Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Si quae
mulier menses ordinato tempore non habuerit, tria ova recentia ad
duritiem cocta, putamine separato, et minutatim concisa lateri ignito
infundat, et vaporem (quod per canalem aut infundibulum fieri poterit)
utero concipiat: sic fiet ut paulatim hoc vitium emendetur, Ex libro
Germanico manuscripto. videtur autem hoc remedium, non provocandis
mensibus, sed coercendis illis qui intempestive fluunt destinatum esse. Ova cocta et cum melle trita tussientibus dantur, Plinius[1].
videtur autem de duris intelligere, ut supra exposui. Ex ovo duro
interius quod est (albumen nimirum una cum vitello) passo intritum,
adiectis aquae calidae cyathis duobus, si antequam cubitum eas biberis,
quietiorem a tussi maiorem partem noctis
habebis, et eius potionis adsiduitate sanabere, Marcel. Putant
aliqui ova diutissime elixa et indurata immodice, homini venenum fieri. |
Se
una donna non ha avuto le mestruazioni alla scadenza stabilita deve
porre su un mattone arroventato tre uova fresche cotte sode, senza
guscio, e finemente tritate, e faccia entrare fino all’utero il vapore
(e ciò si potrà ottenere attraverso un tubo o un imbuto): in questo
modo si verificherà che poco a poco questo disturbo si risolverà, da
un libro tedesco manoscritto. Ma sembra che questo rimedio è destinato
non a provocare le mestruazioni ma ad arrestare quelle che arrivano in
anticipo. Le uova cotte e tritate con miele vengono date a coloro che
hanno la tosse, Plinio.
Ma sembra che voglia intendere quelle sode, come ho riferito prima. Ciò
che si trova all’interno di un uovo sodo (ovviamente l’albume
insieme al tuorlo) tritato in vino passito, con l’aggiunta di due
ciati [100 ml] di acqua calda, se lo berrai prima di coricarti, avrai
gran parte della notte senza quasi essere tormentato dalla tosse, e
bevendo con assiduità questa pozione guarirai, Marcello Empirico.
Alcuni ritengono che le uova fatte bollire molto a lungo e rese sode in
modo esagerato, diventano un veleno per l’essere umano. |
¶
Albumen et totum combustum ovum, et cum vino vel aceto potum vel
impositum, omnes fluxus stringit, Constantinus. alii ex Aesculapio,
nulla albumine mentione facta, sic legunt, Ovum totum combustum, etc. Ad
sanguinis reiectionem e pectore, Ovorum cinis prodesse putatur, Serenus.
Ad profluvium mulieris: Gallinae ovum totum comburas et conteras, et in
vino mixtum illinies, restringit; Sextus. vide in Testa ovi usta
inferius. |
¶
L’albume e l’uovo intero abbrustolito, e bevuto oppure applicato
localmente con vino o con aceto, riduce ogni tipo di flusso, Costantino
Africano. Altri, deducendolo da
Esculapio, senza fare alcuna menzione
dell’albume, interpretano nel modo seguente: L’uovo intero
abbrustolito, etc. Contro l’emottisi - lo sputare sangue: Si ritiene che la cenere delle
uova torna vantaggiosa, Sereno Sammonico. Contro la meno-metrorragia:
Devi abbrustolire un uovo intero di gallina e tritarlo, e lo spalmerai
dopo averlo mischiato a del vino, agisce da astringente, Sesto Placito
Papiriense. Vedi oltre a proposito del guscio d’uovo incenerito. |
¶ Pars VI.
Remedia ex ovis cum aceto coctis, aut solum in eum maceratis et
emollitis. Si aceto coctum edatur ovum, exiccat fluxiones ventris,
Galenus et Symeon Sethi. quod si etiam admiscueris aliquid eorum quae
dysentericis et coeliacis prosunt, deinde super igne mediocri et minime
fumoso, qualis carbonum est, frixeris, et exhibueris aegris, non parum
eos adiuveris. Convenienter autem addetur huic remedio omphacium et rhus,
tum ruber dictus[2]
qui obsoniis aspergitur, tum succus ipsius: et galla, et sidia[3],
et cinis cochlearum quae integrae tostae fuerint: nec non vinacea, et
fructus myrti, mespili, corni. his medicatiora sunt balaustia, et
hypocist{h}is, et cytini[4],
Galenus. Ova cocta sicut sunt (in testa sua nimirum) cum aceto,
prohibent effusionem humorum ad stomachum et intestina, et fluxum
ventris et dysenteriam: et medentur asperitati gulae et ventriculi,
Avicenna. Ex aceto decocta ardores urinae, renum ulcera ac vesicae
mirifice tollunt: et multo magis si nuper nata et cruda excusso
albamento deglutieris, Platina. |
¶
Sezione 6 – Rimedi ottenuti da
uova cotte in aceto, oppure solamente macerate e ammorbidite in aceto.
