Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallo Gallinaceo
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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¶ d. Quis dedit gallo (sekui, Hebraice, alii transferunt cordi, vel facultati imaginativae) intelligentiam? Iob. 38.[1] Non illum squamea tuto | {Aggreditur} <Aggredit> serpens, non raptor ab aethere milvus, Politianus de gallo[2]. ¶ Si vis ut non cantet gallus, unge frontem eius oleo, Rasis. |
¶ d. Chi ha dato al gallo (sekui in ebraico, altri traducono con cuore oppure con capacità di immaginare) l'intelligenza? Giobbe 38. Il serpente ricoperto di squame non lo avvicina impunemente e neppure il nibbio che scende a rapire dal cielo, Poliziano a proposito del gallo. ¶ Se vuoi che il gallo non canti, ungigli la fronte con dell'olio, Razi. |
¶ e. Tu istum gallum si sapis | Glabriorem reddes mihi quam volsus ludius est, Plautus Aul.[3] ¶ Proditur memoriae[4] Socratem Iphicrati duci animos adiecisse, quum ei praemonstrasset gallinaceos coram Callia pennis ac rostro dimicantes. Chrysippus etiam in libro de iustitia (ut refert Stobaeus) gallorum aemulatione inijci nobis ad fortitudinem stimulos et subijci calcaria prodidit, Caelius. Gallinaceorum calcaribus in pugna plectra quaedam sive embola aerea apponebant, Scholiastes Aristophanis et Varinus. Cleomenes Cleombroti cum quidam ei gallinaceos pugnaces offerret, quos pugnando pro victoria etiam emori dicebat: Quin de illis potius (dixit) mihi dato a quibus occiduntur. illi enim praestabunt, Plutarchus in Laconicis. Malim ego mihi amicum bonum obtingere, quam optimum (pugnacissimum, ἄριστον) gallinaceum aut coturnicem, Plato in Lyside. |
¶ e. Se hai del buon senso questo gallo me lo farai diventare più glabro di quanto lo sia un ballerino depilato, Plauto in Aulularia. ¶ Si tramanda che Socrate infuse coraggio allo stratega Ificrate mostrandogli i galli che combattevano con penne e becco alla presenza di Callia. Anche Crisippo nel libro sulla giustizia (come riferisce Giovanni Stobeo) ha tramandato che gli stimoli a essere forti ci vengono inculcati attraverso l’emulazione dei galli, e che gli speroni vanno sollevati in aria, Lodovico Ricchieri. Durante i combattimenti applicavano agli speroni dei galli dei plettri o punteruoli di bronzo, il commentatore di Aristofane e Guarino. Cleomene II figlio di Cleombroto II, siccome un tale gli offriva dei galli da combattimento affermando che combattendo per la vittoria morivano anche, disse: Orsù, me li darai preferibilmente scegliendoli tra quelli dai quali vengono uccisi. Essi infatti saranno migliori, Plutarco negli Spartani dei Moralia. Io preferirei che mi toccasse in sorte un buon amico anziché un ottimo (un agguerritissimo, áriston) gallo o una quaglia, Platone nel dialogo Liside. |
¶ <f.> Si contra adversarium tuum causam obtinere volueris, calcar galli de crure dextro tecum feras, et vinces, Rasis. Fel gallinae si quis illinat virgae et mox cum uxore sua rem habeat, non diliget alium, Idem. ¶ Crista capitis galli cum grano thuris et pauco cornu cervi gestata, omnem timorem nocturnum et omnem occursum malum aufert, et intrepidum reddit gestantem, Kiranid. ¶ Testiculi gallinacei aridi miscentur escae cuidam ad pisces omnes magnos in mari capiendos, in Geoponicis Graecis a Tarentino.