Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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[279]
De eisdem testiculis, quod nempe comitialibus, et caducis remedio sint,
Plinius[1]
sic refert Quidam bibendos
cense<n>t testes Gallinacei ex aqua, et lacte antecedente quinque
dierum abstinentia vini ob id inveteratos.
Dissentiunt nimirum parum Sextus[2],
et Plinius, quod ille ex aqua tantum potandos testiculos velit, et decem
dierum a vino abstinentiam laudet, hic cum aqua et lacte exhibeat
bibendos, et quinque dierum abstinentiae vini meminit. Serapio etiam pro
epilepticis medicamentum probat e testibus Galli Gallinacei confectum:
Caelius Aurelianus ut videtur, improbat. Ornithologus[3]
in manuscripto quodam Germanico libro remedium tale ad epilepsiam
invenisse asserit. Fel Gallinacei aeger cum aqua mixtum bibat, et diebus
decem abstemius esto. |
Plinio
riferisce nel modo seguente circa gli stessi testicoli, in quanto
rappresenterebbero appunto un rimedio per gli epilettici e per quelli
che soffrono di mal caduco: Alcuni sono dell’avviso che bisogna
bere dei testicoli di gallo messi in acqua e latte con una previa
astinenza dal vino per cinque giorni, e per questo sono fatti
invecchiare. In realtà Sesto Placito
Papiriense e Plinio discordano un po’ tra loro, in quanto il
primo sarebbe dell’avviso che i testicoli vanno bevuti solo con acqua
e reputa buona un’astinenza dal vino di dieci giorni, il secondo li
darebbe da bere con acqua e latte e rammenta di astenersi dal vino per
cinque giorni. Anche Serapione apprezza un medicamento fatto coi
testicoli di gallo: Celio Aureliano a quanto pare non è d’accordo.
L’Ornitologo afferma di aver trovato in un libro manoscritto tedesco
questo rimedio per l’epilessia: il paziente deve bere bile di pollo
mista ad acqua, e rimanga astemio per dieci giorni. |
Amatus
Lusitanus catulum, vel Columbum vivum dissectum per spinam supra caput
mulieris melanc<h>olicae, vel desipientis imponi consulit.
Similiter Ornithologus[4]
quosdam Gallinam nigram dissectam in eodem casu audi<i>sse se
refert admovere. Quod si vel capitis, vel alterius cuiusque membri
dolorem sedare velis, noli ab ovi Gallinacei albumine recedere. Plinius[5]
Gallinaceum capitis dolori remedio esse ait, si inclusus abstineat die
ac nocte pari inedia eius, qui doleat, evulsis collo plumis
circumligatisque vel cristis. Idem sed paulo aliter Marcellus[6]
attestatur. Albumen enim, teste principe Avicenna, dolores, etsi acres
magis, quum ulla alia res eiusdem etiam facultatis compescit, quoniam
suo glutine dolentibus partibus adhaeret, nec facile recedit, ut lac. Et
Kiranides omnes dolores ovum crudum sanare dixit: unde etiam ovo
(albumine potissimum) tanquam sine morsu exiccante ad anacollemata[7],
quae fronti imponuntur, utimur. |
Amato
Lusitano - alias João Rodriguez do Castelo Branco - consiglia
di applicare sulla testa di una donna melanconica, oppure pazzoide, un
cagnolino o un colombo vivo che siano stati sezionati lungo la spina
dorsale. Parimenti l’Ornitologo riferisce di aver sentito dire che
alcuni in questa stessa patologia applicano una gallina nera squartata.
