Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

282

 


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Verum, quod pace cum Galeni, tum [282] sequentis Sylvii dixerim, recentior medicina ad hos usus mire hanc membranam celebrat. Antonius Guainerius praeparatam miscet medicamento ad confortandum ventriculum: item Leonellus medicamento ad eiusdem dolorem. Praeparatur vero, ut Sylvius ex {Bartolomaeo} <Bartholomeo> annotat, hoc modo: lixivio calido hora una maceratur, ter lavatur, deinde vino ter[1] maceratur, et ter lavatur: iterum lixivio, post vino, et siccatur clibano, ex quo panis extractus est.

In verità, per dirla senza offendere sia Galeno che Jacques Dubois, che è un suo seguace, la medicina più recente elogia in modo singolare questa membrana - di coilina -  per questi impieghi. Antonio Guainerio dopo averla preparata la mescola a un medicamento per rinvigorire lo stomaco: parimenti Leonello Vittori la unisce a un medicamento per i dolori di stomaco. In verità, come scrive Jacques Dubois deducendolo da Bartolomeo Montagnana, viene preparata in questo modo: deve essere macerata per un’ora in lisciva calda e viene lavata per tre volte, e quindi viene fatta macerare per tre volte nel vino e tre volte viene lavata: di nuovo in lisciva, poi nel vino, e viene fatta seccare in un forno dal quale è stato estratto il pane.

Porro Plinius[2] dissolutum stomachum pullos ovorum cum gallae dimidio confirmare ait, ita ut ne ante duas horas cibus sumatur. Sed stomachum in primis roborant, et vires restaurant ova semicocta, ut alibi legimus inter notha Galeno adscripta, ubi pariter ovum crudum sitim prohibere dicitur. Marcellus[3] vero sitire aegrum desinere tradit, si sorbeat ovi vitellum semicoctum, oleoque permixtum. Ad vomitum nimium reprimendum sulphuris vivi pusillum, et ramenti cornu<s> cervi tantumdem in ovo sorbili tritum, et permixtum {bili} <bibi>[4] utile est, authore Marcello, qui hoc etiam saepe expertum esse asseverat, non vomiturum amplius, qui in ovo sorbili cimicem unum contritum ieiunus ignorans biberit. Ovorum vitelli cum vino, et oleo cocti, adiecta polenta mane sumpti medentur his, si Constantino credimus, qui cibos non continent.

Inoltre Plinio dice che i pulcini contenuti nelle uova insieme a mezza noce di galla rafforzano uno stomaco indebolito, facendo in modo che non venga assunto del cibo prima che siano trascorse due ore. Ma sono innanzitutto le uova à la coque a rafforzare lo stomaco e a ripristinare le energie, come leggiamo in un punto nelle opere spurie attribuite a Galeno, dove si dice che parimenti l’uovo crudo tiene lontana la sete. In verità Marcello Empirico riferisce che un ammalato smette di essere assetato se beve il tuorlo di un uovo semicotto e mischiato a olio. In base a quanto afferma Marcello, per reprimere un vomito eccessivo torna utile bere un pochino di zolfo puro e una pari quantità di corno di cervo in schegge tritata in un uovo da sorbire, ed egli assicura anche di avere spesso sperimentato quanto segue, che cioè colui che senza saperlo berrà a digiuno una cimice tritata in un uovo da sorbire non vomiterà più. I tuorli d’uovo cotti con vino e olio con aggiunta di polenta d’orzo e presi al mattino fanno guarire coloro che non riescono a trattenere il cibo - nello stomaco, se crediamo a Costantino Africano.

Quod si autem vomitum promovere medicus velit, stercus Gallinaceum certo vomitum educit: unde etiam contra venena propinatur: quod Guainerius quoque testatur, sed misceri iubet cum lini urticaeve semine cum aqua decocto, aut aqua et butyro: et Villanovanus stercoris Gallinacei pulli drachmas[5] duas dissolutas in multa aqua calida, et {petas} <potas> vomitum proritare memorat. Dolores stomachi lenit ovi vitellus tostus, et in farina comminutus, et cum polenta potus: author est Archigenes apud Galenum[6]. Inter neotericos medicos nunquam satis laudandus Guilhelmus Rondotelius[7] cinerem intestinorum{.} Gallinae ad dolorem, et humectationem ventriculi dari scribit.