[5] ¶ Gallus contra orobanchen herbam[6] in arvis nascentem (quae et leo dicitur) circunfertur, vel semina terrae mandanda gallinaceo sanguine rigantur, ut recitavi in Leone H. a. tanquam et herba leo non minus quam animal, a gallo abhorreat. Sybaritae adeo molles erant, ut neque gallinaceos neque artifices qui strepitum ullum moverent, in urbe ali paterentur, ne somni tranquillitas interciperetur, Athenaeus[7]. Gallinaceus in Somnio[8] apud Lucianum, praedicat se hoc muneris a Mercurio obtinuisse, ut cuicunque dedisset caudae suae dexteram pennam longissimam, quae prae mollitie incurvatur, is fores omnes aperire posset et inspicere omnia, invisibilis ipse interim. ¶ Illud incredibile, quod calcaneus (calcar potius) pedis dextri galli victores faciat, Cardanus. ¶ Ἀλέκτωρ πίνει καὶ οὐκ οὐρεῖ, {μυξὸς}[9] <μύξος> (forte μυοξὸς) οὐ πίνει καὶ οὐρεῖ, incantatio in dysuriam asini apud Suidam. |
¶ f. Se vuoi vincere una causa contro un tuo avversario, devi portare con te lo sperone di un gallo ricavato dalla zampa destra, e vincerai, Razi. Se uno si spalma sulla verga della bile di gallina e subito si accoppia con sua moglie, lei non amerà un altro, sempre Razi. ¶ La cresta della testa del gallo portata al seguito con un granello di incenso e un pezzettino di corno di cervo, allontana qualunque timore notturno e qualsiasi cattivo incontro, e rende intrepido colui che la porta, Kiranide. ¶ I testicoli di gallo essiccati vengono mescolati a un'esca per catturare in mare ogni tipo di pesce grande, nei Geoponici Greci tratto da Tarantino – un geoponico. ¶ Il gallo viene fatto gironzolare per combattere l'erba orobanche che nasce nei campi (che viene anche detta erba leone), oppure i semi che bisogna affidare alla terra vengono irrigati con sangue di gallo, come ho riferito nel capitolo del leone paragrafo H. a., in quanto anche l'erba leone aborrisce il gallo non meno dell'omonimo animale. I Sibariti erano tanto rammolliti da non sopportare che fossero presenti in città né galli né artigiani che facessero il benché minimo rumore, affinché non venisse interrotta la tranquillità del sonno, Ateneo. Nell'opera di Luciano Il sogno ovvero il gallo il gallo dichiara di aver ottenuto da Mercurio un dono tale per cui a chiunque avesse dato la penna destra più lunga della sua coda che grazie alla morbidezza si incurva, costui è in grado di aprire qualunque porta e di vedere tutto, e che nel frattempo è invisibile. ¶ Ha dell'incredibile il fatto che il tallone (meglio è dire lo sperone) della zampa destra del gallo rende vincitori, Gerolamo Cardano. ¶ Aléktør pínei kaì ouk oureî, mýxos (forse myoxòs) ou pínei kaì oureî – Il gallo beve e non urina, la lampreda - cioè il pene – (forse myoxòs – il rospo) non beve e urina, formula magica contro la ritenzione urinaria dell'asino presente nel lessico Suida. |
¶ g. Antidoti Adriani (inquit Nicolaus Myrepsus) vim experientia plurimi invenerunt. narrant enim si gallo a serpente iaculante venenum demorso aliquid huius antidoti cum aqua tepida in os immiseris, confestim hunc restitui ac liberari. ¶ Cor gallinae ea adhuc palpitante, coxae alligatum, partum accelerat optime, Kiranides. Vide in h. in Gallo Latonae sacro. ¶ Gallinacei dexter testis arietina pelle adalligatus, Venerem concitat, Plin.[10] Et alibi, Magi tradunt inhiberi Venerem pugnatoris galli testiculis anserino adipe illitis adalligatisque pelle arietina. item cuiuscunque galli gallinacei, si cum sanguine gallinacei lecto subijciantur. Sed aliter Sextus, Galli testiculi (inquit) cum adipe ans. in arietis pelle brachio suspensi, concubitum excitant, suppositi lecto cum ipsius sanguine, efficiunt ne concumbant qui iacent. ¶ Cristis et auribus et unguibus gallinaceorum crematis tritisque cum oleo perungi iubent febrientes, cum geminos transit Sol. Si luna, rasis barbis eorum, Plinius[11]. |
