Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Pierius[1] hanc locutionem a Scythis omnium antiquissimis emanasse ait, quod illi cibum bech dicant vocabulo genuino. Sed cur quaeso eam vocem potius a Belgis, quos Gallos esse nemo nescit, non petiit, qui rostrum omnium avium bec vocant?

Pierius Valerianus - Giovan Pietro Bolzani - dice che questo vocabolo - becco - si è diffuso dagli Sciti che sono i più antichi di tutti, in quanto essi dicono bech il cibo con un vocabolo che appartiene alla loro lingua natale. Ma, per favore, perché non ha invece fatto derivare quella parola dai Belgi, che nessuno ignora essere dei Galli, e che chiamano bec il becco di tutti gli uccelli?

Huc[2] quoque pertinet decantatum illud Liviae Augustae augurium, quam referunt[3] prima sua iuventa Tiberio Caesare ex Nerone gravidam, cum parere virilem sexum admodum cuperet, tali usam fuisse pu<e>llari augurio, ovum in sinu fovendo; atque dum deponendum haberet, nutrici per sinum tradendo, ne intermitteretur tepor. Eidem Liviae tale evenisse quoque[4] prodigium Dion[5], Suetonius[6], ac {Plinins} <Plinius>[7] tradunt, quod ei voluptatem, aliis metum attulit; est autem tale: Aquila Gallinam albam in gremium eius abiecit, quae ramum lauri fructum suum gerentis gestabat. Livia (verba Dionis sunt) quod id ostentum haud exiguum duceret, Gallinam adservavit diligenter: laureum autem ramum sevit, atque is radicibus actis adoluit, ita ut postea temporis frondes triumphantibus diu admodum suppeditaverit: ac futurum erat, ut Livia suo in sinu potentiam Caesaris, ipsumque omnibus in rebus parentem sibi haberet. Verba Plinii, et Suetonii, hic lubens praetereo, quod ea alibi[8] citaverim.

A questo paragrafo è pertinente anche quel decantato presagio di Livia Drusilla - o Giulia Augusta, della quale dicono che all’inizio della sua giovinezza essendo gravida, grazie a Tiberio Claudio Nerone, di Tiberio futuro imperatore, siccome era oltremodo desiderosa di partorire un maschio, mise in pratica un metodo di predizione tipico delle giovani donne, scaldando tra le mammelle un uovo, e quando doveva deporlo lo affidava a una nutrice che a sua volta lo mettesse in seno, perché non si interrompesse il tepore. Dione Cassio, Svetonio e Plinio riferiscono che alla stessa Livia accadde anche un tale prodigio che per lei fu foriero di piacere, per altri di paura: esso è come segue: un’aquila aveva gettato dall’alto fra i suoi seni una gallina bianca che trasportava un ramo d’alloro fornito del suo frutto. Livia (sono parole di Dione) siccome non riteneva assolutamente di poca importanza tale prodigio, custodì con cura la gallina: invece piantò il ramo di alloro e questo, messe le radici, crebbe a tal punto che negli anni successivi per lungo tempo rifornì a iosa di fronde i trionfatori: e sarebbe accaduto che Livia avesse dentro nel suo ventre la potenza dell’imperatore e colui che le avrebbe obbedito in tutte le cose. Volentieri ometto a questo punto le parole di Plinio e di Svetonio in quanto le ho citate in un altro punto.

Apuleius[9] pro prodigio recitat mirabili, quod Gallina cum ovum parere soleat, eius vice vivum edidisset pullum: Scribit vero hunc fere in modum: Iam his poculis mutuis altercantibus mirabile prorsus evenit ostentum. Una de caetera cohorte Gallina per mediam cursitans aream, clamore {gemino} <genuino> velut ovum parere gestiens personabat. Eam suus dominus intuens, o bona, inquit, ancilla, et satis foecunda, quae multo iam tempore nos quotidianis partubus saginasti, nunc etiam cogitas, ut video, gustulum praeparare, et heus inquit, puer calathum foetui destinatum angulo solito collocato, ita uti fuerat iussum, procurante puero, Gallina, consuetae lecticulae spreto cubili, ante ipsos pedes domini praematurum, sed magno prorsus futurum {scrupolo} <scrupulo> prodidit partum, non enim ovum, quod scimus illud, sed pinnis, et unguibus, et oculis, et voce etiam perfectum edidit pullum, qui matrem suam continuo coepit comitari. Illud etiam prodigiosum est, quod in annalibus Plinius[10] inveniri testatur, nempe: M. Lepido, Q. Catulo Coss. in agro Ariminensi, in villa Gal{l}erii locutum Gallinaceum. Quam autem rem semel duntaxat evenisse credit.