Ma se un medico volesse stimolare il vomito, lo sterco di pollo provoca sicuramente il vomito: per cui viene somministrato anche contro i veleni: il che lo afferma anche Antonio Guainerio, ma prescrive di mischiarlo con semi di lino o di ortica fatti cuocere a lungo con acqua, oppure con acqua e burro: e Arnaldo da Villanova ricorda che due dracme [circa 7 g] di sterco di pollo giovane sciolte in molta acqua calda e bevute provocano il vomito. Il tuorlo d’uovo arrostito allevia i dolori di stomaco, sia sminuzzato nella farina, sia bevuto con polenta d’orzo: lo attesta Archigene in Galeno. Tra i medici recenti, il mai a sufficienza degno di lode Guillaume Rondelet scrive di somministrare la cenere degli intestini di gallina per alleviare il dolore di stomaco e per umettarlo.

Amatus Lusitanus pro muliere quadragenaria, quae maximo dolore ab ore stomachi ad imum pectinem cruciabatur, febricitabat, vomebat, nec quicquam alvo reddebat, post caetera remedia ius Galli praescripsit hoc modo. Gallum veterem quatuor ad minimum annorum defatigatum interfice, et exenterato immitte salis gemmae drachmas tres, seminis cnici[8], polypodii de quercu recentis, et contusi ana unciam[9] unam, seminis Dauci, anethi, am<m>eos[10] ana semunciam turbith drachmas tres, misce et in libris duodecim aquae fiat decoctio ad media<s>. Huius decoctionis, inquit, uncias sex ieiuna bibebat, et ex eadem interdum clyster parabatur, quibus alvus secessit, ac dolor, ex toto levatus est. Trallianus etiam cava iecoris Galli veteris iure purgat[11]. Dolore hepatis propter flatus contracto, per diem sanat aegrum, etsi vehementer affectum oleum ovorum.[12]

Amato Lusitano - alias João Rodriguez do Castelo Branco - a una donna di quarant’anni che era tormentata da un fortissimo dolore dalla bocca dello stomaco giù fino al pube, che era febbricitante, che vomitava e non eliminava niente dall’intestino, dopo altri rimedi prescrisse un brodo di gallo preparato in questo modo. Uccidi un gallo che sia vecchio al minimo di quattro anni e sfinito, e dopo avergli tolto le interiora mettigli dentro tre dracme di salgemma [circa 10 g], un’oncia ciascuna [circa 27 g] di semi di cartamo, di polipodio fresco cresciuto vicino a una quercia e pestato, una semioncia di semi di carota, di aneto e di Ammi majus - o rindomolo, tre dracme [circa 10 g] di turbitto - o gialappa indiana, mescola e la cottura avvenga in dodici libbre d'acqua [circa 4 litri] fino a ridurle a metà. Egli dice che a digiuno lei beveva sei once di questo decotto e che talora ne veniva preparato un clistere, e grazie a questi provvedimenti l’intestino si liberò e il dolore fu completamente eliminato. Alessandro di Tralles ripulisce anche gli anfratti del fegato con il brodo di gallo vecchio. Nel giro di una giornata l’olio ricavato dalle uova fa star meglio un malato anche se molto sofferente per dolori al fegato insorti a causa di meteorismo intestinale.

In icteris sulphur cum ovo sumptum, expurgat, ut legitur in libello de cura icteri, qui Galeno tribuitur. Gallina si sit luteis pedibus, prius aqua purificatis, dein collutis vino quod bibatur, morbo regio, teste Plinio[13] resistit. At in eodem libello Galeno ascripto Galli a cibo ictericorum, nisi moderate carnosi fuerint, excipiuntur. Ornithologus[14] tamen pelliculam interiorem ventriculi Gallinae nigrae quosdam asserit e vulgo adversus eundem morbum bis, aut ter edendam suadere.

