulum: hordei ab uno cortice exuti manipulos tres, coquito
sufficienter et colato. Cum libra huius iuris misceto adipis anatis
recentis uncias tres, aceti albi e pulegio unciam, salis parum. bulliant
iterum donec permisceantur. Dato calidum, quantum uno haustu sorbere
possit, efficacissimum est ad crassos humores et lentos febrem
generantes. Idem Brudus passim in opere suo de victu febricitantium,
diversa remedia cum gallinis aut pullis coquenda praecipit, febribus
diversis salubria, ut cucurbitam, pruna, uvam acerbam etc. quae propter
prolixitatem omittimus. |
¶
Il bere brodo di pollo è una cura meravigliosa contro il morso dei
serpenti, Plinio. Il brodo di pollo talora come antidissenterico viene
fatto cuocere con rimedi astringenti, e con del latte contro le
ulcerazioni della vescica, Avicenna.
Plinio scrive che anche semplicemente il brodo di pollo (senza dubbio
giovane, come prima – a pagina 393 – abbiamo sottolineato) serve per
curare i dissenterici. Nella
febbre con brividi, in cui le parti esterne scottano e quelle interne
sono gelate, ti servirai di quei cibi che sono adatti alla febbre
semiterzana causata dalla flemma.
Si uccida un gallo vecchio dopo un lungo combattimento con un altro
gallo: e lo si faccia cuocere con orzo,
uva passa piccola cui sono stati tolti i vinaccioli, puleggio - Mentha
pulegium, mentuccia -, issopo,
timo
e viole: e venga miscelato con ossimele - miscuglio di aceto e miele -
acido. Se ne somministri tanto quanto il malato può inghiottire in un
solo sorso, Manuel Brudo.
E ancora, per la stessa febbre, quando dipende da un semplice
raffreddore, soprattutto in una persona di costituzione fredda, dice:
Devi preparare così un vecchio gallo spossato nel modo anzidetto: una
manciata e mezza di camomilla: una manciata ciascuno di fichi secchi, di
uvetta passa senza semi: tre manciate di orzo spogliato di una sola
glumetta, fa cuocere a sufficienza e fa colare. Mescola con una libbra [327,45
g] di questo brodo tre once
[circa 82 g] di grasso d’anatra fresco, un’oncia [27,28 g] di aceto
bianco aromatizzato al puleggio, poco sale. Debbono bollire di nuovo
finché non si sono mescolati bene. Somministralo caldo nella quantità
che si può ingoiare con una sola sorsata, è molto efficace contro gli
umori densi e viscosi che causano la febbre. Sempre Manuel
Brudo nel suo trattato sul cibo dei febbricitanti prescrive
rimedi diversi che vanno fatti cuocere con galline o con polli, utili in
diversi tipi di febbre, come la zucca, le prugne, l’uva acerba, etc.,
che tralascio a causa della prolissità. |
¶ Gallinacea
iura salubriter bibuntur, ubi sumpti veneni suspicio est, nam alvum
subducunt, et stomachum resolventia proniorem ipsum ad vomitionem
reddunt: et venenorum acrimonias hebetant: atque meatus obstruentia,
celerem virium (veneni) penetrationem inhibent, Dioscorides: cum ad hunc
usum non tantum haec iura nominasset, sed etiam pisces praepingues,
vetustas carnes pinguesque, et quae adipe aut recenti butyro parantur.
¶ His qui toxicum biberint, iusculum pulli gallinacei pinguis
absorbendum dato postquam vomuerint, Aetius. |
¶
I brodi di pollo vengono bevuti con effetti benefici quando esiste il
sospetto che è stato ingerito un veleno, infatti fanno smuovere
l’intestino, e avendo azione liberatrice sullo stomaco lo rendono più
predisposto a vomitare: e smorzano l’effetto irritante dei veleni: e
siccome ostruiscono le vie d’accesso, inibiscono la rapida
penetrazione dei poteri devastanti (del veleno), Dioscoride:
ma aveva citato per tale impiego non solo questi brodi, ma anche i pesci
molto grassi, la carni vecchie e grasse, e quelle che vengono preparate
col grasso o col burro fresco. ¶ A coloro che hanno bevuto un veleno
venga dato da sorbire un brodino di pollo grasso dopo aver vomitato,
Ezio di Amida. |
¶ Veneficiis
ex mustela sylvestri factis, contrarium est ius gallinacei veteris large
haustum: peculiariter contra aconitum, addi parum salis oportet, Plinius[18].