¶ g. Nicolaus Myrepsus dice: Moltissimi con la sperimentazione hanno scoperto la potenza dell'antidoto di Adriano. Infatti raccontano che se a un gallo morsicato da un serpente che inocula veleno metterai in bocca un pochino di questo antidoto con acqua tiepida, immediatamente si ristabilisce e ne viene liberato. ¶ Il cuore di una gallina che sta ancora sussultando, allacciato alla coscia, accelera in modo meraviglioso il parto, Kiranide. Vedi al paragrafo h. a proposito del gallo sacro a Latona. ¶ Il testicolo destro del gallo, avvolto in pelle d'ariete, stimola la libido, Plinio. E nel paragrafo successivo: I maghi riferiscono che la sessualità viene inibita dai testicoli di gallo combattente spalmati con grasso d’oca e avvolti in pelle d’ariete. Lo stesso accade con quelli di qualunque gallo se vengono posti sotto il letto con il sangue del gallo. Ma Sesto Placito Papiriense la pensa in modo diverso e dice: I testicoli di gallo appesi al braccio dentro a una pelle di ariete con grasso d’oca eccitano all’accoppiamento, messi sotto al letto insieme al suo sangue fanno sì che coloro che vi giacciono non riescano ad accoppiarsi. ¶ Prescrivono di ungere coloro che hanno la febbre con creste, orecchioni e unghie di gallo inceneriti e tritati in olio quando il sole attraversa i Gemelli. Se è la luna, con i loro bargigli recisi, Plinio. |
¶ h.
Gallinas (id est genus gallinaceum) primi feruntur habuisse
Persae, Hermolaus. ¶ Gallus succinctus lumbos suos, et aries, nec est
qui ei resistat, Proverb. 30.[12]
¶ Fescenninus Niger ob unius gallinacei direptionem decem
commanipulares, qui raptum ab uno comederant, securi percuti iussit,
Ambrosius Calepinus ex authore innominato. Platonem legimus hominem
definivisse animal bipes, sine plumis: et cum Diogenes Cynicus irridendi
gratia in academiam eius gallinaceum deplumatum immisisset, hunc hominem
Platonis esse clamitans, illum postea πλατυόνυχον,
id est latis unguibus praeditum, differentiae causa addidisse.
Epitaphium Anytes in gallinaceum, Epigrammatum Graecorum lib. 3. sect.
24[13].
Οὐκ ἔτι μ’ὡς τὸ πάρος πυκιναῖς πτερύγεσσιν
ἐρέσσων |
Ὄρσεις ἐξ
Εὐνῆς,
ὄρθριος
ἐγρόμενος. | Ἦ
γὰρ σ'ὑπνώοντα
σίνις
λαθρηδὸν
ἐπελθὼν |
Ἔκτεινεν
λαιμῷ ῥίμφα
καθεὶς ὄνυχα. |
¶ h. Si dice che i Persiani sono stati i primi ad avere le galline (cioè il genere Gallus), Ermolao Barbaro. ¶ Il gallo con i fianchi scoperti, e l'ariete, e non c'è nessuno che sia in grado di resistergli, Proverbi 30. ¶ Fescennino Nero, a causa del furto di un solo gallo, impose che venissero decapitati con la scure i dieci soldati dello stesso manipolo che l'avevano mangiato dopo essere stato rubato da uno solo, Ambrogio Calepino da un autore sconosciuto. Leggiamo che Platone definì l'essere umano un animale a due zampe, senza piume: e siccome Diogene Cinico per beffarsi di lui aveva gettato nella sua Accademia un gallo spiumato, gridando che questo era l'uomo di Platone, successivamente Platone, per differenziarlo - dal gallo, aggiunse platyónychon, cioè fornito di unghie larghe. Epitafio di Anite per il gallo, libro III sez. 24 degli Epigrammi Greci: Ouk éti m'høs tò páros pykinaîs pterýgessin eréssøn | Órseis ex Eunês, órthrios egrómenos. | Ê gàr s'hypnøonta sínis lathrëdòn epelthøn | Ékteinen laimøi rhimpha katheìs ønycha. - Non più ti svegli così presto, non batti con fitte ali | come prima e mi spaventi su dal letto: Ah! Ti | uccise un ladro, che di nascosto ti avvicinò nel sonno e | ti abbattè le sue unghie nella gola all'improvviso. |
¶ Gallus in Somnio Luciani fingit se olim Euphorbum, deinde Pythagoram fuisse.[14] ¶ De Alectryone iuvene Marti deo familiari in avem eiusdem nominis mutato, scriptum est supra inter Propria nomina. |
¶
Il gallo in Il
sogno ovvero il gallo
di Luciano finge di essere stato un tempo Euforbo,
e poi Pitagora.
