Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallo Gallinaceo
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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¶ Gallus
insilit, Ἀλεκτρυών
ἐπιπηδᾷ.
ubi quis semel victus redintegrat certamen. a gallorum
certaminibus sumptum. Nam is huic animanti mos est ut ad pugnam assiliat,
quo magis laedat calcaribus suis in hunc usum a natura affixis, Erasmus.[1]
¶ Philippi gallus, Φιλίππου
ἀλεκτρυών.
hoc dictitari consuevit, ubi quis de levi quopiam facinore,
perinde ut maximo sese iactaret. Nam Alectryon dux quidam erat Philippi
regis, quem Chares Atheniensis confecit. Apparet autem Charetem[2]
hunc huius facti, nimium crebro, nimisque insolenter apud populum
Atheniensem verba facere solitum, ut hinc vulgo sit usurpatum.
Recensetur apud Zenodotum, Erasmus[3].
Vide etiam supra inter Propria. Φιλίππου
ἀλεκτρυών, ἐπὶ τῶν ἐν μικροῖς κατορθώμασιν ἀλαζονευομένων{,}<.>
Domi pugnans more galli, Ἐνδομάχας
ἅτ'ἀλέκτωρ.
In eum qui semper domi desidens, non audet vel in bellum, vel in
certamina proficisci foras. Nam hoc animal pugnacissimum quidem est, sed
domi. Ita quidem interpretes Pindari: sed addubito tamen an scriptum sit
ἐνδομύχας,
id est domi abditus. (ego ἐνδομάχας
ab intestinis pugnis recte scribi non dubito.) ἐνδομάχης
dictio nove composita ab ἐντός et μάχομαι.
Haerebit in istos qui domi perpetuo rixantur, quum foris sint
placidissimis moribus. Convenit cum eo quod alibi diximus, Domi leones,
Erasmus[4].
Vide supra inter Propria[5]. |
¶
Il gallo assale, Alektryøn epipëdâi. Quando uno è stato vinto una volta,
riprende il combattimento. Desunto dai combattimenti dei galli. Infatti
questo animale ha un comportamento tale per cui si lancia in
combattimento in modo da poter maggiormente ferire con i suoi speroni
che la natura gli ha applicato a questo scopo, Erasmo da Rotterdam. ¶
Il gallo di Filippo, Philíppou
alektryøn. È diventata
una consuetudine ripetere questa locuzione quando qualcuno si vantava di
un'impresa di poco conto come se fosse di enorme importanza. Infatti
Alectryon era un condottiero del re Filippo II e Carete
l'Ateniese lo
uccise. Sembra infatti che questo Carete fosse solito parlare al popolo
ateniese troppo spesso e in modo troppo insolente di questo fatto, tanto
da diventare di uso corrente. Viene disquisito in Zenodoto, Erasmo.
Vedi anche prima – pag. 404 – tra i nomi propri. Philíppou
alektryøn, epí tôn en mikroîs
katorthømasin alazoneuoménøn.
- Il gallo di Filippo, a
proposito di coloro che si vantano di piccoli successi.
Combatte in casa come un gallo, Endomáchas
hat'aléktør - Battagliero
in casa come un gallo. Per
colui che rimanendo sempre in casa non ha l'ardire di uscirsene fuori
per andare in guerra o in combattimenti. Infatti è risaputo che questo
animale è molto combattivo, ma in casa. In realtà il commentatore di
Pindaro si esprime così. Tuttavia sospetto che ci sia scritto endomýchas,
cioè, nascosto in casa. (Io, Gessner, non dubito che ci sia
correttamente scritto endomáchas derivandolo
dalle guerre intestine). Endomáchës
è un vocabolo di recente composizione da entós – dentro – e máchomai
– combatto. Si adatterà perfettamente a coloro che perennemente si
azzuffano in casa, mentre fuori casa sono di costumi estremamente
tranquilli. Questo proverbio combacia con quello che abbiamo riferito
altrove, Leoni in casa,
Erasmo. Vedi prima tra i nomi propri. |
¶ Socratis
gallus, aut callus, Nonius Marcellus e Varrone citat Socratis gallum in
significationem {calvitiae} <calvitiei>[6]:
invenisse se, quum dormire coepisset tam glaber quam Socratis gallus,
esse factum ericium cum pilis et proboscide. Sentit quisquis illic
loquitur, se quum iret cubitum fuisse laevi corpore, nec ullos habuisse
pilos toto corpore. in somno transformatum in ericium, qui totus
hirsutus est, et su<i>um[7] more proboscidem habet.