Pinguis gallinae ius contra aconitum bibitur, Galenus libro 2. de
antidotis et Nicander. Dioscorides[19]
adversus idem malum {lixiviam} <lixivium>[20]
laudat cum vino et gallina {decoctam} <decoctum>. Ius salsum ex
gallina vel ansere auxiliatur illis qui coriandrum sumpserint post
vomitionem irino oleo concitatam, Dioscor.[21]
Gallinae pinguis de pectore caro cocta, vel iusculum inde potum remedio
est contra dorycnium[22],
Nicander et Dioscorides. |
¶
Contro i veleni preparati con la donnola
selvatica è efficace il brodo di gallo vecchio bevuto in abbondanza: in
particolar modo contro l’aconito
è necessario aggiungere un po’ di sale, Plinio. Il brodo di gallina
grassa lo si beve contro l’aconito, Galeno
in De antidotis libro II e Nicandro di Colofone.
Dioscoride contro lo stesso tipo di avvelenamento loda la lisciva
fatta cuocere con del vino e una gallina. Un brodo salato di gallina o
di oca, dopo aver provocato il vomito con olio di iris,
è efficace per coloro che hanno ingerito del coriandolo,
Dioscoride. La carne lessata del petto di gallina grassa, oppure berne
il brodino, rappresenta un rimedio contro il dorycnium, Nicandro
e Dioscoride. |
¶ Caro
gallinarum claritatem vocis efficit, Avicenna. Adversus exitum ani (resolutionem
vel tenesmum) pullam gallinaceam assam edito, Obscurus. Cimicum natura
contra serpentium morsus [395] et praecipue aspidum valere dicitur: item
contra venena omnia {argumentum, quod dicunt} <, argumento, quod dicant> gallinas
quo die cimices ederint, non interfici ab aspide: carnes quoque earum
percussis plurimum prodesse, Plinius[23]. |
¶
La carne delle galline rende squillante la voce, Avicenna. Per
l’orifizio anale (in caso di incontinenza o di tenesmo) mangia una
pollastra arrosto, uno sconosciuto. Si dice che i componenti delle
cimici sono efficaci contro i morsi dei serpenti e soprattutto delle
vipere: parimenti contro tutti i veleni, e ne sia prova il fatto che
dicono che le galline in quel giorno in cui hanno mangiato le cimici non
vengono uccise dalla vipera: e che anche le loro carni sono di estremo
beneficio per coloro che sono stati morsicati, Plinio. |
[1] Naturalis historia XXVII,22: Alypon cauliculus est, molli capite, non dissimile betae, acre gustu ac lentum mordensque vehementer et accendens. Alvum solvit in aqua mulsa addito sale modico. Minima potio II drachmarum, media IIII, maxima VI, eximia purgatione quibus datur e gallinaceo iure. – L’aggettivo greco álypos significa senza dolore, senza affanni; il sostantivo neutro álypon identifica la Globularia alypum.
[2] Naturalis historia XXVII,95: Lathyris folia habet multa lactucae similia, tenuiora, germina multa, in quibus semen tuniculis continetur, ut capparis, quae cum inaruere, eximuntur grana piperis magnitudine, candida, dulcia, facilia purgatu. Haec vicena in aqua pura aut mulsa pota hydropicos sanant; trahunt et bilem. Qui vehementius purgari volunt, cum folliculis ipsis sumunt ea, nam stomachum laedunt; itaque inventum est ut cum pisce aut iure gallinacei sumerentur.