Negli itteri lo zolfo assunto con un uovo ripulisce, come si legge in un opuscolo sulla cura dell’ittero che viene attribuito a Galeno. Come riferisce Plinio, una gallina se ha le zampe gialle, prima pulite con acqua e quindi lavate con vino che deve essere bevuto, è efficace contro l’itterizia. Ma sempre in quell’opuscolo attribuito a Galeno i galli se non sono abbastanza in carne vengono esclusi dalla dieta degli itterici. Tuttavia l’Ornitologo asserisce che contro la stessa malattia qualcuno tra la gente comune consiglia di mangiare due o tre volte la membrana interna dello stomaco muscolare - o ventriglio - di una gallina nera.

Ad hydropem, si hepatis causa ortum habeat, Hippocrates[15] Galli carnem hoc modo praescribit: Quum autem decem dies praterierint cibos accipiat paucos, et obsonium habeat Galli carnem assatam calidam. {Caeliacis} <Coeliacis> ova decoquuntur in aceto, donec durescant, et vitelli eorum tosti cum pipere esui dantur, quod remedium Marcellus plurimum probat. Serenus[16] eosdem recreari putat pane, inquiens{.}<:>

Quem madido farre efficies, ac mollibus ovis.

Quorum testa fero prius emollescat aceto.

Contro l’idropsia - o anasarca, se dovuta al fegato, Ippocrate prescrive la carne di gallo in questo modo: Allorché sono passati dieci giorni, assuma pochi cibi, e abbia come vivanda della carne di gallo arrostita calda. Per coloro che soffrono di dolori intestinali si fanno cuocere delle uova in aceto finché non sono diventate sode e si somministrano i loro tuorli fritti con pepe, e Marcello Empirico apprezza enormemente questo rimedio. Sereno Sammonico ritiene che questi stessi malati vengono rinvigoriti dal pane, dicendo:

Lo farai con farro inzuppato e con uova crude.

Il cui guscio deve prima rammollirsi in aceto molto forte.

Sed Marcellus, et Serenus forte id remedii ex Plinio[17] transcripserint, qui sic habet. Ova in aceto macerata, ut emolliatur putamen, cum farina in pane subigunt, quibus {caeliaci} <coeliaci> recreantur. Quidam ita resoluta in patinis torreri utilius putant.

Ma forse Marcello e Sereno hanno trascritto questo tipo di rimedio da Plinio, il quale si esprime così: Impastano con la farina per farne del pane delle uova macerate in aceto in modo che il guscio si rammollisca, e coloro che soffrono di dolori intestinali ne vengono risollevati. Alcuni ritengono più utile che vengano abbrustolite in padella dopo averle così rammollite.

Alias vero Marcellus membranam, quae est in ventriculo Gallinae siccatam, tritam, et cum vino austero potui ieiuno datam {caeliaco} <coeliaco> mederi testatur, ita ut ipsa Gallina prius biduo abstineat cibo, et qui potionem accepturus est, ante diem frugi sit, et non caenet. Sed et hoc remedium Plinius[18] habet. Membrana Gallinarum, inquit, tosta et data in oleo, ac sale {caeliacorum} <coeliacorum> dolores mulcet. Abstinere autem frugibus ante et Gallinam, et hominem oportet[19]. Et Constantinus: Pellis interior, inquit, de ventriculo Galli, et cum vino pota ventrem abstringit. Sed Dioscorides totam eam vim ventriculo tribuere videtur, dum ait: Gallorum ventriculus (Marcellus Virgilius[20] interpres addit in senectute, quoniam proxime de veterum Gallinaceorum iure dixerat author) inveteratus, et in umbra siccatus pondere trium unciarum (ὅσον γ[21], sic habet codex noster[22] impressus, corrupta ut apparet, ponderis nota, drachmae fortassis, quae designatur alibi in Dioscoride instar maiusculi lambda iacentis, hoc modo <) sumptus praesenti remedio est contra nimias {purgationas} <purgationes>, quae a deijcientibus alvum medicamentis fiunt. Quamprimum enim purgationes eas sistit. In quem usum terendus est, et [283] cum aqua bibendus.