Se si mangia un uovo cotto in aceto, fa cessare la diarrea, Galeno e
Simeon Sethi. E se gli mischierai anche qualcuno di quei rimedi che
giovano ai dissenterici e a coloro che soffrono di dolori intestinali, e
quindi lo farai friggere sopra a un fuoco moderato e praticamente senza
fumo, come è quello dei carboni, e lo darai ai malati, gioverai loro
non poco. Ma tornerà utile aggiungere a questo rimedio dell’agresta e del sommacco, detto anche rosso, che viene cosparso sui cibi, quindi
del succo dello stesso: e del vino aspro, e scorze di melagrana, e
cenere di chiocciole che siano state arrostite intere: e così pure
vinaccioli, e frutti di mirto, di nespolo, di corniolo. I fiori di
melograno, l’ipocisto e i calici dei fiori di melograno sono più
efficaci di questi ultimi ingredienti, Galeno. Le uova cotte in aceto
così come sono (cioè nel loro guscio), inibiscono la fuoriuscita di
liquidi verso lo stomaco e l’intestino, nonché la metrorragia e la
dissenteria: e curano l’irritazione di gola e di stomaco, Avicenna.
Cotte in aceto fanno regredire in modo meraviglioso la stranguria, le
ulcerazioni renali e vescicali, e lo fanno molto di più se le
deglutisci appena deposte e crude dopo aver eliminato l’albume,
Platina. |
Maceratorum
in aceto putamen mollitur, talibus cum farina in pane subactis, coeliaci
recreantur. Quidam ita resoluta (aceto mollita) in patinis torreri
utilius putant. Quo genere non alvos tantum, sed et menses foeminarum
sistunt aut si maior sit impetus, cruda (praemollita tamen aceto) cum
farina ex aqua hauriuntur{:}<.> Et per se lutea ex iis {decocta}
<decocuntur> in aceto donec indurescant: iterumque cum trito
pipere torrentur ad cohibendas alvos, Plinius[5].
Coeliacos recreabis pane, | Quem madido farre efficies ac mollibus ovis,
| Quorum testa fero prius emollescat aceto, Serenus. Ova in aceto cum
testis suis macerata, et alio die in patella infusa ibique tosta,
coeliacis in cibo data plurimum prosunt, Marcellus. Ova decoquuntur ex
aceto donec indurescant, et vitelli eorum tosti cum pipere esui coeliaco
dantur, cito medentur, Marcellus. |
Il
guscio di quelle macerate in aceto si rammollisce, e i sofferenti di
dolori intestinali vengono risollevati da siffatte uova impastate con
farina per fare il pane. Alcuni
ritengono più utile che vengano abbrustolite in padella dopo averle così
rammollite (ammorbidite in aceto). Preparate in questo modo bloccano non
solo la diarrea, ma anche le mestruazioni, oppure se il flusso è
abbastanza intenso, vengono inghiottite crude (tuttavia prima
ammorbidite in aceto) con farina e acqua. I loro tuorli vengono cotti
anche da soli in aceto fino a farli indurire: e poi si fanno nuovamente
tostare con pepe tritato per arrestare la diarrea, Plinio. Farai stare
meglio chi soffre di dolori intestinali con del pane che farai con farro inzuppato e con uova crude il cui guscio deve prima rammollirsi
in aceto molto forte, Sereno Sammonico. Le uova fatte macerare in aceto
insieme al loro guscio e versate in una padella il giorno seguente e qui
abbrustolite, somministrate come cibo ai sofferenti di dolori
intestinali giovano moltissimo, Marcello Empirico. Le uova vengono fatte
cuocere in aceto fino a diventare sode, e i loro tuorli abbrustoliti con
del pepe vengono dati da mangiare ai sofferenti di dolori intestinali,
vengono rapidamente guariti, Marcello. |
Tussis in
equo (inquit Theomnestus in Hippiatricis Graecis) quam aestus aut pulvis
excitavit, iis remediis abigitur. Ova quinque cum suis putaminibus in
aceto acri cum advesperascere coeperit, macerabis. diluculo deprehendes
exteriorem callum intabuisse, sic ut ea prorsus emollescant: qualia
videri solent quae intempestive ponuntur et praecoci partu gallinarum
eduntur: quorum folliculus tactui non renitens, in vesicae modum
liquoris capax remanet. Ubi os diduxeris, linguam educens, integra
singillatim faucibus impelles: singula auripigmento convolves. sed caput
sublime teneatur, dum singula devorarit. Sub haec autem foenigraeci [fenograeci]
aut ptisanae cremor melle dilutus infunditur. ea triduo data vitium
extenuabunt, Haec ille. Ad lentigines faciei, Pone in acerrimo aceto ova
septem integra, et tandiu dimitte ibi donec exterior testa in modum
interioris pelliculae mollescat, et cum eis admisce pulveris sinapis unc.
