Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Rursus
Plinius, si bene memini[1],
ad sanguinem fluentem [280] e naribus, aliqui, ait, thuris farinam cum
calicis ovi cinere, et vermiculato gummi ex ovi candido linamento in {mares}
<nares> conijciunt. Ornithologus[2]
ex libro Germanico manuscripto ad sanguinem sistendum tale medicamentum
recenset: Cortices ovorum in aceto acri, donec molliantur, maceratos, in
sole siccabis, conteres, et insperges, ubicunque sanguis fluit: vel
pulverem ex ovorum corticibus cum fuligine pistoria mixtum insperge, et
mox sistetur. Si vero sanguis immodice ex inflicto vulnere fluat,
fimi caballini cum putaminibus ovorum cremati cinis impositus mire
sistit, teste Plinio[3],
et Sereno[4], dum ait. Si vero infrenus manat de vulnere sanguis Fimus equi recte cum testis uritur ovi. Sunt
qui fimi Gallinae parte alba duntaxat intus sumpta sanguinem concretum {reijci}
<discuti>[5] tradant. |
Di
nuovo Plinio,
se ben ricordo, dice che alcuni in caso di epistassi servendosi di una
garza mettono nelle narici della polvere d’incenso insieme a cenere
di guscio d’uovo e a gomma a forma di vermicelli fatta con bianco
d’uovo. L’Ornitologo riporta da un manoscritto tedesco il seguente
medicamento per arrestare il sangue: Farai seccare al sole dei gusci
d’uovo messi a bagno in aceto forte fino a quando non si sono
ammorbiditi, li ridurrai in polvere e li cospargerai ovunque esca del
sangue: oppure spruzza una miscela ottenuta dalla polvere di gusci
d’uovo insieme a fuliggine del fornaio, e subito si arresterà. Ma se
il sangue esce in maniera esagerata da una ferita che è stata inflitta,
l’applicazione di cenere ottenuta dalla cremazione di sterco di
cavallo insieme a gusci d’uovo lo arresta in modo sorprendente,
testimone Plinio, e Sereno Sammonico quando dice: Ma
se il sangue esce da una ferita in modo sfrenato È
utile far cremare sterco di cavallo con gusci d’uovo. Alcuni
affermano che il sangue coagulato viene dissolto se si assume per bocca
la sola parte bianca dello sterco di gallina. |
Raucedini
vocis a causa calida [6]{acrochilaron}
<acrochliaron>[7]
ovum prodesse asserit Avicenna, quod ex Dioscoridis[8]
libris transcripsisse videri potest, qui tale ovum ad gutturis
scabritiem commendat. Plinius[9]
vero luteum duntaxat inquiens faucium scabritiae {illinitur}
<devoratum> luteum ovi. Celsus[10]
albumen, Galenus Dioscoridi subscribit: Ova sorbilia, ait, in quibus
liquidum, id est, albumen, coactum adhuc, densatumque non est, ad
leniendas gutturis asperitates idonea sunt: et alibi[11]
in inflammationum arteriae principiis lenissima remedia sunt ova
sorbilia. Et rursum: Ovum sorbile, inquit, miscetur iis, quae contentos
in thorace, et pulmone humores in{s}cidunt[12],
et usurpatur in illis quorum guttur exasperatum est clamore, vel
acrimonia humoris. Tenacitate enim sua partibus affectis adhaeret, et
immoratur instar cataplasmatis, et pariter substantiae suae lenitate
omnis morsus experti easdem mitigat, curatque qua ratione asperitates
etiam circa stomachum, ventrem, intestina, et vesicam obortas curat.
Elluchasem[13]
ova sorbilia vocem clarificare dixit, et Marcellus[14],
si raucus, inquit, ova incocta recentia per triduum ieiunus hauserit,
statim remediabitur: quod pariter in nothis Galeno attributis reperitur.