Scio locum esse mendosum. Aldina aeditio pro gallo legit calvum. ego
calvum malim, etc. Adagium conveniet in nudos et inopes, Erasmus. Nostra
aeditio Varronis verba sic citat, Invenisse se cum dormire coepisset tam
glaber quam Socrates, calvum esse factum ericium e pilis albis etc. Quod
scriptum est in ludicro Senecae[8],
Gallus in suo sterquilinio plurimum potest, proverbii speciem habet.
Intellexit, inquit, neminem parem sibi Romae fuisse, illicque non habere
se idem gratia<e>: Gallum in suo sterquilinio plurimum posse.
Allusit ad Claudium imperatorem Lugduni natum, hodieque de cane vulgo
dicunt, eum in suo sterquilinio plurimum audere. In alieno timidiores
sumus omnes, in suo quisque regno ferocior est et animosior, Eras.
Tappius idem adagium Germanice usitatum recitat, Ein
hane ist off[9]
seinem mist seer küne.
Superatus es a gallo quopiam, Ἡττήθης τινὸς
ἀλεκτρυόνος,
iocus proverbialis in servos qui dominos a tergo sequuntur, supplices
videlicet et abiecti, cuiusmodi solent esse galli superati in pugna. nam
haec avis in pugna superata silet, et ultro sequitur victorem.
Sumptum est ex Aristophane nisi me fallit memoria. Refertur ab {Eudemo}
<Euelpide>,
Erasmus[10]. |
¶
Il gallo o il callo di Socrate. Nonio
Marcello cita da
Varrone il
gallo di Socrate nel significato di calvizie: avendo cominciato a
dormire che era glabro tanto come il gallo di Socrate, si ritrovò
trasformato in un porcospino con aculei e proboscide. Lui dice che
chiunque si rende conto che mentre andava a dormire si sentiva con il
corpo leggero e che non aveva alcun aculeo su tutto il corpo. Durante il
sonno si trasformò in porcospino che è tutto irsuto e ha una
proboscide come i maiali. Io so che il passo è errato. L'edizione
aldina dà calvo invece di gallo. Io preferirei leggere calvo, etc.
L'adagio sarà indicato per coloro che sono poveri e nullatenenti,
Erasmo. La mia edizione cita così le parole di Varrone: Quando aveva
cominciato ad addormentarsi si ritrovò tanto glabro quanto Socrate, e
che era diventato un porcospino calvo a partire da peli bianchi etc. Ciò
che sta scritto in una satira di Lucio Anneo Seneca, Un gallo è estremamente
potente nel suo letamaio, ha tutto l'aspetto di un proverbio. E
dice: Claudio
si
rese conto che a Roma non ci fu nessuno pari a lui e che lì non aveva
la stessa superiorità:
il gallo è estremamente potente nel suo letamaio. Fece allusione
all'imperatore Claudio nato a Lione, e oggi lo dicono correntemente del
cane, che nel suo letamaio è estremamente audace. A casa d'altri siamo
tutti più timidi, chiunque nel suo regno è più feroce e aggressivo,
Erasmo. Eberhard Tappe cita lo stesso adagio così come ricorre in
tedesco: Ein hane
ist off seinem mist seer küne
- Un gallo è molto audace sul suo letame. Sei stato sconfitto da
un qualche gallo, Hëttëthës tinòs alektruónos, una
facezia sotto forma di proverbio nei confronti di servi che seguono i
padroni stando alle loro spalle, cioè supplichevoli e dimessi, proprio
come sono soliti comportarsi i galli sconfitti in combattimento. Infatti
questo uccello sconfitto in combattimento sta zitto, e per giunta segue
il vincitore. Se non mi fa difetto la memoria, è stato desunto da
Aristofane. Viene
riferito da Euelpide - non da Eudemo, Erasmo. |
¶ Ἀλεκτρυόνα
ἀθλητὴν
Ταναγραῖον.