4. et simul tere et in faciem inunge frequenter, Trotula[6]. |
Nel
cavallo (dice Teomnesto nel Corpus
Hippiatricorum Graecorum - Veterinariae medicinae libri duo)
la tosse che la calura oppure la polvere ha fatto insorgere viene
rimossa con i seguenti rimedi. Quando avrà cominciato a farsi sera
farai macerare cinque uova con i loro gusci in aceto forte. All’alba
controllerai che lo strato esterno si sia ammorbidito, in modo che
possano completamente rammollirsi: come sogliono presentarsi quelle
deposte anzitempo e che vengono emesse a causa di un parto precoce delle
galline: il loro involucro, pur non opponendo resistenza al tatto,
rimane in grado di contenere il liquido come se fosse una vescica.
Quando gli avrai aperto la bocca, tirandogli fuori la lingua, le
spingerai in gola intere una a una: le ricoprirai una a una con del
colorante color oro. Ma la testa deve essere tenuta rivolta verso
l’alto finché non le avrà inghiottite una ad una. Dopo queste si
somministra un succo di fieno greco o di orzo
perlato stemperato nel
miele. Somministrate per tre giorni attenueranno la malattia, queste le
sue parole. Contro le lentiggini al volto: Metti in aceto molto forte
sette uova intatte, e lasciacele fintanto che il guscio non si è
rammollito come la membrana interna, e mescolaci quattro once [109,12 g]
di senape in polvere e disfacele insieme e applicale spesso sulla
faccia, Trotula De Ruggiero. |
Ad scabiem
pruritumque: Ova gallinae integra in acetum acerrimum demitte per diem
noctemque: quae si tria fuerint, ipsis cum putaminibus in eodem aceto
contritis adijce sulphuris ignem non experti, arsenici scissilis, uvae
taminiae, cerussae, spumae argenti, nerii succi, singulorum unciam unam,
olei veteris quantum satis est, omnibus contritis obline in balneo,
Galenus Eupor. 3.77. Ova
decem in aceto acerrimo macerato, quoad omnis ipsorum testa marcescat et
mollescat. Dein coquito ova cum aceto, et luteis ipsorum cum rosaceo et
aceto laevigatis, adijce lithargyri unciam semis. Mixta et subacta bene
redige ad glutinis crassitudinem et illine, Nicol. Myrepsus. |
Contro
la scabbia e il prurito: Metti per un giorno e una notte delle uova
intatte di gallina in aceto molto forte: se saranno tre, dopo averle
disfatte nel medesimo aceto coi gusci, aggiungici un’oncia ciascuno
[27,28 g] di zolfo che non ha conosciuto il fuoco - latte di zolfo -, di arsenico sfaldabile, di uva taminia - brionia nera o tamaro -, di biacca, di litargirio, di succo di oleandro, quanto basta di olio
vecchio, e dopo averli pestati applicali facendo un bagno, Galeno –
Oribasio - Euporista III,77. Fa macerare in aceto molto forte
dieci uova fintanto che il loro guscio non sia diventato avvizzito e
molle. Quindi fa cuocere le uova con l’aceto, e aggiungi ai loro
tuorli ammorbiditi con olio di rose e aceto mezza oncia di litargirio.
Dopo averli mischiati e impastati per bene portali alla consistenza
della colla e spalmali, Nicolaus Myrepsus. |
¶ Pars VII.
Remedia aliquot ex ovis permixtis cum aliis diversis remediis
efficacioribus. Etsi in praecedentibus etiam remedia aliquot ex ovis
memoravimus, ubi ea cum aliis quibusdam miscentur. sunt enim ova (ut ab
initio huius capitis dictum est ex Galeno) veluti materia plurimis aliis
medicamentis. visum est tamen hoc in loco separatim quaedam recensere,
huiusmodi praesertim ubi longe potentioribus
remediis ova adduntur, ita ut prope materiae solum instar eis sint, nec
aliud quicquam suapte vi aut minimum conferant. Cum balsamitis (vox
videtur corrupta, legerim diversis) rebus mixta ova, multis subveniunt
aegritudinibus, Constantinus. Adversus ictus serpentium cocta ova
tritaque adiecto nasturtio illinuntur, Plin.[7]
Contra fungos gallinarum ova cum posca pota prosunt, addita
aristolochiae drachma, Dioscorides[8].