E se vuoi sedare il mal di testa o di qualunque altra parte del corpo
non dimenticarti dell’albume dell’uovo di gallina. Plinio dice che
un gallo costituisce un rimedio per il mal di testa dopo essere stato
rinchiuso digiuno giorno e notte come sta a digiuno colui che ha il
dolore, dopo aver tolto le piume dal collo e averle avvolte intorno alla
testa oppure usando le creste. Marcello Empirico attesta la stessa
cosa ma un po’ diversamente. Infatti l’albume, come afferma
l’autorevolissimo Avicenna, tiene a bada i dolori, anche se
lancinanti, più di qualsiasi altra cosa anche se dotata della stessa
proprietà, in quanto aderisce alle parti dolenti con la sua collosità
e non si stacca facilmente, come il latte. Anche Kiranide ha detto che
l’uovo crudo fa guarire da tutti i dolori: per cui ci serviamo anche
dell’uovo (soprattutto l’albume) in quanto si secca senza dare
bruciore per fare degli empiastri che vengono applicati sulla fronte. |
Maximopere
sane semper student medici, ut moderato somno utantur aegri: id quoque
ovi albumen fronti cum linteolo applicatum luculenter praestat. Pedes
etiam Gallinaceos comesos vulgus somnum conciliare existimat. Sunt qui
Gallinae pennam intinctam in aceto ad somni profunditatem conferre
tradant: quod si verum est in immoderatis vigiliis, quibus in ardentibus
febribus aegri frequenter contorquentur, eiusmodi vilissimi pretii
remedium laudatissimumque erit. Destillationibus, et rheumatismis ovum
acrochliaron[8],
id est, leviter calefactum sorptumque remedio esse Dioscorides scripsit,
tanquam de albumine privatim atque ita Avicenna debet intelligi ubi ova
coryzae conferre prodidit. Albumen enim fronti applicatum fluxiones a
capite descendere prohibet. Est enim insigni astrigendi facultate
praeditum adeo, ut Plinius[9]
dicat: Candidum ex ovis admixtum
calci viva glutinat vitri fragmenta: vis vero tanta est (ovi candido
nempe, ut Hermolaus exponit) ut lignum perfusum ovo non ardeat, ac ne
vestis quidem contacta aduratur[10].
Unde non mirum est, si Galenus, Avicenna, et Serapio ovi albumen
medicamentis sanguinis profluvium ex cerebri involucris, supprimentibus,
quae citra morsum obstruere, et astringere possunt, utiliter misceant.
Laudat et Avicenna contra sanguinis fluxum eiusdemque mictum si
sorbeatur, ovum crudum: quod ob albuminis vim astringentem
infarcientemque solam dixisse videri posset, nisi Plinium[11]
authorem haberemus, cruenta excreantibus luteum ovi prodesse. |
In
verità i medici si danno sempre un gran daffare affinché i pazienti
possano godere di un po’ di sonno: l’albume dell’uovo procura
anche ciò in modo eccellente quando è applicato sulla fronte con un
fazzoletto. La gente ritiene che anche il mangiare i piedi dei polli
concilia il sonno. Alcuni riferiscono che una penna di gallina immersa
nell’aceto giova alla profondità del sonno: se ciò è vero, sarà un
eccellente rimedio dal costo insignificante per le tremende insonnie in
cui i pazienti spesso si girano e rigirano quando hanno la febbre alta.