¶ A proposito del giovane Alettrione
amico intimo del dio Marte
trasformato in uccello dallo stesso nome si è scritto in precedenza –
a pag. 404 – trattando dei nomi propri. |
¶ Gallinaceum in Syria cultum pro deo, Lucianus refert in libello de dea Syria. Ἀλλ'ἔστιν ἀλεκτρυὼν ἱερὸς, οἰκέει δ'ἐπὶ λίμνῃ. ¶ Veteribus monumentis traditur, gallinaceorum fibras maxime diis gratas videri, Alexander ab Alexandro. Fuit quidem priscis opinio, ut ex hoedis potius et agnis hostiae fierent, quia hae mites et cicures essent. nam gallinacei, sues et tauri animo magis abundare videntur, Gyr.[15] Anubis apud Aegyptios vocatur (vocabulo Graecae originis) ὁ ἀναφαίνων τὰ οὐράνια καὶ τῶν ἄνω <φερομένων>[16] λόγος: hoc est ratio superiorum et coelestia declarans. Et idem interdum Hermanubis, quod nomen rebus inferioribus convenit, ut illud superioribus. Sacrificant autem utrique gallum, illi album, quod coelestia syncera [sincera] et lucida existiment: huic κροκίαν, (hoc est pennis et iubis croceis praeditum, Gyraldus[17] etiam croceum transtulit,) inferiora omnia mixta et varia esse rati, Plutarchus in lib. de Iside et Osiride. Pyrrhus rex cum splene laborantibus mederetur, albo gallo sacrum peragebat, Lilius Gr. [408] Gyraldus[18]. |
¶ Luciano, nell'opuscolo De Dea Syria, riferisce che in Siria il gallo era venerato come se fosse un dio. All'éstin alektryøn hieròs, oikéei d'epì límnëi – Ma il gallo è sacro, e abita su un lago. ¶ Dalle antiche testimonianze si tramanda che soprattutto le interiora dei galli sembrano essere gradite agli dei, Alessandro Alessandri. In effetti gli antichi erano dell'avviso che si facessero dei sacrifici usando preferibilmente capretti e agnelli, in quanto essi sono miti e mansueti. Infatti sembra che i galli, i maiali e i tori sono più irruenti, Giglio Gregorio Giraldi. Anubi presso gli Egiziani viene detto (con un vocabolo di origine greca) ho anaphaínøn tà ouránia kaì tôn ánø pheroménøn lógos, cioè, la causa di ciò che sta in alto e che mostra le cose celesti. E talora viene anche chiamato Ermanubi, il cui nome si addice alle cose che stanno in basso, come il precedente a quelle che stanno in alto. Infatti sacrificano un gallo ad ambedue, bianco al primo, in quanto ritengono le cose celesti pure e limpide, al secondo un gallo krokían, (cioè, dotato di penne e di mantellina color zafferano, e anche Giraldi ha tradotto con croceo), in quanto ritengono che tutto ciò che sta in basso sono cose miscelate e ambigue, Plutarco nel libro su Iside e Osiride. Il re Pirro, siccome curava coloro che soffrivano di milza, faceva una cerimonia sacra usando un gallo bianco; Giglio Gregorio Giraldi. |
[1] Già citato a pag. 380. - Vulgata, Job 38,36: Quis dedit gallo intelligentiam? - Giobbe 38,36: “Chi ha messo nelle nubi la sapienza, o chi ha dato alle meteore l’intelligenza?” (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1958)
[2] Rusticus: Non illum squamea tuto | aggredit serpens non raptor ab aethere milvus. (Florentiae: XI Nonas novembres Mcccclxxxiii)
[3] Aulularia 401-402: Tu istum gallum, si sapis,|glabriorem reddes mihi quam volsus ludiust.
