Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi
Si raccomanda l'opzione visualizza -> carattere -> medio del navigatore
Quod
postremum, etsi non usque adeo semper verum sit, nisi viribus tamen
victum cedere certum est: contra fit in plerisque aliis animalibus,
quorum fere semper alia aliis ante initam pugnam sua sponte cedunt. |
L’ultima
cosa, anche se non sempre è vera sino a tal punto, tuttavia è una cosa
certa che cede solo se è stato piegato con la forza: il contrario
avviene nella maggior parte degli altri animali, alcuni dei quali
spontaneamente si sottomettono agli altri prima che il combattimento
abbia avuto inizio. |
Quod
intelligens Miltiades Atheniensium imperator, cum Rex Persarum excito
Asiae robore tam multa mil{l}ia traiecisset in Europam, quasi ad primum
clamorem oppressurus Graeciam, convocatis in {Panatheniacum}
<Panathenaicum> conventum sociis pugnantes ostendit has alites, ut
Philo Iudaeus scriptum reliquit[1],
ratus hoc spectaculum maiorem vim habiturum, ad promovendum eorum animos,
quam orationem. Nec eum fefellit sua opinio. Spectata enim, inquit Philo,
in brutis patientia, pertinacique contentione usque ad necem pugnantibus
invicto pectore, correptis armis eam expeditionem susceperunt, quasi
bellaturi cum ingenti strage hostium, contemptis mortibus, et vulneribus,
ut saltem insepelirentur libero solo patriae. Nihil enim ad rem gnaviter
gerendam excitat, ac deteriorum victoria maior, quam sperari poterat.
Tradit item Diogenes Laërtius[2],
Socratem Iphicrati duci animos adiecisse, cum ei ostendisset Gallos
Gallinaceos tonsoris Mid<i>ae adversus eos, qui erant Calliae,
pennis, ac rostro dimicantes. Quam utilitatem agnovit et Chrysippus[3],
dum Gallorum aemulatione inijci nobis ad fortitudinem stimulos, et
subijci calcaria prodidit. |
Consapevole
di ciò, Milziade, stratego degli Ateniesi, dal momento che il re dei
Persiani - Dario I - dopo aver suscitato il vigore dell’Asia aveva
traghettato in Europa tante migliaia di uomini come per sottomettere la
Grecia al primo urlo di guerra, dopo aver convocato gli alleati
all’assemblea panatenaica
mostrò questi uccelli in combattimento,
come ha lasciato scritto Filone Giudeo - Filone di Alessandria,
convinto che questo spettacolo avrebbe avuto una forza maggiore
nell’incitare i loro animi rispetto a un discorso. E la sua
aspettativa non lo trasse in inganno. Filone dice che, avendo infatti
osservato negli animali la capacità di resistere, e la lotta ostinata
fino a causare la morte ai contendenti con spirito invincibile, prese le
armi diedero inizio a quella spedizione, con l'intenzione di combattere
a prezzo di una grande strage di nemici, disprezzando la morte e le
ferite, per essere perlomeno sepolti nel suolo libero della patria.
Infatti nulla è in grado di stimolare a compiere con impegno
un’impresa, e una vittoria di coloro che sono inferiori è maggiore di
quanto ci si potrebbe aspettare. Parimenti Diogene Laerzio
racconta che
Socrate
infuse coraggio allo stratega
Ificrate
mostrandogli i galli
del barbiere Midia che combattevano con penne e becco contro quelli che
appartenevano a Callia. Anche
Crisippo
ne riconobbe l’utilità, dal
momento che ci ha tramandato che gli stimoli a essere forti ci vengono
inculcati attraverso l’emulazione dei galli, e che gli speroni vanno
sollevati in aria. |
Quinim<m>o
fuisse apud antiquos historia docet, qui Gallos ad certamen instituerent,
quos Columella[4]
<rixosarum> avium {lauistas} <lanistas> vocavit. Plinius[5]
author est Pergami Gallorum spectaculum velut gladiatorum quotannis {a}edi.
