Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Lac
Gallinaceum ὀρνίθων
γάλα, dicitur in
opulentos, et quibus quidvis rerum suppeditat, ut copiae cornu, aut
dicitur de raris inventu, atque ob id pretiosis, ut sit hyperbole
significans nihil omnino deesse. Plinius in praefatione historiae mundi,
irridens Graecorum deliciosas quasdam, et magnificas inscriptiones. {Cerion} <Cerium – Κηρίον>[1], inquit, inscripserunt,
quod volebant intelligi favum, alii κέρας
Ἀμαλθείας,
quod copiae cornu, velut lactis Gallinacei sperare possis in volumine
haustum. Meminit
eiusdem Aristophanes[2]. Ἐγὼ γὰρ
οὐδ’ἂν
ὀρνίθων γάλα Ἀντὶ τοῦ
βίου λάβοιμ’ἂν
οὗ με νῦν
ἀποστερεῖς,
id est. Non
lac Hercule Gallinaceum Hacce
pro vita capiam, quam mi adimis in praesentia. Eustathius[3]
citat hoc adagium ex Anaxagorae {fabula} <Physicis>[4],
cui titulus Ὠά. |
Orníthøn
gála, latte di galline, si dice nei confronti dei ricchi e per coloro ai
quali qualsiasi cosa è sovrabbondante, come la cornucopia, oppure si dice di cose che si trovano raramente, e per questo
preziose, come se fosse un’iperbole che sta
a significare che non manca assolutamente nulla. Plinio, nella
prefazione alla storia del mondo, deridendo alcuni deliziosi e
meravigliosi titoli dei Greci dice: Diedero
il titolo di këríon perché volevano intendere il favo del miele, altri kéras
Amaltheías - il corno
della capra Amaltea - che è la cornucopia, tanto da farti sperare che
in quel libro potrai bere latte di gallina.
Aristofane ha fatto menzione della stessa cosa: Egø
gàr oud’àn orníthøn gála Antì
toû bíou láboim’àn oû me nûn apostereîs, cioè: Per
Ercole, non prenderò latte di gallina per
questa vita, che adesso mi togli. Eustazio
cita dall'opera Sulla natura di Anassagora questo adagio, il
cui titolo è Øá, Le uova. |
Legitur
et aliud apud eundem Aristophanem[5]
hoc modo: Δώσομεν ὑμῖν | Ἀυτοῖς, παισί, παίδων παισίν | Πλουθυγίειαν, εὐδαιμονίαν, | Βίον, εἰρήνην, νεότητα, γέλωτα, | Χορούς, θαλίας, γάλατ’ὀρνίθων. | Ὤστε παρέσται ὑμῖν κοπιᾷν | Ὑπὸ τῶν ἀγαθῶν.
id est. Dabimus vobis ipsis, filiis, filiorum filiis, Opulentiam bonae valetudinis, Felicitatem, facultates, pacem, Iuventam,
risum, choros, Festa,
Lac Gallinarum, Ut
sitis prae bonorum copia laboraturi. |
Se
ne legge anche un altro sempre in Aristofane che suona così: Døsomen
hymîn Autoîs,
paisí, paídøn paisín Plouthygíeian,
eudaimonían, Bíon,
eirënën, neótëta, géløta, Choroús,
thalías, gálat'orníthøn. Øste paréstai hymîn kopiâin Hypò
tôn agathôn. cioè: Daremo
a voi stessi, ai figli, ai figli dei figli, un’abbondanza
di condizioni di buona salute, felicità,
ricchezze, pace, giovinezza,
riso, danze, giorni
di festa, latte di galline, affinché
vi stufiate per l’abbondanza di cose buone. |
Strabo[6]
Samiorum agros, quod omnium rerum ampliter feraces essent, extollens,
illud vulgo de illis iactatum esse addit, quod lac etiam ferrent
Gallinaceum, testaturque hoc adagium apud Menandrum[7]
Comicum inveniri. |
Strabone,
nel lodare i campi degli abitanti dell’isola di Samo in quanto erano
estremamente fruttiferi di ogni sorta di prodotto, aggiunge quello di
cui in proposito comunemente ci si vantava, e cioè che producevano
anche latte di gallina, ed esiste testimonianza che questo adagio lo si
ritrova anche nel commediografo Menandro. |
Athenaeus[8] ex mediae {comaediae} <comoediae> scriptore quodam Mnesimacho Senarios hos adducit. Καὶ τὸ λεγόμενον, | Σπανιώτερον πάρεστιν ὀρνίθων γάλα, | Καὶ φασιανός ἀποτετιλμένος καλῶς. id est. Lac suppetit res rara Gallinaceum, ac Plumis revulsis Phasianus adprobe. Et
rursum eodem libro adducit ex {Numenio} <Nicandro>[9]. Ἠδ’ὅπερ
ὄρνιθος
καλέεται
γάλα, id est. Atque
quod Gallinae dicitur Lac. Alibi
etiam Aristophanes[10] Pisthetaerum Herculi
loquentem inducit ita. Καταστήσω
σ’ἐγὼ |
Τύραννον,
ὀρνίθων
