Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Alii ubi ex
bullis clarius decoctum vi ignis factum animadvertunt in id tepidum (nam
calidius decoctum albumen coqueret, in frigidiore minus prompte et
parcior spuma elicitur) albumina [434] singulis libris singula, sed
etiam pluribus pauciora iniiciunt, scopulis agitant, ut spumescat, {saccharum}
<saccharon> in particulas confractum coniiciunt, recoquunt: ubi
spuma subsedit, igni aufertur, calidum, si crassum est vix colatur. si
facile colatur, sed turbidum, tepidum vel frigidum colatur, per manicam[1]
Hippocratis, melius autem per pannum clavis quatuor, angulis quatuor
firmatum. Colatur autem ter quater si non satis claruerit: si ne sic
quidem albumen separatim in aqua agitatum, scopulis inspergitur decocto
igni reddito, spuma illa usta, alia iniicitur, idque toties donec bullae
clarum satis produnt. tunc colatur quoties est necesse, Iac. Sylvius[2].
Surrentina vafer qui miscet faece Falerna | Vina, columbino limum (id
est faecem) bene colligit ovo, | Quatenus ima petit volvens aliena
vitellus, Horatius Serm. 2. 4.[3] |
Altri,
quando attraverso le bolle si accorgono che il decotto si è fatto più
limpido grazie all’energia del fuoco, quando è diventato tiepido
(infatti un decotto più caldo cuocerebbe l'albume, in uno più freddo
la schiuma si produce meno rapidamente e in quantità minore) aggiungono
a ogni libbra [327,45 g] di decotto un albume, ma ne aggiungono anche di meno a parecchie
libbre, agitano con degli scopini affinché faccia la schiuma, vi
mettono dentro dello zucchero finemente sminuzzato, fanno bollire di
nuovo: quando la schiuma si abbassa, viene tolto dal fuoco quando è
ancora caldo, se è denso cola a fatica: se cola facilmente ma è
torbido, viene colato attraverso una manica conica in flanella di
Ippocrate,
meglio ancora attraverso un panno fissato ai quattro angoli con quattro
chiodi. Infatti viene colato tre o quattro volte se non è diventato
limpido a sufficienza: se non è così, sul decotto rimesso sul fuoco
viene versato con gli scopini dell’albume sbattuto separatamente in
acqua, quando questa schiuma si è consumata, se ne aggiunge
dell’altra, e si fa ciò tante volte fin quando le bolle rivelano che
è limpido a sufficienza. Quindi viene colato tante volte quanto è
necessario, Jacques Dubois.
Il furbacchione che mescola i vini di Sorrento
con la feccia del Falerno,
raccoglie con cura il deposito (cioè la feccia) con un uovo di colombo,
in quanto il tuorlo avviluppando le sostanze estranee si dirige verso il
fondo, Orazio,
Sermones II,4.. |
Vinum
ut pellucidum confestim fiat: Alba ovorum coniice in vas quotquot
suffecerint, et vinum quoad spumat concutiatur. cum vino et modicum
salis albi tenuis, et fit album, etc. Nic. Myrepsus. Quoniam vitellus
ovi naturam habet cognatam cum faece vini et albugo cum vino: ideo est
quod cum ova immittuntur vino (turbato per aestatem propter calorem
austrinum) cum harena et calce clarificatur vinum. nam harena et calx
perforant (penetrant) v<i>ni substantiam, et vitellus attrahit
faecem, Albertus in Aristot. de generat. anim. 3. 2. |
Affinché
il vino diventi chiaro molto in fretta: Metti in un recipiente tanti
bianchi d’uovo quanti basteranno e l’albume venga sbattuto fino a
quando fa la schiuma. Con il vino mettici anche un pochino di sale fino
bianco, e il vino diventa bianco, etc. Nicolaus Myrepsus.
In quanto il tuorlo d’uovo ha una composizione che ha affinità con la
feccia del vino e l’albume con il vino: e pertanto accade che quando
le uova vengono messe nel vino (che durante l’estate è intorbidito a
causa del calore dovuto ai venti meridionali) insieme a sabbia e a
calce, il vino diventa limpido. Infatti la sabbia e la calce perforano
(penetrano) i costituenti del vino e il tuorlo attrae la feccia. Alberto
Magno
nel commento al De generatione animalium di Aristotele
III,2. |
¶
Vitelli usus. Cum
aqua decoquitur in salem, non constat sal, qui terrestris est naturae,
nisi per ova vel sanguinem. quia sanguis, et vitellus in ovis, eiusdem
sunt naturae, Albertus. De usu vitelli ad vinum faeculentum purificandum,
iam proxime dictum est. quoniam idem fere albuminis etiam ad claritatem
medicatis potionibus conciliandam usus esse videtur. Vitellus ovi in
plenilunio exclusi, sordes panni abstergit. si vero alio tempore
exclusum sit, id efficere non potest. huius causam dicunt quidam esse,
quia media saginata (sic habet codex impressus. forte sanguinea) gutta
in vitello, prima quidem generatione existens, calorem penetrantem et
dividentem maculas ex multo lumine lunae humidum movente tunc concipit,
quod alio tempore facere nequit, Albertus. |
¶
Impiego del tuorlo. Viene
fatto bollire con l'acqua fino a ridurlo a un sale, il sale non dura a
lungo essendo di natura terrestre, se non grazie alle uova o al sangue.