Sed forte Marcell. incocta ova
ad exasperatam vocem commendat, ut iam subito a partu, dum adhuc
naturali calore intus, ac extra calent, sorbeantur. |
Avicenna
afferma che l’uovo intiepidito giova in caso di raucedine della voce -
ovviamente della voce! gli unici altri suoni emessi sono quelli anali! -
dovuta a un agente caldo, cosa che pare possa averla trascritta dal
trattato di Dioscoride, il quale raccomanda un tale uovo contro
l’infiammazione della gola. Ma per Plinio solo il tuorlo, quando dice
che contro l’infiammazione delle fauci il tuorlo dell’uovo va
ingoiato. Celso consiglia l’albume,
Galeno si associa a
Dioscoride. Galeno dice: le uova da bere, in cui il liquido, cioè
l’albume non è ancora coagulato e denso, sono adatte per lenire le
irritazioni della gola: e in un altro punto dice che le uova da bere
sono dei farmaci molto lenitivi nelle fasi iniziali delle infiammazioni
della trachea. E dice ancora: L’uovo da bere viene miscelato a quelle
sostanze che agiscono contro i liquidi contenuti nel torace e nel
polmone, e viene usato in coloro la cui gola è irritata dalla rumorosità
o dall'acredine del liquido infiammatorio. Infatti con la sua tenacità
aderisce alle zone interessate e vi rimane attaccato come se fosse un
cataplasma, e parimenti con la morbidezza del materiale di cui è
composto, privo di qualsiasi effetto irritante, le ammorbidisce e le fa
guarire, motivo per cui fa guarire anche i bruciori insorti a carico
dello stomaco, della pancia, degli intestini e della vescica. Elluchasem
Elimithar ha detto che le uova da bere schiariscono la voce, e
Marcello Empirico dice che se una persona dalla voce roca berrà per
tre giorni di seguito a digiuno delle uova crude recenti, guarirà
subito: il che lo si trova anche nelle opere spurie attribuite a Galeno.
Ma forse Marcello raccomanda le uova crude per la voce roca affinché
vengano bevute appena deposte, fintanto che sono ancora calde sia dentro
che fuori per il calore naturale. |
Hippocr.[15]
ei, cui pulmonis arteria exulcerata est Galli carnem assam conferre
scripsit: et Avicennae caro Gallinae vocis claritatem efficit. Ad
occultas anginas Nicolaus Myrepsus[16]
Galli stercus album, et cerussam colore referens exiccatum reservari
iubet, et usu postulante cum aqua, aut mel{l}icrato[17]
subigi, coclearque propinari, et desperatos sanare pollicetur: quod si
vero aegri nequeant bibere, praecipit ut cum melle subactum intimis
partibus illinatur. Plinius[18]
thoracis destillationibus {illiniri} <devorari> ovi luteum
testatur. Ius Galli veteris asthmati prodest; et defectum cordis
patientibus[19].
Et Avicenna ovum {acrochilaron} <acrochliaron>[20]
ad dyspn<o>eam laudat. Edulium in asthmate, et aliis pectoris
affectionibus, cum aegri admodum infirmi sunt, tale praescribit Arnoldus[21]:
pullum, vel Gallinam iuvenem pinguem cum hordeo puro discoquito, donec
liquefiat. Tum
tere pullum cum pulpa, et ossibus, et parum ptisanae infunde, exprime,
cola. Praestabit quidem pullo, dum teritur, aquam rosarum affundere, et
diligenter miscere. Idem alibi[22]
album ferculum, inquit, de pullis Gallinarum frequenter sumi poterit,
modo ne fiat de pulpis effilatis (sic loquitur) sed ex transverso
subtiliter inscisis, et postea contritis, ac ligatis cum lacte
amygdalarum, paucove amylo, vel polline oryzae. |
Ippocrate
ha scritto che la carne arrosto di gallo giova a colui che ha la trachea
irritata: e per Avicenna la carne di gallina schiarisce la voce.
Nicolaus Myrepsus consiglia di conservare per i mal di gola di origine
sconosciuta lo sterco bianco di gallo fatto essiccare, quello che per il
colore ricorda la biacca, e quando l’uso lo richiede di impastarlo
con acqua o con idromele, e di somministrarne un cucchiaio, e garantisce
che fa guarire i malati ritenuti incurabili: ma se i pazienti non
riescono a berlo, prescrive di spalmarlo all’interno amalgamato con
del miele. Plinio riferisce che il tuorlo dell’uovo va tracannato
negli stati catarrali del torace. Il brodo di gallo vecchio giova in
caso di asma e a coloro che soffrono di insufficienza cardiaca. E
Avicenna decanta l’uovo intiepidito in caso di mancanza di respiro.