Apuleio declama come prodigio straordinario il fatto che una gallina, mentre è solita deporre un uovo, in sua vece aveva partorito un pulcino vivo. Scrive ciò pressapoco in questo modo: A questo punto mentre i bicchieri litigavano tra di loro si verificò un prodigio del tutto straordinario. Una gallina del rimanente stuolo scorrazzando in mezzo all’aia starnazzava con un grido proprio come se smaniasse di deporre l’uovo. Il suo padrone guardandola attentamente disse: “Oh brava ancella e abbastanza feconda, che già da molto tempo ci hai nutriti con parti quotidiani, come posso vedere, anche adesso stai pensando di preparare un assaggino.” Ed esclamò: “Ehi ragazzo colloca nel solito angolo il canestro destinato alla deposizione delle uova di gallina.” Quando il ragazzo stava facendo come gli era stato ordinato, la gallina, dopo aver rifiutato come giaciglio l’abituale nido, partorì davanti ai piedi dello stesso padrone un figlio prematuro, ma che lo sarebbe senz’altro diventato con grande scrupolo. Infatti siamo sicuri che quello non era un uovo, ma partorì un pulcino completo di piume, e di unghie, e di occhi e anche di voce, che cominciò ad accompagnarsi continuamente a sua madre. È pure prodigioso ciò che Plinio riferisce rinvenirsi negli annali, e cioè che durante il consolato di Marco Emilio Lepido e di Quinto Catulo - 78 aC - nel territorio di Rimini nella tenuta di Galerio un gallo parlò. Egli crede che ciò accadde solo una volta.

Augures etiam, ut ait Aristoteles[11], pro ostento habebant, quando ova tota lutea nascuntur, vel cum {discissa Gallina}[12] <discisso Gallo> talia ova sub septo transverso, quo loco faeminis ova adhaerent, inventa sunt magnitudine ovi perfecti. E quibus discimus, ad Iamblichi usque aetatem inter sapientiae professores, eam fuisse opinionem, maximam Apollinaris naturae facultatem in Gallo Gallinaceo vigere. Sed tempestivum est, ut relictis hisce superstitiosis gentilitatis vanitatibus, ad alia, eaque veriora sermonem nostrum dirigamus.

Come dice Aristotele, gli aruspici ritenevano come fatto portentoso quando nascono uova tutte gialle, o quando dopo aver sezionato un gallo tali uova delle dimensioni di un uovo ultimato vengono trovate sotto al setto trasverso laddove nelle femmine le uova sono adese. Da queste cose veniamo a sapere che fino ai tempi di Giamblico tra i maestri di sapienza - i filosofi - era opinione che nel gallo albergava una grandissima forza delle doti di Apollo. Ma è opportuno che, lasciate da parte queste superstiziose futilità del paganesimo, volgiamo il nostro discorso ad altri argomenti che sono anche più veritieri.

MYSTICA.

ARGOMENTI SACRI

Quid Gallus mistice significet, D. Gregorius[13] exponens illud D. {Iobi[14]} <Iob[15]>, Quis posuit in visceribus hominis sapientiam, vel quis dedit Gallo intelligentiam? hunc ferme in modum exponit: Qui hoc loco alii Galli nomine designantur, nisi modo alio repetiti iidem praedicatores sancti, qui inter tenebras vitae praesentis student venturam lucem praedicando, quasi cantando nunciare<?>. {Dicit} <Dicunt> enim: Nox praecessit, dies appropinquavit. Qui vocibus suis somnum nostri {temporis} <torporis> excutiunt, clamantes: Hora est iam nos de somno surgere. Et rursum: Evigilate iusti, et nolite peccare.

