Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallo Gallinaceo

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Membrana gallinarum tosta et data in oleo ac sale, coeliacorum dolores mulcet. abstinere autem frugibus ante et gallinam et hominem oportet, Plinius[1]. Membrana quae est in ventriculo gallinae siccata et trita, et cum vino austero potui ieiuno coeliaco data, medetur: ita ut ipsa gallina prius vel biduo abstineatur a cibo, et qui potionem accepturus est, ante diem frugi sit, et non coenet, Marcellus. Nicolaus Myrepsus dysentericam quandam potionem laudatam describit, in qua membrana haec cum caeteris miscetur. Membranam e ventriculo gallinacei aridam: vel, si recens sit, tostam, utiliter contra calculos bibi traditur, Plinius[2]. Cum vino pota calculos frangit et per urinam eijcit, Constantinus. Celebrant quidam inter calculi remedia gallinacei ventris interiorem membranam, Alex. Benedictus. Fieri quidem potest ut aliqui huic membranae vim calculos dissolvendi inesse sibi persuaserint, ex eo quod gallinae etiam lapillos concoquere vulgo credantur, ut Dioscorides[3] etiam credidit. Ego quoniam experientiam huius effectus hactenus nullam audivi, nec rationem aliquam qua id effici possit video, assensionem meam adhuc cohibeo. De ventriculo galli interior pellicula in vino missa et siccata ac trita cum sale, posita (pota) cum vino vel condito, nephriticos perfecte sanat, Kiranides.

La membrana delle galline, arrostita e somministrata con olio e sale, mitiga i dolori dei sofferenti d’intestino. Prima è necessario che tanto la gallina che la persona si astengano dai cereali, Plinio. La membrana che si trova nello stomaco della gallina, essiccata e tritata, data da bere con del vino secco a digiuno a chi soffre di dolori intestinali, fa guarire: ma la gallina deve prima astenersi per almeno due giorni dal cibo, e chi sta per ricevere la pozione il giorno prima deve essere frugale e non deve cenare, Marcello Empirico. Nicolaus Myrepsus riferisce una decantata pozione contro la dissenteria, in cui questa membrana viene mischiata ad altri ingredienti. Si tramanda che contro i calcoli viene bevuta con successo la membrana dello stomaco di pollo fatta seccare, oppure arrostita se fosse fresca, Plinio. Bevuta con del vino frantuma i calcoli e li fa eliminare attraverso l’urina, Costantino Africano. Alcuni tra i rimedi per la calcolosi decantano la membrana interna dello stomaco di pollo, Alessandro Benedetti. In realtà può darsi che alcuni si siano convinti che questa membrana possiede la facoltà di dissolvere i calcoli in quanto da parte della gente comune le galline vengono ritenute capaci di digerire anche le pietruzze, come ha creduto anche Dioscoride. Siccome sinora non ho sentito parlare di alcuna esperienza relativa a questo potere né intravedo alcun motivo per cui ciò possa verificarsi, per ora metto un freno nel dare il mio assenso. La membrana interna dello stomaco del gallo messa in vino ed essiccata e tritata con del sale, messa insieme (bevuta) con del vino o con del vino aromatizzato con pepe e miele, fa guarire perfettamente i nefritici, Kiranide.

Ad sistendam exuberantiam mictionis: Accipe pelliculas quae sunt in ventre gallinarum: de quibus in Sole siccatis drachmam miscebis cum thure masculo, glande sicca, balaustiis, galla, ana 3. iii. Trita omnia melle rosato excipies, et ex frigida propinabis ieiuno, Galenus Euporiston 2.133. Ad involontarium mictum in stratis: Galli guttur ustum ligulae mensura ieiuno ex aqua propinato, Galenus Euporiston 2. 76. Et rursus, Gallinae gulam (γούλαν) pariter cum gutture, ure, et tere diligentissime, ac ex vino vetere propina, Euporiston 3. 238. Idem remedium Rasis e crista galli[4] promittit. In Germanico quodam codice manuscripto invenio hasce membranas tritas utiliter bibi contra stranguriam.