[4] Diogene Laerzio Le vite, le opinioni, gli apoftegmi dei filosofi celebri, II, Socrate, 12: He also inspired Iphicrates, the general, with courage, by showing him the gamecocks of Midias the barber, pluming themselves against those of Callias;[...] (translated by C.D. Yonge - http://classicpersuasion.org)
[5] Gessner ne ha già parlato a pagina 387.
[6] Siccome il leone teme il gallo, da ciò deriverebbe l’impiego del gallo per distruggere l’orobanche o erba leone. Secondo D’Arcy Thompson (1966) la notizia è tratta da Geoponica II,42,3, ma forse facendo confusione fra il gallo e i Galli, i sacerdoti di Cibele: “Hence also the use of a Cock to destroy the Lion-weed, ë leónteios póa = orobánchë, Geopon ii.42.3. A confusion is possibly indicated here with the Galli, priests of Cybele; [...]”.
[7] XII,15,518d.
[8] Il sogno ovvero il gallo - Óneiros ë alektryøn - 28 - gallo Penso io a curarti, Micillo; e, visto che è ancora notte, tirati su e seguimi, perché voglio portarti proprio da Simone, e a casa degli altri ricchi, per farti vedere come si sta da loro. - micillo Com’è possibile, con le porte che sono chiuse? A meno che tu non voglia costringermi a scassinare... - gallo Assolutamente no. Però Hermes, al quale sono sacro, mi ha conferito questa dote eccezionale: la penna della coda, la più lunga, quella che è così morbida che si incurva, se uno... - micillo Ne hai due fatte così. - gallo Quella di destra — dicevo — se la strappo e la do da tenere a uno, per tutto il tempo che io voglio questo tale è in grado di aprire qualunque porta e di vedere tutto senza essere visto. - micillo Non mi ero accorto, gallo, che anche tu eri un mago improvvisato. Ad ogni modo, basta solo che mi dai la piuma, e, tempo un attimo, vedrai tutto il patrimonio di Simone trasferito qui: andrò io nella casa, di nascosto, a effettuare il trasloco, e lui ricomincerà da capo a prendere tra i denti le pezze di cuoio per tenerle tese. - gallo Così non si può. Hermes mi ha ordinato che, se quello che tiene la piuma fa qualcosa del genere, devo gridare e farlo scoprire. - micillo Non è credibile che Hermes, lui stesso un ladro, ce l’abbia a male con gli altri se praticano la stessa arte. Ma andiamo lo stesso: cercherò di stare lontano dall’oro, se ci riesco. - gallo Strappami prima la piuma, Micillo... Cosa fai? Le hai strappate tutt’e due! - micillo Così è più sicuro, gallo; e poi pensa che il risultato è meno brutto a vedersi, se non... zoppichi da una parte della coda. (a cura di Claudio Consonni - Oscar Mondadori - Milano, 1994)
[9] Credo che Gessner non abbia commesso un errore nel riportare μυξὸς, né si tratta di un errore tipografico. Da persona precisa qual era egli suggerisce in alternativa il vocabolo μυοξὸς, il rospo, un'accezione obsoleta che compare tra l'altro anche nel suo Lexicon graecolatinum (1537). È invece possibile, anzi è verosimile, che avesse a disposizione l'edizione del lessico Suida curata da Demetrio Calcondila edita a Milano nel 1499. Il lessico Suida apre la voce ἀλέκτωρ direttamente con l'incantesimo senza alcun preambolo; il relativo testo completo curato da