Che cosa il gallo possa significare dal punto di vista sacro, San Gregorio commentando quel passo di San Giobbe Chi ha messo nelle viscere dell’uomo la sapienza, o chi ha dato al gallo l’intelligenza? lo spiega pressapoco in questo modo: In questo passaggio chi altro viene indicato col nome del gallo, se non gli stessi santi predicatori ricordati in un altro modo, i quali tra le tenebre della vita presente si danno da fare per annunciare la luce che verrà predicando, quasi cantando? Infatti dicono: La notte è trascorsa, il giorno si è avvicinato. I quali con le loro voci scuotono il sonno della nostra inerzia annunciando ad alta voce: Ormai è tempo di svegliarci dal sonno. E ancora: Svegliatevi o giusti, ed evitate di peccare.

De hoc Gallo rursum scriptum est[16]: Tria sunt, quae bene gradiuntur, et quartum, quod feliciter incedit. Leo fortissimus bestiarum, qui ad nullius pavebit occursum. Gallus succinctus lumbos, et aries, nec est rex, qui resistat ei. Ipse qui<ppe> hoc loco Leo ponitur, de quo scriptum est: Vicit Leo de tribu Iudae: qui fortissimus bestiarum, quia in illo hoc quod infirmum est Dei, fortius est hominibus. Qui ad nullius pavet occursum. Dicit enim: Venit enim princeps mundi huius, et in me non habet quicquam. Gallus succinctus lumbos, id est, praedicatores <sancti>, inter huius noctis tenebras verum mane nunciantes. Qui succincti lumbos sunt, quia a membris suis luxuriae fluxa {restinguunt} <restringunt>. In lumbis quippe luxuria est. Unde et eisdem a Domino dicitur: Sint lumbi vestri praecincti. Et aries nec rex est, qui resistat ei. Quem alium hoc loco arietem accipimus nisi primum intra ecclesiam ordinem sacerdotum? De quibus scriptum est: Afferte Domino filios arietum, qui per exempla sua gradientem populum, quasi subsequentem ovium gregem trahunt. Quibus spiritualiter, recteque viventibus, nullus rex sufficit omnino resistere, quia quilibet {persequutor} <persecutor> obviet, intentionem eorum non valet praepedire.

Di questo gallo si è scritto ancora: Tre sono le cose che incedono bene, e una quarta che incede con esito favorevole. Il leone, il più forte delle belve, che non avrà paura di incontrarsi con nessuno. Il gallo, con i fianchi scoperti, e l’ariete, e non esiste re che sia in grado di resistergli. In questo passo viene posto naturalmente lo stesso leone, del quale si è scritto: Ha vinto il leone della tribù di Giuda: il quale è il più forte delle bestie, perché in lui ciò che è pauroso di Dio, per gli uomini è più forte. Il quale non ha paura dell’incontro con nessuno. Infatti dice: Infatti è giunto il principe di questo mondo, e in me non c’è nulla. Il gallo coi fianchi scoperti, cioè i santi predicatori, tra le tenebre di questa notte annuncianti al mattino la verità. I quali hanno i lombi scoperti, in quanto allontanano dalle loro verghe i flussi della lussuria. Infatti la lussuria si trova nei lombi. Per cui anche a loro viene detto dal Signore: I vostri lombi siano cinti da una veste. E l’ariete non esiste re che sia in grado di resistergli. In questo passaggio quale altro ariete dobbiamo intendere se non innanzitutto l’ordine dei sacerdoti in seno alla chiesa? Dei quali fu scritto: Portate al Signore i figli degli arieti, i quali attraverso i loro esempi guidano il popolo in cammino, come se imitasse un gregge di pecore. A coloro che vivono spiritualmente e rettamente nessun re è assolutamente in grado di resistere, in quanto qualsiasi persecutore si pari davanti, non è in grado di ostacolare il loro proposito.


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[1] Hieroglyphica, sive de sacris Aegyptiorum literis commentarii Liber 24. (Aldrovandi)

[2] Aldrovandi ne ha già parlato a pagina 207 e 226.