Ma d’altra parte Marcello assicura che la membrana che si trova nello stomaco della gallina, essiccata e tritata, data da bere a digiuno con del vino secco a chi soffre di dolori intestinali, fa guarire, ma la gallina deve prima astenersi per due giorni dal cibo, e chi sta per ricevere la pozione, il giorno prima deve essere frugale e non deve cenare. Ma anche Plinio ha questo rimedio. Egli dice: La membrana delle galline, arrostita e somministrata con olio e sale, mitiga i dolori dei sofferenti d’intestino. È necessario che prima tanto la gallina che la persona si astengano dai cereali. E Costantino Africano dice: La membrana interna dello stomaco del gallo bevuta con del vino fa da astringente intestinale. Ma Dioscoride sembra attribuire tutta quanta quella facoltà allo stomaco quando dice: L’assunzione dello stomaco dei galli (Marcellus Virgilius, che è il traduttore, aggiunge quando sono vecchi, in quanto l’autore aveva appena parlato del brodo dei galli vecchi) fatto invecchiare ed essiccare all’ombra e alla dose di tre once [circa 80 g] (hóson γ’, così ha il nostro codice stampato, a quanto pare con il simbolo del peso corrotto, forse della dracma, che in Dioscoride in altri punti viene raffigurata come una lambda maiuscola coricata, così <) rappresenta un immediato rimedio contro le eccessive evacuazioni che derivano dai farmaci che fanno svuotare l’intestino. Infatti blocca subito tali evacuazioni. Per questo impiego va tritato e bevuto con acqua.


282


[1] Sembrerebbe ovvio che bisogna ricambiare il vino tre volte, ma non si specifica quanto tempo deve intercorrere tra una macerazione e l’altra. Magari si cambia il vino dopo un’ora e si lava la membrana. Bisognerebbe disporre del testo di Montagnana. Potrebbe esserci scritto, che ne so, terna, sottinteso hora, per esprimere in un modo un po’ insolito una macerazione in vino che deve durare tre ore, senza però ricambiarlo. Ma questa ipotesi è strampalata, perché dopo ciascuna macerazione in vino la membrana va lavata, e va lavata tre volte. Si tratta di libertà prescrittive che solo le menti eccelse sanno elargire a noi comuni mortali. Oppure è per lasciare il tutto alla nostra inventiva.

[2] Naturalis historia XXIX,45: Stomachum dissolutum confirmant pulli ovorum cum gallae dimidio ita, ne ante II horas alius cibus sumatur. Dant et dysintericis pullos in ipso ovo decoctos admixta vini austeri hemina et pari modo olei polentaeque.

[3] De medicamentis empiricis, physicis ac rationalibus liber.

[4] Non posseggo il testo di Marcello Empirico, ma la versione di Gessner è – come direbbero gli anglofoni – more reliable. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 443: Ad vomitum nimium reprimendum sulphuris vivi pusillum, et ramenti de cornu cervi tantumdem, in ovo sorbili tritum et permixtum bibi utile est, Marcellus.

[5] Vedi Pesi e misure.

[6] De compositione medicamentorum secundum locos & Eup. 1.97. (Aldrovandi)

[7] De ponderibus sive de justa quantitate et proportione medicamentorum liber, cap. 18. (Aldrovandi)

[8] Lo κνίκος  di Dioscoride, in latino cnicus, dovrebbe corrispondere al cartamo, Carthamus tinctorius.

[9] Vedi Pesi e misure.