Calcondila e contenente l'errato μυξὸς è il seguente: Ἀλέκτωρ πίνει καὶ οὐκ οὐρεῖ, μυξὸς οὐ πίνει καὶ οὐρεῖ. Λέγεται ἡ {ἐπωδὴ} <ἐπῳδή> αὕτη εἰς δυσουρίαν ὄνου. Il finale latino di Gessner, con le ovvie omissioni di traduzione, corrisponde alla parte finale del testo greco: "incantatio in dysuriam asini apud Suidam." Quindi un incantesimo utilizzato solo per l'asino. Invece alla voce μύξος – non μυξὸς - equivalente per l'accento a quella dei nostri lessici, l'incantesimo citato nuovamente dal Suida non esordisce ex abrupto come alla voce ἀλέκτωρ, essendo preceduto e seguito da un breve testo che ha dei risvolti interpretativi di non facile soluzione e che verranno discussi nel nostro lessico alla voce myxos. Ecco l'altra versione dell'incantesimo che senz'altro Gessner nella fretta non ha pensato di consultare, non credo per pigrizia, giustificato dal fatto che stavolta la formula magica era inserita in un altro lemma, nel lemma μύξος, quindi un lemma in sé e per sé estraneo al gallo di cui stava disquisendo: Μύξος ὁ λαγόγηρως [λαγωγήρως] παρ'ἡμῖν. {ἐπωδὴ} <ἐπῳδή>. ἀλέκτωρ πίνει καὶ οὐκ οὐρεῖ, μύξος οὐ πίνει καὶ οὐρεῖ. λέγεται δὲ καὶ εἰς δυσουρίαν ὄνου. – Il finale, come si può notare, è lievemente diverso da quello presente alla voce ἀλέκτωρ, in quanto vi si afferma che questo sortilegio veniva recitato anche per la disuria dell'asino, ma non si specifica se fosse usato anche in caso di disuria umana o di qualsivoglia altro animale. – Tra parentesi quadra un'altra versione del termine λαγόγηρως così come viene fornita da Evangelenus Apostolides Sophocles (1890) e da Ada Adler (1928-38). - Il termine μύξος nei nostri lessici corrisponderebbe a un pesce: la lampreda. Il problema esegetico è comunque molto più complesso, per cui, come già detto, si veda la voce myxos.
[10] Naturalis historia XXX,141: In urina virili enecata lacerta venerem eius, qui fecerit, inhibet; nam inter amatoria esse Magi dicunt. Inhibent et cocleae, fimum columbinum cum oleo et vino potum. Pulmonis vulturini dextrae partes venerem concitant viris adalligatae gruis pelle, item si lutea ex ovis quinis columbarum admixta adipis suilli denarii pondere ex melle sorbeantur, passeres in cibo vel ova eorum, gallinacei dexter testis arietina pelle adalligatus. - XXX,142: Ibium cinere cum adipe anseris et irino perunctis sic conceptos partus contineri, contra inhiberi venerem pugnatoris galli testiculis anserino adipe inlitis adalligatisque pelle arietina tradunt, item cuiuscumque galli, si cum sanguine gallinacei lecto subiciantur. Cogunt concipere invitas saetae ex cauda mulae, si iunctis evellantur, inter se conligatae in coitu.
[11] Non si emenda la lezione radiis barbisque del testo di Plinio che segue in quanto probabilmente è corretta, intendendo con radiis gli speroni. – Naturalis historia XXX 96-97: Namque et in duodecim signa digessere eam sole transmeante iterumque luna, quod totum abdicandum paucis e pluribus edocebo, siquidem crematis tritisque cum oleo perungunt iubent aegros, cum geminos transeat sol, cristis et auribus et unguibus gallinaceorum; [97] si luna, radiis barbisque eorum;[...]