[3] Plinio, Naturalis historia X,154: Quin et ab homine perficiuntur. Iulia Augusta prima sua iuventa Tib. Caesare ex Nerone gravida, cum parere virilem sexum admodum cuperet, hoc usa est puellari augurio, ovum in sinu fovendo atque, cum deponendum haberet, nutrici per sinum tradendo, ne intermitteretur tepor; nec falso augurata proditur. Nuper inde fortassis inventum, ut ova calido in loco inposita paleis igne modico foverentur homine versante, pariterque et stato die illinc erumperet fetus.

[4] Aldrovandi ne ha già parlato a pagina 253.

[5] Storia romana XLVIII,52,3-4: Again, the incident that happened to Livia, although it caused her pleasure, inspired the rest with dread; a white bird carrying a prig of laurel with the berries on it was thrown by an eagle into her lap. As this seemed to be a sign of no small moment, she cared for the bird and planted the laurel, which took root and grew, so that it long supplied those who celebrated triumphs in after time; and Livia was destined to hold in her lap even Caesar's power and to dominate him in everything. (Cassius Dio, Roman History, Loeb Classical Library, 9 volumes, Greek texts and facing English translation: Harvard University Press, 1914 thru 1927. Translation by Earnest Cary)

[6] Svetonio De vita Caesarum - Galba 1: Progenies Caesarum in Nerone defecit; quod futurum, compluribus quidem signis, sed vel evidentissimis duobus apparuit. Liviae, olim post Augusti statim nuptias Veientanum suum revisenti, praetervolans aquila gallinam albam ramulum lauri rostro tenentem, ita ut rapuerat, demisit in gremium; cumque nutriri alitem, pangi ramulum placuisset, tanta pullorum suboles provenit, ut hodieque ea villa ad Gallinas vocetur, tale vero lauretum, ut triumphaturi Caesares inde laureas decerperent; fuitque mox triumphantibus, illas confestim eodem loco pangere; et observatum est, sub cuiusque obitum arborem ab ipso institutam elanguisse. Ergo novissimo Neronis anno et silva omnis exaruit radicitus, et quidquid ibi gallinarum erat interiit; ac subinde tacta de caelo Caesarum aede, capita omnibus simul statuis deciderunt, Augusti etiam sceptrum e manibus excussum est.

[7] Naturalis historia XV, 136-137: Sunt et circa Divum Augustum eventa eius digna memoratu. Namque Liviae Drusillae, quae postea Augusta matrimonii nomen accepit, cum pacta esset illa Caesari, gallinam conspicui candoris sedenti aquila ex alto abiecit in gremium inlaesam, intrepideque miranti accessit miraculum. Quoniam teneret in rostro laureum ramum onustum suis bacis, conservari alitem et subolem iussere haruspices ramumque eum seri ac rite custodiri: [137] quod factum est in villa Caesarum fluvio Tiberi inposita iuxta nonum lapidem Flaminiae viae, quae ob id vocatur Ad Gallinas, mireque silva provenit. Ex ea triumphans postea Caesar laurum in manu tenuit coronamque capite gessit, ac deinde imperatores Caesares cuncti. traditusque mos est ramos quos tenuerunt serendi, et durant silvae nominibus suis discretae, fortassis ideo mutatis triumphalibus.

[8] Ornithologiae tomus 1 liber 2. (Aldrovandi)

[9] Metamorphoseon IX, 33:. Iamque iis poculis mutuis altercantibus mirabile prorsus evenit ostentum. Una de cetera cohorte gallina per mediam cursitans aream clangore genuino velut ovum parere gestiens personabat. Eam suus dominus intuens: "O bona" inquit "ancilla et satis fecunda, quae multo iam tempore cotidianis nos partubus saginasti. Nunc etiam cogitas, ut video, gustulum nobis praeparare." Et "heus", inquit "puer calathum fetui gallinaceo destinatum angulo solito collocato." Ita, uti fuerat iussum, procurante puero gallina consuetae lecticulae spreto cubili ante ipsius pedes domini praematurum sed magno prorsus futurum scrupulo partum. Non enim ovum, quod scimus, illud; sed pinnis et unguibus et oculis et voce etiam perfectum edidit pullum, qui matrem suam coepit continuo comitari.