[10] Il sostantivo greco neutro ámmi, che al genitivo fa ámmios e ámmeøs, in Galeno e in Dioscoride viene identificato con la pianta ammi copticum. § Anche Conrad Gessner riporta ameos. È quindi evidente che l’errore viene tramandato da Aldrovandi che sta citando parola per parola il testo di Gessner, Historia Animalium III (1555) pag. 394: Amatus Lusitanus pro muliere quadragenaria, quae maximo dolore ab ore ventriculi ad imum pectinem cruciabatur, febricitabat, vomebat, nec quicquam alvo reddebat, post caetera remedia, ius galli praescripsit huiusmodi. Gallum veterem quatuor ad minimum annorum, defatigatum interfice, et exenterato immitte, salis gemmae drachmas tres, seminis cnici, polypodii de quercu recentis et contusi, ana unciam unam, seminis dauci, anethi, ameos, ana semunciam. turbith drachmas tres. misce et in libris duodecim aquae fiat decoctio ad medias,[...]. § Ma il download è stato inaccurato: ad media invece di ad medias. Stando ad Aldrovandi – e forzando alquanto assai la sintassi - si dovrebbe fare una cottura a metà, secondo Gessner si fa cuocere sino a raggiungere due litri d'acqua. Una bella differenza!

[11] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555) pag. 393: Cava iecoris purgat galli veteris ius, Trallianus.

[12] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555) pag. 442: [Oleum ovorum] Per diem curat aegrum vehementer affectum dolore hepatis propter flatus contracto. Colorem corruptum restituit, praesertim in albedine oculorum, Arnoldus de Villano.

[13] Naturalis historia XXX,93: Morbo regio resistunt sordes aurium aut mammarum pecudis denarii pondere cum murrae momento et vini cyathis II canini capitis cinis in mulso, multipeda in vini hemina, vermes terreni in aceto mulso cum murra, gallina, si sit luteis pedibus, prius aqua purificatis, dein collutis vino, quod bibatur, [...]

[14] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555) pag. 397: Hanc pelliculam de gallina nigra quidam e vulgo adversus regium morbum edendam suadent, bis aut ter.

[15] De affectionibus internis. (Aldrovandi)

[16] Liber medicinalis.

[17] Naturalis historia XXIX,49: Maceratorum in aceto molliri diximus putamen; talibus cum farina in panem subactis coeliaci recreantur. Quidam ita resoluta in patinis torrere utilius putant, quo genere non alvos tantum, sed et menses feminarum sistunt, aut, si maior sit impetus, cruda cum farina et aqua hauriuntur. Et per se lutea ex iis decocuntur in aceto, donec indurescant, iterumque cum trito pipere torrentur ad cohibendas alvos.

[18] Naturalis historia XXX,58: Membrana gallinarum tosta et data in oleo ac sale coeliacorum dolores mulcet — abstineri autem frugibus ante et gallinam et hominem oporteat —, fimum columbarium tostum potumque.

[19] Vale la pena segnalare che oportet è indicativo presente - vedi caso - anche in Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 398: Membrana gallinarum tosta et data in oleo ac sale, coeliacorum dolores mulcet. abstinere autem frugibus ante et gallinam et hominem oportet, Plinius. § Non si emenda il testo di Aldrovandi né quello di Gessner con oporteat, anche se Plinio con oporteat esprimeva una prescrizione che non era rigida e imperativa come viene invece formulata da oportet.

[20] Nel commento al De materia medica (1523) liber II cap. XLII.

[21] In greco significa circa 3 - roughly 3.

[22] Potrebbe trattarsi di un’ulteriore appropriazione indebita, in quanto forse il codice non era assolutamente a disposizione di Aldrovandi, ma solo di Gessner. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 397: [...] inveteratus (κοιλία ταριχευθεῖσα) et in umbra siccatus pondere trium unciarum (ὅσον γ’, sic habet codex noster impressus, corrupta ut apparet ponderis nota, drachmae fortassis, quae designatur alibi in Dioscoride instar maiusculi lambda iacentis, hoc modo <,) sumptus, [...].