παρέξω σοι
γάλα.[11] |
Ateneo
riporta questi senari tratti da Mnesimaco, uno scrittore della commedia
di mezzo: Kaì
tò legómenon, Spaniøteron
párestin orníthøn gála, Kaì phasianós apotetilménos kalôs. cioè: <E
per usare una frase fatta,> Come
cosa rara basta il latte di gallina, e
un fagiano dalle piume strappate molto bene. E
ancora nello stesso libro riporta da Nicandro - non da Numenio di
Eraclea: Ëd’hóper
órnithos kaléetai gála, cioè: Anche
quello che viene detto latte di gallina. Anche
in un’altra composizione Aristofane fa dire a Pistetero - Gabbacompagno
- rivolto a Ercole queste parole: Katastësø
s'egø | Týrannon, orníthøn paréxø soi gála, Io
ti renderò signore assoluto, ti darò latte di galline. |
Ubi[12]
Scholiastes hoc proverbium locum habere ait in iis, qui admodum
fortunati sunt, et nihil non possident, ita ut etiam circa res
impossibiles aliquid lucrentur. Etenim nequit fieri, ut unquam lac e
Gallinis habeatur. At fortunati homines id quoque, si voluerint,
comparare sibi possunt. Meminit
et Suidas<.>
Βούλοιντο μὲν ἂν καὶ τῶν ὀρνίθων γάλα παραχεῖν,
<Synesius in epistolis.>[13] |
A
questo proposito lo scoliaste di Aristofane dice che questo proverbio
si attaglia a coloro che sono molto fortunati e posseggono tutto, tanto
da riuscire a ricavare qualcosa da cose impossibili. E infatti non può
mai accadere che si riesca a ottenere latte dalle galline. Ma gli uomini
fortunati, se lo volessero, possono procurarsi anche questo. Lo ricorda
anche il lessico Suida. Boúlointo mèn àn kaì orníthøn gála
paracheîn, Se infatti volevano versare sopra anche il latte di
galline, Sinesio di Cirene nelle epistole. |
Cum
vero in harum alitum ovis magis, quam in aliis eluceant, quae passim de
ovis ab authoribus tradita sunt, itaque et proverbia, quae ab ovis
proferuntur, hoc loco subijcere placuit, ne lector studiosissimus ulla
re, quae avium historiam illustrare, amplificare, ac explicare possit,
defraudetur. Ὠόν κολλήεις
(si recte
legitur, malim κολλᾷς)
id est, ovum
glutino compingis. Refertur a
Diogeniano[14]. Ridicule laborat, qui
fractum ovi putamen glutino sarcire, et coagmentare conetur. Dicetur in
eos, qui frustra ex impossibilibus possibilia reddere conantur, quales
sunt, quos vulgus alchymistas appellat, qui nimirum ex iis, quae aurum
non sunt, aurum facere elaborantes, aurum, quod ante possidebant, et
oleum, et operam perdunt. Ab ovo usque ad mala proverbiali figura dixit
Horatius[15],
pro eo, quod est, ab initio convivii usque ad finem. Ait autem. Si
collibuisset ab ovo Usque
ad mala citaret{, lo} <io> Bacche modo summa Voce,
modo hac resonat quae chordis quatuor ima. |
Siccome
le notizie che qua e là sono state tramandate dagli autori a proposito
delle uova spiccano più per le uova di questi volatili rispetto alle
altre, mi è pertanto sembrato opportuno collocare in questo punto anche
i proverbi che prendono origine dalle uova, affinché il lettore non
venga privato di nulla che sia in grado di illustrare, ampliare e
spiegare la ricerca sugli uccelli. Øón
kollëeis (se
è riportato in modo esatto, preferirei kollâis),
cioè, Saldi l'uovo con la colla. Viene riferito da Diogeniano di
Eraclea. Si dà da fare in modo ridicolo colui che tentasse di
rappezzare e ricongiungere con della colla un guscio d’uovo che si è
rotto. Si potrà dire nei confronti di coloro che inutilmente si
sforzano di ottenere cose possibili da cose impossibili, come sono
quelli che la gente comune chiama alchimisti, i quali appunto,
applicandosi per ottenere dell’oro da quelle cose che oro non sono,
perdono l’oro che prima possedevano, e l’olio, e la fatica -
sprecano tempo ed energie. Dall’uovo alle mele -
dall’antipasto alla frutta - ha detto Orazio in modo figurato sotto
forma di proverbio per indicare dall’inizio alla fine di un banchetto.