Apud Tarnasaros[6] Indiae populos,
nobiliores pugna eorum, ad quam tantummodo eos nutriunt, non oblectantur
tantum, sed centum etiam aureos deponunt, quos ille, cuius Gallus in
certamine superior evasit, domum victor reportat. Aiunt vero qui eas
regiones peragrarunt, Gallorum eorum certamen quinque quandoque horas
durare, et victum victori nisi morte cedere quam saepissime. Idem
certamen colunt Iavae insulae incolae, necnon qui Pulaoan insulam
habitant. |
Nondimeno,
la storia insegna che presso gli antichi c’erano coloro che
addestravano i galli al combattimento, che Columella
chiamò
addestratori di uccelli da combattimento. Plinio
riferisce che tutti
gli anni a Pergamo
veniva allestito uno spettacolo come se si trattasse
di gladiatori. Presso le popolazioni Tarnasari dell’India quelli di
rango più elevato non solo si dilettano dei loro combattimenti per i
quali unicamente li allevano, ma mettono anche a disposizione cento
monete d’oro che da vincitore si porta a casa colui il cui gallo è
risultato più forte in combattimento. In realtà coloro che hanno
viaggiato attraverso quelle regioni dicono che il combattimento dei loro
galli talvolta dura cinque ore, e che molto ma molto spesso il vinto non
cede al vincitore se non con la morte. Lo stesso tipo di combattimento
lo coltivano gli abitanti dell’isola di Giava, come pure quelli che
abitano sull’isola di Pulaoan - o Palawan. |
Verum
nunquid id longo tempore fecerint, ut saltem verisimile est, mihi nondum
cognitum est: Graecos id olim observasse tum ex allata Plinii
authoritate, tum ex Aeliano[7]
etiam clarum est, qui Themistoclem contra barbaros exercitum ducentem
duos in itinere Gallos forte pugnantes vidisse prodit, ac imperasse, ut
miles desisteret, acceptaque de hac pugna occasione, docuisse bonis, et
strenuis civibus, pluris patriam, liberos, uxores, parentes, Deosque
penates aestimandos, quam Gallis solam victoriae opinionem. Qua de re
consule Caelium[8].
Cum igitur victor redisset, instituisse, ut quotannis Gallinaceorum
pugna Athenis publice exiberetur. Quem morem etiamnum apud Bohemos in
hunc diem durare audio, ubi primores praeparare Gallos aiunt pugnae,
quasi gladiatoriae, fierique sponsiones pretii non parvi, dum
unusquisque pecuniae summam largam deponit, quam dominus victoris
Gallinacei aufert[9].
Et Io. Goropius[10]
id Ambivaritis populis, teste Caesare, Galliae Belgicae in usu fuisse
refert, magna ambitione duabus inter se certantibus factionibus, atque
id cum in pagis, tum maxime in ipsa urbe, cui a Ducis sylva nomen est, (vulgo
Tshertighen bos: est autem Brabantiae nobilis urbs, et regi catholico
adversus Hollandos semper maximis in belli periculis fidem servans) per
octo integros dies in ipsa curia Gallos ad pugnam committi, ingenti
partium studio, et solicita victoriae expectatione: in hac vero tantum
exardescere, ut ipse viderit ex Gallinaceorum certamine ad equestre
duellum aliquem alium provocasse, in eoque alterum virum in primis
strenuum, et veteranum equitem lancea in fronte ictum occubuisse eodem
fere modo, quo Henricus Rex Franciae, cui per oculi alterius cavitatem
pars fractae lanceae in cerebri sedem est adacta. Legimus denique apud
Gallos eiusmodi Gallinaceorum pugnantium spectacula in scholis edi: quod
forte et ipsi fecerint, ut non alacriores tantum iuvenum suorum ad
pugnam animos reddant, sed etiam speratae, ac optatae victoriae cupidos. |
A
dire il vero, se hanno fatto ciò per lungo tempo, come è perlomeno
verosimile, non sono ancora riuscito a venirne a capo: che in passato i
Greci abbiano tenuto ciò in considerazione risulta evidente sia dalla
citata testimonianza di Plinio, come anche da Eliano, il quale
riferisce che Temistocle mentre guidava l’esercito contro i barbari
durante la marcia vide per caso due galli che combattevano, e che diede
ordine che l’esercito si fermasse, e colta l’occasione da questo
combattimento, insegnò che i cittadini virtuosi e diligenti devono
tenere in considerazione la patria, i figli, le mogli, i genitori e le
divinità domestiche più di quanto i galli debbano tenere in