Celebrantur enim isti a generositate, Suidas[11]. Sed magis probo
copulativam coniunctionem interseri, ut alibi apud eundem habetur, Ἀλεκτρυόνα
καὶ ἀθλητὴν
Ταναγραῖον,
ubi etiam proverbialiter usurpari scribit. Ut sive gallinaceum
Tanagraeum, sive athletam Tanagraeum dicas, animosum et strenuum
intelligas. Elegantius autem fuerit, si hominem et athletam pugnacem ac
fortem, gallinaceum Tanagraeum cognomines: quam si athletam Tanagraeum
simpliciter. Non enim athletas a Tanagra laudatos legere memini, sed
gallos tantum. |
¶
Alektryóna athlëtën Tanagraîon - Il gallo atleta di
Tanagra. Infatti questi vengono decantati per essere di buona
razza, lessico Suida. Ma preferisco l'inserimento della congiunzione
copulativa, come è presente sempre nello stesso lessico, Alektryóna
kaí athlëtën Tanagraîon – Il gallo e l’atleta di Tanagra
- quando dice che si usa
pure questa espressione come proverbio. Come se tu dicessi sia gallo di
Tanagra sia atleta di Tanagra, e tu volessi intendere coraggioso e
valoroso. Infatti sarebbe più elegante se tu chiamassi gallo di Tanagra
un uomo e un atleta combattivo e forte, anziché semplicemente atleta di
Tanagra. Infatti non ricordo di aver letto che gli atleti di Tanagra
erano lodati, ma solo i galli. |
¶ Gallinacei
in morem trepidat, Πτήοσει
ὡς τις
ἀλέκτωρ. in male affectum et
commotum, aut etiam pavitantem opportune dicetur. {πτήοσειν}
<πτηόσειν>[12]
enim Graecis fugitare significat, atque expavescere. peculiariter autem
de avibus dicitur. Πτήοσει
Φρύνιχος
ὥσπερ
ἀλέκτωρ. fuit hic Phrynichus
poeta Tragicus, quem Athenienses mille drachmis mulctarunt, quod
Milesiorum excidium tragoedia complexus esset. Quod quidem ego non
adscripturus eram inter adagia, nisi commentarius Aristophanis hoc
nominatim proverbii loco retulisset. Meminit huius et Plutarchus in
Alcibiade, qui cum antea fuisset ferox et insolens, ex Socratis
familiaritate coepit esse mansuetus ac modestus. Citat autem hunc senarium e poeta
quopiam, Ἔπτηξ'ἀλέκτωρ
ὡς κλίνας
πτερόν. Pavidus refugit more
gallinacei, |
Quum victus alas ille summittit suas. Meminit huius et in vita Pelopidae.
Caeterum quanquam gallus natura pugnax est, ubi tamen se imparem in
conflictu sentit, mire deiectus ac supplex profugit, risum praebens
spectatoribus, Erasmus[13].
Vide paulo inferius, Vesparum examen metuit Phrynicus.[14] |
¶
È timoroso come un gallo, Ptëosei høs tis aléktør. Lo si dirà
in modo appropriato nei confronti di uno che è travagliato e turbato,
oppure che è anche intimorito. Infatti per i Greci ptëósein
significa fuggire e ritrarsi per lo spavento. In effetti lo si dice in
modo specifico per gli uccelli. Ptëosei Phrýnichos høsper aléktør
- Frinico trema di paura come un gallo. Questo Frinico fu un
poeta tragico che gli Ateniesi multarono di mille dracme in quanto aveva
descritto in una tragedia - La presa di Mileto - l’eccidio
degli abitanti di Mileto. E non l'avrei inserito tra gli adagi se il
commentatore di Aristofane non l'avesse riportato espressamente come un
proverbio. Ne fa menzione anche Plutarco in Alcibiade, il
quale, mentre prima era stato tracotante e insolente, grazie
all’amicizia intima con Socrate, del quale ammirava l’eccezionale
onestà, cominciò a essere tranquillo e moderato. Infatti Plutarco cita
questo trimetro giambico da un qualche poeta: Éptëx’aléktør høs klínas
pterón. Se ne fugge impaurito come un gallo |
quando dopo essere stato sconfitto abbassa le sue ali. Ne fa
menzione anche nella vita di Pelopida. D'altra parte, anche se il gallo
per sua natura è combattivo, tuttavia quando in uno scontro si sente
inferiore, se ne fugge in modo estremamente scoraggiato e prostrato,
facendo ridere gli spettatori, Erasmo. Vedi poco più avanti: Frinico
ebbe paura di uno sciame di vespe. |
¶ Gallorum
incusare ventres, Ἀλεκτρυόνων
μέμφεσθαι
κοιλίαν: de edacibus, ac luxu
multum absumentibus facultatum. Huic enim animanti venter mirifice
calidus, ita ut omnia statim concoquat. Ἀλεκτρυόνος
μ'ἔφασκε
κοιλίαν
ἔχειν, | Ταχύ
γοῦν
καθέψειν
τἀργύριον,
Aristophanes in Vespis[15],
hoc est, Mihi dixerat ventrem esse gallinacei, |
{Velociterque} <Velociter enim>[16] concocturum argentulum.