[12] Proverbi 30,29-31: Vi sono tre cose che hanno un bel passo, anzi, quattro di nobile andatura: il leone, il re degli animali, che non indietreggia di fronte a nessuno, il gallo, che passeggia spavaldo fra le galline, il caprone, che marcia in testa al suo gregge, il re, quando arringa il suo popolo. (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1958) – Questa traduzione italiana corrisponde alla versione dei Settanta: 29 τρία δέ ἐστιν, ἃ εὐόδως πορεύεται, καὶ τὸ τέταρτον, ὃ καλῶς διαβαίνει· 30 σκύμνος λέοντος ἰσχυρότερος κτηνῶν, ὃς οὐκ ἀποστρέφεται οὐδὲ καταπτήσσει κτῆνος, 31 καὶ ἀλέκτωρ ἐμπεριπατῶν θηλείαις εὔψυχος καὶ τράγος ἡγούμενος αἰπολίου καὶ βασιλεὺς δημηγορῶν ἐν ἔθνει. – Come nella citazione di Gessner, anche nella Vulgata, nella bibbia di King James, nella sua versione riveduta, nella versione italiana della CEI e nella Nova Vulgata – forse per puri motivi di maschilismo e non linguistici - sono scomparse le femmine, le galline. Ecco i cinque spezzoni. - 29 tria sunt quae bene gradiuntur et quartum quod incedit feliciter 30 leo fortissimus bestiarum ad nullius pavebit occursum 31 gallus succinctus lumbos et aries nec est rex qui resistat ei (Vulgata) - 29: There be three things which go well, yea, four are comely in going: 30: A lion which is strongest among beasts, and turneth not away for any; 31: A greyhound; an he goat also; and a king, against whom there is no rising up. (King James' Bible, la versione autorizzata da Giacomo I re d’Inghilterra e Scozia, 1611) - 29: Three things are stately in their tread; four are stately in their stride: 30: the lion, which is mightiest among beasts and does not turn back before any; 31: the strutting cock, the he-goat, and a king striding before his people. (Revised standard version) - [29] Tre esseri hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: [30] il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; [31] il gallo pettoruto e il caprone e un re alla testa del suo popolo. (CEI, 1974) - 29 Tria sunt, quae bene gradiuntur, et quattuor, quae incedunt feliciter: 30 leo fortissimus bestiarum ad nullius pavebit occursum, 31 gallus succinctus lumbos et aries et rex, qui secum habet exercitum. (Nova Vulgata, 1979)
[13] In Anthologia Palatina VII, 202.
[14] Il sogno ovvero il gallo - Óneiros ë alektryøn - 4 - gallo Effettivamente raccontano anche questo, Micillo; ma nel mio caso è andata altrimenti, e la mia trasformazione in gallo è cosa recente. micillo Come? perché è proprio questo che voglio sapere. gallo Hai sentito parlare di un certo Pitagora figlio di Mnesarco, di Samo? micillo Intendi il sofista, l’esaltato che aveva fatto la regola di non assaggiare la carne e di non mangiare le fave (eliminando così dalla tavola un cibo che a me piace moltissimo), e poi ancora convinceva la gente a non parlare per cinque anni? gallo Allora sappi che costui prima di essere Pitagora era Euforbo. micillo Un imbroglione, esperto di trucchi, o gallo, così si dice. gallo Ecco, io sono proprio quel Pitagora. Per cui smettila, brav’uomo, di insultarmi, tanto più che non sai come mi comportavo. (a cura di Claudio Consonni - Oscar Mondadori - Milano, 1994)
[15] Historiae Deorum Gentilium Syntagma XVII: Victimae antiquis hae frequentes fuere, ovis, sus, bos, capra, gallina, et anser: quas cum immolabant, nisi purae integraeque fuissent, et lectae ad rem divinam, minus proficere putabant. Fuit quidem priscis opinio, ut ex hoedis potius et agnis hostiae fierent, quam ex caeteris: quia hae mites et cicures essent. Nam gallinacei, sues, et tauri, animo magis abundare videntur.