[10] Naturalis historia X,50: Invenitur in annalibus in agro Ariminensi M. Lepido Q. Catulo cos. in villa Galerii locutum gallinaceum, semel, quod equidem sciam.

[11] Aldrovandi mistifica il testo di Aristotele, il quale dice, giustamente, che la mostruosità risiede nel fatto che simili formazioni vengano rinvenute in un gallo. Inoltre Aristotele non parla assolutamente di augures. Augures è un'aggiunta di Teodoro Gaza che è la fonte di Gessner che a sua volta è la fonte di Aldrovandi. Infatti il testo greco di Giulio Cesare Scaligero corrisponde a quello di Mario Vegetti (Vengono tenute in conto di mostruosità) ed è il seguente: ὃ ἐν τέρατος λόγῳ τιθέασιν. Scaligero lo traduce così: [...] quae in prodigii loco deputare consuevere. – Aristotele Historia animalium VI,2 559b 16-20: È accaduto di osservare formazioni simili all’uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d’aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità. (traduzione di Mario Vegetti)

[12] Questa citazione di Aldrovandi – già presente a pagina 215 - è del tutto incomprensibile, ma diventa appena intelligibile se integrata con la bistrattata fonte, rappresentata come al solito da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 420: Iam quale certo tempore est ovum in gallina, tale aliquando prodiit luteum totum, qualis postea pullus est. Gallina etiam discissa talia sub septo, quo loco foeminis ova adhaerent, inventa sunt, colore luteo tota magnitudine ovi perfecti: quod pro ostento augures capiunt, Aristot. § Anche Gessner doveva trovarsi in un momento di strana disattenzione: infatti non si trattava affatto di una gallina che aveva le uova sotto il setto trasverso come le hanno le femmine, bensì di un gallo!!! Penso che riusciremo a salvare sia Gessner che Aristotele dall'accusa di essere dei superficiali, quindi dei naturalisti da strapazzo. Questa gallina proviene da Teodoro Gaza (Aristotelis libri de animalibus, 1498) e questa gallina non viene corretta da Gessner con un logico gallus, nonostante abbia corretto un intraducibile suscepto di Gaza con un corretto sub septo. Non si può escludere che Gaza avesse come fonte lo stesso testo greco usato da Giulio Cesare Scaligero per il suo Aristotelis historia de animalibus (1619). Infatti anche Scaligero ha gallina, e il suo testo greco è inequivocabile per gallina, detta alektorís: Τοιαῦτα καὶ ἐν ἀλεκτορίδι διαιρουμένῃ ὑπὸ τὸ ὑπόζωμα, οὗπερ αἱ θήλειαι ἔχουσι τὰ ὠὰ. § Mario Vegetti così traduce questo passo di Aristotele: È accaduto di osservare formazioni simili all’uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d’aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità. (1971) - D'Arcy Wentworth Thompson traduce così: Cases have occurred where substances resembling the egg at a critical point of its growth - that is, when it is yellow all over, as the yolk is subsequently - have been found in the cock when cut open, underneath his midriff, just where the hen has her eggs; and these are entirely yellow in appearance and of the same size as ordinary eggs. Such phenomena are regarded as unnatural and portentous. (1910) § Si può presumere che sia Vegetti che D'Arcy Thompson si siano basati sulla versione greca del classicista e naturalista tedesco Johann Gottlob Schneider (1750-1822) che nel 1811 pubblicava a Lipsia la sua revisione dell'Historia animalium di Aristotele. Qui non troviamo la gallina, bensì il gallo (alektryøn al maschile - al femminile sarebbe la gallina), che al dativo suona alektryóni accompagnato dal maschile diairouménøi: Τοιαῦτα καὶ ἐν ἀλεκτρυόνι διαιρουμένῳ ὑπὸ τὸ ὑπόζωμα, οὗπερ αἱ θήλεια<ι> ἔχουσι τὰ ὠὰ. - Anche i tipografi tedeschi commettevano errori:  θήλεια invece di  θήλειαι. § Peccato non poter resuscitare Aristotele! A mio avviso è nel giusto Schneider, in quanto mi sembra una ridondanza superflua - molto cara agli antichi - parlare di un gallina sezionata sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova. È scontato che una gallina è una femmina!