Dioscoride ha scritto come specifico per l’albume che l’uovo acrochlíaron
- tiepido, cioè appena scaldato e bevuto, è un rimedio per i catarri e
i reumatismi, e così deve essere inteso Avicenna nel passo in cui ha
detto che le uova giovano quando si ha il raffreddore. Infatti
l’albume applicato sulla fronte impedisce ai liquidi di scorrere giù
dalla testa. Infatti è dotato di un'azione astringente così elevata
che Plinio dice: Il bianco ottenuto dalle uova mescolato alla calce
viva fa aderire i frammenti di vetro: in verità tanta è la forza
presente (ovviamente nel bianco d’uovo, come puntualizza Ermolao
Barbaro) che un pezzo di legno cosparso di uovo non brucia, e neppure
un abito che ne sia stato macchiato riesce a incendiarsi. Per cui non
deve destare meraviglia se Galeno, Avicenna e Serapione mescolano con
profitto l’albume d’uovo a quei farmaci che arrestano la fuoriuscita
di sangue dalle membrane che avvolgono il cervello, in quanto senza
irritare possono avere effetto emostatico e astringente. Anche Avicenna
contro la menorragia e l’ematuria loda l’uovo se bevuto crudo: e
sembrerebbe che l’abbia detto solo a causa della capacità astringente
ed emostatica dell’albume, a meno che non teniamo in maggior
considerazione il fatto che Plinio disse che il tuorlo dell’uovo giova
a coloro che sputano sangue. |
Gallinarum
item cerebrum comestum conferre iis, qui ex percussione fluxum sanguinis
narium pariuntur, legimus, sed diversimode: Cerebellum
Gallinarum, inquit Marcellus[12], naribus sanguine fluentibus prodest. Dioscorides[13],
et Plinius[14]
sic: Cerebellum Gallinarum
sanguinem a cerebri membrana profluentem sistit. Avicenna per nares
a cerebri velaminibus, Rasis contra fluxus sanguinis a cerebro. Idem
etiam praestare sanguinem Gallinae nonnulli voluerunt, et apud Serenum[15]
habemus. Aut
Galli cerebro, vel sanguine tinge Columbae Quod nisi supprimitur sanguis potandus et ipse est. |
Leggiamo
che parimenti il mangiare cervello di gallina giova a coloro che
presentano un'emorragia nasale conseguente a trauma, ma in modo diverso:
Marcello Empirico dice: Il cervello di gallina giova nei casi di
narici che sanguinano: Dioscoride e Plinio si esprimono così: Il
cervello di gallina arresta il sangue che fuoriesce dalla membrana che
avvolge il cervello. Avicenna dice che serve per il sangue che
scende dalle membrane avvolgenti il cervello e che passa attraverso le
narici, Razi dice che serve contro i flussi di sangue che provengono
dal cervello. Alcuni furono dell’avviso che lo stesso risultato lo
ottiene il sangue di gallina, e in Sereno Sammonico abbiamo: Fa
delle applicazioni o con cervello di gallo, oppure con sangue di colomba E
se il sangue non si arresta bisogna pure berlo. |
Sed
Galenus[16]
eiusmodi facultatem non agnovit, quando dis{s}ertissimis verbis eos
reprehendit, qui id asserant, inquiens. Sunt
qui scribant, sanguinem Galli, et Gallinae ad meningum, id est,
membranarum cerebri sanguinis profluvium prodesse. Quem ego cum nihil
egregium praestiturum sperare, experimentum de eo sumere nolui, ne vel
curiosus, vel stolidus esse indicarer, si multis probatisque remediis ad
hunc usum neglectis, maiorem e sanguine istarum alitum non compertam
hactenus utilitatem expectarem, praesertim cum sanguinis ab hac parte
profluvium valde periculosum sit. Est
enim omnino experientia huiusmodi periculosa et a solis regibus circa
facinorosos homines usurpanda.[17] |
Ma
Galeno non ammise questa proprietà, dal momento che con parole molto
chiare confuta coloro che sostengono ciò dicendo: Alcuni scrivono
che il sangue del gallo e della gallina giovano nel caso di emorragia
meningea, cioè delle membrane che avvolgono il cervello. Dal momento
che non avevo nessuna speranza di poter garantire alcunché di singolare
non ho voluto intraprendere un esperimento in proposito, al fine di non
venir marchiato di essere o curioso o stolto se dopo aver accantonato i
molti e comprovati rimedi per questo impiego, mi fossi aspettato
un’utilità maggiore dal sangue di questi uccelli sinora non scoperta,