In quanto il sangue e il tuorlo d'uovo sono della stessa natura,
Alberto. Circa l'impiego del tuorlo per purificare il vino ricco di
feccia si è appena parlato. Infatti il tuorlo sembra venga usato
praticamente come l'albume anche per conferire limpidità alle pozioni
medicinali. Il tuorlo di un uovo deposto durante il plenilunio elimina
la sporcizia di un tessuto, ma se è stato deposto in un altro periodo
non è in grado di farlo. Alcuni dicono che la causa di ciò sta nel
fatto che la goccia centrale nel tuorlo ingrassata (così riporta il
testo stampato, forse sta per sanguigna) che si forma all’inizio del
concepimento, allora produce un calore che penetra e dissolve le macchie
grazie alla grande quantità di luce della luna che smuove l’umidità,
cosa che non può fare in un altro periodo di tempo, Alberto. |
¶ Gallinarum
pennae culcitris imponuntur, Crescentiensis. |
¶
Le piume delle galline vengono messe nei cuscini, Pier de' Crescenzi. |
¶ Maio mense
caseum coagulabimus {syncero} <sincero> lacte, coagulis vel agni,
vel hoedi, vel pellicula quae solet pullorum (gallinaceorum scilicet)
ventribus adhaerere, Palladius[4]. |
¶
Nel mese di maggio faremo cagliare il formaggio usando del latte puro,
con del caglio
di agnello oppure di capretto, oppure con quella membrana che
abitualmente aderisce allo stomaco dei pulcini (cioè dei polli) - la
membrana di coilina
del ventriglio o stomaco muscolare, Palladio. |
¶ Cavendum
est ne ad praesepia boum gallina perrepat. nam hoc quod decidit immistum
pabulo bubus affert necem, Columella[5]. |
¶
Bisogna fare attenzione che la gallina non si intrufoli nelle mangiatoie
dei buoi. Infatti ciò che viene espulso, mischiato al foraggio, provoca
la morte ai buoi, Columella. |
¶ Avienus
Arati interpres Latinus inter pluviae signa ponit, pectora cum curvo
purgat gallinula rostro. Gallinae si ultra solitum se concutiant in
arena: vel segregentur plures earum in uno loco simul, et in pluviae
principio quaerant locum opertum ubi a pluvia protegantur, signum est
magnae futurae pluviae, Gratarolus. |
¶
Avieno,
traduttore in latino dei Fenomeni di Arato di Soli,
pone tra i segni premonitori della pioggia quando la gallinetta si
ripulisce il petto con il becco ricurvo. Se le galline si scuotono più
del solito nella sabbia, oppure parecchie di loro si appartano insieme
in un unico posto, e quando
comincia a piovere cercano un luogo riparato dove potersi proteggere
dalla pioggia, è un segno di una futura grande pioggia, Guglielmo
Grataroli. |
F. |
F |
DE OVORUM
APPARATU AD CIBUM, ET SALUBRITATE, |
Sulla
preparazione e salubrità come cibo |
Pars 1. De ovorum diversis
nominibus secundum cocturae differentiam. |
Sezione 1
– Le diverse denominazioni delle uova a seconda del diverso modo di
cottura. |
De ipsius
gallinae in cibo usu, satis dictum est supra in Gallo F. hic de ovis
tantum agemus, quae etsi ex aliis etiam nonnullis avibus in cibum
veniant, de gallinaceis tamen maxime et praecipue quaecunque hic
adferemus accipi debent. |
Dell’impiego
della gallina come cibo si è detto abbastanza in precedenza nel
capitolo del gallo al paragrafo F. In questo paragrafo parleremo
solamente delle uova, le quali, nonostante vengano considerate come cibo
anche quelle di parecchi altri uccelli, tuttavia qualunque cosa
riferiremo in questo paragrafo deve intendersi come riferito soprattutto
e principalmente a quelle di gallina. |
¶
Febrientibus magis conveniunt gallinae castratae, Savonarola[6]. |
¶
Per coloro che hanno la febbre sono più adatte le galline castrate,
Michele Savonarola. |
¶ Ova
diversis modis coqui et ad cibum parari solent, aut simpliciter: aut cum
aliis mista, sive praecipuo ipsa loco, sive condimenti duntaxat. Par
est autem ut de iis quae parantur simpliciter primo dicatur. Coquuntur
autem haec vel in aqua, vel sub cineribus calidis, vel in sartagine. Et
quanquam quovis horum modo magis minusve liquida et dura fiant pro
coctionis modo, de iis tamen quae in aqua elixantur maxime sentiunt
authores cum sorbilia, mollia durave aut similibus ova nominibus
appellant. licebit autem horum proportione comparationeque de iis etiam
quae alio coquendi modo magis minusve cocta fuerint, quid sentiendum sit
iudicare. |
¶
Si suole cuocere le uova e prepararle come cibo in svariati modi, o da
sole, oppure mescolandole ad altri ingredienti, sia come portata
principale che solo come contorno. È la stessa cosa se parliamo in
primo luogo di quelle che vengono preparate in modo semplice. Queste
vengono cotte o in acqua, o sotto le ceneri calde, oppure in padella. E
benché in qualsiasi dei suddetti modi diventino più o meno liquide o
dure a seconda di quanto vengono cotte, tuttavia gli autori esprimono
un’opinione assai positiva per quelle che vengono cotte in acqua, e le
uova le chiamano o da sorbire, o molli, o dure o con nomi analoghi. Ma
facendo analogie e confronti si potrà esprimere un giudizio su cosa si
deve pensare anche di quelle che sono più o meno cotte usando un altro
modo di cucinarle. |
¶ Pars 1.