Hoc genus homines[17]
Graeci dicunt καταπιεῖν
τὴν οὐσίαν, id
est devorare substantiam. id enim est atrocius quam καταφαγεῖν,
Erasmus[18].
Quod si quis gulosus naturam accusaret, quod calidiorem ventriculum
gallis tribuisset et omnia concoquentem, in hunc apto sensu adagium
conveniret, Gallorum ventres ab eo incusari. nostri ventriculum
huiusmodi, mergi ventriculum appellant, ein
scharben magen/ qualem homini voraci inesse aiunt. Vesparum
examen metuit Phrynichus velut gallinaceus: proverbium convenit in eos,
qui damnum patiuntur. cum enim Phrynichus tragicus Mileti captivitatem
ageret, Athenienses metuentem perhorrescentemque lachrymantes eiecerunt,
Aelianus in Variis 13. 17.[19] sed alii aliter. Vide
paulo superius in Proverbio, Gallinacei in morem trepidat, Πτήοσει
Φρύνιχος ὥς
τις ἀλέκτωρ.
Plura etiam ad Aeliani verba clare intelligenda leges in Gyraldi
historia poetarum, et apud Suidam: quae quia nihil ad gallum, omitto. |
¶
Biasimare la pancia dei galli, Alektryónøn mémphesthai koilían:
a proposito degli ingordi e di coloro che consumano con dissolutezza
parecchie loro risorse in denaro. Infatti lo stomaco di questo animale
è particolarmente caldo, cosicché digerisce tutto all'istante. Alektryónos
m'éphaske koilían échein |
Tachý goûn kathépsein targýrion, Aristofane in Le vespe,
cioè, Mi aveva detto che avevo
la pancia di un gallo, |
infatti digerirà in fretta la monetina d’argento. O uomini, i Greci
– gli uomini greci - dicono che questa categoria katapieîn
tën ousían, cioè
divora i suoi beni. Infatti questo termine è più violento di katafageîn - inghiottire, Erasmo. E se qualcuno essendo un goloso accusasse la
natura per aver dato ai galli uno stomaco piuttosto caldo e che
digerisce tutto, si troverebbe perfettamente d'accordo con questo
adagio: Lo stomaco dei galli viene da lui biasimato. I nostri chiamano
stomaco di smergo un siffatto stomaco, ein scharben magen/ come
quello che dicono essere posseduto da un uomo vorace. Frinico ebbe paura
di uno sciame di vespe come un gallo: il proverbio si addice a coloro
che subiscono un danno: infatti mentre il tragediografo Frinico si
trovava prigioniero a Mileto, gli Ateniesi in lacrime scacciarono lui
pieno di paura e di terrore, Eliano in Variae historiae 13,17.
Ma altri lo riferiscono diversamente. Vedi poco prima al proverbio: È
timoroso come un gallo, Ptëosei Phrýnichos høsper aléktør - Frinico
trema di paura come un gallo. Potrai leggere molte cose per
comprendere in modo chiaro le parole di Eliano nella storia dei poeti di
Giraldi e nel lessico Suida: dal momento che non contengono nulla a
proposito del gallo, le tralascio. |
¶
Gallinaceos amantibus ficum ne serito, Hermolaus Corollario 194. veluti proverbiale recenset. ego Graecum
carmen, Σῦκα
φιλ'ὀρνίθε{ο}<σ>σι,
φυτεύειν δ'οὐκ
ἐθέλουσιν: hoc
est, Aves amant ficus, sed plantare recusant, perperam aut lectum ab eo,
aut male intellectum suspicor. |
¶
Non piantare un fico per coloro che amano i polli, Ermolao Barbaro nel Corollarium
in Dioscoridem 194 lo classifica come un proverbio. Io sospetto che
lui ha letto in modo errato oppure che ha inteso male il verso greco Sûka
phil’orníthessi, phyteúein d’ouk ethélousin: cioè, Gli uccelli amano i fichi, ma non vogliono piantarli. |
[1] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) questo proverbio corrisponde a III,3,22 (Chiliadis III Centuria III – XXII).
[2] Se ne è già diffusamente parlato a pagina 404.
[3] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) questo proverbio corrisponde a II,7,29 (Chiliadis II Centuria VII – XXIX).
[4] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) questo proverbio corrisponde a IV,8,75 (Chiliadis IIII Centuria VIII – LXXV).
