Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi

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[239] Plinius[1] item Gallinaceos pugnaciores reddi author est, si in cibum eorum {politricum} <polytrichon>, {et} <vel> trichomanes adda{n}tur. Idem praestare aiunt adiantum[2]: quod Io. Baptista Porta ideo fieri putat, quia haec herba Galli cristam quodammodo aemuletur.

Parimenti Plinio dice che i galli vengono resi più combattivi se nel loro mangime viene aggiunto il capelvenere oppure il capelvenere falso. Dicono che lo stesso effetto lo produce il capelvenere: Giambattista Della Porta ritiene che ciò avviene per questo motivo, per il fatto che quest’erba in qualche modo imita la cresta del gallo.

Caeterum inter Gallos alii aliis praeferebantur. Laudabantur autem in primis, teste Plinio[3] Rhodii, et Tanagraei: secundo Melici (Lego Medici) et Chalcidici. Iam ex his, inquit, <quidam> ad bella tantum, et praelia assidua nascuntur, quibus etiam patrias nobilitarunt Rhodum, {ac} <aut> Tanagram. Secundus est honos habitus Melicis, ac Chalcidicis, ut plane dignae aliti tantum honoris {praebeat} <perhibeat>[4] Romana purpura. Hinc facile hunc Suidae[5] locum restituas: ἀλεκτρυόνα ἀθλητὴν ταναγραῖον, hoc est Gallinaceum athletam Tanagraeum. Deest enim copulativa coniunctio[6], quae et alibi apud eundem habetur: Ἀλεκτρυόνα καὶ ἀθλητὴν ταναγραῖον, ubi eam proverbialiter {hoc} <hic> accipi scribit: sive Gallinaceum Tanagraeum, sive athl{a}etam Tanagraeum dicas, animosum et strenuum intelligas: elegantius vero fuerit, si hominem, et athl{a}etam pugnacem, ac fortem Gallinaceum Tanagraeum cognomines: quam si athletam Tanagraeum simpliciter. Non enim athletas a Tanagra laudatos legere memini, sed Gallos tantum[7].

D’altronde tra i galli alcuni erano preferiti ad altri. Infatti, testimone Plinio, erano in primo luogo elogiati quelli di Rodi e di Tanagra: in secondo luogo i Melici (io dico della Media) e di Calcide. Tra questi, dice, alcuni nascono soltanto per incessanti lotte e combattimenti, grazie ai quali hanno anche reso famosa la loro patria, Rodi o Tanagra. Il secondo posto è stato dato a quelli della Media e di Calcide, cosicché i porporati romani rendono tanto onore a un uccello del tutto meritevole. Da questo brano puoi facilmente restaurare questo passaggio del lessico Suida: alektryóna athlëtën tanagraîon, cioè Il gallo atleta di Tanagra. Infatti manca la congiunzione copulativa che anche altrove nel medesimo è mantenuta: Alektryóna kaí athlëtën tanagraîonIl gallo e l’atleta di Tanagra - dove scrive che tale congiunzione viene usata in questo caso proverbialmente: sia che tu dicessi gallo di Tanagra, sia atleta di Tanagra, e tu intenderesti dire coraggioso e valoroso: ma sarebbe più elegante se tu chiamassi gallo di Tanagra un uomo e un atleta combattivo e forte: anziché semplicemente atleta di Tanagra. Infatti non ricordo di aver letto che gli atleti di Tanagra erano lodati, ma solo i galli.

Iam vero ex his, quae dicta sunt, cuivis satis liquido constare arbitror, Gallinaceos Gallos non solum pugnacissimas alites esse, et a servitio, iugoque abhorrere, sed ab antiquis, et a multis nostro aevo ob id in summo honore habitos; adeo ut olim Plato[8] illorum stoliditatem ridens, sese amicum bonum potius, quam Gallum ἄριστον, id est optimum, seu pugnacissimum malle dixerit. Contra Pallas huiusce bellicosissimi alitis imaginem, ut testatur Pausanias[9], in casside {suo} <sua> pictam tulit, et Mars sibi sacrum voluit, adeo ut utri{m}que bellorum Deo gratum fuisse videamus, atque hinc forte Aristophanes[10] aves hominibus, Persis vero in primis imperasse per iocum scripsit: ait autem.