Arnaldo da Villanova prescrive il seguente cibo in caso di asma
e di altre affezioni del torace, quando i pazienti stanno molto male: fa
cuocere per bene un pollo o una gallina giovane e grassa con orzo puro
finché non è diventato poltiglia. Quindi trita il pollo con polpa e
ossi e mettici insieme un po’ di decotto d’orzo, spremi, fa colare.
Ma mentre lo si trita sarà utile versare sul pollo dell’acqua di rose
e rimescolare accuratamente. Sempre lui in un
altro passo dice che spesso si potrà mangiare una portata in
bianco fatta con pulcini di galline, basta che non sia fatta con carni
filacciose (dice così), ma tagliate trasversalmente in pezzetti sottili
e poi pestati e amalgamati con latte di mandorle o con poco amido o fior
di farina di riso. |
Pleuritidi,
teste Avicenna ovum {acrochilaron} <acrochliaron> confert, et id
Laurentius Ioubertus Medicus praestantissimus statim a Gallina depositum,
et exhibitum magis convenire ait, quam igne calens: {sangninem}
<sanguinem> vero iam spuentibus aegris, idem ovum, ut Dioscorides[23],
et Avicenna asseverant, leviter calefactum, vel materno tepore calens
proderit, sed id valentius forte praestabit, si quid amyli adijciatur.
Plinius[24]
enim alibi amylon cum ovo his dari refert, qui sanguinem reiecerint. Si
autem exasperata pectoris loca, unde sanguinem plerunque excreamus, l{a}evigare
duntaxat velimus, sola id ova meo iudicio praestare poterunt: quare
alibi dicebat Avicenna: Ova sorbilia prosunt tussi, et pleuritidi,
phthisi, et raucedini vocis ex caliditate[25],
et stricturae anhelitus, et sputo sanguinis, praesertim cum sorbetur
vitellus eorum tepidus. Et Constantinus, ac Aesculapius {vitellus}
<vitellos> ovorum quinque crudos cum vini cyathis[26]
tribus haemoptoicis prodesse tradunt[27].
Denique
Marcellus vitellos totidem cum vini veteris aut mulsi cyathis tribus
permixtos, et calide per triduum potos excreationes cruentas emendare
dixit. |
Come
afferma Avicenna, l’uovo intiepidito è utile in caso di pleurite, e
il valentissimo medico Laurent Joubert dice che giova di più darlo
appena deposto dalla gallina anziché scaldato col fuoco: ma lo stesso
uovo, come assicurano Dioscoride e Avicenna, lievemente riscaldato
oppure ancora caldo per il tepore di chi l’ha deposto, gioverà a
coloro che sputano sangue, ma forse sarà più efficace in tal senso se
gli si aggiunge un po’ di amido. Infatti Plinio in un altro punto
riferisce che va dato dell’amido con l’uovo a coloro che hanno
vomitato del sangue. Ma se vogliamo dare sollievo solamente alle zone
infiammate del petto da dove per lo più sputiamo sangue, a mio avviso
potranno riuscirci solo le uova: per cui in un punto Avicenna diceva: Le
uova da bere sono utili in caso di tosse e di pleurite, di tisi e di
voce roca dovuta a qualcosa di caldo, e di respiro difficoltoso, e di
emottisi, soprattutto quando il loro tuorlo è bevuto tiepido. E
Costantino Africano ed
Esculapio riferiscono che cinque tuorli crudi
d’uovo con tre ciati [circa 150 ml] di vino giovano a coloro che
sputano sangue. Infine Marcello Empirico ha detto che lo stesso numero
di tuorli mescolati con tre ciati di vino vecchio o mielato e bevuti
caldi per tre giorni di seguito fanno guarire gli escreati ematici. |
Sunt
qui etiam ad sanguinis e pectore reiectionem ovorum cinerem testante
Sereno, prodesse putent. Si vero malum iam inveteratum est, ac simul cum
sanguine pus expuatur: valentioribus remediis opus fuerit, quae tamen et
ipsa ab his avibus peti possunt. Marcellus in tali casu ad sanguinis
scilicet, atque puris excreationem ovum crudum cum pari mensura succi de
porro sectivo expressi, tantumdemque optimi (Graeci, Plinius[28])
mellis permixtum, calefactum aegros {ieuinos} <ieiunos> bibere
iubet. Hippocr.[29] Galli carnes ad pectus,