[13] Moralia 30 c. 4 et 5, c. 38d. (Aldrovandi)  § The passages from Scripture quoted are, in order: Romans 13 : 12; 13 : 11; I Corinthians 15 : 34; Proverbs 30 : 29; Apocalypse of John 5 : 5; John 14 : 30; Luke 12 : 35; Psalms 28 : 1; Proverbs 30 : 32; Daniel 8 : 12; Proverbs 30 : 31. (Lind, 1963)

[14] Già citato da Aldrovandi a pagina 186 e 235. - Giobbe 38,36: “Chi ha messo nelle nubi la sapienza, o chi ha dato alle meteore l’intelligenza?” (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1958)

[15] Le correzioni al testo di Aldrovandi si basano su Sancti Gregorii Papae I cognomento Magni Opera Omnia, Ex Typographia Sansoniana, Venetiis, 1769. § Aldrovandi riporta di seguito i capitoli 9, 10, 11, 12, 13 (solo l’inizio), 14 (circa una metà), 15 e quasi tutto il capitolo 16 del libro XXX dei Moralia.

[16] Proverbi 30,29-31: Vi sono tre cose che hanno un bel passo, anzi, quattro di nobile andatura: il leone, il re degli animali, che non indietreggia di fronte a nessuno, il gallo, che passeggia spavaldo fra le galline, il caprone, che marcia in testa al suo gregge, il re, quando arringa il suo popolo. (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1958) § La traduzione italiana corrisponde alla versione dei Settanta: 29 τρία δέ ἐστιν, ἃ εὐόδως πορεύεται, καὶ τὸ τέταρτον, ὃ καλῶς διαβαίνει· 30 σκύμνος λέοντος ἰσχυρότερος κτηνῶν, ὃς οὐκ ἀποστρέφεται οὐδὲ καταπτήσσει κτῆνος, 31 καὶ ἀλέκτωρ ἐμπεριπατῶν θηλείαις εὔψυχος καὶ τράγος ἡγούμενος αἰπολίου καὶ βασιλεὺς δημηγορῶν ἐν ἔθνει. § Come nella citazione di Aldrovandi, anche nella Vulgata, nella bibbia di King James, nella sua versione riveduta, nella versione italiana della CEI e nella Nova Vulgata – forse per puri motivi di maschilismo e non linguistici - sono scomparse le femmine, le galline. Ecco i cinque spezzoni. - 29 tria sunt quae bene gradiuntur et quartum quod incedit feliciter 30 leo fortissimus bestiarum ad nullius pavebit occursum 31 gallus succinctus lumbos et aries nec est rex qui resistat ei (Vulgata) - 29: There be three things which go well, yea, four are comely in going: 30: A lion which is strongest among beasts, and turneth not away for any; 31: A greyhound; an he goat also; and a king, against whom there is no rising up. (King James' Bible, la versione autorizzata da Giacomo I re d’Inghilterra e Scozia, 1611) - 29: Three things are stately in their tread; four are stately in their stride: 30: the lion, which is mightiest among beasts and does not turn back before any; 31: the strutting cock, the he-goat, and a king striding before his people. (Revised standard version) - [29] Tre esseri hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: [30] il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; [31] il gallo pettoruto e il caprone e un re alla testa del suo popolo. (CEI, 1974) - 29 Tria sunt, quae bene gradiuntur, et quattuor, quae incedunt feliciter: 30 leo fortissimus bestiarum ad nullius pavebit occursum, 31 gallus succinctus lumbos et aries et rex, qui secum habet exercitum. (Nova Vulgata, 1979) – Anche nella citazione di Gessner in Historia Animalium III (1555) pag. 407 mancano le galline: Gallus succinctus lumbos suos, et aries, nec est qui ei resistat, Proverb. 30.