Quod autem non Dei igitur hominibus imperarunt antiquitus,

Sed aves et regnabant: multa sunt signa horum:

Statim autem vobis primum ostendam Gallum quod regnabat

Imperabatque Persis primum omnibus, Dario, et {Megabizo[11]} <Megabazo>:

Quare vocatur {Persicus} <Persica> avis a dominatione adhuc illa.

Sed verisimilius fuerit primum Persarum regem Gallum fuisse dictum, ut in aequivocis[12] diximus.

Ordunque, da ciò che è stato detto penso che possa inequivocabilmente risultare a chiunque che i galli non solo sono degli uccelli assai bellicosi e che rifuggono dalla schiavitù e dal giogo, ma che a causa di ciò sono tenuti in grandissima considerazione dagli antichi e da molti nostri contemporanei; a tal punto che un tempo Platone deridendone la stupidità avrebbe detto che lui preferiva essere un buon amico anziché un gallo áriston, cioè ottimo, o molto bellicoso. Al contrario la Pallade Atena, come testimonia Pausania, recò sul suo elmo l’immagine dipinta di questo bellicosissimo uccello, e Marte lo volle a sé sacro, cosicché possiamo renderci conto che fu caro ad ambedue le divinità delle guerre, e forse da ciò Aristofane scrisse per scherzo che furono gli uccelli a comandare sugli uomini, ma innanzitutto sui Persiani: infatti dice:

Ma pertanto nei tempi antichi non furono gli Dei a comandare sugli uomini

ma regnavano anche gli uccelli: sono molte le prove a carico di questi:

vi mostrerò subito per primo il gallo in quanto regnava

e dominava per primo su tutti i Persiani, su Dario e Megabazo:

per cui viene tuttora detto uccello persiano a partire da quella egemonia.

Ma sarà più verosimile che il primo re dei Persiani fosse chiamato Gallo, come abbiamo detto nelle Ambiguità.

Aristoteles[13] fortitudinis huius volucris causam in duras eius pennas reijcit: quasi vero non aliae darentur aves durioribus pennis, quae tamen haud aeque fortes sint. {Rases} <Rasis>, penes quem eius rei fides esto, {vinciturum} <victurum> pollicetur causam contra adversarium, si calcar Galli de crure dextro tecum feras: et Kiranides fabulosissimus scriptor cristam capitis Galli cum grano thuris, et pauco cornu cervi timorem omnem nocturnum, si gestatur, omnemque occursum malum auferre: hominemque gestantem intrepidum reddere: quasi eiusmodi arma, quibus Gallus maxime superbit, crista nempe, et calcar ad hominibus animum addendum polleant: quod cum non negaverim, minime tamen affirmaverim, nihil scilicet certi inde habens. Atque haec de Galli pugnacitate dicta sufficiant.

Aristotele attribuisce la causa del vigore di questo uccello alle sue penne che sono rigide: come se in realtà non esistessero altri uccelli con penne più rigide che tuttavia non sarebbero forti allo stesso modo. Razi, del quale bisogna avere fiducia a questo proposito, promette che vincerai la causa contro un avversario se porterai con te lo sperone di un gallo tolto dalla zampa destra: e Kiranide, scrittore molto fantasioso, dice che la cresta della testa di un gallo insieme a un grano di incenso e con un pezzetto di corno di cervo se viene portata con sé, essa toglie di torno qualsiasi paura notturna e ogni cattivo incontro: e che rende intrepida la persona che la porta con sé: come se armi siffatte, delle quali il gallo va estremamente orgoglioso, cioè la cresta e lo sperone, fossero efficaci ad infondere coraggio agli esseri umani: se non mi permetto di negarlo, tuttavia non mi permetto di confermarlo, non potendosi evidentemente averne alcuna certezza. E siano sufficienti queste cose che abbiamo detto a proposito della combattività del gallo.

SYMPATHIA. ANTIPATHIA.

SIMPATIA - ANTIPATIA

Videtur quidem occulta quaedam sympathiae, seu amicitiae vis, potentiaque subesse, quod aves cicures[14], et domesticae tam audacter equos, asinos, boves, atque id genus iumenta alia contemnant, ac si cum mansuefactis elephantis simul alantur, non modo eos non pertimescant, verum per eos etiam ipsos gradiantur, et Gallinacei eorumdem dorso insidere audeant. Cavendum tamen Gallinas alentibus, ne ad boum praes<a>epia perrepant, maxime Gallinacei. Nam hoc quod decidit immistum pabulo, teste Columella[15], necem bubus affert.