et dorsum dirupta commendat, sed cum hac cautela, ut probe cum iusculo
praeparentur, et aeger iusculum absorbeat, et sorbitionibus priusquam
cibo utatur. |
Alcuni,
come testimonia Sereno Sammonico, ritengono che la cenere d'uovo giova
contro l’emissione di sangue dal torace. Ma se la malattia dura ormai
da troppo tempo e insieme al sangue viene sputato anche del pus, saranno
necessari farmaci più efficaci, anch'essi tuttavia ricavabili da questi
volatili. Marcello Empirico in tale patologia, cioè contro lo sputo
ematico e purulento, prescrive ai pazienti di bere a digiuno un uovo
crudo scaldato insieme a una pari quantità di succo ottenuto dalla
spremitura del porro da cucina e miscelato a un'identica quantità di
ottimo miele (Plinio dice miele greco). Ippocrate raccomanda le
carni di gallo per il petto e la schiena straziati, ma con questa
precauzione, che vengano preparate con un brodino, e che il malato beva
il brodino e che lo beva prima di mangiare. |
[1] Chi viene colto da dubbi sulla proprie capacità mnemoniche non è Aldrovandi, bensì Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 445: Ad sanguinem fluentem e naribus, aliqui thuris farinam cum calicis ovi cinere, et vermiculato gummi ex ovi candido linamento in nares coniiciunt. Plinius si bene memini. – È assai verosimile che si tratti proprio di un lapsus mnemonico di Gessner Infatti la ricerca in Plinio di questa ricetta è negativa. § A pagina 450 Gessner dà la conferma che Plinio non ne parla, specificando che la citazione proviene da fonte incerta: Ad sanguinem fluentem e naribus, aliqui thuris farinam cum calicis ovi cinere et vermiculato gummi, ex ovi candido, linamento in nares conijciunt, Incertus.
[2] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 449.
[3] Naturalis historia XXX,112: Si vero ex vulnere inmodice fluat, fimi caballini cum putaminibus ovorum cremati cinis inpositus mire sistit.
[4] Liber medicinalis.
[5] Si emenda il testo in quanto la frase è chiaramente tratta da Gessner e il significato di discutio – spacco, sciolgo – è ben diverso da quello di reicio. Il significato terapeutico verrebbe mistificato dal verbo reicio, in quanto sembrerebbe che lo sterco fa espellere un coagulo. - Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 400: Sunt qui huius fimi parte alba duntaxat intra corpus sumpta, sanguinem concretum discuti referunt.
[6] Non riesco a immaginare una raucedine dovuta a qualcosa di caldo, salvo si tratti di una raucedine dovuta a una faringo-laringite provocata da una sorsata di liquido troppo caldo trangugiato inavvertitamente. - Altra ipotesi: una faringo-laringite scatenata da un cibo "caldo", ma non in senso termico: caldo in quanto metabolicamente scalda più degli altri, come le proteine, una quota delle quali viene trasformata in calore, e pertanto sconsigliate nella stagione estiva. Ma l'ipotesi della sorsata di liquido bollente mi sembra più verosimile, anche se alquanto rara come causa di raucedine.
[7] L’aggettivo greco akrochlíaros significa caldo alla superficie, in Dioscoride significa tiepido, come dimostra la traduzione di Jean Ruel del De materia medica (1549) II,55 Candidum ovi: summe tepidum prodest vesicae rosionibus [...]. – Stando alla suddivisione in capitoli dell’edizione di Jean Ruel si tratta in effetti dell’azione dell’albume. Invece Pierandrea Mattioli, pur adottando la traduzione di Ruel, congloba nel capitolo II,44 Ovum i capitoli di Ruel 54 Ovi natura e 55 Candidum ovi. Pertanto dal dipanarsi del testo di Dioscoride riferito da Mattioli potrebbe essere aleatorio riuscire a individuare quanto appartiene all’effetto dell’uovo nella sua totalità oppure al solo albume, ma solo se la lettura è assai frettolosa. Questa nota è presente anche a proposito di akrochlíaros di pagina 279, che è la pagina precedente a questa.