considerazione la sola fama derivante dalla vittoria. A questo proposito
consulta Lodovico
Ricchieri. Pertanto, dopo aver fatto ritorno come
vincitore, stabilì che annualmente in Atene si svolgesse pubblicamente
un combattimento di galli. Sento dire che ancora adesso presso gli
abitanti della Boemia tale usanza dura fino a tutt’oggi, dove dicono
che le persone più eminenti preparano i galli a un combattimento come
fra gladiatori, e che si fanno delle scommesse di non poca entità, dal
momento che ciascuno mette a disposizione una grossa somma di denaro che
si porta via il padrone del gallo vincitore. E Ioannes Goropius – Jan
van Gorp - riferisce che, stando alla testimonianza di
Cesare, ciò
era nelle consuetudini presso le popolazioni degli Ambivariti della
Gallia Belgica, dal momento che due fazioni rivaleggiavano tra loro a
causa di una grande ambizione, e che avveniva sia nei villaggi che,
soprattutto, nella stessa città, che prende il nome dalla foresta del
loro comandante, (comunemente detta 's-Hertogenbosch: è
infatti una famosa città del Brabante, e che rimane sempre fedele al
re cattolico durante gli enormi pericoli della guerra contro gli
Olandesi) e per otto giorni interi i galli venivano fatti combattere fra
loro nella curia stessa, con un grande entusiasmo delle parti avverse e
con un’ansiosa speranza della vittoria: e durante l’attesa si
infiammavano a tal punto che egli stesso fu testimone del fatto che a
causa del combattimento dei galli qualcuno sfidò un altro a un duello a
cavallo, e che durante il duello uno dei due uomini, cavaliere
particolarmente valoroso ed esperto, cadde colpito in fronte da una
lancia quasi allo stesso modo di Enrico II re di Francia, al quale andò
a conficcarsi nel cervello lo spezzone di una lancia passato attraverso
una delle due orbite oculari. Leggiamo infine che presso i Galli
venivano allestiti nella scuole siffatti spettacoli di galli
combattenti: probabilmente l’avranno fatto non solo per rendere più
pronti alla battaglia gli animi dei loro giovani, ma anche bramosi di
una vittoria sperata e desiderata. |
Veteres,
ut Gallinacei in pugna facilius adversus hostes suos tutarentur,
stimulis ferreis aeneisque, quos Sipontinus plectra dici asserit, illos
armabant: unde etiamnum extat adagium αἶρε
πλῆκτρον
ἀμυντήριον,
id est tolle calcar ultorium: in
eum nimirum, qui iam ultionem parat: sumptum autem est adagium ex
Aristophane[11],
cum ait: αἶρε
πλῆκτρον εἰ
μάχῃ,
hoc est tolle calcar, si pugnas. |
Gli
antichi, affinché durante il combattimento i galli potessero più
facilmente difendersi contro i loro avversari, li armavano di speroni di
ferro e di bronzo, e Sipontinus - Nicolò Perotto - afferma che erano
detti plectra - plettri: da cui ancora adesso esiste l’adagio aîre
plêktron
amyntërion, cioè Metti lo sperone vendicatore: ovviamente
rivolto a colui che sta già preparando una vendetta: ma l’adagio è
desunto da Aristofane, quando dice: aîre plêktron
ei máchëi, cioè, Metti lo sperone se combatti. |
Iucundum
vero, inquit Caelius[12],
quod observatum hac parte non reticebimus, Gallinaceis mox compugnaturis
allium in cibis obijci solitum, quo acrius decertarent, ex quo
facetissime in veteri {comediae} <comoedia>[13]
ἐσκοροδισμένος,
id est, allio pastus, quod scorodon vocant, pro vehementi, ac nimis in
pugnam proclivi quandoque dicitur. Eodem modo proficiscentes, iique qui
bella, et castra sequuntur, allium gustant quod eos agiles reddat, vires
addat, et animum acuat. Exhibetur etiam equis una cum pane, et vino, ut
ad praelium euntes facilius labores futuros sustineant, ferocioresque
fiant. |
Ma
a questo punto non passeremo sotto silenzio una cosa spassosa che è
stata osservata. Lodovico
Ricchieri dice che abitualmente ai galli in
procinto di combattere veniva dato dell’aglio nel loro mangime affinché
lottassero più accanitamente, da cui in modo molto spiritoso nella
commedia antica talora si dice eskorodisménos, cioè
nutrito con l’aglio che chiamano skórodon,
a voler significare un soggetto impetuoso e troppo incline allo scontro.