Scabiem corporum ac pruritum oleo et cedria mixtis tollunt: ulcera
quoque humida in capite cyclamino admixta, Plinius[9].
Ovaque cum betis prosunt saepe illita tritis, Serenus inter ignis sacri[10]
remedia. |
Sezione
7 – Alcuni rimedi ottenuto da uova mischiate ad altri rimedi più
efficaci. Del resto ho menzionato anche nelle sezioni precedenti
alcuni rimedi ottenibili dalle uova quando esse vengono mischiate con
alcuni altri componenti. Infatti le uova (come si è detto all’inizio
di questo capitolo) sono per così dire l’eccipiente per moltissimi
altri medicamenti. Tuttavia mi è parso opportuno esaminarne alcuni
separatamente in questa sezione, soprattutto quelli in cui le uova
vengono aggiunte a rimedi di gran lunga più potenti, cosicché esse
rappresentano praticamente solo l’eccipiente, senza aggiungere
assolutamente nulla con la propria efficacia. Le uova mischiate a balsamitis
(il vocabolo sembra corrotto, io leggerei diverse) cose giovano a
parecchie malattie, Costantino Africano. Le uova sode e tritate con
aggiunta di nasturzio vengono applicate contro i morsi dei serpenti,
Plinio. Contro i funghi tornano utili le uova di gallina bevute con
acqua e aceto con l’aggiunta di una dracma [3,41 g] di aristolochia,
Dioscoride. La scabbia e il prurito del corpo vengono rimossi dall’olio d’oliva
e dall’olio di cedro mischiati all’uovo: mischiato al ciclamino,
anche le ulcere secernenti del cuoio capelluto, Plinio. E le uova
giovano se applicate con le bietole tritate, Sereno Sammonico fra i
rimedi contro il fuoco sacro. |
[1]
Naturalis historia XXIX,47:
Dantur et tussientibus cocta et trita cum melle et cruda cum passo oleique
pari modo.
[2] Pierandrea Mattioli in Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Materia Medica, 1554, pag. 123 riporta il testo di Dioscoride relativo al sommacco con le seguenti parole: Rhus, quae obsoniis aspergitur, ab aliquibus erithros appellata, [...]. Anche Ippocrate in De morbis mulierum II,181scrive: ῥοῦς ἐρυθρός, sommacco rosso. § Il sostantivo ῥοῦς deriva da ῥέω, scorrere, fluire.
[3] Il sostantivo greco neutro sídion significa scorza di melagrana. La melagrana corrisponde al sostantivo femminile sídë.
[4] Non sapendo a cosa corrispondesse il κύτινος per Galeno, lo traduciamo con calice del fiore di melograno. Secondo Dioscoride corrispondeva invece all'ipocisto.
[5] Naturalis historia XXIX,49: Maceratorum in aceto molliri diximus putamen; talibus cum farina in panem subactis coeliaci recreantur. Quidam ita resoluta in patinis torrere utilius putant, quo genere non alvos tantum, sed et menses feminarum sistunt, aut, si maior sit impetus, cruda cum farina et aqua hauriuntur. Et per se lutea ex iis decocuntur in aceto, donec indurescant, iterumque cum trito pipere torrentur ad cohibendas alvos.
[6] Verosimilmente la ricetta è tratta dal Trotula minor o De ornatu mulierum, un trattato sui cosmetici, le malattie della pelle e la loro cura di Trotula De Ruggiero.
[7] Naturalis historia XXIX,47: [...] adversus ictus serpentium cocta tritaque adiecto nasturtio inlinuntur.
[8] VI,23: Adversus fungos gallinacea ova cum posca proficiunt, adiecta aristolochiae drachma.
[9] Naturalis historia XXIX,47: Tota ova adiuvant partum cum ruta et anetho et cumino pota e vino. Scabiem corporum ac pruritum oleo et cedria admixtis tollunt, ulcera quoque umida in capite cyclamino admixta.
[10] Discussa è l’interpretazione di cosa fosse l’ignis sacer, che magari fu anche chiamato ignis Persicus – fuoco persiano. Umberto Capitani e Ivan Garofalo (Naturalis historia di Plinio, libro XXVIII, Einaudi, 1986) non citano il carbonchio, e puntualizzano che Celso in De medicina V,26,31 e 28,4 fa una distinzione fra erisipela e herpes zoster (o fuoco di Sant’Antonio), per cui il fuoco sacro dovrebbe poter corrispondere all’herpes zoster. Affascinanti problemi insoluti di medicina antica!