[8] Per esempio, Mattioli De materia medica II,44 Ovum: summe tepidum prodest vesicae rosionibus, renum exulcerationibus, gutturis scabritiae, reiectionibus sanguinis, destillationibus, et thoracis rheumatismis.
[9]
Naturalis historia XXIX,42-43: Prodest et
tussientibus per se luteum devoratum liquidum ita, ut dentibus non
attingatur, thoracis destillationibus, faucium scabritiae. Privatim
contra haemorrhoidas morsui inlinitur sorbeturque crudum. [43] Prodest et
renibus, vesicae rosionibus exulcerationibusque. § Il passo di Plinio cui
Aldrovandi fa riferimento dovrebbe essere quello appena citato. È l'unica
ricorrenza di impiego di luteum per faucium scabritiae tratto
da Plinio sia nel suo testo che in quello di Gessner. È palese che
Aldrovandi passa da devoratum a illinitur saltando dalla tosse
alle emorroidi – o al morso dei serpenti emorroide – sulle quali il
tuorlo viene spalmato. È il classico saltare di palo in frasca. Ma il
colpevole è Gessner, ed è sempre questione di punti o di virgole. In
ambedue le mie fonti pliniane disponibili il punto viene posto dopo scabritiae.
Gessner lo mette dopo attingatur. È logico che il tuorlo dall'essere
ingoiato contro il mal di gola passa a essere spalmato. E Aldrovandi cade
nella trappola, perché si fida ciecamente di Gessner, o meglio, ne
approfitta ciecamente. § Conrad Gessner Historia Animalium III
(1555), pag. 448 (non emendato): Prodest et tussientibus per se luteum
devoratum liquidum, ita ut dentibus non attingatur. thoracis
distillationibus [destillationibus], faucium {scabriciae} <scabritiae>,
privatim contra haemorroidum morsum illinitur, sorbeturque crudum, (Dioscorides
hanc vim albumini tribuit.) Prodest
et renibus, vesicae rosionibus exulcerationibusque, et cruenta excreantibus,
Idem [Plinius].
[10]
De medicina V,13: Levat id,
quod exasperatum est, spodium, hebenus, cummi, ovi album, lac, tragacanthum.
[11]
De alimentis; De bono et
malo succo. (Aldrovandi) - This is De probis pravisque alimentorum
sucis 6,749 ff. (Lind, 1963)
[12]
Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 441: [...] iis
vero quae contentos in thorace et pulmone humores incidunt, sorbile, hoc est
leviter elixum dum incalescat tantum, Galenus.
[13] Tacuini Sanitatis ... de sex rebus non naturalibus... conservandae sanitatis. Aldrovandi dà come referenza il libro 7.
[14]
De medicamentis empiricis, physicis ac rationalibus liber.
[15] De affectionibus internis. (Aldrovandi)
[16] Nicolai Myrepsi Alexandrini Medicamentorum opus in sectiones quadragintaocto.
[17] La conferma di melicratum
anziché mellicratum ci viene da Conrad
Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 400: Illitio ad
occultas anginas: Galli stercus album, et cerussam colore referens, exicatum
habeto, et usu postulante subige cum aqua aut melicrato, propinato
cochlearium. Desperatos enim sanat. Quod si bibere nequeant, cum melle subactum intimis
partibus illinito, Nic. Myrepsus.
[18]
Naturalis historia XXIX,42-43: Prodest et
tussientibus per se luteum devoratum liquidum ita, ut dentibus non
attingatur, thoracis destillationibus, faucium scabritiae. Privatim
contra haemorrhoidas morsui inlinitur sorbeturque crudum. [43] Prodest et
renibus, vesicae rosionibus exulcerationibusque. § In caso di tosse
e di faringite Plinio non dice di spalmare il tuorlo, ma di berlo.
Raccomanda invece di spalmare e di bere il tuorlo crudo in caso di morso del
serpente emorroide - oppure di emorroidi, come si discuterà a pagina 292.