Per far cessare la minzione eccessiva: Prendi le membrane che si trovano nello stomaco delle galline: e dopo averle essiccate al sole ne mischierai una dracma [3,41 g] a tre dracme ognuno di incenso migliore, di ghianda secca, di fiori di melograno e di noce di galla. Dopo aver tritato tutti questi ingredienti li metterai in miele rosato e li somministrerai a digiuno in acqua fredda, Galeno – Oribasio - in Euporista II,133. Contro la nicturia involontaria a letto: somministra a digiuno in acqua un cucchiaio di gozzo incenerito di gallo, Galeno in Euporista II,76. E ancora, riduci in cenere la gola (goúlan) di una gallina insieme al gozzo, e trita molto ma molto bene, e somministra con vino vecchio, Euporista III,238. Razi garantisce lo stesso rimedio con una cresta di gallo. In un codice manoscritto tedesco trovo che queste membrane tritate vengono bevute con profitto per combattere la stranguria.

¶ Adversus abortum: Suffiatur primo mulier cum filato primo cocto: deinde accipiat grassilum gallinae, et pelliculam ventriculi qua cibus continetur discutiat lavetque et modice coctam in prunis comedat, vel pollinem tritarum bibat, idque faciat per plures dies: experimento constat, Author additionum Breviarii Arnoldi Villanov. apparet autem verba quaedam inter haec aut corrupta aut barbara esse.

¶ Contro l’aborto: In primo luogo la donna deve essere esposta a vapori caldi insieme al primo filato cotto: quindi prenda del grassilum - un po’ di grasso - di gallina, e riduca a pezzetti la membrana dello stomaco in cui è contenuto il cibo e la lavi e la mangi dopo averla scottata sulla brace, oppure beva il fior di farina delle trite,  e faccia ciò per parecchi giorni: si basa su una sperimentazione, l’autore delle aggiunte al Breviarium practicae medicinae di Arnoldo da Villanova. Ma è evidente che alcune di queste parole sono o corrotte oppure straniere.

¶ In libro quodam manuscripto invenio hanc pelliculam de ventriculo capi utiliter tritam fistulis prius mortificatis inspergi.

¶ In un libro manoscritto trovo che questa membrana dello stomaco di cappone dopo essere stata tritata viene applicata con successo su fistole fatte prima affievolire.

¶ Ileo resistit gallinaceorum iecur assum cum ventriculi membrana, quae abiici solet, inveterata, admixto papaveris succo. alii recentem torrent ex vino bibendam. Hepar gallinae tritum, et cum hordei farina et aqua emplastri modo impositum, podagricis prodest, Kiranides.

Contro l’occlusione intestinale è efficace il fegato dei polli fatto arrostire con la membrana dello stomaco fatta invecchiare, quella che abitualmente si getta via, mescolandoci del succo di papavero. Altri fanno arrostire quella fresca, che va bevuta con vino. Il fegato di gallina, tritato e applicato come empiastro insieme a farina di orzo e acqua, giova ai gottosi, Kiranide.

¶ Gallinarum et perdicum fella ad medicinae usum caeteris praestant, Galenus. Fel efficacissimum creditur scorpii et callionymi piscium, marinaeque testudinis et hyaenae[5]: perdicis item et aquilae, gallinaeque albae, Dioscorides[6].

¶ La bile delle galline e delle pernici usata come medicina è superiore a tutti gli altri tipi di bile, Galeno. Inoltre è ritenuta molto efficace la bile dei pesci scorfano e lucerna, e della testuggine di mare e della iena: parimenti quella della pernice, dell’aquila e di una gallina bianca, Dioscoride.

¶ Fel gallinae maculas in corpore illitum aufert, Rasis. Apud Galenum de composit. sec. locos, miscetur medicamentis liquidis ocularibus Asclepiadae, ad ficosas eminentias, ac omnem exuberantiam carnis seu callum. Fel quorundam animalium laudatur a medicis ad visum acuendum, et principium suffusionis discutiendum, ut callionymi et scorpii piscium, gallinae, etc. Idem de simplic. 10. Galli gallinacei, maxime albi, fel ex aqua dilutum, et inunctione adhibitum, leucomata oculorum et hypochyses sanat, et aciem luminum confirmat, Marcellus. Galenus libro 4. de compos. sec. loc. medicamento liquido cuidam ad oculos suffusos, alios galli fel, alios aliud adiecisse scribit. Ad suffusionem admirabile quod ilico visum restituit: Muris sanguinem, et galli fel, et muliebre lac aequis ponderibus misce, et bene subactis utere. probatum est enim, et magnifice profuit, Idem Euporiston 3. 16. Ulcera oculorum et albugines felle galli inungito, Idem Euporiston 2. 99.