Allo stesso modo coloro che stanno partendo, e coloro che si recano alle
guerre e negli accampamenti, mangiano l’aglio in quanto li rende
agili, infonde energie e aguzza la mente. Viene dato anche ai cavalli
insieme a pane e vino, affinché andando in battaglia possano sopportare
più facilmente gli sforzi che dovranno affrontare e diventino più
impetuosi. |
[1]
L'opera di
Filone alla quale si riferisce Aldrovandi è intitolata Περὶ
τοῦ πάντα
σπουδαῖον
εἶναι
ἐλεύθερον - Quod omnis probus liber sit - Ogni uomo onesto è libero - Every good man is free - A treatise to prove that
every man who is virtuous is also free come è stata intitolata da Charles Duke Yonge (1812-1891) del quale si
riporta il passo tradotto in inglese dal greco: XIX. (131) And moreover any one who considers the matter
may find even among the brute beasts examples of the freedom which exists
among men, as he may of all other human blessings. At all events, cocks are
accustomed to contend with one another, and to display such an actual
affection for danger, that in order to save themselves from yielding or
submitting, even if they are inferior in power to their adversary they will
not bear to be inferior in courage, for they endure even to death. (132) And
Miltiades, the famous general of the Athenians, seeing this, when the king
of the Persians having roused up all the might of Asia, was invading Europe
with many myriads of soldiers, as if he were going to destroy all Greece
with the mere shout of his army, having collected all the allies at the
festival called the panathenaea, showed them a battle between these birds,
thinking that the encouragement which they would derive from such a sight
would be more powerful than any argument. (133) And he was not deceived, for
when they had seen the patient enduring and honourable feeling of these
irrational animals, which could not be subdued by any means short of death
itself, they snatched up their arms and rushed eagerly to war, as resolving
to fight against their enemies with their bodies, and being utterly
indifferent to wounds and death, being willing to die for their freedom, so
that at all events they might be buried in the still free soil of their
native country; for there is nothing which acts so forcibly in the way of
exhortation so as to improve the character, as an unhoped-for success in the
case of those whom men look upon as inferior to themselves. (134) Moreover
the tragic writer, Ion, mentions the contentious spirit of those birds in
the following lines: "Nor though wounded in each limb, | Nor though his
eyes with blows are dim, | Will he forget his might; | But still, though
much fatigued, will crow, | Preferring death to undergo | Than slavery, or
slight."
[2] Le vite, le opinioni, gli apoftegmi dei filosofi celebri, II, Socrate, 12: He also inspired Iphicrates, the general, with courage, by showing him the gamecocks of Midias the barber, pluming themselves against those of Callias;[...] (translated by C.D. Yonge - http://classicpersuasion.org)
[3] De Iustitia (Aldrovandi). – Sulla giustizia = SVF III, 705, ap. - Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 407: Proditur memoriae Socratem Iphicrati duci animos adiecisse, quum ei praemonstrasset gallinaceos coram Callia pennis ac rostro dimicantes. Chrysippus etiam in libro de iustitia (ut refert Stobaeus) gallorum aemulatione inijci nobis ad fortitudinem stimulos et subijci calcaria prodidit, Caelius.