[5] Irreperibile in Propria tutta questa carrellata, soprattutto il riferimento ai leoni in casa propria.
[6] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) troviamo calviciei. Ciascuno se lo scriva come vuole!
[7] Anche in Erasmo troviamo suum.
[8] Apocolocyntosis 7,3: Claudius ut vidit virum valentem, oblitus nugarum intellexit neminem Romae sibi parem fuisse, illic non habere se idem gratiae: gallum in suo sterquilino plurimum posse. – Anche Erasmo ha gratiae. § Claudio, come vide l'eroe valoroso, dimenticatosi delle inezie, si rese conto che, se a Roma nessuno gli era pari, lì non aveva la stessa superiorità: il gallo è estremamente potente nel suo letamaio. § Claudius, seeing the mighty hero, forgot his nonsense and perceived that while no one had been a match for him at Rome, here he didn’t have the same advantage: the rooster is awfully powerful in its dunghill.
[9] Grazie alla telefonata del 21 ottobre 2006 con la Professoressa Laura Mancinelli di Torino, ho potuto appurare che off potrebbe corrispondere all'attuale auf = sopra.
[10] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) questo proverbio corrisponde a IV,2,78 (Chiliadis IIII Centuria II – LXXVIII). - La spiegazione del misfatto di Erasmo, non emendato da Gessner, potrebbe essere assai semplice. Infatti Euelpide in greco viene abbreviato con Ἐυε. ma Erasmo potrebbe aver letto Ἐυδ., facendoci così scervellare alla ricerca di chi fosse questo fantomatico Eudemo. Erasmo manco si ricordava chi erano i personaggi degli Uccelli di Aristofane! Infatti la frase si trova ai versi 70-71: Ἐυε. ἡττήθης τινὸς | ἀλεκτρυόνος.
[11] Il testo completo del
lessico Suida alla voce Alektryóna è il seguente: Ἀλεκτρυόνα
ἀθλητήν
ταναγραῖον. ἄδονται δὲ
εὐγενεῖς
οὗτοι.
[12] Questo verbo - πτήοσω - viene riportato da Gessner nel suo Lexicon graecolatinum (1537), ma è assente nei dizionari correnti, dove, al suo posto - nel senso di rintanarsi, farsi piccolo per la paura o sbigottito o preso da terrore - troviamo πτήσσω derivato da πέτομαι = io volo. A me l'infinito πτήοσειν pare un errore di accentazione (presente anche in Erasmo), per cui si emenda con πτηόσειν. Da notare che πτῆσις anche nel lessico di Gessner significa il volo.
[13] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) questo proverbio corrisponde a II,2,26 (Chiliadis II Centuria II – XXVI).
[14] Eliano Variae historiae Libri XIIII - XIII,17: Proverbium, et de Phrynicho - Vesparum examen metuit Phrynichus velut gallinaceus: proverbium convenit in eos, qui damnum patiuntur. cum enim Phrynichus tragicus Mileti captivitatem ageret, Athenienses metuentem perhorrescentemque lachrymantes eiecerunt. (Claudii Aeliani opera quae extant omnia Graece Latineque, Tiguri, apud Gesneros Fratres, 1556, pagina 501– Iusto Vulteio VVetterano interprete)
[15] Dalla commedia composta
nel 422 aC Σφῆκες - Le vespe, 794-95. Ecco il relativo
testo completo. È Filocleone che parla: Ἀλεκτρυόνος
μ'ἔφασκε
κοιλίαν ἔχειν,
| "Ταχύ γοῦν
καθέψεις
τἀργύριον", ἦ δ'ὃς
λἑγων.
[16] Erasmo che è la fonte - e Aldrovandi – hanno Velociter enim.
[17] Erasmo ha una punteggiatura tale per cui homines andrebbe legato a genus, diventando così un vocativo: Hoc genus homines, Graeci dicunt [...].
[18] Nell'edizione degli Adagia di Erasmo del 1550 (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium) questo proverbio corrisponde a II,10,97 (Chiliadis II Centuria X – XCVII).
[19] Variae historiae Libri XIIII - XIII,17: Proverbium, et de Phrynicho - Vesparum examen metuit Phrynichus velut gallinaceus: proverbium convenit in eos, qui damnum patiuntur. cum enim Phrynichus tragicus Mileti captivitatem ageret, Athenienses metuentem perhorrescentemque lachrymantes eiecerunt. (Claudii Aeliani opera quae extant omnia Graece Latineque, Tiguri, apud Gesneros Fratres, 1556, pagina 501– Iusto Vulteio VVetterano interprete)