soprattutto perché l’emorragia da questo distretto è alquanto
pericolosa. Infatti una sperimentazione siffatta è assolutamente
pericolosa e va attuata solamente dalle persone importanti nei criminali. |
Alibi
vero idem Galenus[18]
ex Asclepiade, ad sanguinis narium eruptionem tale medicamentum
praescribit. Putaminis ovi partem unam, gallae omphacitidis[19]
partem unam, trita linamento torto aqua, aut aceto madefacto excipito,
et indito: frontem vero, aut nasum gypso aut luto figulino integito:
aures autem obturare iubeto. Sunt qui ad hoc remedium putamine usto uti
malint. Alibi[20]
rursus ad eandem profusionem hoc medicamentum recenset: Ovi putamen
integrum {cumburito} <comburito>, et liquorem ex eo extractum cum
fissili arsenico permisceto, in naresque patientis immittito: si
arsenicum praesto non fuerit, solus ovi liquor sufficiet. |
Ma
in un altro punto lo stesso Galeno traendo la notizia da Asclepiade il
Giovane prescrive il seguente farmaco per la fuoriuscita di sangue
dalle narici. Una parte di guscio d’uovo, una parte di noce di galla,
dopo averli tritati mettili dentro a una benda attorcigliata inzuppata
di acqua o di aceto, e applicala: ma ricopri la fronte o il naso con del
gesso o con dell’argilla da vasaio: si deve prescrivere di tappare le
orecchie. Alcuni preferirebbero servirsi di guscio bruciato per questo
medicamento. Poi in un altro punto riferisce il seguente medicamento per
lo stesso tipo di emorragia: Si faccia bruciare un guscio intatto di
uovo e si mescoli il liquido che se ne estrae con dell’arsenico
sminuzzato e lo si introduca nelle narici del paziente: se l’arsenico
non sarà disponibile, il solo liquido dell’uovo sarà sufficiente. |
Putaminis cinis,
inquit Plinius[21],
in vino potus sanguinis eruptioni
medetur; quod Kiranides etiam repetiit: alii tamen etiam non usto
utuntur. |
Plinio
dice: La cenere del guscio bevuta nel vino cura le emorragie;
cosa che anche Kiranide ha ripetuto: tuttavia altri se ne servono anche
se non è stato bruciato. |
[1] Naturalis historia XXX,92: Quidam pectus eius [vulturis] bibendum censent in cerrino calice, aut testes gallinacei ex aqua et lacte, antecedente V dierum abstinentia vini; ob id inveterant.
[2] Liber medicinae ex animalibus.
[3] La mia ricerca di questo libro manoscritto tedesco in Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) da pagina 379 a pagina 468 ha dato esito negativo, come pure tra gli Emendanda vel addenda di pagina 778-779. § È assai verosimile che il riferimento venga fatto alla seguente frase di Gessner di pagina 399: Serapion pro epilepticis probat medicamen confectum e testibus galli gallinacei: Caelius Aurelianus, improbans ipse ut videtur. § Ma Aldrovandi non dice di aver tratto da Gessner "Serapio etiam pro epilepticis medicamentum probat e testibus Galli Gallinacei confectum: Caelius Aurelianus ut videtur, improbat." e cita Gessner in modo improprio attraverso il fantomatico libro manoscritto tedesco. Poteri di Ulisse, che invano ci fa torcere e spremere la materia grigia!
[4] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 395.
[5] Naturalis historia XXIX,112-113: Capitis doloribus remedio sunt coclearum, quae nudae inveniuntur nondum peractae, ablata capita et his duritia lapidea exempta — est autem calculi latitudine, eaque adalligantur, set minutae fronti inlinuntur tritae, item oesypum —, ossa e capite vulturis adalligata aut cerebrum cum oleo et cedria, peruncto capite et intus naribus inlitis, [113] cornicis cerebrum coctum in cibo sumptum vel noctuae, gallinaceus, si inclusus abstineatur die ac nocte, pari inedia eius, cuius doleat, evulsis collo plumis circumligatisque vel cristis, mustelae cinis inlitus, surculus ex nido milui pulvino subiectus, murina pellis cremata ex aceto inlito cinere, limacis inter duas orbitas inventae ossiculum per aurum, argentum, ebur traiectum in pellicula canina adalligatum, quod remedium pluribus semperque prodest.
[6]
De medicamentis empiricis, physicis ac rationalibus liber.
[7] In greco anakóllëma è un cosmetico, un cataplasma, un empiastro.