In realtà sembra che ci sia sotto una qualche forza e influenza di affinità, o di amicizia, in quanto gli uccelli addomesticati e quelli domestici con tanta audacia non tengono conto dei cavalli, degli asini e dei bovini, e di altre bestie da soma di tal genere, e se vengono allevati insieme agli elefanti resi mansueti non solo non li temono, ma si aggirano anche in mezzo a loro, e i gallinacei osano posarsi sulla loro schiena. Tuttavia coloro che allevano galline debbono fare attenzione che esse non si introducano nelle stalle dei bovini, soprattutto i galli. Infatti gli escrementi mescolati al foraggio, testimone Columella, comportano la morte ai bovini.

Gallinis item cum Pavonibus, Anatibus, Anseribus, et Columbis mutua intercedit benevolentia: maior vero Gallo cum Porphyrione, si Aeliano[16] credimus, qui Gallum in eodem cum Porphyrione versantem domicilio, tam insolenti miroque amore illi coniunctum fuisse ex inspectione testatur, adeo ut tandem Gallo propter epulas occiso, Porphyrio convictore suo privatus, tantum doloris animo conceperit, ut postmodum non amplius cibum ceperit, sed inedia potius sibi mortem accelerare, quam post supervivere maluerit. Sed huius quoque abstrusa videtur, ac occulta ratio, cur deficiente apibus cibo, si ad fores earum crudas Gallinarum carnes, et uvas passas posueris, inedia non sint periturae: quod in sc<h>edulis meis notatum reperio, sed ex quo authore non memini: et an verum sit, haud scio: curiosus quispiam experiri poterit.

Parimenti un mutuo affetto intercorre tra le galline e i pavoni, le anatre, le oche e i colombi: in realtà è maggiore tra il gallo e il pollo sultano - Porphyrio porphyrio porphyrio, se crediamo a Eliano, il quale in base a un’osservazione diretta afferma che un gallo, che abitava nella stessa casa con un pollo sultano, era a lui unito da un così inusuale e straordinario amore che quando infine il gallo venne ucciso a causa di un banchetto il pollo sultano, privato del suo compagno, concepì nell’animo un così grande dolore che da quel momento non assunse più cibo e preferì accelerare la propria morte col digiuno piuttosto di sopravvivere ulteriormente. Ma sembra che anche il motivo di ciò che segue sia difficile da capire e occulto, cioè, perché quando alle api manca il cibo, se metterai sulla soglia del loro alveare della carne cruda di gallina e dell’uva passa, esse non moriranno di digiuno: questo lo trovo annotato nei miei foglietti, ma non mi ricordo da quale autore: e non so se sia vero: chiunque sia curioso potrà sperimentarlo.