[3] Naturalis historia XXV,41: Alvo quidem solvendae vel in febri decoquitur quantum manus capiat in II sextariis aquae ad dimidias; bibitur sale et melle admixto nec non cum ungula suis aut gallinaceo decocta salubrius.
[4] Naturalis historia XXII,60-61: Alterum genus, quod tricoccum appellavimus et alio nomine scorpiuron vocatur, foliis non solum minoribus, sed etiam in terram vergentibus. Semen ei est effigie scorpionis caudae, quare nomen. Vis ad omnia venenata et phalangia, sed contra scorpiones praecipue inlita. Non feriuntur habentes, et si terram surculo heliotropii circumscribat aliquis, negant scorpionem egredi, inposita vero herba aut uda omnino respersum protinus mori. Seminis grana quattuor pota quartanis prodesse dicuntur, tria vero tertianis, vel si herba ipsa ter circumlata subiciatur capiti. [61] Semen et venerem stimulat, cum melle panos discutit. Verrucas hoc utique heliotropium radicitus extrahit et excrescentia in sedibus. Spinae quoque ac lumborum sanguinem corruptum trahit inlitum semen et potum in iure gallinacei decoctum aut cum beta et lente. Cortex semine liventibus colorem reddit. Magi heliotropium in quartanis quater, in tertianis ter adligari iubent ab ipso aegro precarique eum, solutum se nodos liberatum, et iacere non exempta herba.
[5] Sommaire de toute médecine et chirurgie (1530)
[6] Lo κνίκος di Dioscoride, in latino cnicus, dovrebbe corrispondere al cartamo, Carthamus tinctorius.
[7] Camomilla, dal greco chamaímëlon, melo terrestre, mela nana, per l'affinità dell'odore con certe mele.
[8] Il riferimento è alla Mulomedicina Chironis, un trattato anonimo di veterinaria - o compilazione ippiatrica - in 10 libri del IV secolo dC circa. Mulomedicina (medicina del mulo) era il nome dato dai Romani all’arte veterinaria.
[9] Il sostantivo femminile greco mâlis, al genitivo mâlios, significa malandra, malattia dei giumenti.
[10] Vedi il lessico alla voce Ippiatri.
[11] Koutábios è assente nei lessici greci, anche in quello di Gessner. Nella traduzione degli Hippiatrica curata da Jean Ruel koutábios dovrebbe corrispondere a posteri, ma non si capisce cosa significhi: se è il cane che verrà descritto successivamente (e nessun cane viene descritto nel successivo testo di Ierocle) oppure se si tratta di un cane di poco conto, il che contrasta con galathënòs preferito da Gessner. - Veterinariae medicinae libri II - Liber I - Hierocles de malide sicca, humente, articulari, et intercute - His itaque cibos omne genus ad satietatem convenit obicere. Cremorem quoque colatae ptisanae in quo decocta sit avena, vel in eo maxime posteri canis artus incoquantur, qui pilis bene repurgatus sit, et glaber undique reddatur. Quae si non adsint, in vicem substituatur gallina, dein aqua calida prolavatur. Traduzione di Jean Ruel (Parisiis, 1530) – Per risolvere il busillis basterebbe avere a portata di mano e di portafoglio il Corpus hippiatricorum Graecorum!
[12] I messaggi di posta elettronica di Marie Josèphe Moncorgé sono sempre preziosi. Le avevo chiesto se per caso sapesse cosa fosse l’irreperibile aluiule. Il problema rimane irrisolto, nonostante mi abbia così risposto in data 8 ottobre 2005: “D'après Liliane Plouvier (historienne belge spécialisée dans l'histoire de l'alimentation), elle n'a jamais rencontré le mot aluiule, mais des orthographes voisines qui pourraient être traduites soit par aunée (Inula helenium), soit par jujube [giuggiolo]. Il s'agit d'hypothèses et non de certitudes, bien sûr. Le regimen sanitatis de Salerne dit: "Enula campana reddit praecordia sana". C'est une panacée des voies digestives. Si la recette a une inspiration arabe, elle propose plutôt la jujube, qui est laxative. À vous de juger ce qui convient le mieux (sans certitudes) pour une recette qui veut remplacer le viagra: vous avez plus de compétences médicales que moi ! – Cordialement, Marie Josèphe Moncorgé.”