¶ La bile di gallina spalmata sul corpo fa scomparire le chiazze, Razi. In Galeno, nel De compositione medicamentorum secundum locos, essa viene mescolata ai colliri liquidi di Asclepiade il Giovane contro le tumefazioni ulcerate e qualsiasi protuberanza della carne, o callo. La bile di alcuni animali viene lodata dai medici per acuire la capacità visiva e per far regredire un inizio di cataratta, come quella dei pesci lucerna e scorfano, della gallina etc., ancora Galeno nel X libro del De simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus. La bile di un gallo, soprattutto bianco, diluita in acqua e usata come collirio, fa guarire i leucomi degli occhi - ovviamente! - e le cataratte, e rafforza l’acutezza visiva, Marcello Empirico. Galeno nel IV libro del De compositione medicamentorum secundum locos scrive che a un medicamento liquido contro la cataratta alcuni hanno unito della bile di gallo, e altri qualcos’altro. Un preparato strabiliante contro la cataratta, in quanto fa tornare di colpo la vista: Mescola in parti uguali sangue di topo, bile di gallo e latte di donna, e servitene dopo averli miscelati per bene. Infatti è stato sperimentato, e ha giovato in modo meraviglioso, sempre Galeno – Oribasio - in Euporista III,16. Applica sulle ulcerazioni oculari e sui leucomi della bile di gallo, sempre Galeno in Euporista II,99.

Fel quoque de gallo mollitum simplice[7] lympha | Exacuit puros dempta caligine visus, Serenus. Fel galli cum succo chelidoniae herbae et melle illitum, visum acuit perfecte, Kiranides. Gallinaceo felli vis alligato (malim, illito: vel, ad caligationes, ut et aquilino sicut proxime dixerat) ad argema, et ad albugines ex aqua diluto, (aut supra forsan recte, hic vero pro diluto legendum aut saltem subintelligendum illito.) item ad suffusiones oculorum, maxime candidi gallinacei, Plinius[8]. Et rursus cum fimum ruf{f}um gallin. lusciosis illini dixisset, subdit[9]: Laudant et gallinae fel, sed praecipue adipem contra pustulas in pupillis. Fellis gallinacei, vel vulturini, quod longe magis prodest, scrupulum, et mellis optimi unciam, bene trita coniunges, atque in pyxide cuprea habebis, et opportune ad inungendum uteris, hoc nihil potentius caliginem relevat, Marcellus.

Anche la bile di gallo ammorbidita con acqua pura e semplice | Acuisce la vista di occhi resi limpidi dopo averne rimosso l’offuscamento, Sereno Sammonico. La bile di gallo applicata con succo di erba chelidonia e miele fa aguzzare la vista in modo perfetto, Kiranide. La bile di gallo diluita in acqua e applicata con un bendaggio è efficace contro le chiazze bianche della cornea e i leucomi (preferirei spalmata; oppure, come aveva appena detto, contro gli oscuramenti della vista, come si comporta anche quella di aquila) (o forse prima si è espresso in modo corretto, ma qui, al posto di diluita, bisogna leggere, o perlomeno sottintendere, spalmata), parimenti contro le cataratte, soprattutto se è di un gallo bianco, Plinio.  E ancora, dopo aver detto di applicare a coloro che soffrono di nictalopia dello sterco rossiccio di pollo, aggiunge: Lodano anche la bile di gallina, ma soprattutto il grasso contro le vescichette in sede pupillare. Unirai uno scrupolo [1,13 g] di bile di pollo, o di avvoltoio, in quanto è più efficace, e un’oncia [27,28 g] di ottimo miele, ben stemperati, e li conserverai in un vasetto di rame e te ne servirai al momento opportuno per fare delle applicazioni,  nulla è più potente di questo preparato nell’attenuare l’offuscamento della vista, Marcello Empirico.