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[1] Dioscoride parla non di pernici, ma di quaglie e galli che diventano più combattivi, solo quando tratta dell'Adiantum (IV,131) corrispondente al nostro Capelvenere (Adiantum capillus-veneris) e non a proposito del Trichomanes. Si veda il testo e l'iconografia di Mattioli alla voce capelvenere. Se non bastasse, è la foglia del capelvenere che ricorda la cresta del gallo, come giustamente rimarcato da Giambattista Della Porta. – Plinio Naturalis historia XXII,62-65: [62] Aliud adianto miraculum: aestate viret, bruma non marcescit, aquas respuit, perfusum mersumve sicco simile est — tanta dissociatio deprehenditur —, unde et nomen a Graecis alioqui frutici topiario. Quidam callitrichon vocant, alii polytrichon, utrumque ab effectu. Tinguit enim capillum et ad hoc decoquitur in vino cum semine apii adiecto oleo copioso, ut crispum densumque faciat; et defluere autem prohibet. [63] Duo genera eius: candidius et nigrum breviusque. Id, quod maius est, polytrichon, aliqui trichomanes vocant. Utrique ramuli nigro colore nitent, foliis felicis, ex quibus inferiora aspera ac fusca sunt, omnia autem contrariis pediculis, densa ex adverso inter se, radix mula. Umbrosas petras parietumque aspergines ac fontium maxime specus sequitur et saxa manantia, quod miremur, cum aquas non sentiat. [64] Calculos e corpore mire pellit frangitque, utique nigrum, qua de causa potius quam quod in saxis nasceretur a nostris saxifragum appellatum crediderim. Bibitur e vino quantum terni decerpsere digiti. Urinam cient, serpentium et araneorum venenis resistunt, in vino decocti alvum sistunt. Capitis dolores corona ex his sedat. contra scolopendrae morsus inlinuntur, crebro auferendi, ne perurant; hoc et in alopeciis. strumas discutiunt furfuresque in facie et capitis manantia ulcera. [65] Decoctum ex his prodest suspiriosis et iocineri et lieni et felle subfusis et hydropicis. Stranguriae inlinuntur et renibus cum absinthio. Secundas cient et menstrua. sanguinem sistunt ex aceto aut rubi suco poti. infantes quoque exulcerati perunguuntur ex iis cum rosaceo et vino. — (Virus folii in urina pueri inpubis tritum quidem cum aphronitro et inlitum ventri mulierum, ne rugosus fiat, praestare dicitur.) — Perdices et gallinaceos pugnaciores fieri putant in cibum eorum additis, pecorique esse utilissimos. - XXVII,138: Trichomanes adianto simile est, exilius modo nigriusque, foliis lenticulae, densis, parvis, adversis inter se. decoctum eius strangurias sanat in vino albo potum addito cumino rustico, lienem. Cohibet capillos fluentes aut, si effluxerint, reparat alopeciasque densat tritum in oleo et inlitum. Sternumenta quoque gustatu movet.

[2] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 386: Perdices et gallinaceos (Gallos et coturnices, Diosco.) pugnaciores fieri putant, in cibum eorum additis adianti ramulis, Plinius.

[3] Naturalis historia X,48: Iam ex his quidam ad bella tantum et proelia adsidua nascuntur - quibus etiam patrias nobilitarunt, Rhodum aut Tanagram; secundus est honos habitus Melicis et Chalcidicis -, ut plane dignae aliti tantum honoris perhibeat Romana purpura.

[4] Praebeat invece di perhibeat viene da Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 381: Secundus est honos habitus Melicis et Chalcidicis, ut plane dignae aliti tantum honoris {praebeat} <perhibeat> Romana purpura, Plinius.

[5] Il testo completo del lessico Suida alla voce Alektryóna è il seguente: Ἀλεκτρυόνα ἀθλητήν ταναγραῖον. ἄδονται δὲ εὐγενεῖς οὗτοι.

[6] Il lessico Suida ha Ἀλεκτρυόνα ἀθλητὴν ταναγραῖον senza καὶ. Gottfried Bernhardy (1834) propose καὶ ἀθλητὴν.

[7] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 410: Ἀλεκτρυόνα ἀθλητήν Ταναγραῖον. Celebrantur enim isti a generositate, Suidas. Sed magis probo copulativam coniunctionem interseri, ut alibi apud eundem habetur, Ἀλεκτρυόνα καὶ ἀθλητήν Ταναγραῖον, ubi etiam proverbialiter usurpari scribit. Ut sive gallinaceum Tanagraeum, sive athletam Tanagraeum dicas, animosum et strenuum intelligas. Elegantius autem fuerit, si hominem et athletam pugnacem ac fortem, gallinaceum Tanagraeum cognomines: quam si athletam Tanagraeum simpliciter. Non enim athletas a Tanagra laudatos legere memini, sed gallos tantum.

[8] Lysis 211e. (Lind, 1963)

[9] Periegesi della Grecia  VI, Elide II, 26,3: On the Acropolis of the Eleans is a sanctuary of Athena. The image is of ivory and gold. They say that the goddess is the work of Pheidias. On her helmet is an image of a cock, this bird being very ready to fight. The bird might also be considered as sacred to Athena the worker. (Description of Greece with an English Translation by W.H.S. Jones, London, William Heinemann Ltd., 1918) - Aldrovandi ne riparla a pagina 304.