[4] De re rustica VIII,2,5: Nobis nostrum vernaculum maxime placet, omisso tamen illo studio Graecorum, qui ferocissimum quemque alitem certaminibus et pugnae praeparabant. Nos enim censemus instituere vectigal industrii patrisfamiliae, non rixosarum avium lanistae, cuius plerumque totum patrimonium, pignus aleae, victor gallinaceus pyctes abstulit.
[5] Naturalis historia X,50: Pergami omnibus annis spectaculum gallorum publice editur ceu gladiatorum.
[6] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 387: Circa Tarnasari urbem Indiae gallinaceos procerissimos videre memini: ex quorum sane acerrimis conflictibus summam voluptatem cepi. nam quotidie huic ludo per medios vicos Mahumetanorum animi causa opera dabatur, mirumque est Mahumetanorum pro hac re certamen. habent privi privos gallos gallinaceos, eosque committunt aliis, expositis quandoque pro alitum futura victoria utrinque aureis centenis singulo congressu. Conspicati sumus senis horis concertantes alites, nec prius illae modum proelio faciebant, quam occubuissent, Ludovicus Romanus. [Lodovico de Varthema]
[7] Storia varia libro II. - Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 387: Contra Barbaros cum Themistocles exercitum duceret, et gallos non ignaviter pugnantes animadvertisset, exercitum confirmavit, his verbis ad milites usus: At hi neque pro patria, neque pro penatibus, neque pro sepulchris maiorum, atque libertate, neque pro pueris mala sustinent: sed ut ne vincantur, neuter cedit alteri. Quae cum dixisset, Atheniensibus animum auxit. Itaque id factum, quod eis fuisset significatio (incitamentum) ad virtutem, ad similium factorum monumentum servari voluerunt, Gillius ex Aeliani lib. 2. Variorum.
[8] Lectionum Antiquarum libri xx, liber 17, caput 32. (Aldrovandi) – Eliano Variae historiae Libri XIIII - II,28: Unde certamen gallorum gallinaceorum initium traxerit – Post devictos Persas, Athenienses lege posuerunt, ut galli gallinacei quotannis uno die certamen in theatro inirent. Unde vero sumpserit occasionem haec lex, planum faciam. Cum Themistocles civicum exercitum adversus barbaros educeret, gallos gallinaceos vidit pugnantes: neque ille spectatorem sese oscitantem eius pugnae praebuit. Sed totum exercitum cohibens, inquit ad ipsos: At hi neque pro patria, neque pro dijs familiaribus, neque vero pro avitis heroibus periculum subeunt, neque pro gloria, neque pro libertate, neque pro liberis: sed tantum, ne alter ab altero superetur, aut alter alteri cedat. Quibus verbis Atheniensium animum confirmavit. Quod ergo tunc eis incitamentum ad virtutem extitit, voluit ad similium rerum et factorum memoriam sempiternam consecrare. (Claudii Aeliani opera quae extant omnia Graece Latineque, Tiguri, apud Gesneros Fratres, 1556, pagina 394 – Iusto Vulteio VVetterano interprete)
[9] Filippo Beroaldo il Vecchio. Il dato si può desumere da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 387: Avium lanistae a Columella dicuntur, qui gallinas (gallos) parant, instruuntque ad certamen. qui mos hodieque durat apud Boëmos: ubi primores praeparant gallos gallinaceos pugnae quasi gladiatoriae, fiuntque sponsiones pretii non parvi, dum unusquisque pecuniam largam deponit, quam aufert dominus victoris gallinacei, Beroaldus.
[10] Origines Antwerpianae, sive, Cimmeriorum Becceselana, Novem Libros Complexa - Gothodanica liber VII.
[11] Gli uccelli, 759.
[12] Lectionum Antiquarum libri xx, liber 16, caput 13. (Aldrovandi)
[13] La tortuosità di Aldrovandi è impareggiabile! Se ne sovverte il testo basandoci sulla linearità di quello di Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 386: Gallinaceis mox compugnaturis allium in cibis obijcere solebant, quo acrius decertarent. Ex quo facetissime in veteri comoedia, eskorodisménos, id est allio pastus, pro vehementi ac nimis in pugnam proclivi dicitur quandoque, Caelius.