Infatti dice: Se
gli fosse andato a genio avrebbe
intonato dall’uovo alle mele “evviva Bacco”, ora con tutta la
voce che possiede, ora
con questa nota più bassa che risuona con il tetracordo. |
Antiquitus
etenim caenam ab ovis auspicabantur, malis finiebant. Nos ab acetariis
ordimur, at saltem in eo cum illis convenimus, quod malis, aut {pyris}
<piris> eam finiamus. Erit
venustius, si longius trahatur, ab ovo usque ad mala: id est, toto
colloquio, tota navigatione, [275] aut toto opere. |
E
infatti anticamente iniziavano il pranzo con le uova e finivano con le
mele. Noi partiamo dall’insalata condita con aceto, ma perlomeno ci
troviamo d’accordo con loro in quanto lo terminiamo con le mele o le
pere. Sarà più bello se la si tira più in lungo, dall’uovo alle
mele: cioè, per tutta la conversazione, per tutta la navigazione, o per
tutta l’attività. |
[1] Këríon in greco significa favo. Gli corrisponde il latino cerium usato da Plinio nel senso di foruncolosi, vespaio. Naturalis historia, Praefatio, 24: Inscriptionis apud Graecos mira felicitas: këríon inscripsere, quod volebant intellegi favum, alii kéras Amaltheías, quod copiae cornu, ut vel lactis gallinacei sperare possis in volumine haustum;[...] § Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pagina 457: Plinius in praefatione historiae mundi, irridens Graecorum deliciosas quasdam et magnificas inscriptiones: Cerion (inquit) inscripsere, quod volebant intelligi favum: alii kéras amaltheías, quod copiae cornu, velut lactis gallinacei sperare possis in volumine haustum.
[2] Le vespe, 508-509. (Aldrovandi & Lind) - Conrad Gessner pare suggerire che la fonte sia Gli Acarnesi di Aristofane. Historia Animalium III (1555), pag. 457: Aristophanes in Vespis, (in Acharnensibus,) id est, Non lac hercle gallinaceum, Hacce pro vita capiam, quam mi adimis in praesentia. - Ma il suggerimento di Gessner è errato.
[3] In Odyss. 4. (Aldrovandi)
[4] Conrad Gessner Historia animalium III (1555) pagina 457: Eustathius in quartum Odysseae, citat hoc adagium ex Anaxagorae fabula, cui titulus Ὠά, (decipitur Erasmus, aut Eustathius ex quo citat: lege, Anaxagorae Physicis.) § Aldrovandi non è stato colto da alcun dubbio sulla correttezza della citazione di Eustazio, ma noi stavolta vogliamo credere a Gessner, per cui si emenda la fabula di Anassagora con Physicis, la sua opera Sulla natura.
[5] In Avibus (Aldrovandi) - Gli uccelli 729-735.
[6] Lib. 14 (Aldrovandi) - Geografia XIV.