[13] Naturalis historia XXIX,78: Carnibus gallinaceorum ita, ut tepebunt avulsae, adpositis venena serpentium domantur, item cerebro in vino poto. Parthi gallinae malunt cerebrum plagis inponere. Ius quoque ex iis potum praeclare medetur, et in multis aliis usibus mirabile.
[14] Naturalis historia XXX,57: Ius ex gallinaceis isdem medetur, sed veteris gallinacei vehementius salsum ius alvum ciet.
[15] Febbre con brividi: da ëpialéø = ho la febbre; ëpíalos = febbre con brividi. Per l’ubicazione di questa febbre rispetto alle altre antiche e fantasmagoriche febbri può essere utile dare uno sguardo al Lignum febrium.
[16] Febbre semiterzana, cioè di due giorni e mezzo, da hëmitritaîos pyretós: Ippocrate, Galeno. (Lorenzo Rocci) Hëmitritaîos è un aggettivo e non un sostantivo, per cui il termine latino haemitritaeo usato come sostantivo dovrebbe essere errato, visto che oltretutto è seguito da un aggettivo al femminile: phlegmaticae. A questo termine semigreco è quindi sottinteso pyretós. - Io non ho letto il relativo testo dei due medici greci, ma propenderei per una febbre che dura un giorno e mezzo. Il significato di febbre terzana e quartana, caratteristiche della malaria, non è che queste febbri durano rispettivamente tre e quattro giorni, ma che compaiono ogni terzo giorno (un giorno di febbre, uno di apiressia, uno di febbre) oppure ogni quarto giorno (febbre, due giorni di apiressia, febbre). Nel XXI secolo non ho mai sentito parlare di febbre semiterzana. Nel mio frondosissimo e antico Lignum febrium - appeso a una parete della scala – la sequenza, a partire dal tronco febris è la seguente:– putrida - intermittens_discreta – periodica che si triforca nei rami quartana, quotidiana, terciana. Dal ramo terciana si stacca il ramoscello hemitriteus che si intreccia a formare un’aureola con una febbre quotidiana che si stacca da un’altra suddivisione del ramo putrida. L’hepiala è il rametto terminale di questa seconda quotidiana. Avete ragione! Per capirci qualcosa, date uno sguardo all’intricatissimo Lignum febrium.
[17] Camomilla, dal greco chamaímëlon, melo terrestre, mela nana, per l'affinità dell'odore con certe mele.
[18] Naturalis historia XXIX,103: Veneficiis ex mustela silvestri factis contrarium est ius gallinacei veteris large haustum; peculiariter contra aconita addi parum salis oportet.
[19] VI,7 in Pierandrea Mattioli Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Materia Medica, 1554.
[20] La lisciva nel latino del 1500 doveva essere un vocabolo femminile, come attestato anche nel testo di Pierandrea Mattioli – e quindi di Jean Ruel: [...] lixiviaque cum gallina, et vino decocta [...].
[21] VI,9 in Pierandrea Mattioli Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Materia Medica, 1554.
[22] Difficile identificare questa pianta anche per Pierandrea Mattioli. Il nome deriva dal greco δόρυ che significa fusto di albero, lancia, e pare fosse il veleno in cui si intingevano le punte delle lance. Dioscoride ne parla in IV,70 e dice che veniva anche chiamato halicacabon, che era l’alchechengi. Ma l’alchechengi non è velenoso. – Per Nicandro in Alexipharmaca equivaleva alla melissa - μελισσόφυλλον, foglia per le api – anch’essa non velenosa.
[23] Naturalis historia XXIX,61: [...] cimicum, animalis foedissimi et dictu quoque fastidiendi, natura contra serpentium morsus et praecipue aspidum valere dicitur, item contra venena omnia, argumento, quod dicant gallinas, quo die ederint, non interfici ab aspide, carnesque earum percussis plurimum prodesse.