¶ Aetius illos qui re Venerea uti non possunt inter caetera gallorum testiculos esitare consulit. Galli testes cum vino poti Venerem ir<r>itant, et bonam habitudinem praestant, Kiranides. Gallinaceorum testes subinde si a conceptu edat mulier, mares in utero fieri dicuntur, Plinius[10]. Ad involuntarium urinae exitum in stratis: Galli testem ustum edendum apponito, Galenus Euporiston 3. 257.

¶ Ezio di Amida a coloro che sono sessualmente impotenti prescrive tra le altre cose di mangiare dei testicoli di gallo. I testicoli di gallo bevuti con del vino eccitano sessualmente e procurano un benessere fisico, Kiranide. Se una donna appena dopo aver concepito mangia dei testicoli di gallo, si dice che in utero si generano dei maschi, Plinio. Contro l’involontaria emissione di urina nel letto: dà da mangiare un testicolo abbrustolito di gallo, Galeno – Oribasio - in Euporista III,257.


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[1] Naturalis historia XXX,58: Membrana gallinarum tosta et data in oleo ac sale coeliacorum dolores mulcet — abstineri autem frugibus ante et gallinam et hominem oporteat —, fimum columbarium tostum potumque. – Non si emenda il testo di Gessner con oporteat, anche se Plinio con oporteat esprimeva una prescrizione che non era rigida e imperativa come viene invece formulata da oportet.

[2] Naturalis historia XXX,67: [...] item membranam e ventriculo gallinacei aridam vel, si recens sit, tostam, fimum quoque palumbinum in faba sumi contra calculos et alias difficultates vesicae, [...].

[3] Salvo leggere tutto quanto il testo di Dioscoride nelle svariate edizioni, nonostante un accanimento e una perseveranza da certosino mi è risultato impossibile localizzare questa affermazione di Dioscoride riferita anche da Aldrovandi (che credo l’abbia copiata da Gessner) e che suona più ampia in Gessner a pag. 383: Gallinae calida natura praeditae sunt. nam et venena conficiunt, et aridissima quaeque semina consumunt. et nonnunquam arenas lapillosque ingluvie sua devoratos dissolvunt, Dioscor. – Dioscoride può benissimo aver affermato tutto ciò, oppure si tratta di un’erronea citazione di Gessner (evento assai raro!) ripresa pedissequamente da Aldrovandi.

[4] Lo so che la differenza tra la cresta di un gallo e quella di una gallina non dovrebbe essere causa di insuccesso terapeutico, ma ciascuno di noi, quando è malato, va alla ricerca del meglio. È necessario recuperare il testo originale di Razi. Infatti ne vengono date due versioni. A pag. 396: Gallinae cristam aridam da in cibo ei qui mingit in lecto nescienti: curabitur, Rasis. – Qui: Idem remedium Rasis e crista galli promittit.

[5] Plinio Naturalis historia XXXII,154: Et hyaenam piscem vidi in Aenaria insula captum.

[6] De materia medica II,71.

[7] Anche nel web si riscontra simplice, per cui non si procede a emendare con simplici. - Liber medicinalis - Oculorum dolori mitigando - Fel quoque de gallo mollitum simplice lympha | exacuit puros dempta caligine visus.

[8] Naturalis historia XXIX,123: Eadem vis est et in vulturino felle cum porri suco et melle exiguo, item in gallinacei felle ad argema et albugines ex aqua diluto, item suffusiones oculorum, maxime candidi gallinacei. Fimum quoque gallinaceorum, dumtaxat rubrum, lusciosis inlini monstrant. – Probabilmente la tortuosa disquisizione di Gessner – scatenata da un alligato non presente in Plinio, bensì in altre citazioni - è del tutto corretta, ma tradurla altrettanto correttamente e senza tortuosità richiederebbe una lunghissima meditazione, che oltretutto ci ripagherebbe assai poco dal punto di vista terapeutico. Già! è facile dirlo! Perché oggi – nel XXI secolo - abbiamo i trapianti di cornea, e la cataratta viene operata con esiti più che soddisfacenti!

[9] Naturalis historia XXIX,124: Laudant et gallinae fel et praecipue adipem contra pusulas in pupillis, nec scilicet eius rei gratia saginant.

[10] Naturalis historia XXX,123: Gallinaceorum testes si subinde a conceptu edat mulier, mares in utero fieri dicuntur.