[7] Aldrovandi colloca un rimando per il riferimento alla commedia di Menandro e poi non dà alcuna indicazione. Si può presumere che dei campi di Samo produttori anche di latte di gallina si parli nella commedia Donna di Samo, di cui ci è giunta l’ultima parte.
[8] L. 9 Deipnosoph. (Aldrovandi) - Deipnosophistaí IX,37,387b.
[9] Deipnosophistaí IX,12,371c. § Il verso non è dovuto a Numenio di Eraclea, bensì a Nicandro di Colofone ed è contenuto nel II libro delle Georgiche. Ciò è possibile affermarlo con certezza dall'edizione dei Dipnosofisti di Teubner (recensuit Georgius Kaibel, 1888 – Teubner, Stuttgard, 1985). Lo scambio di persone è dovuto anche stavolta a Erasmo da Rotterdam. Gessner ha dedotto l'errore da Erasmo ma lo cita come fonte e gli presta fede. Aldrovandi invece omette la fonte, tant'è che non potremmo accusare Erasmo di questo ennesimo misfatto e solo un colpo di fortuna ha potuto risolvere il qui pro quo che altrimenti sarebbe rimasto un busillis. § Questo verso di Nicandro nell'edizione di Teubner è reperible nella biografia di Numenio di Eraclea. § Conrad Gessner Historia animalium III (1555) pagina 457: Rursum lib. 9. adducit ex Numenio, Ἠδ’ὅπερ ὄρνιθος καλέεται γάλα. id est Atque quod gallinae dicitur lac, Erasmus. § Credo non valga la pena andare a scandagliare Erasmo. Mi fido di Teubner, il quale riporta κλέεται invece di καλέεται.
[10] In Avib. (Aldrovandi) - Gli uccelli 1672-1673.
[11] Gessner non dà la traduzione latina dei versi di Aristofane e Aldrovandi ovviamente non si spreme per fornircela. § Conrad Gessner Historia animalium III (1555) pagina 457: Καταστήσω σ’ἐγὼ | Τύραννον, ὀρνίθων παρέξω σοι γάλα, Pisthetaerus Herculi in Avibus Aristophanis.
[12] Aldrovandi non dà referenze. Dovrebbe trattarsi di Gli Acarnesi di Aristofane, come si può desumere da Conrad Gessner Historia animalium III (1555) pagina 457: Scholiastes Aristoph. in Acharn. hoc proverbium locum habere ait in iis qui admodum fortunati sunt, et nihil non possident, ita ut etiam circa res impossibiles aliquid lucrentur, impossibile enim est ut unquam lac e gallinis habeatur. at fortunati homines id quoque si voluerunt comparare sibi possunt. Meminit et Suidas. – Trattandosi di un'annotazione del commentatore di Aristofane, credo sia logico il fatto che una mia ricerca elettronica nel testo de Gli Acarnesi tradotto da Ettore Romagnoli abbia dato un risultato negativo sia per latte che per gallina.
[13] Come al solito Aldrovandi vorrebbe farci scervellare mandandoci al lessico Suida in quanto decurta la sua fonte rappresentata da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 457: Βούλοιντο μὲν ἂν καὶ τῶν ὀρνίθων γάλα παραχεῖν, Synesius in epistolis.
[14] Diogenianus: He has a proverb slightly different from the one quoted by Aldrovandi: “You pluck an egg (oon tilleis).” Corpus Paroemiographorum Graecorum, I, 187; II, 258. I can find no proverb such as Aldrovandi’s. (Lind, 1963) - La fonte di Aldrovandi dovrebbe essere Gessner il quale si è appoggiato a Erasmo da Rotterdam. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 457: Ovum adglutinas, Øón kollëeis, (si recte legitur. malim kollâis,) id est, Ovum glutino compingis. refertur a Diogeniano. Ridicule laborat, qui fractum ovi putamen glutino farcire et coagmentare conetur, Erasmus. § Tutto il testo, compreso Diogeniano, provengono dagli Adagia (1550) di Erasmo. Il proverbio appartiene alla Chilias I Centuria IV e reca il numero 67.
[15] Serm. Sat. (Aldrovandi) - Satirae I,3,6-8: [...] si conlibuisset, ab ovo | usque ad mala citaret 'io Bacche' modo summa | voce, modo hac, resonat quae chordis quattuor ima.