[16] Giglio Gregorio Giraldi, Historiae Deorum Gentilium Syntagma IX: qui et alio loco eiusdem libri, Anubin et Hermanubin sic distinguere videtur, ὁ δὲ ἀναφαίνων τὰ οὐράνια, καὶ τῶν ἄνω φερομένων Ἄνουβις, λόγος. Ἔστιν δὲ ὅτε καὶ Ἑρμάνουβις ὀνομάζεται. hoc est, Ratio coelestia, et quae superius feruntur ostendit Anubis, est et quando Hermanubis vocetur.
[17] Il sostantivo maschile κροκίας in Plutarco De Iside et Osiride 375e significa color zafferano, riferito al gallo. Gessner ne ha già parlato a pagina 402. - Plutarco, Moralia, Iside e Osiride 61 – 375d-e: Ὁ δὲ Ὄσιρις ἐκ τοῦ ὁσίου <καὶ> ἱεροῦ τοὔνομα μεμιγμένον ἔσχηκε· κοινὸς γάρ ἐστι τῶν ἐν οὐρανῷ καὶ τῶν ἐν ᾅδου λόγος· ὧν τὰ [375e] μὲν ἱερὰ, τὰ δὲ ὅσια τοῖς παλαι ἔθος ἦν προσαγορεύειν. Ὁ δ' ἀναφαίνων τὰ οὐράνια καὶ τῶν ἄνω φερομένων λόγος Ἄνουβις, ἔστι δὲ ὅτε καὶ Ἑρμάνουβις ὀνομάζεται, τὸ μὲν, ὡς τοῖς ἄνω, τὸ δὲ, ὡς τοῖς κάτω προσήκων. Διὸ καὶ θύουσιν αὐτῷ τὸ μὲν λευκὸν ἀλεκτρυόνα, τὸ δὲ κροκίαν, τὰ μὲν εἰλικρινῆ καὶ φανὰ, τὰ δὲ μικτὰ καὶ ποικίλα νομίζοντες. - Sic ergo Osiris nomen habet ex hosio et hiero (quod est sancto et sacro) conflatum: communis enim est ratio eorum quae in coelo et apud inferos sunt, quorum altera hiera, altera hosia veteres nuncupabant. Jam qui coelestia ostendit Anubis, superiorum quasi ratio (ano enim supra est), aliquando etiam Hermanubis usurpatur: altero nomine superioribus, altero inferis scilicet conveniente: itaque ei immola{ba}nt alias album, alias flavum gallum: supera sincera et manifesta, infera mixta et varia esse docentes. (Plutarchi Scripta Moralia tomus primus, Frederic Dübner, Parisiis, Editore Ambrosio Firmin Didot, 1868) - Osiride ha ricevuto il nome dall'unione di hósios (santo) e hierós (sacro): infatti il modo di esprimere le cose che stanno in cielo e agli inferi è equivalente; e gli antichi avevano l'abitudine di chiamare hierà (sacre) le prime, hósia (sante) le seconde. Siccome Anubi è colui che svela le cose celesti e la spiegazione razionale delle cose che si muovono verso l'alto, e talvolta è anche chiamato Ermanubi, in quanto il primo nome riguarda ciò che sta in alto, il secondo ciò che sta in basso. Per cui gli immolano anche un gallo bianco nel primo caso, nel secondo caso uno color zafferano, volendo significare nel primo caso le cose pure e pulite, nel secondo caso le cose mescolate e multiformi. (traduzione di Elio Corti – revisione di Roberto Ricciardi) – Giglio Gregorio Giraldi, Historiae Deorum Gentilium Syntagma XVII: Est et apud Plutarchum in libro Isidis et Osiridis, ubi de Anubi agit, et Hermanubi: Ad hunc, inquit, inferiora, sicut ad illum superiora pertinent: quapropter illi candidum gallum, huic croceum immolant.
[18] Historiae Deorum Gentilium Syntagma XVII: Sed Pyrrhus quoque rex, cum splene laborantibus mederetur, albo gallo sacrum peragebat. (Basileae, Oporinus 1548)