– Il motivo di questa discordanza tra Plinio e Aldrovandi è appena stato
analizzato, e consiste in un punto e una virgola fuori sede, ereditati da
Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 448 (non
emendato): Prodest et tussientibus per se luteum devoratum liquidum, ita ut
dentibus non attingatur. thoracis distillationibus [destillationibus],
faucium {scabriciae} <scabritiae>, privatim contra haemorroidum morsum
illinitur, sorbeturque crudum, (Dioscorides hanc vim albumini tribuit.) Prodest
et renibus, vesicae rosionibus exulcerationibusque, et cruenta excreantibus,
Idem [Plinius].
[19] Visto che manca un collegamento terapeutico con l'uovo, sembrerebbe trattarsi di una prosecuzione del testo di Plinio, mentre la fonte di questa prescrizione collocata fuori sede è Alberto Magno, come si può desumere da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 393-394: Iura decrepitorum gallorum prosunt [394] asthmati et defectum cordis patientibus, Albertus. – L'unico collegamento è fra l'asma di Alberto e la dispnea di Avicenna: nel primo caso si consiglia brodo di gallo decrepito, nel secondo caso l'uovo intiepidito. Forse era meglio che Aldrovandi iniziasse la frase relativa ad Avicenna con at anziché con et.
[20] L’aggettivo greco akrochlíaros significa caldo alla superficie, in Dioscoride significa tiepido.
[21] Liber de aquis. (Aldrovandi)
[22] Liber de conservanda sanitate. (Aldrovandi e Gessner) - De conservanda bona valetudine. (Lind, 1963)
[23] Dioscoride non si lascia andare al profluvio di parole attribuite a lui e ad Avicenna da Aldrovandi. Egli si limita a dire che soprattutto se l’albume è tiepido, e non se tutto quanto l’uovo è tiepido, senza specificare se lo è grazie alla gallina o al fuoco, giova a tutta una serie di malanni, inclusa l’emottisi. Ecco il testo di Dioscoride nella traduzione di Jean Ruel. De materia medica (1549) II,55 Candidum ovi: summe tepidum prodest [...] reiectionibus sanguinis. § Per esempio, chi parla di uovo intiepidito e di sputo ematico, e basta, non è Dioscoride (non mi si chieda di controllare anche Avicenna), bensì Elluchasem Elimithar, come specificato da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 442: Sanguinem spuentibus salutare est ovum sorbile, Elluchasem.
[24] Naturalis historia XXII,137: Amylon hebetat oculos, et gulae inutile, contra quam creditur. Item alvum sistit, epiphoras oculorum inhibet et ulcera sanat, item pusulas et fluctiones sanguinis. Genas duras emollit. Datur cum ovo iis, qui sanguinem reiecerint, in vesicae vero dolore semuncia amyli cum ovo et passi tribus ovis subfervefacta a balineo. Quin et avenacea farina decocta in aceto naevos tollit.
[25] Si ripete il commento presente a inizio pagina. - Non riesco a immaginare una raucedine dovuta a qualcosa di caldo, salvo si tratti di una raucedine dovuta a una faringo-laringite provocata da una sorsata di liquido troppo caldo trangugiato inavvertitamente. - Altra ipotesi: una faringo-laringite scatenata da un cibo "caldo", ma non in senso termico: caldo in quanto metabolicamente scalda più degli altri, come le proteine, una quota delle quali viene trasformata in calore, e pertanto sconsigliate nella stagione estiva. Ma l'ipotesi della sorsata di liquido bollente mi sembra più verosimile, anche se alquanto rara come causa di raucedine.
[26] Vedi Pesi e misure.
[27] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 448: Vitelli ovorum crudi quinque cum vini tribus cyathis haemoptoicis prosunt, Constantinus et Aesculapius.
[28] Naturalis historia
XXIX,47: Tota ova adiuvant partum cum ruta et anetho et cumino pota e vino.
Scabiem corporum ac pruritum oleo et cedria admixtis tollunt, ulcera quoque
umida in capite cyclamino admixta. Ad
puris et sanguinis excreationes ovum crudum cum porri sectivi suco parique
mensura mellis Graeci calefactum hauritur.
[29]
De affectionibus internis.
(Aldrovandi)