[8] L’aggettivo greco akrochlíaros significa caldo alla superficie, in Dioscoride significa tiepido, come dimostra la traduzione di Jean Ruel del De materia medica (1549) II,55 Candidum ovi: summe tepidum prodest vesicae rosionibus [...]. – Stando alla suddivisione in capitoli dell’edizione di Jean Ruel si tratta in effetti dell’azione dell’albume. Invece Pierandrea Mattioli, pur adottando la traduzione di Ruel, congloba nel capitolo II,44 Ovum i capitoli di Ruel 54 Ovi natura e 55 Candidum ovi. Pertanto dal dipanarsi del testo di Dioscoride riferito da Mattioli potrebbe essere aleatorio riuscire a individuare quanto appartiene all’effetto dell’uovo nella sua totalità oppure al solo albume, ma solo se la lettura è assai frettolosa.
[9] Naturalis historia XXIX,51: Et, ne quid desit ovorum gratiae, candidum ex iis admixtum calci vivae glutinat vitri fragmenta; vis vero tanta est, ut lignum perfusum ovo non ardeat ac ne vestis quidem contacta aduratur.
[10] Aldrovandi passa dal corsivo della citazione al non corsivo, per cui saremmo erroneamente indotti a pensare che l'impiego ignifugo dell'albume sia una trovata di Ulisse, mentre è di Plinio. – Tali sono i poteri della non revisione del testo stampato, oppure della tipografia Bellagamba.
[11] Naturalis historia XXIX,43: Cruenta excreantibus V ovorum lutea in vini hemina cruda sorbentur,[...].
[12]
De medicamentis empiricis, physicis ac rationalibus liber.
[13] De materia medica II,43 di Mattioli: sanguinem a cerebri membrana profluentem sistit – II,42 di Marcellus Virgilius: Compescit idem ex cerebri membranis erumpentem sanguinem.
[14] Plinio parla dell’efficacia del cervello di gallina solo in caso di profluvia ex cerebro e non a cerebri membrana come Dioscoride. Ma, secondo gli antichi, l’epistassi umana originava dal cervello o semplicemente dal naso? - Naturalis historia XXX,112: Sanguinem sistit in naribus sebum ex omento pecudum inditum, item coagulum ex aqua, maxime agninum, subductum vel infusum, etiam si alia non prosint, adips anserinus cum butyro pari pondere pastillis ingestus, coclearum terrena, sed et ipsis extractae testis; e naribus fluentem cocleae contritae fronti inlitae, aranei tela; gallinacei cerebellum vel sanguis profluvia ex cerebro, item columbinus ob id servatus concretusque. Si vero ex vulnere inmodice fluat, fimi caballini cum putaminibus ovorum cremati cinis inpositus mire sistit.
[15] Liber medicinalis.
[16] De simplicibus liber 10. (Aldrovandi)
[17] Le sperimentazioni alla Hitler non sono quindi una novità, ammesso e non concesso che tutti gli ospiti dei campi di concentramento fossero dei criminali.
[18] De compositione medicamentorum secundum locos, 13,362-1058. (Aldrovandi-Lind)
[19] Il sostantivo greco femminile omphakîtis, al genitivo omphakítidos, significa noce di galla in Dioscoride e Galeno.
[20] Euporista 3,77. This is the title of one of Dioscorides’ works on common family medicines and is doubtless used by Aldrovandi for reference to Galen’s similar work, De remediis parabilibus 14,311 ff. (Lind, 1963) - Euporista viene attualmente attribuito a Oribasio.
[21] Naturalis historia XXIX,46: Membrana putamini detracta sive crudo sive cocto labrorum fissuris medetur, putaminis cinis in vino potus sanguinis eruptionibus. Comburi sine membrana oportet. Sic fit et dentifricium. Idem cinis et mulierum menses cum murra inlitus sistit. Firmitas putaminum tanta est, ut recta nec vi nec pondere ullo frangantur nec nisi paulum inflex rotunditate.