[10] Gli uccelli 481-85. (Lind, 1963)

[11] La notizia che un certo Alektryøn fu tiranno dei Persiani prima di tutti, anche di Dario e di Megabazo - e non di Megabizo -, viene dalla commedia di Aristofane Gli uccelli, 483. L’errore è già stato segnalato a pagina 184 dove Megabazus viene riportato come Megabyzus, anziché Megabizus come in questo punto. È probabile che Aldrovandi abbia dedotto l’errore dal testo di Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 404: Alectryon olim tyrannidem gessit, et Persis primus imperavit, etiam ante Darium et Megabyzum: unde etiamnum ab illo imperio Persica avis appellatur, Pisthetaerus apud Aristoph. in Avibus.– A sua volta Gessner potrebbe aver dedotto l'errore da qualche testo come quello di Aldo Manuzio del 1498 che riporta: πρῶτον πάντων δαρείου καὶ μεγαβύζου. - In Aves 481 sgg. si dice semplicemente che in origine gli uccelli regnavano sugli uomini, e Pistetero mostrerà immediatamente il gallo (tòn alektryóna), come regnava sui Persiani, prima di tutti i Dari e i Megabazi, cosicché il gallo è chiamato “uccello persiano”.

[12] A pagina 184.

[13] Aristotele in Physionomia (Aldrovandi) - Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 381: Quaecunque aves pennas duras habent, fortes sunt, ut coturnices, galli, Aristot. in Physiognom. - Pseudo Aristotele Fisiognomica 806b: È possibile osservare questo stesso anche tra gli uccelli, giacché in generale quanti hanno la ali dure sono coraggiosi, quanti le hanno morbide, pavidi e in particolare è possibile osservare questo stesso anche tra le quaglie e i galli. (traduzione di Giampiera Raina, BUR, 1993).

[14] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 385: Aves cicures et domesticae audacter contemnunt equos, asinos, boves: ac si cum mansuefactis elephantis aluntur, non modo eos non timent, verum per eos etiam ipsos gradiuntur. Et gallinacei ut in eorundem dorsis considere audent: sic magnum eis metum mustela vel praeteriens inijcit. et qui vocem vel mugientium vel rudentium praeclare contemnunt, illius clamorem vehementer horrent, Idem. [Aelianus] - Eliano, La natura degli animali V,50: È senza dubbio possibile anche attraverso queste altre osservazioni conoscere le caratteristiche degli animali. Noi vediamo ad esempio che gli uccelli domestici, allevati a contatto diretto con l’ambiente, non hanno più paura dei cavalli, degli asini, dei buoi e dei cammelli dato che si sono abituati alla loro presenza. Non temono neanche gli elefanti (se questi mostrano un’indole mite e mansueta) e addirittura si aggirano in mezzo a loro. I galli poi prendono tanta confidenza che non esitano a volare anche sulla loro schiena. Se invece una donnola corre vicino a loro, si sbigottiscono e vengono presi da un grande terrore. Non si preoccupano se odono il muggito dei bovini o il raglio degli asini, ma come sentono lo squittio della donnola tremano di paura. Non si curano minimamente delle oche, dei cigni e degli struzzi; hanno invece terrore dei falchi, anche se sono molto piccoli. I galli con il loro canto impauriscono i leoni e annientano i basilischi; però non sopportano la vista di un gatto o di un nibbio. (traduzione di Francesco Maspero)

[15] De re rustica VI,5,1: Nullo autem tempore et minime aestate utile est boves in cursum concitari; nam ea res aut cit alvum, aut movet febrem. Cavendum quoque est, ne ad praesepia sus aut gallina perrepat. Nam hoc quod decidit, immistum pabulo, bubus affert necem; et id praecipue, quod egerit sus aegra, pestilentiam facere valet.

[16] La natura degli animali V,28: Il pollo sultano, oltre a essere un uccello estremamente geloso, possiede questa peculiarità: dicono che è particolarmente attaccato alla propria stirpe e ama la compagnia dei suoi simili. Mi hanno raccontato che un pollo sultano e un gallo venivano allevati nella stessa casa, prendevano il pasto in comune, camminavano assieme e si stropicciavano con la stessa polvere. Si era dunque stabilito tra loro uno straordinario legame di amicizia. Un giorno, in occasione di una festa, il padrone di entrambi questi uccelli sacrificò il gallo e lo mangiò assieme ai familiari. Il pollo sultano, privato del compagno, non poté sopportare la solitudine e si lasciò morire di fame. (traduzione di Francesco Maspero)