De ovorum diversis nominibus secundum cocturae differentiam.
Sorbilia, Graece ῥοφητὰ,
ova dicuntur, quae dum coquuntur excalfiunt (incalescunt) tantum,
Galenus lib. 3.
de alimentorum facult. Et in libro de alimentis boni et mali
succi, sorbilia prodesse scribit gutturi exasperato, si modus in
coctione adhibeatur, ita ut liquidum (albumen) adhuc coactumque non sit.
Brasavolus etiam sorbilia interpretatur, quae vix densari coepere
coctura, his (inquit) non utimur, nisi cum ova sunt recentissima, ut
naturalem gallinae calorem adhuc servent. Tragus
haec Germanice interpretatur ganz laurer gesotten oder gebzaten. Sed
elixa in aqua apud authores sorbilia vocantur, potius quam aliter
parata. videnturque etiam ea potius intelligi quae e testis suis
sorbentur, non autem e testis evacuata. etsi quod consistentiae modum
attinet idem fere in utrisque forsan observari posset. |
¶
Sezione 1 – Le diverse denominazioni delle uova a seconda del diverso modo di
cottura. Vengono dette da sorbire, rhophëtà in greco,
quelle uova che durante la cottura si scaldano solamente, Galeno
libro III del De alimentorum facultatibus. E nel trattato De
probis pravisque alimentorum sucis
scrive che quelle da sorbire sono efficaci in caso di gola irritata se
durante la cottura si fa in modo che (l’albume) sia ancora liquido e
non sodo. Anche Antonio Brasavola
intende come uova da sorbire quelle che hanno appena cominciato a
rassodarsi con la cottura, e dice: non ce ne serviamo se non quando le
uova sono state appena deposte, in modo che conservino ancora il calore
naturale della gallina. Hieronymus Bock
detto Tragus le traduce in tedesco con ganz laurer gesotten oder
gebzaten. Ma da parte degli autori quelle cotte in acqua vengono
dette da sorbire anziché quelle preparate in altro modo. E sembra pure
che con questo nome si indicano quelle bevute direttamente dal loro
guscio, senza farle fuoriuscire dal guscio. Anche se per quando riguarda
l’entità della consistenza forse in ambedue i casi si può osservare
che è quasi uguale. |
[1] Una manica conica in
flanella usata per filtrare i liquidi, che in inglese suona chausse,
come riferisce Lind (1963): chausse,
a conical bag, made of flannel, for straining liquids. Dunglison.
- Robley Dunglison, Medical
Lexicon - A Dictionary of Medical Scienxe - Blanchard and Lea, Philadelphia, 1865.
[2] Methodus medicamenta componendi, ex simplicibus iudicio summo delectis, et arte certa paratis (1553).
[3] Satirae II,4,55-57.
[4] Opus agriculturae VI,9 - De caseo faciendo. Hoc mense caseum coagulabimus sincero lacte coagulis vel agni vel haedi vel pellicula, quae solet pullorum ventribus adhaerere, vel agrestis cardui floribus vel lacte ficulno, cui serum debet omne deduci, ut et ponderibus urgeatur.
[5] De re rustica VI,5,1: Nullo autem tempore et minime aestate utile est boves in cursum concitari; nam ea res aut cit alvum, aut movet febrem. Cavendum quoque est, ne ad praesepia sus aut gallina perrepat. Nam hoc quod decidit, immistum pabulo, bubus affert necem; et id praecipue, quod egerit sus aegra, pestilentiam facere valet.
[6] Practica medicinae sive de aegritudinibus (1497) tractatus ii, cap. i, rubrica i: Infertur tertio quod febrientibus competunt magis gallinae iuvenes castratae. Nec miretur quisque de castratura gallinarum: nam satis habeo in domo. Et sine dubio caro earum est albior, et mollior, et frangibilior: et statim cum sunt decoctae sunt tenerae et esui delectabilissimae: remque istam ut expertam scribo. - Practica canonica (1560) de febribus, cap. iv, de diaeta febrium in universali, rubrica ii de cibis temperatis: Pullus moderate pinguis, qui non coire coeperit. Capones & caponissae moderate pingues.